Chiamamifaro, Adelasia, Poni Boi: le recensioni dei singoli italiani

Chiamamifaro
Chiamamifaro feat Asteria – Santa subito

Non è passato tantissimo dall’uscita dell’ultimo singolo di Chiamamifaro, Ma ma ma, ma del resto è sbocciato il caldo e quindi è ora di tirar fuori il pezzo estivo. Per farlo, l’artista bergamasca collabora con Asteria, che aggiunge una strofa simil-rappata in stile Madame a questo brano intitolato Santa subito, un riferimento che Chiamamifaro fa al dover sopportare la persona a cui la canzone si riferisce. Il pezzo ha tutte le caratteristiche della pseudo-hit estiva (compreso un synth un po’ Pitbull nel ritornello) e sicuramente ci sembra molto più una concessione al volere di mercato che altro, però dobbiamo proprio ammettere che il ritornello è davvero appiccicoso, e con un paio di ascolti rischia di entrare in testa e metterci parecchio a uscirne.

Pellerossa – Avorio e Ruggine

A qualche mese da 18, tornano i Pellerossa e per l’occasione i toni si fanno meno baldanzosi (e più rock) del solito. Per la band la ruggine del titolo rappresenta il dolore e le difficoltà “ed è proprio nei momenti più complessi che dobbiamo essere in grado di scorgere l’avorio, ciò che di lucente ci circonda“. Certi riferimenti (“Vietano a un barcone di sorridere al domani, / dicono ‘Prima gli italiani'”) purtroppo sono ormai diventati la normalità, ma sono di particolare impatto se pensiamo alle recenti vicende marine salite agli onori delle cronache. Ma il testo in generale è particolarmente ispirato e in certe sue parti oserei dire poetico: “Bombole a metano e gusci di conchiglia / sputano carbone sull’aprile dei tuoi occhi”. Insomma, la nuova canzone dei Pellerossa ci spinge ad essere cercatori d’avorio anziché d’oro. [Simone De Lorenzi]

Poni Boi – Fame d’aria

Hanno fame d’aria i Poni Boi sul loro primissimo singolo, fuori per Rocketman Records. La band presenta un sound che si pone a cavallo fra il punk rock americano, l’indie rock britannico e l’alternative italiano. La canzone è veramente fresca e sembra perfetta da ascoltare in estate; noi ce la vedremmo bene ad esempio sparate dalle casse in qualche evento tipo Bay Fest o Slam Dunk Italy nelle attese fra una band e l’altra, o in qualche DJ set rock sulla spiaggia. Sound energico e tirato ma assolutamente accessibile anche per chi non ascolta la musica “con la cresta”: ben fatto.

Posterstory – Forse sbaglio

I Posterstory hanno da poco pubblicato il loro EP Naoko, che è un “nome proprio di persona femminile giapponese” secondo Wikipedia. Tra i brani contenuti nella tracklist c’è anche questa Forse sbaglio, un pezzo piuttosto corposo (5 minuti tondi tondi) che presenta anche discreti tratti strumentali. Il sound è quello di un rock alternativo influenzato a tratti dall’indie (specialmente nelle strofe) e a tratti dal post-grunge (si veda il ritornello). La registrazione un po’ involuta e grezza contribuisce a dare un’atmosfera più scura e sporca al brano; il cantato è decisamente in stile italiano. Pezzo forse che sembra uscito da un periodo precedente al nostro, ma che a maggior ragione merita un ascolto.

Testard6 – Concerto rock

C’è testardə, da usare quando non si conosce il genere della persona cui l’aggettivo si riferisce o quando quella persona si identifica come non binaria; c’è testard3, che è il plurale di testardə, per quando * testard* sono più di uno; e poi c’è testard6 che essendo il doppio di testard3 evidentemente indica una quantità spropositata di testard*. Nel caso dell’artista testard6 però * testardə è solo un*, il che può spiazzare. L’artista è al proprio singolo di debutto con questa canzone che si chiama Concerto rock (ma anche qui, non si tratta di un intero concerto ma di una sola canzone). Il testo “parla di come in una coppia il litigio possa essere lo strumento per comprendere e migliorare il rapporto”, mentre le sonorità si avvicinano un pochino al pop punk di questi tempi (Blink, Machine Gun Kelly o La Sad, per stare in casa nostra), per le chitarre ma anche per l’autotune a chiodo, che sarà anche una caratteristica di questo genere ma che in questo brano crea un effetto poco bello all’orecchio. Il ritornello è abbastanza accattivante, e questo salva il pezzo, anche se l’assolo di chitarra alla Vasco Rossi dopo il secondo ritornello si poteva forse evitare, specialmente perché il bridge è un bel throwback ai tempi d’oro dei My Chemical Romance musicalmente parlando.

Tokyo Suicide – Here and Now

A due anni e mezzo dall’album Selfie to Die For, i Tokyo Suicide tornano con il singolo Here and Now, che vede anche la nuova vocalist Nicole Cambi a impreziosire il brano con le armonie maschile-femminile, e la prestigiosa collaborazione con Derek Sherinian, compositore, produttore e storico tastierista di Dream Theater, Alice Cooper e Kiss. Il risultato è un brano elettronico con influenze pop e rock, caratterizzato da synth sognanti e ampi e un bell’assolo di chitarra molto ’80s. Un sound insomma che riesce perfettamente a trasmettere la sensazione ricercata, quella cioè di regalare “un viaggio, un’esperienza di tre minuti in cui l’ascoltatore possa fare affidamento sulla più ampia gamma emozionale possibile, fisica e metafisica”.

Adelasia – Che peccato

A un mesetto da Come se tu, Adelasia ci fa ascoltare un nuovo estratto dal suo prossimo disco in arrivo in autunno per la joint venture fra Factory Flaws e Border Records. Il sound di Che peccato continua a svilupparsi su direttrici internazionali, con un (bedroom) pop semplice ed essenziale ma molto garbato e delicato, cantato in maniera dolce e soffice dall’artista lucchese, che dice di aver scritto il pezzo dedicandolo al fratello, “un tipo strano”.

Estrels – Ticking Time Bomb

Terzo singolo per Estrels, giovane artista di origini brasiliane e residente a Roma. La sua Ticking Time Bomb è un delicato brano pop influenzato dall’R&B e con più di qualche inserto elettronico al synth. Un sound più internazionale che italiano, anche per le linee vocali del ritornello, e che peraltro (o forse proprio per questo) vedremmo benissimo ad esempio sul palco dell’Eurovision. La metafora che dà il titolo al brano indica la “bomba a orologeria da cui non è possibile fuggire”, specialmente per quanto riguarda “una persona che tende a schiantarsi contro la realtà dopo aver passato mesi a fantasticare e illudersi”. Forse leggermente troppo sussurrate le strofe, dove non sempre si riescono a capire le parole pronunciate garbatamente da Estrels.

Foudre – Specchi

Prodotto da Paco6x, Specchi è il primo singolo del 2023 di Foudre, un brano rappato con un beat vicino all’EDM che dà un tono decisamente più elegante e anche vagamente malinconico al brano. Specchi è un brano sprovvisto di un ritornello particolarmente incisivo, avendo semmai un refrain che assomiglia a un pre-chorus (o a una seconda strofa), ma questa non è una cosa negativa; anzi, fa sì che il brano esca dal classico schema della canzone moderna. Il significato del brano lo spiega Foudre stesso: “quando uno specchio si rompe, si frantuma in un mosaico di frammenti, come un cuore spezzato. È importante maneggiarli con cura: i frammenti affilati possono ferire e lasciare cicatrici”.

Jhonny Cannuccia – Ci sei (sempre) te

È tornato Jhonny Cannuccia, il nostro amico con l’H strana nel nome d’arte. Il suo nuovo singolo si chiama Ci sei (sempre) te, dove quelle parentesi mettono in chiaro che il titolo del brano non è un’espressione di esasperazione. Anzi, il brano è dedicato alla moglie di Jhonny, in occasione dei sette anni dal loro matrimonio, e non per niente il ritornello è cantato da Jhonny in compagnia della figlia Linda. Un tenero quadretto di famiglia insomma, che fa passare in secondo piano qualche perplessità sul brano in sé, ad esempio l’intro dove vengono recitati i primi versi dell’Inferno dantesco secondo un abusato cliché, o il flow di Jhonny che non sempre scorre in modo fluido.

Liuk – Ti cerco sempre

Ora si sente solo Liuk, e allora è evidentemente l’occasione perfetta per scrivere un pezzo nuovo. Un brano intitolato Ti cerco sempre, per una persona a cui non ha mai detto “ti amo”. Il cantato (molto) vagamente alla Paolo Meneguzzi si unisce a sonorità alternative pop abbastanza ritmate senza pestare eccessivamente su beat e bassi: il sound è anzi abbastanza leggerino, permettendo di focalizzarsi maggiormente sulla voce e il testo di Liuk, il che è un po’ una lama a doppio taglio, perché la voce di Liuk si adatta bene al brano, ma a volte il testo inciampa un pochino (vedi “anche Alexa non sa dirti come stiamo, noi cosa siamo” che suona un po’ forzato). Spunti sonori e melodici interessanti, con ancora un po’ di lavoro da fare a livello lirico.

Miriam Fornari – Off

Già con il primo singolo Samsara avevamo capito che il gusto e le scelte di Miriam sono interessanti, ma solo con questa nuova uscita ci rendiamo conto di quanto queste siano lontane da compromessi di sorta. Off è un singolo di sette minuti che si interroga sui limiti comunicativi umani e già questa sintesi telegrafica dovrebbe darci le coordinate del progetto. La durata di sette minuti sicuramente mette alla prova in primis la struttura di playlist e di ascolti mordi e fuggi e in secondo luogo la poca attenzione di un pubblico sempre più distratto. Il tema poi è ricercato e complesso al punto giusto e sicuramente coerente con il proporre la propria musica, appunto senza compromessi, a disposizione di chi vorrà davvero ascoltare. Ma la canzone com’è? Bella. Il piano e la voce, sempre potente ma dolce e evocativa, di Miriam sono protagonisti indiscussi, iniziano e chiudono praticamente in solitaria il brano. Nel mezzo una digressione post-rock, per non farci mancare nulla.

Moné – Ma poi

Vibe malinconicheggianti per Moné sul suo singolo Ma poi, che è solo la sua seconda uscita ma che dimostra già una certa visione artistica e anche un’ottima qualità di produzione e di suono. Ma poi è un brano pop, cantato in modo da avvicinarsi anche un pochino al rappato specialmente nelle strofe (che comunque va sempre di moda), e con sonorità semplici, dirette ma ben costruite, a tratti reminiscenti dell’Avicii di Wake Me Up. Brano simil-estivo e di facile ascolto, ma di buonissima fattura.

Monteluna – Vieni fuori

Il primo nome che salta in mente è quello dei Do Nascimiento, sgangherata band di culto dello screamo italiano più caciarone; il paragone è facile perché il pezzo è veloce ma sbilenco e la voce urlata è graffiata ma trascinante. Se cambiamo mondo e ragioniamo sulle hit estive in uscita in queste settimane ci rendiamo conto che la narrazione dell’estate è ormai a senso unico fatta di spiagge e raggaeton: è bello vedere come si possa fare una canzone palesemente punk rock che parla di estate e lo fa in modo genuino. La band ci invita a prenderci un momento di relax dalla frenesia della vita vera per goderci anche per poco ciò che amiamo, e di questi tempi ci sembra un consiglio quantomeno saggio.

Out for Summer – Londra

Che ne direste di mollare tutto e andare a Londra, anche se solo per un weekend? Ce lo propongono gli Out for Summer, in un solido brano pop punk che continua il filone dei pezzi freschi e leggeri a cui apparteneva anche SK8 con i The Last Confidence. L’estate è arrivata e con essa la voglia di fuggire dalla quotidianità opprimente; grazie a Londra potremo staccare la mente per un momento e ritrovarci “immersi nei sogni più vividi col rischio di perderci“. E con una colonna sonora perfetta per i nostri viaggi (mentali o reali che siano). [Simone De Lorenzi]


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