Beatrice Pucci, Barriera, Tacoma: le recensioni dei singoli italiani

Beatrice Pucci – Nero
Di talenti come Beatrice Pucci non ne nascono tanti, per cui quando uno di loro viene fuori andrebbe maneggiato come un piccolo tesoro di cui abbiamo la fortuna di condividere un pezzetto, potenzialmente tutti quanti. Il suo talento ci si è rivelato all’improvviso, in maniera folgorante, con l’EP d’esordio Le colline dell’argento uscito a inizio estate. Interamente autoprodotto, composto, registrato e mixato da lei stessa (il che dà da pensare quando si leggono i credits di certe scialbe pseudohit mainstream per la cui composizione occorre un mezzo battaglione di produttori), quel breve disco arrivava dritto nell’anima colpendo per la propria semplicità strumentale, che metteva ulteriormente in luce la straordinaria qualità dei brani. La stessa qualità che trasuda da Nero, questo nuovo singolo con cui Beatrice Pucci inaugura l’autunno. La formula non è cambiata troppo rispetto all’EP; c’è Beatrice e qualche strumento di accompagnamento per la sua voce, che è ovviamente molto bella, ma non è tanto questo a lasciare il segno: è il modo in cui l’artista canta e dà vita ai suoi (intensi) testi quello che realmente fa sì che queste canzoni travalichino la normale connessione tra note e cervello. Quella di Beatrice Pucci non è probabilmente musica destinata al successo popolare (o virale) ed effimero che caratterizza questi tempi; però un pubblico, tra chi nella musica ancora ricerca delle passioni e dei sentimenti, ce lo può avere eccome. Quello che ci auguriamo, al di là delle sonorità del singolo pezzo o della singola uscita discografica che possano venire in futuro, è che lo spirito di questi brani si mantenga inalterato, perché c’è bisogno di musica così reale invece della plastica sotto cui ci sommergono le playlist editoriali di Spotify, i brani virali su TikTok e le radio.
Barriera – Cinema Carmen
L’abbiamo conosciuto poche settimane con la canzone in cui ci spiegava Dovehomessomiopadre, ora ritroviamo Barriera con un nuovo singolo intitolato Cinema Carmen -un po’ come Cinema Samuele di Samuele Bersani, solo che Barriera non si chiama Carmen. Carmen è semmai la ragazza di cui parla la canzone, ampiamente citata nel testo, a metà tra una musa e un’ancora di salvezza per un uomo disperato. Il brano si muove su suggestioni elettroniche un po’ da synthpop e un po’ da disco anni ’80 -con tanto di basso che fa vagamente Another One Bites the Dust- ma la voce, non sempre rispettosa della metrica, rivela un’anima cantautorale indie. Che quello di Barriera fosse un progetto un pochino fuori dagli schemi lo avevamo capito già con il precedente singolo, ma Cinema Carmen secondo noi fa un ulteriore passettino fuori dal sentiero (stra)battuto dagli artisti emergenti indie italiani, e questo aiuta indubbiamente Barriera a costruirsi un immaginario e un sound tutto proprio.
Bob Balera – Dimmi che
Fuori per Dischi Soviet Studio e anticipazione dell’album Pianeti in uscita il 28 ottobre, Dimmi che è il nuovo singolo dei Bob Balera, duo veneto attivo dal 2014 e con un disco –È difficile trovarsi– già alle spalle. Si tratta di un brano pop rock con dei begli arrangiamenti che gli conferiscono un tocco maggiormente pop da canzone italiana, e dei coinvolgenti giri di chitarra che danno vivacità al pezzo, oltre a un cantato che ricorre spesso a un morigerato falsetto per rendere più leggero il sound del brano. Di Dimmi che piace soprattutto la sensazione di dinamismo e di vitalità che si sente sprigionare dalla canzone, un’energia che speriamo la band sappia portare anche sul palco, ma che non deve distrarre dal fatto che il singolo ha anche un potenziale radiofonico grazie alle sue sonorità leggere ma intraprendenti e alla produzione di qualità.
Gorka – Starbox
Non c’è spazio per la leggerezza nell’ultimo singolo di Gorka, rapper originario di Albenga che si inserisce nella nuova scena genovese. Starbox (etichetta Pioggia Rossa Dischi) è uno di quei pezzi che appartengono alla notte, quelli che ti ritrovi inevitabilmente ad ascoltare quando sei l’ultimo rimasto alla fine di una serata e cominci ad interrogarti sul tuo posto nel mondo. Gorka ci presenta un pezzo rap che viene però arricchito da elementi elettronici che lo rendono al tempo stesso movimentato ed evanescente, un po’ come la voce stessa dell’artista, che risuona distante come un grido nella notte e al tempo stesso vicina come quella di chi ormai si è lasciato alle spalle tutti i fronzoli per presentare la realtà in tutta la sua crudezza.
Grecale feat. Gigante – Alla fine del giorno
Fuori per Spazio Dischi, il nuovo singolo di Grecale si chiama Alla fine del giorno e vede la collaborazione con Gigante. Siamo in presenza di una canzone sicuramente piacevole, morbida e avvolgente come la prima coperta pesante della stagione o il primo maglione autunnale. Un brano che si pone da ponte in vari modi, come collegamento fra un disco d’esordio e un secondo album da cui non possiamo sapere cosa aspettarci e, in un primissimo featuring per entrambi, come collegamento fra due artisti dal cantato simile, ma anche molto diversi tra loro.
Hertzen – Hope
Una pugliese e un brasiliano si incontrano in Germania. Non è l’incipit di una barzelletta di bassa lega, ma l’occasione che ha portato alla nascita degli Hertzen, progetto di respiro internazionale che abbiamo visto l’ultima volta lo scorso anno con il disco Ananke. Hope è il loro nuovo singolo, sempre per Einklang Records, ed è la prima anticipazione del loro futuro album, in uscita prevista per il prossimo anno. Un pezzo che è “una preghiera, un grido di speranza, un monologo spirituale, una reazione all’insensibilità e all’odio che spesso viviamo nel quotidiano”, e che si esprime in un brano guidato da elementi elettronici come già avevamo visto su Ananke, ma anche da una bella chitarra elettrica che gira un assolo avvolgente. In realtà quello che davvero spicca del brano è la sua minimalità sonora, che lascia recitare la parte principale ai vocals di May Rei, quasi a voler sottolineare l’importanza del testo che “nasce dal desiderio di avere delle risposte, dalla speranza – forse vana – che qualcuno o qualcosa cambi il corso delle cose”, e naturalmente della bella voce di Rei.
Shadouone – Glitter
Shadouone è fra gli artisti di cui abbiamo indubbiamente parlato maggiormente nel corso dell’ultimo anno e mezzo, complice anche una sua tendenza a pubblicare molti singoli a cadenza regolare. Vista a inizio estate con T-rip, la ritroviamo ora con questa Glitter, che ci pare un titolo piuttosto azzeccato per le sonorità che la traccia offre. Un beat pseudo-reggaeton viene camuffato da un ritmo frenetico e da synth tendenti al basso e al minimale, per quella che è di base una canzone da discoteca alternativa, sicuramente invitante al ballo e in generale a muovere il corpo. Non è sempre facile seguire quello che Shadouone racconta nel brano, un po’ per la velocità con cui la canzone in sé si dipana, un po’ per il testo volutamente criptico, ma quello che sappiamo è che “Glitter è il desiderio di lasciare il segno e di non venire dimenticati. Glitter è anche chi soffoca le proprie emozioni quando vede che niente va come previsto”.
Sun Dojo – Zucchero in testa
Zucchero in testa si chiama il nuovo singolo di Sun Dojo, e zuccherate sono -almeno in apparenza- le sonorità del brano stesso, dai vocals alti ed effettati al synth sognante con effetto archi al beat incalzante e quasi ballabile. Un netto contrasto con il testo della canzone, che è una riflessione amara, scoraggiata e disillusa sulla società e sulla politica dei nostri tempi; in effetti scavando leggermente più a fondo del brano percepiamo un tormento che a tratti viene a galla, esprimendosi in scream strozzati o in vocals quasi piangenti, come di una persona che non sa se farsi prendere dallo sconforto o lasciarsi trasportare da un accesso di rabbia folle. Un brano che sa colpire nel segno anche sotto l’apparenza pop.
Tacoma – Ultima follia
Un anno e mezzo fa -circa- Tacoma pubblicava il suo album d’esordio Panorama +. Ora l’artista di RC Waves torna con questo singolo intitolato Ultima follia, che nel sound va molto vicino al bedroom pop internazionale che al momento sta abbastanza spopolando all’esterno dei nostri confini. Siccome però Tacoma è un artista italiano ed è col pubblico italiano che deve avere a che fare, il cantato in questo pezzo è spiccatamente tricolore come da tradizione del nostro indie pop, pure con qualche influenza vagamente urban. È un pezzo di facile ascolto ma non impalpabile, anche se il ritornello poteva forse essere più incisivo o quantomeno più accattivante (ci piacciono quasi più le strofe), a maggior ragione con quei bei coretti “uuuh” un po’ ruffiani che lo introducono. Come dice lo stesso Tacoma , si tratta di “una canzone apparentemente felice ma, ascoltandola più volte, se ne percepisce anche l’atmosfera riflessiva e malinconica che non deve mai mancare in un mio pezzo”, ed è proprio questo contrasto fra il sound upbeat e la malinconia di fondo quello che ci piace del brano.
Tales of Sound – Superstar
Superstar è il nuovo singolo dei Tales of Sound, anche se forse dovremmo parlarne come del vecchissimo singolo dei Tales of Sound. Si tratta infatti di un antico brano (forse più antico del vaso) che la band ha presentato a svariati contest e concorsi, e che ora ha finalmente trovato le giuste condizioni per vedere la luce del sole -o l’ombra di Spotify (che ha pure lo sfondo nero, come la copertina di questo singolo). Brano che esprime “tutto il fastidio provato con delusioni, tradimenti e tentativi di raggiro e nei confronti di finti amici, approfittatori, leoni da tastiera e portatori di bad vibes”, Superstar è un pezzo di natura hip hop ma con un beat che è debitore anche del rock. Il cantato è spiccatamente rappato, con influenze che si potrebbero anche rintracciare negli anni 2000 dei Flaminio Maphia, ma non è difficile pensare che anche fan di generi musicali più chitarrosi possano trovare qualcosa di accattivante in questo pezzo che si muove tra le sonorità.
Tiamo – Poesia
Nata e sviluppata tra Milano e lo Yorkshire, Poesia è il nuovo singolo di Tiamo, nome d’arte di Lucia Alli. Brano spiccatamente elettronico che si sviluppa tra beat e synth dai toni vagamente scuri di rimando agli anni ’80, Poesia “vuole essere un messaggio per tutti quelli che smettono di ascoltarsi e danno troppo peso alle parole altrui. Il messaggio è: credi in te e fuck the rest”. A caratterizzare il brano sono in particolare due elementi quali la voce di Tiamo, più profonda e quindi distaccata dalla massa di cantanti e artiste emergenti presenti al momento nel sottobosco italiano, e la struttura del brano che prevede una sorta di ritornello (ma potremmo forse chiamalo un pre-chorus) che si apre in quello che è il vero e proprio hook del brano, un pezzo strumentale dove i synth danno la botta e aprono il pezzo alla sua fase più intensa. Diverso dalla media.
Alfonso Cheng & Supernino – Piccola miss
Membro anche dei Lamecca, di cui avevamo parlato qualche mese fa in occasione del loro album Ragazzina, Alfonso Cheng ha un progetto solista in cui propone una cosa chiamata hypnagogic pop, ovvero “musica pop rifratta attraverso il ricordo di un ricordo”. Qualsiasi cosa voglia dire, il suo singolo Piccola Miss -in collaborazione con Supernino- si presenta come un pezzo a livello di sound vicino alle recenti derive dell’hyperpop, con un incedere frenetico, synth vagamente riecheggianti i primi anni 2000 e la sensazione di essere uscito da qualche videogame arcade degli anni ’80. Un pezzo strano e indecifrabile, ma strana e indecifrabile è tutta la corrente hyperpop, per cui va benone così.
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