Halflives, Naska, Nicole Perini: le recensioni dei singoli italiani

Halflives
Halflives – Everybody Knows It

A un paio di mesi da Sorry Mom X, ecco un nuovo singolo per il progetto Halflives, che è al momento il top di gamma di quanto il nostro Paese abbia da offrire anche all’estero in termini di pop punk / alternative rock. Su Everybody Knows It, gli Halflives affrontano per la prima volta un tema “politico” quale l’emergenza climatica, e come questa sia da una fetta ahimè troppo grande di persone vista come tutto fuorché un’emergenza. Le sonorità del brano sono urgenti almeno tanto quanto una nostra azione globale e coordinata nei confronti del disastro a cui andiamo incontro, piazzandosi su un alternative rock di base, che ha spiccate tendenze al (pop) punk. Malizioso il pre-chorus con i “la la la” pensati apposta per il singalong nei concerti, ma il brano ancora una volta regge alla grande e conferma come gli Halflives siano ampiamente in grado di competere con le altre band angloamericane della scena di riferimento.

Naska – Cattiva

Dopo il successo dell’album d’esordio e il recente featuring con Lo Stato Sociale, Naska torna con una ballad acustica (a coronamento del suo Rebel Unplugged Tour), che naturalmente parla d’amore. E altrettanto naturalmente la ragazza a cui si rivolge il ribelle wannabe è la più classica delle bad girl, “bella come la prima riga” (sic) e controparte femminile del cantante. Nel testo gli ingredienti messi in campo, tra cui l’autoproclamazione – a questo punto ossessiva – di artista alternativo (“Dici che è ridicolo fare ‘sto cazzo di punk rock”), sono i soliti, ma accentuati in direzione intimistica al massimo grado. Già nella versione deluxe di Rebel Naska aveva dato sfoggio del suo lato struggente in brani acustici, ma qua la canzone – che comunque, va da sé, funziona – viene caricata di emotività ancora di più, forse fin troppo. [Simone De Lorenzi]

Nicole Perini – Ragazzo di periferia

Esordio assoluto quello di Nicole Perini, che viene da alcune esperienze importanti (su tutte, la vittoria all’ultimo Cantagiro nella sezione New Voices) ma che è al primo passo per quanto riguarda la presentazione di brani inediti. La sua Ragazzo di periferia esce per l’etichetta Musicantiere ed è stata scritta insieme al cantautore Michele Sechi, di cui si sente senz’altro la mano esperta e smaliziata nelle melodie, interpretate in modo davvero interessante e potente da Nicole, che mette in mostra qualità vocali non indifferenti riuscendo sia a trasmettere emozioni sia a dosare la propria voce per non strafare in un pezzo che ha sì energia ma che è anche dolce e delicato. La storia è quella dell’incontro fra due “ragazzi di periferia”, un po’ diversi dalla norma e in parte accantonati dalla società; le sonorità si rifanno alla musica leggera nella miglior tradizione italica, per un brano che funzionerebbe bene anche in radio.

Sacrocento – Vita mia

Primo pezzo del 2023 per Sacrocento, artista di cui abbiamo diffusamente parlato nel corso del 2022 -ad esempio in occasione del suo ultimo singolo Sotto le lenzuola. Il rapper bresciano questa volta si apre in modo intimo e personale in un brano che “descrive la lotta dei suoi primi anni di vita, compresi i problemi a scuola e in famiglia”: le sonorità inevitabilmente si addolciscono in quella che è di base una ballad al pianoforte, con arrangiamenti che arricchiscono il ventaglio sonoro del brano senza comunque distogliere l’attenzione dal punto focale del brano che è ovviamente il testo asciutto e a volte duro cantato da Sacrocento. Certi passaggi del brano sono un po’ un pugno allo stomaco per quello che l’artista racconta, ma Vita mia non è un brano scritto per piangersi addosso o per cercare compassione: l’artista ha voluto mettere in fila le sue esperienze come a voler da queste trovare la forza per guardare al proprio futuro ancora tutto da costruire, e il finale ci dà un barlume di speranza con Sacrocento che si chiede se questa sia la fine o meglio un nuovo inizio.

Sandro Mai – La vita è bella quando dura poco

La vita è bella quando dura poco. Un po’ come il gioco. E mica per niente qualcuno ha detto che la vita è un gioco (secondo Google l’avrebbe detto anche Madre Teresa di Calcutta). Questo particolare aforisma che potrebbe anche essere il titolo di una canzone emo ora ce lo dice Sandro Mai (o “i Sandro Mai”, dato che si tratta di un duo), che a novembre avevamo conosciuto con il brano Cinque anni. La canzone “vuole riflettere sul tempo e considerare il modo in cui lo sfruttiamo. […] Avere poco tempo a disposizione ci fa apprezzare di più quelle cose a cui non daremmo normalmente peso e tutto acquista un senso diverso”, dicono i ragazzi. La canzone è un curioso mix di influenze: percussioni latineggianti, cantato molto indie all’italiana, una chitarra per mantenere il tono pop rock. L’andamento è ritmato e molto melodico e ascoltabile, con una punta di malinconia data dai vocals compensata dalle percussioni ballabili e allegre. Manca forse un vero e proprio ritornello.

Unknown Official Artist – Korova

Loro si chiamano ufficialmente Unknown Official Artist -che quando abbiamo ricevuto il loro brano pensavamo a un errore di compilazione di qualche campo, invece è il nome che è geniale in sé. Ci presentano la loro “unknown official music” con questo brano intitolato Korova, che ripesca riff creati dalla band una decina di anni fa. È un brano alternative rock piuttosto distorto e con spaziose chitarre che propongono dei bei riff e assoli, unito a un’interpretazione vocale urgente; manca forse un ritornello veramente convincente per far fare il salto di qualità al pezzo. Curiosità: il Korova del titolo viene da Korova Milk Bar, che sarebbe il bar di Arancia Meccanica, ma è anche il nome di un bar a Ferrara dove è ambientata la canzone.

Aità – Shoshanna

“Au revoir, Shoshanna!”, recitava Hans Landa in una delle memorabili citazioni da quel capolavoro che è Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Da quel film prende spunto anche Aità per il suo nuovo singolo intitolato appunto Shoshanna, che segue Cercami le mani con cui l’avevamo conosciuto lo scorso anno. La Shoshanna di Aità è però un ribaltamento di quella cinematografica: la destinataria del brano infatti “da vittima diviene carnefice di un amore indomabile, passionale, nocivo”. Una sorta di donna diavolo antagonista di quella angelicata di letteraria memoria, raccontata dall’artista con il suo stile vocale vicino al rappato, e una base ritmata retta da un riff di chitarra più che da un beat, che è il vero tratto distintivo del brano e anche il suo punto di forza, perché lo rende unico e a suo modo anche “sperimentale”.

Alan – Storia perfetta

Secondo singolo per gli Alan, che a dispetto del nome sono un duo. Il progetto ci propone la sua Storia perfetta, che è una canzone d’amore ma da una prospettiva leggermente meno ovvia rispetto allo standard heartbreak/innamoramento: parla infatti di “quando la relazione è di lunga durata ed è sorretta in piedi dalla capacità della coppia di riuscire a rimettere sempre i pezzi”. E così il testo vede una persona che ha visto tanti eventi spettacolari ed epocali, come Maradona che palleggia in Serie A o aerei che vanno più veloci della luce, “ma quello che mi stupisce più al mondo sei tu”. Le sonorità degli Alan su questo brano sono vicine all’indie (pop), fatte principalmente in maniera elettronica tramite i synth. L’andamento è spazioso, introspettivo, anche maestoso; non stiamo certo parlando del cosiddetto “indie” che oggigiorno si sente alla radio. Il potenziale radiofonico e di mercato forse non è nemmeno altissimo, ma il brano è fatto bene, prodotto molto bene e interpretato con passione, che è quello che dovrebbe essere sempre presente in una canzone che racconta una “storia perfetta”.

Brensi feat. Fax Klein – Quelli come me

Nuovo singolo per Brensi, che aveva appena pubblicato un brano (Boom Clap) a dicembre. Se in quell’occasione il rapper bolognese aveva collaborato con Deusama, su Quelli come me vediamo il featuring con Fax Klein, per un altro brano tratto dal prossimo lavoro 40060 Mixtape. A differenza però delle atmosfere vicine al gangsta rap del precedente singolo, sul nuovo pezzo Brensi smorza decisamente i toni sia del testo sia della musica, con un beat rilassato, spazioso e atmosferico, anche decisamente minimale, che lascia ampio spazio ai vocals, sicuramente più posati e anche più riusciti che su Boom Clap. Notevole lo scarto sonoro fra i due brani che abbiamo ascoltato finora, con Quelli come me che prende a mani basse la corona.

Eliseo – Mille litigi

C’è chi farebbe “mille guerre” e chi incappa in “mille litigi”. È il caso di Eliseo, che a brevissima distanza dal suo ultimo singolo Sollevami torna con una nuova proposta. Il brano non potrebbe aprirsi in maniera più diretta ed esplicita con un sonoro “mi sono rotto il cazzo” (same, bro), che però a leggerla così non dà davvero l’idea di come suoni il brano, né di come lo interpreti Eliseo: si tratta infatti di una canzone delicata, retta da un calmo beat dal mood chill, un basso appena appena percettibile e synth che aiutano a formare sonorità R&B; Eliseo canta in modo trattenuto e quasi downbeat, dando l’idea di una persona a cui la rottura dell’organo genitale non abbia causato una reazione rabbiosa e passionale ma più un sentimento di esasperazione scocciata, di fatica e mal di vivere, quasi uno spleen baudelairiano.

Felix Rovitto – Mille viole

Ritroviamo il buon Felix Rovitto, che avevamo visto l’ultima volta con il singolo Etoile, stavolta con un brano intitolato Mille viole. La canzone vuole “affrontare la tristezza che può derivare dalla fine di un rapporto”, ma lo fa puntando dritto sul sentimento (sonoro) opposto: invece di crogiolarsi nel dolore con una ballad depressona, l’artista dice addio a tutte le chitarre dell’ultimo singolo per lanciarsi in un brano pop con tratti non troppo lontani dal reggaeton, anche se il cantato tradisce un velo di malinconia, un po’ come in un brano di Paola e Chiara. Certo, sentire questi ritmi e queste sonorità anche a gennaio non era esattamente in cima alla nostra lista dei desideri, ma a Felix glielo perdoniamo.

Hermes – Occhi magenta

È solo al suo terzo singolo Hermes, ma è già entrato nelle grazie dei curatori delle playlist di Spotify e di Amazon. L’artista di Aurora Dischi ci propone questo brano intitolato Occhi magenta, che non poteva che avere una copertina coloratissima, e anche un po’ esotica. Le sue sonorità però sono decisamente meno esotiche, dato che si tratta fondamentalmente un brano indie pop, ma con un arrangiamento più vicino all’R&B che vuole renderlo più particolare e diverso dalla media di quello che passa per radio al momento. È una canzone che “descrive una relazione tira e molla, e quella dipendenza l’uno dall’altro/a classica del post-rottura, dove si finge di essere andati oltre”; un tema affrontato comunque con leggerezza sia a livello di sonorità che nel testo, per quello che è un bel brano dall’ottimo potenziale di mercato e radiofonico.

In.Visible – Dark Room

Un sussurro molto creepy e minaccioso ci accompagna nel nuovo singolo di In.Visible, che un po’ inquietante lo è anche nel titolo: Dark Room. Il brano non per nulla “racconta di mondi oscuri, non necessariamente notturni, ma celati da ombre, nebbie e maschere”, e lo fa con sonorità elettroniche oscure e misteriose, diremmo anche piuttosto minimali. Si apre uno spiraglio di luce dalle parti del ritornello (se così si può chiamare) quando le atmosfere riecheggiano vagamente sound alla Depeche Mode, ma i colori sono quasi del tutto assenti in questo singolo che sembra nato in uno stanzino buio -e che ascoltato in piena notte sinceramente non ci lascia del tutto tranquilli.

Jampa Capolongo – Un giorno lontano da tutto

Con un nome complicatissimo da scrivere sulla tastiera (davvero, provateci; poi viene sempre la tentazione di aggiungere una M nel cognome come terza lettera, forse per assonanza con il nome), torna il cantautore Jampa Capolongo con il suo nuovo singolo Un giorno lontano da tutto. Avevamo già conosciuto Jampa con il precedente brano Non vale di meno, e questa nuova canzone non vale di m… vabbè, insomma, è altrettanto valida! Dallo spirito forse un po’ meno cantautorale rispetto al precedente, Un giorno lontano da tutto presenta un “beat” molto ritmato e urgente di fondo, unito a una chitarra decisamente più tristina e meditativa -quasi debitrice di certo emo- che si addice bene al cantato (e al testo!) riflessivo e vagamente malinconico. Belle le trombe nel bridge, che esaltano ulteriormente un ritornello che funzionerebbe benone anche in radio.

Lacaligine feat. Sun Dojo – Argento

Lacaligine, anche membro del Mecha Prjt, inaugura il 2023 con un brano scritto in collaborazione con Sun Dojo, già visto su queste lunghezze d’onda con il suo singolo Zucchero in testa (e al quale chiediamo perdono perché in quell’articolo ci siamo persi l’occasione di fare spiritosissime battute sull’ambivalenza del titolo “zucchero / Zucchero”). Il brano ci viene presentato come “ruvido e tagliente”, un po’ perché parla di “colpi subiti e sofferenze”, un po’ per le sue sonorità “estreme”, un po’ per il testo edgy, e un po’ per i vocals che arrivano a sgolate veramente apprezzate da noi fan dell’emo revival. In parte sembra di sentire i Prodigy sotto cocaina e con vocals più sviluppati, in parte ci si chiede cosa diavolo stia succedendo (e cosa stia per succedere, visto che la canzone esplora suoni anche parecchio diversi dall’elettronica più sfrenata alle chitarre), ma di sicuro il duo Lacaligine / Sun Dojo riesce a lasciare il segno: Argento è ben diversa dai brani che di routine dobbiamo ascoltare settimana dopo settimana, e ha un’attitudine grezza e viscerale che non può lasciare indifferenti.

Maldimarte – Comfort Zone

Ritroviamo anche i Maldimarte, visti all’inizio dello scorso anno con l’incazzato singolo Formaldeide. La band di Vincenzo Genuardi e Domenico Mistretta si ripresenta con il singolo Comfort Zone, che parla di “conflitti, povertà, crisi energetica, inquinamento: sprofondati sui divani, sicuri e protetti dall’ossessione della sicurezza, tutto si trasforma in fiction. Ci eleviamo a giudici impietosi alla ricerca costante di un colpevole che ci renda l’indulgenza”. Brano socio-politico insomma, che non poteva che essere un altro pezzo bello tirato ed energico. Le chitarre sono distorte, il cantato aggressivo… ma i Maldimarte sanno anche esprimere un lato melodico, che esce pienamente nel ritornello un po’ alla Punkreas, forse un filo ripetitivo (“maledetta comfort zone!”) ma comunque efficace e inevitabilmente memorabile. Ben riuscita la lunga outro che segue il secondo ritornello, spezzando lo schema classico della canzone (seconda strofa-secondo ritornello-bridge-terzo ritornello) e inserendo variazioni nelle melodie e nelle sonorità che rendono più “complesso” il brano, ma non certo meno accattivante.


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