Lillians, Adelasia, EraNera: le recensioni dei singoli italiani

Lillians – So, So Long
Dopo l’esordio con Move On di fine luglio, ecco di nuovo i Lillians da Cesena con un secondo singolo, questa So, So Long che è un pezzo sempre ovviamente punk rock e sempre melodico, ma questa volta con un approccio leggermente meno punk e scattante e un po’ più ragionato, quasi affine a certo emo o alternative rock. Insomma, un pezzo che si sarebbe assolutamente sentito a casa propria sul disco untitled dei Blink, sia per sonorità che per lo stile del cantato.
Unknown Official Artist – Stazione Lancetti
Il nostro “artista ufficiale sconosciuto” torna con un nuovo singolo dopo Ballavi i Bauhaus e Korova. La misteriosa band questa volta ci porta nel cuore di Milano con un brano intitolato Stazione Lancetti, dal nome di una nota stazione del passante milanese dalle parti dell’Alcatraz. La canzone si muove su sonorità notturne, dark e introspettive, dapprima più introverse e leggere nella strofa, poi in un rock alternativo più pieno e distorto in quello che è un ritornello un po’ sui generis perché assomiglia abbastanza alla strofa. Non è un brano accattivante ma ha un certo fascino enigmatico almeno quanto il nome del gruppo, specialmente per le persone che apprezzano sonorità più ricercate e inquiete nel mondo del rock.
Valentina Lupi – Ho visto Gesù
Valentina Lupi ha visto Gesù. L’ha visto una mattina di agosto, ma nel brano non ci spiega esattamente come abbia fatto a vederlo. La visione dev’essere comunque stata abbastanza forte da farle prendere la decisione di tornare a pubblicare nuova musica a otto anni di distanza dall’ultimo EP Partenze intelligenti, e così eccoci a questo brano che magari costituirà una delle prove del processo di beatificazione della cantautrice romana. Valentina Lupi l’ha lavorato con Adriano Viterbini alla produzione, e ne è uscito un bel brano pop di stampo cantautorale ma dai curiosi inserti elettronici che danno cadenza e ritmo a una canzone che sa essere tanto “artistica” e ricercata quanto accessibile e -ci verrebbe da dire- radiofonica se ci fosse qualche chance di sentire questo sound su qualche radio FM dall’ampia diffusione. Highlight del brano è comunque il cantato di Valentina, peraltro vagamente simile per stile a quello di Carmen Consoli, soprattutto nel falsetto.
Veddasca – Dopotutto
Nella settimana con più uscite dell’anno da parte di artisti i cui nomi iniziano con lettere tra la U e la W (vedere sopra e sotto questo paragrafo per confronto) c’è anche il buon Veddasca, che avevamo visto l’ultima volta un paio di mesi fa con il singolo Lettere. L’artista che prende il nome dall’omonima valle vicino a Varese canta “la storia di due persone che si ritrovano dopo tanto tempo, ora consapevoli che, nonostante i problemi della vita sembrino insormontabili, se affrontati con decisione si sgretolano come un castello di sabbia sotto le onde del mare”. Il sound è sempre quello dell’indie pop proposto sui precedenti singoli, qui declinato in una dimensione acusticheggiante ma con un beat deciso dato dalla percussione elettronica, a dare una decisa spinta a un pezzo di per sé piuttosto tranquillo. Sognante il synth che interviene nel ritornello, a suggellare un’ottima produzione per un brano che magari non sarà super innovativo ma che si ascolta molto volentieri.
The Washmachine – Gorilla coi magoni
Lui si fa chiamare The Washmachine, ma soprattutto il suo singolo d’esordio si chiama Gorilla coi magoni e sulla copertina c’è un gorillone che sembra disegnato e colorato da un bambino (in realtà disegnato e colorato molto meglio di come saprei fare io), e questo gorillone ha una serie di lacrime che gli scendono dagli occhi. Ce n’è abbastanza per catturare la mia attenzione e la mia immaginazione, anche prima di scoprire che il brano inizia letteralmente col verso di una scimmia. The Washmachine presenta un pop particolare, che accoppia elementi da indie cantautorale nel cantato (e nel testo un po’ ricercato, da indie italiano dei primi anni 2010) a chitarre più aggressive e distorte nel ritornello, così come un’elettronica preponderante e sviluppata da musica sperimentale a un ritmo ballabile, specialmente nelle strofe. Una canzone che pesca da tanti suoni e colori diversi e li amalgama su un unico capo, un po’ come una lavatrice quando infili dentro una maglietta rossa e una bianca. Il 15 settembre uscirà il disco d’esordio, Mutismo selettivo, per Feel Records.
Adelasia – DFDCM
Con un titolo composto da una sigla sinistramente simile a quei DPCM che avevamo imparato a conoscere all’epoca folle dei lockdown, Adelasia torna un paio di mesi dopo il suo ultimo singolo Che peccato, per continuare ad anticipare il suo album in uscita entro la fine dell’anno su Factory Flaws e Border Records. DFDCM sta per “dalla finestra di casa mia”, come dice la stessa Adelasia nella prima frase del testo. Punto d’osservazione privilegiato sul mondo, l’artista usa la finestra come spunto per un brano pop leggerino alla chitarra acustica, con arrangiamenti delicati che aiutano a conferire un tono un po’ malinconico al brano, compensato ad ogni modo dalla voce argentina di Adelasia. Il “beep” nella prima strofa che censura il nome di una città ha una spiegazione: “la toponomastica non mi piace, per questo il nome della città è censurato – inoltre lo è perché non volevo in nessun modo celebrarla”, dice l’artista.
Aiga – Primavera spenta
Primavera spenta è il nuovo singolo di Aiga, pubblicato a inizio settembre quando di solito a spegnersi è soltanto l’estate (quest’anno evidentemente un po’ meno). Aiga è una sorta di alter ego di Gaia Restifo, che avevamo conosciuto con il singolo Regole alcuni mesi fa quando ancora usava il proprio nome di battesimo. Il nuovo brano “si concentra su una sofferenza che ti lacera fino a farti scomparire, fino a renderti estraneo a te stesso; ma alla fine questo dolore ti rende forte e ti dà la capacità di superare qualsiasi difficoltà”. È un pezzo piuttosto intenso anche se a livello di sonorità si potrebbe definire un brano “leggero” in termini di strumentazione usata: una chitarra, una percussione a dare il ritmo e arrangiamenti orchestrali a fare da sfondo sonoro; proprio questi ultimi conferiscono un tono solenne e a suo modo aulico al pezzo, controbilanciando la voce di Gaia che è delicata ma decisa e si piazza su un’interpretazione che potremmo definire quasi “sanremese” di inizio anni 2000, quando alla kermesse musicale non andava l’indie ma la canzone leggera d’autore.
Angles – Driver
Una decisa sferzata di energia quella che imprimono gli Angles sul loro singolo Driver; una carica che contrasta con le condizioni in cui il brano nato, ovvero durante il lockdown… di Shanghai! (che immaginiamo essere stato più duro di quello già comunque non troppo gradevole che abbiamo vissuto in Italia) Come una sorta di liberazione, Driver ha chitarre potenti e scatenate, una batteria bella pestata, e un cantato che forse è l’elemento meno aggressivo del brano ma che si adatta molto bene al contesto. Non si tratta di un brano catchy o immediatamente memorabile, ma l’atmosfera e la voglia di fare casino e scaricare tutti i propri demoni interiori e i pensieri negativi fanno sì che la canzone faccia presto presa nelle orecchie. Il brano è tratto da Obtuse, album d’esordio della band.
Edgar Allan Pop – Il posto più bello del mondo
C’è qualcosa nella voce di Edgar Allan Pop che oltre a mettere sicuramente simpatia attrae non poco. Un tono empatico e carismatico degno della migliore popstar mancata (per ora?) e una faccia tosta infinita con cui si lancia in questo ballo di fine estate. Un boogie dalla produzione un poco lo fi ma con quella chitarrina sparata semplice e drittissima che evoca Beach Boys e camicie floreali. Poi finisci per notare che il singolo è pubblicato per le edizioni di Secondo Casadei, uno dei principali fautori del liscio romagnolo. Un po’ giocare con il meme, un po’ esibire con orgoglio la propria romagnolità (credo sia una parola) per tracciare un ponte con il passato. Perché “Il posto più bello del mondo” è sicuramente una spiaggia ma te ne accorgi soltanto mentre balli l’ultima canzone prima di dover tornare alla vita vera.
EraNera – Ammazzo il tempo
Gli EraNera ritornano dopo Bestie ed EGO con Ammazzo il tempo, una “riflessione sulla quotidianità ai tempi dei social e delle condivisioni”. Quando si toccano temi del genere in una canzone rock si corrono due principali rischi: che i testi scadano nello stereotipo e che il contenuto ordinario strida con la “serietà” musicale del brano (come non accadrebbe, ad esempio, per un brano rap, pop o indie insomma). Non è il caso di questa nuova canzone, che fuga la deriva boomer-moralista e si presenta piuttosto come una lucida autocritica e presa di coscienza; un grido che fa sentire la sua voce con una potenza – sia canora, sia strumentistica – sempre più solida. [Simone De Lorenzi]
KO.party – La sfera privata
A qualche mese da Un po’ più forte, i KO.party tornano con un terzo singolo, intitolato La sfera privata, che mostra -ovviamente- una bella sfera in copertina; una di quelle sfere stroboscopiche da discoteca, che in realtà si accoppia perfettamente con il brano perché quest’ultimo presenta sonorità sicuramente ballabili, magari non proprio da discoteca ma comunque che mettono voglia di muoversi con un certo groove grazie al sound funky e al ritmo upbeat. Rispetto al cortissimo brano precedente, qui ci sono una ventina di secondi in più, che permettono al brano di sviluppare un pochino meglio le proprie potenzialità e la propria storia. Le linee vocali non sono iper-accattivanti, ma comunque sono interpretate con vibe adatte per il brano.
Miriam Fornari – Cielo
In quasi tutti i dischi a un certo punto compare una canzone molto diversa dalle altre ed è irresistibile: l’eccezione alla regola, la pecora nera della tracklist è sempre affascinante. In questo caso Miriam Fornari ci anticipa Cielo, l’unica traccia in italiano e l’unica arrangiata elegantemente per archi. Il disco (esordio discografico in uscita a ottobre) non lo abbiamo ancora ascoltato ma sappiamo che in un qualche modo la lungimiranza di Miriam guarda quasi oltre proponendoci già ora la chiusura atipica dell’album. Anche in un brano incantevole e posato come questo cogliamo l’impazienza che Miriam ha di farci ascoltare tutto quello che ha composto e registrato e forse anche quello che deve ancora concludere.
Segui la nostra playlist Italian Selection su Spotify, con la nostra selezione delle canzoni più interessanti uscite in Italia negli ultimi mesi!
Per leggere le precedenti recensioni dei singoli italiani clicca qui.