The Last Confidence, Kuni, Wasabe: le recensioni dei singoli italiani

The Last Confidence
The Last Confidence feat Sam Batista – Fragile

Fragile. Come il nostro cuore quando ripensiamo alla scena emo/pop punk italiana degli anni 2010. Due dei protagonisti di quell’epoca d’oro ci fanno tornare tutti un pochino più giovani collaborando per una canzone, in maniera anche decisamente inaspettata visto che Samir Batista non si faceva vedere dietro un microfono dai tempi dei sittingthesummerout (salutati per sempre quest’estate con due concerti a Milano e Padova, ma in realtà fermi dal 2018). In realtà questa collaborazione non ha solo una valenza nostalgica, ma porta con sé anche un significato importante, perché si tratta di una canzone che invita a riflettere sul male della depressione e soprattutto sulla necessità di non avere paura o vergogna di chiedere aiuto e mostrarsi fragili. Lo fa tramite delle sonorità che sono sicuramente molto più pop punk di tutto quello che i The Last Confidence hanno fatto uscire negli ultimi due o tre anni, e anche se il messaggio del brano non può che essere la cosa più importante su cui soffermarsi, è comunque molto bello risentire questo sound da parte della band bergamasca -peraltro con un ritornellone molto accattivante e anthemico che fa prendere punti al pezzo.

Breathe Me In – Niente

Già nel precedente singolo dei Breathe Me In, Prigionia, erano emersi i limiti dei vocals fin troppo effettati, che questa volta decidono di disturbare fin dall’inizio. Per fortuna la canzone si riprende nel ritornello (e ancora di più nel pre-ritornello) in cui la band si sfoga in un miscuglio di elettronica e rock/post-hardcore che musicalmente rimane un accostamento molto interessante. Niente è una break up song descritta dal gruppo in una maniera molto emo: “il pezzo è nato dal dilemma del porcospino: più due esseri umani si avvicinano tra loro, più si feriranno l’uno con l’altro”. [Simone De Lorenzi]

Cortellino – Mente libera

Nuovo singolo per il triestino Cortellino, visto l’ultima volta alcuni mesi fa con il brano Lento. La sua Mente libera è una canzone che vuole “descrivere quell’attimo in cui la nostra mente è sgombra da ogni pensiero esteriore, quando si riesce a liberare da quella pressione e si riesce a focalizzare su sé stessa dando vita a una crescita interiore per poi procedere in libertà a percepire il presente e viverlo”. L’intento liberatorio ma anche riflessivo si traduce in una sorta di ballad introspettiva e piuttosto lenta, caratterizzata da un riff di chitarra da western che scompagina i piani di quella che altrimenti sarebbe stata una canzone pop italiana. Non c’è molto spazio per i suoni catchy o orecchiabili; Mente libera è più un brano che crea un’atmosfera e la sviluppa e mantiene nel corso dei propri tre minuti e trentatré. Insomma, non è il brano che vi resterà in mente (libera) ma è comunque un brano piuttosto evocativo che merita un ascolto per le proprie sonorità non standardizzate.

Dezebra – Amore criminale

Avevamo già conosciuto Dezebra alcuni mesi fa con il suo singolo Siderali, che era cantato insieme a Grano. Ritroviamo il cantautore tarantino-marchigiano con questo nuovo brano intitolato Amore criminale, come il programma mandato in onda dalla RAI ormai da un bel po’ di anni. Quello esplorato da Dezebra non è però un amore criminale dove l’uomo fa del male alla propria compagna, ma è maggiormente da intendersi come un amore criminale alla Bonnie e Clyde: “due criminali, ma anche due amanti, che si fanno a pezzi. Pezzi che poi si ricompongono. Amore e violenza”, spiega l’artista. Anche in questo caso troviamo la bella e azzeccata sovrapposizione di voci maschile e femminile che già avevamo sentito in Siderali, e che qui assume un senso ancora più pregno, proprio come se fossero i due protagonisti della vicenda di “amore criminale” narrata nel pezzo a cantarcelo direttamente. Molto grazioso e orecchiabile il ritornello, per un brano che forse avrebbe meritato un’incisione più pulita per apprezzare al meglio anche la qualità delle due voci.

Discomostro – Aprile

Un frammento di canzone, più che una canzone vera e propria, quella che i DiscoMostro ci propongono con Aprile, uno dei brani tratti dal loro nuovo album Mostropatia. Il brano dura un po’ come uno scroscio di pioggia primaverile (chissà se ha ancora senso come paragone in quest’epoca di ribaltamenti climatici), con il suo minuto e quattro secondi, ma quel poco che la band ci fa ascoltare è abbastanza per lasciarci “wanting more”, per dirla all’inglese. I DiscoMostro le canzoni le fanno quasi tutte brevi, anche se Aprile è particolarmente breve anche per loro, nonché la più breve dell’album; si chiama così perché il cantante è nato, guarda un po’, proprio nel quarto mese dell’anno, e in generale potrebbe piacere a tutti quelli che apprezzano le sonorità punk ma in chiave acusticheggiante.

Hertzen – Secret Sins

Un mesetto fa avevamo salutato il ritorno degli Hertzen con il loro singolo Hope dopo l’album Ananke del 2021. Ora la band italo-brasiliana ci propone un secondo singolo tratto dal suo prossimo album, con uscita prevista per il 2023. Presentato come “uno sfogo liberatorio di chi vive quel momento di consapevolezza che spesso arriva all’improvviso e che può cambiare il corso della vita”, Secret Sins è un brano decisamente più suonato rispetto alla media dei pezzi degli Hertzen. Ovviamente i suoni elettronici sono sempre presenti, ma qui troviamo anche una chitarra come vera co-protagonista del brano accanto alla voce sempre gentile di May Rei. La leggera novità in termini di sonorità ci piace, anche se forse tra il beat e la chitarra i suoni sono un tantino “secchi” e questo crea come una sensazione di “vuoto d’aria” nella strumentazione, ma sono quisquilie; in realtà si tratta di un pezzo che entra dolcemente nell’orecchio e ci resta con garbo.

Kuni – A Feeling

Dopo essersi presentata sulle scene con il singolo Sleep Baby, l’artista romana Eleonora Danese in arte Kuni raddoppia a distanza di un mesetto con il suo secondo brano, questa A Feeling sempre in uscita per l’etichetta Factory Flaws. Kuni descrive il pezzo come “una conversazione ricorrente con me stessa, un continuo oscillare tra le mie insicurezze e i miei punti di forza, avvolta dalla speranza che un giorno, forse, accetterò il fatto che sono l’unica che può davvero starmi vicino – e che va bene così”. La canzone si presenta quindi come un pezzo che non teme di mettere allo scoperto le proprie vulnerabilità, ma lo fa con tutta la leggerezza di un pezzo pop rock orecchiabile e aggraziato, con un riff di chitarra vagamente weezeriano, anche se il sound del brano si ferma due o tre scalini prima dell’alternative rock di Rivers Cuomo e soci. Per noi un pezzo anche più riuscito del precedente Sleep Baby, e aggiungiamo anche che è un vero sollievo vedere come ci sia ancora qualche artista italiano che decide di cantare in inglese in questi tempi di ritrovato -e forse eccessivo- amore per la nostra lingua natia.

Lazzaro – Oro

Una canzone che inizia con la parola “fottuta” come prima cosa, prima ancora di far sentire gli strumenti, non può che attirare l’attenzione dal primo istante. Lazzaro ci introduce così al suo nuovo singolo Oro, un pezzo di musica elettronica algido e alienante, che mette una vaga inquietudine addosso come se fosse nato da una situazione di evidente disagio e necessità di trovare una valvola di sfogo nella scrittura. Che è più o meno quello che è successo, se è vero, come dice l’artista presentando il brano, che la canzone è nata durante la pandemia quando Lazzaro si è reso conto che “gli obiettivi che mi ero prefissato si erano rivelati tutti appuntamenti da posticipare e il conforto era solo una bugia detta da chi alla fine non ce l’aveva fatta o da chi aveva i mezzi per farcela in ogni caso”. Il ritornello del brano ha un effetto vagamente Daft Punk, foss’anche solo per la ripetitività ossessiva del testo; il sound perde in parte le influenze ’80s del singolo precedente Fears, per situarsi in un alveo più compattamente 2000s. È in ogni caso una canzone che evoca sentimenti e sensazioni forti e stranianti, potente nella propria semplicità.

Pellerossa – Senza capire mai

I pellerossa stanziavano nel Nordamerica, mentre i Pellerossa – chapeau per la scelta del nome in questi anni di politicamente corretto – arrivano da Novara. Con la nuova Senza capire mai propongono un brano soft rock molto bello, sorretto da una voce pacata “che si fa canto corale e che tenta di riflettere sugli errori commessi e sui tentativi ancor più sbagliati di porvi rimedio“. È una riflessione sulle volte in cui “abbiamo cosparso le ferite di sale” velata di serena nostalgia e che non si fa autofustigazione. Musicalmente i Pellerossa mi sembrano accostabili a quanto propone un’altra band di Pan Music, i Domani Martina, ma andando verso esiti meno baldanzosi e più intimi rispetto a questi. [Simone De Lorenzi]

Ross – Ti prendo per il cuore

“Ti prendo per il cuore” is the new “vaffancuore”? Ross torna dopo un silenzio piuttosto lungo -almeno per i frenetici standard moderni- con il suo nuovo singolo per Vaniglia Dischi, “un brano che prende vita dall’idea di poter mettermi a nudo esprimendo quelle sensazioni che si sono diffuse in me, completamente senza paura”. Il pezzo è una canzone dal sapore particolarmente estivo, e non solo per il riferimento al mare nel ritornello, ma proprio per le sue sonorità rilassate, da spiaggia poco affollata nel tardo pomeriggio quando il Sole comincia ad avvicinarsi all’acqua. Grazioso e anche decisamente orecchiabile il ritornello, per quello che è un brano pop fatto (e interpretato!) davvero bene.

S.C.I.O. – Pseudoumani

Cupe, notturne e minacciose: sono le atmosfere di Pseudoumani, il nuovo singolo di S.C.I.O. che si interroga e indaga il nostro rapporto con la tecnologia e con il potere che questa ci dà di esprimere i nostri pensieri (o pseudopensieri). Per dirla con le parole dell’artista, è una canzone che “parla di come la mancanza di educazione nell’utilizzo delle “non più nuove” forme di comunicazione digitale abbia donato molto materiale all’antropologia, travolto le numerose e ormai fragili personalità umane, trasformandole in un sistema numerato che non s’interroga mai”. Il brano è sostanzialmente spaccato in due, con una prima parte riflessiva e quasi ambient, e una seconda parte decisamente più sù di giri con contaminazioni noise rock e chitarre potenti. Un brano che suona quasi come un esperimento e che anche per questo si propone in maniera decisamente originale.

The Sun – Tutto quel che ho

Ultimo brano pubblicato prima dell’imminente uscita dell’album, Tutto quel che ho prosegue quanto proposto nello scorso Voglio qualcosa di vero (e questi ultimi due sono i più convincenti tra i molti singoli anticipati), di nuovo in qualche modo anthemico – anche grazie ai cori e i vari “woah” che riempiono le pause. Nello stile è la canzone che più si avvicina a quanto perfezionato nel disco Cuore aperto (2015), ovvero un pop rock molto solare – per tenere fede al nome – e vitalistico; in particolare il pre-ritornello ricorda molto il brano Adesso, condividendo con questo un canto potente e deciso. [Simone De Lorenzi]

Wasabe – Calmami

Un paio di mesi dopo il suo ultimo singolo Miami con la collaborazione di Neverbh, Wasabe torna con un nuovo brano intitolato Calmami, un pezzo indie pop midtempo e dai sound un po’ malinconici e un po’ eterei, proprio di quel violetto neon che si vede qui sotto nell’anteprima di Spotify. Piace molto il ritornello che sa essere accattivante e pure abbastanza memorabile pur senza risultare eccessivamente commerciale, e l’interpretazione raccolta ma sentita dell’artista vicentina. “Ognuno di noi ha dei pensieri, delle situazioni che cerca di ignorare per proteggersi, per non sbattere in faccia alla realtà. Questa canzone parla dei momenti in cui questi pensieri prevalgono ed entriamo in un loop fatto di malinconia, ma anche di speranza e desiderio di felicità”, spiega Wasabe.

Alfiero – Il mio padrone

Per il suo nuovo singolo Alfiero sceglie di affrontare un tema sociale, e anche politico (sociopolitico, se vogliamo, ma pure etico-morale visto che poi è un tema che indirettamente riguarda tutti noi e le nostre scelte alimentari). E menomale che qualche artista decide ancora di cimentarsi con queste tematiche in un panorama musicale -specialmente parlando di musica pop- che negli ultimi anni sembra voler evitare in tutti i modi di esporsi e prendersi anche eventuali rischi. Il mio padre è un brano che tratta il tema del caporalato, nello specifico quello che avviene nell’Agro Pontino, nato dopo la lettura del libro Sotto padrone di Marco Omizzolo. Potremmo anche fermarci qua, perché scrivere una recensione del brano ci sembra molto meno importante che parlare del messaggio che il testo vuole lanciare; e però Il mio padrone è anche una bella canzone, leggera nelle proprie sonorità -ovviamente non nel testo- e con un ritornello pure abbastanza memorabile, perché alla fine stiamo pur sempre parlando di musica, e scrivere bene un brano resta fondamentale anche per un artista che vuole fare canzoni di denuncia. Bravo Alfiero.


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