Gli album del mese: Billie Eilish, Torres, Creeper & more / Agosto 2021

Billie Eilish Happier Than Ever

Billie Eilish – Happier Than Ever

(Darkroom/Interscope, 30 luglio 2021)

Chi è Billie Eilish?

Vabbè, dai…

Perché ascoltare Billie Eilish Happier Than Ever?

Beh, intanto perché Billie Eilish è una degli artisti più conosciuti e importanti del mondo in questo momento, per cui quest’album andrebbe ascoltato anche semplicemente “per cultura generale”. Sicuramente lei e il fratello Finneas (che è il suo produttore) hanno voluto fare un album più introspettivo -in linea con i tempi che stiamo vivendo, caratterizzati dall’assenza di grandi eventi e occasioni di socialità, che favoriscono momenti più tranquilli nella solitudine della propria stanza- e senz’altro anche più maturo rispetto all’esordio When We All Fall Asleep, che presentava un tono tutto sommato più giocoso. La sensazione è che alla lunga il disco nella sua interezza risulti un pochino pesante, anche per la presenza di tantissime ballad (o pseudo tali), ma ci sono anche indubbi pezzoni come Therefore I Am o Oxytocin. Un ascolto in ogni caso interessante per osservare l’evoluzione artistica di una ragazza che a nemmeno 20 anni si è ritrovata a essere una delle persone più famose al mondo, con tutto ciò che di positivo e di negativo questo comporta -e Billie nel disco lo spiega estesamente.


Hertzen – Ananke

(Einklang Records, 14 luglio 2021)

Chi sono gli Hertzen?

May Rei e Self s’incontrano in Germania; lei è pugliese, lui uno dei volti noti fra i DJ della scena carioca anni ’90. Insieme formano gli Hertzen, duo elettronico dalle tinte dark con già due album alle spalle (Messages from the Past e Chotuskone). Ananke è il loro nuovo lavoro e prende il nome dalla dea greca del destino; esce per Einklang Records, l’etichetta fondata dagli Hertzen stessi e su cui May ha pubblicato anche il proprio disco solista Epiphany nel 2020.

Perché ascoltare Ananke?

Per gli amanti della musica elettronica (e non solo, ci mancherebbe) Ananke è un disco ricco di spunti interessanti. Si tratta di un album compatto dal punto di vista del sound: un’elettronica dark senza necessariamente risultare cupa, che risente di una chiara passione per i sintetizzatori anni ’80 e che evoca per buona parte del disco atmosfere misticheggianti da film thriller ambientato in luoghi esotici -al netto di qualche brano più “light” come Free o la robotica Younder and Yore. Fuori dalle logiche commerciali, Ananke è un album che suona come un disco da mettere sù in qualche discoteca dark alternativa (e in Germania ce ne dovrebbero essere un po’) o anche a qualche festa un pochino di nicchia per gente non troppo convenzionale. Chicca finale l’Ave Maria in inglese recitato sul beat in Holy Mary.


Against the Current – Fever

(Fueled by Ramen, 23 luglio 2021)

Chi sono gli Against the Current?

Chrissy Costanza, Dan Gow e Will Ferri si sono creati un nome nella scena pop punk a partire dal 2014 con l’uscita del bell’EP Infinity, bissato l’anno dopo da Gravity. Messi sotto contratto da Fueled by Ramen, la band ha pubblicato due album (In Our Bones nel 2016 e Past Lives nel 2018) che però non hanno fatto fare al trio il salto di qualità e di popolarità che ci si aspettava. L’EP Fever rappresenta una sorta di nuovo inizio per tentare di rimettere in carreggiata la traiettoria della band.

Perché ascoltare Fever?

Per i fan di lungo corso della band, Fever rappresenta un graditissimo e tanto atteso ritorno alle sonorità rock/pop punk che avevano caratterizzato i primi due EP -e che avevano inizialmente portato tanti fan al trio americano. La band sembra in forma, la produzione è al top e Chrissy sfodera una performance vocale decisamente interessante, con uno stile a volte nuovo rispetto a quanto fatto in passato ma sempre con molta energia e carica emanate dalle sue note. Per tutti gli altri, se il pop punk versione anni 2020 con le sue contaminazioni trap/hip hop non suona convincente, Fever mette al bando qualsiasi cosa non trasudi rock, diventando un concentrato di energia a volte quasi frenetica ma sicuramente trascinante. La sensazione è comunque che gli Against the Current abbiano in primis cercato di parlare ai propri fan per dirgli “siamo tornati a fare quello che ci riesce meglio”.


Celeb Car Crash – The World Is Busy, Try Again Later

(self-released, 23 luglio 2021)

Chi sono i Celeb Car Crash?

Parmigiani e in attività dal 2012, i Celeb Car Crash sono un quartetto rock con influenze grunge e ’90s e una tendenza a spiccare il volo verso l’estero dove hanno calcato parecchi palchi importanti. Tre album all’attivo, ma l’ultimo (People Are the Best Show) risale addirittura al 2015. Per il nuovo disco hanno cooptato nientepopodimenoché Steve Albini come collaboratore e adottato una strategia particolare, ovvero quella di pubblicare un singolo nuovo ogni tre settimane fino a “svelare” l’intero disco.

Perché ascoltare The World Is Busy, Try Again Later?

Non è comune che gruppi italiani facciano (innanzitutto) e riescano a fare bene una commistione di sound alternative rock da radio con suoni post-hardcore di matrice statunitense. The World Is Busy, Try Again Later riesce in buona parte a fare questo, complice anche una pronuncia finalmente poco italianizzata che renderebbe credibile l’affermazione se ci dicessero che il disco è stato registrato in qualche studio di Los Angeles. Immaginate i Foo Fighters che fanno un disco con i Funeral for a Friend ed è più o meno quello che potete aspettarvi dal lavoro dei Celeb Car Crash.


Atwood – Parallel Lines

(self-released, 26 luglio 2021)

Chi sono gli Atwood?

Milanesi di origine, gli Atwood sono un duo alternative che scrive brani rock dalla forte carica elettronica e richiami al mondo pop punk, un po’ sull’onda lunga dei Pvris per intenderci. Il primo lavoro At Odds era uscito nel 2018, poi una serie di singoli culminati nella pubblicazione del nuovo EP Parallel Lines. Nel mezzo, un discreto following guadagnato sia sui social che di persona, con aperture a band come gli Eyes Set to Kill e la presenza in alcune playlist internazionali -sempre un’impresa non da poco per gli artisti italiani.

Perché ascoltare Parallel Lines?

Il nuovo lavoro degli Atwood merita la nostra attenzione perché significa che qualcosa si muove anche in Italia sul versante rock elettronico / scena alternative oltre agli Halflives (il cui nuovo EP V non è lontano a livello di sound e approccio da questo disco). Nonostante la giovane età e pur con ampi margini di miglioramento, gli Atwood dimostrano che anche in Italia possiamo ricercare queste sonorità, rimaste finora appannaggio del mondo anglosassone. La sfida sarà riuscire a uscire dai confini internazionali pur essendo di base a Milano.


Chunk! No, Captain Chunk! – Gone Are the Good Days

(Fearless Records, 30 luglio 2021)

Chi sono i Chunk! No, Captain Chunk!?

Con un nome preso da una citazione dei Goonies (film molto apprezzato in ambito pop punk peraltro), i Chunk! No, Captain Chunk! sono francesi e sono probabilmente la band europea più famosa della scena easycore, fra le pochissime ad avere un seguito considerevole anche oltreoceano (lo youtuber Jarrod Alonge aveva fatto una canzone-parodia ispirata proprio a loro -canzone che peraltro è una bomba). Non pubblicavano però un disco dal lontano 2015, e nel frattempo si erano sostanzialmente presi una lunga pausa che aveva fatto temere il peggio a molti fan della band.

Perché ascoltare Gone Are the Good Days?

Beh, prima e più importante cosa è che si tratta appunto dell’album di ritorno dei Chunk dopo una pausa di sei anni, per cui se non basta questa cosa a gasarti, difficilmente sarai in presa bene per il disco. Ad ogni modo, si tratta di un disco pop punk – easycore di buona fattura come la band ci ha abituato nel corso degli anni, senz’altro un po’ cliché ma del resto i Chunk lo sono sempre stati. È un album estivo (non per niente quindi è uscito a luglio) da ascoltare nelle serate allegre con amici, nei viaggi in macchina con amici o ai concerti con amici -amici fondamentali perché ricordiamo sempre che “in friends we trust”.


Creeper – American Noir

(Roadrunner Records, 30 luglio 2021)

Chi sono i Creeper?

Forti di una fanbase fanatica all’interno della scena alternativa inglese, i Creeper da quattro o cinque anni sono tra le band emergenti più quotate d’Oltremanica. Non per niente Roadrunner li ha messi sotto contratto fin dal 2016, quando il gruppo non aveva ancora pubblicato nemmeno l’album full length d’esordio ma solo un paio di EP (bellissimi peraltro). Parecchio teatrali (un paio d’anni fa il frontman Will Gould per chiudere un’era della band aveva terminato un tour con una sorta di discorso d’addio simile a quello che fece David Bowie quando ritirò il personaggio di Ziggy Stardust), a inizio carriera sembravano un po’ una versione giovane dei My Chemical Romance. Non hanno però ancora fatto il “botto” presso il grande pubblico, e dopo due album e svariati EP ci si comincia a chiedere se mai lo faranno.

Perché ascoltare American Noir?

Se vi era piaciuto l’ultimo disco Sex, Death & the Infinite Void, verosimilmente vi piacerà anche questo “EP allungato” di otto tracce, che di quel disco è una sorta di prosecuzione / spinoff: i protagonisti della storia sono gli stessi, e il sound è una continuazione di quanto ascoltato su quel disco. L’EP è comunque nato durante i vari lockdown e questo si sente, perché molto più che in passato ci sono tracce che si basano quasi interamente su effetti “simil orchestra” fatti al computer più che sugli strumenti reali.  Due tracce sono inoltre interamente cantate da Hannah Greenwood, che nei primi lavori faceva quasi esclusivamente la tastierista con rare comparsate vocali mentre ora si sta ritagliando uno spazio sempre più importante come co-vocalist assieme a Will, la cui voce resta ovviamente un tratto distintivo essenziale dei Creeper. L’EP dura poco (tre tracce sono degli intermezzi), ma andando verso il finale si ha comunque l’impressione che il disco perda un po’ di mordente rispetto al grande inizio con Midnight.


Peter Lake – Yellow

(self-released, 30 luglio 2021)

Chi è Peter Lake?

Cantautore newyorkese, come un piccolo ma agguerrito gruppo di artisti Peter Lake ha scelto la strada dell’anonimato: poco si sa di lui, se non che le sue influenze dichiarate includono Curtis Mayfield, Billie Eilish, Rufus Du Sol e la Motown. Non sorprende quindi che i suoi brani spazino spesso tra generi diversi come rock, pop, indie e house. I suoi primi singoli risalgono all’inizio del 2021, e ora arriva un EP intitolato Yellow, con una copertina (ovviamente) giallissima.

Perché ascoltare Yellow?

La prima cosa da dire sul disco è che non si tratta solo di un’uscita musicale ma di un’opera artistica a tutto tondo: le tre tracce che compongono l’EP possiedono un video ufficiale a testa (diretto da Paul Boyd, noto per il suo lavoro con Shania Twain e Lenny Kravitz tra gli altri), e i tre video visti in successione sono un cortometraggio con protagonista un motociclista in un viaggio mistico a due ruote accompagnato da una creatura aliena. Le canzoni variano tra influenze indie rock, country e alternative, con qualche elemento pop ed elettronico, quindi se vi piace la varietà di ascolti, Yellow ha sicuramente molti suoni diversi da offrirvi. Per gli amanti della commistione fra cinema e musica, ma anche solo per chi vuole passare una decina di minuti in compagnia di musica per rilassarsi e caricarsi.


Torres – Thirstier

(Merge Records, 30 luglio 2021)

Chi è Torres?

Nata in Florida ma cresciuta in Georgia, Torres, al secolo Mackenzie Ruth Scott, è una cantautrice (indie) rock con cinque album all’attivo. Dopo un celebrato debutto col disco self-titled e self-released nel 2012, l’artista ha firmato prima con Partisan Records per il suo secondo disco e poi con la storica etichetta indie 4AD, con cui ha pubblicato due album. Concluso senza troppi clamori il contratto con 4AD, Torres ha firmato con Merge per l’uscita del suo nuovo disco Thirstier.

Perché ascoltare Thirstier?

Thirstier è un disco rock nel senso più classico del termine: c’è un costante influsso rock anni ’80 / rock da stadio che permea quasi ogni brano (Don’t Go Puttin Wishes in My Head e la title track Thirstier andrebbero suonate a San Siro per raggiungere il loro pieno effetto), ma mitigato da un approccio vicino al mondo indie/indie rock di artisti della sfera Boygenius, che si riflette anche nel discreto numero di rock ballads presenti nella tracklist. La voce di Torres aiuta la varietà del disco, perché con un’estensione notevole alterna falsetti a suoni quasi gutturali e profondi (verrebbe da dire maschili). In generale, è un disco che suona grosso, da ascoltare a volumi decisamente alti.


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