Il Maestrale, Tramontana, Alic’è: le recensioni dei singoli italiani

Il Maestrale – Xanadu
Altra proposta dal sapore letterario per Il Maestrale, collettivo di artisti pugliesi che dopo aver parlato della Genesi biblica nel precedente singolo, qui chiama in causa il poemetto Kubla Khan di Samuel Taylor Coleridge: il brano si chiama Xanadu, come la capitale dell’impero cinese di cui parla il poeta inglese. La canzone è retta principalmente dall’interpretazione vocale fuori dal comune di Alessandra Valenzano, accompagnata da una chitarra e da ritmi e sonorità etniche mediterranee, che starebbero bene nelle parti ambientate in lussuosi palazzi reali di qualche kolossal epico hollywoodiano.
Kallaste – La logica del tempo
Alternative rock quello dei Kallaste (che peraltro in spagnolo vuol dire “hai taciuto/sei stato zitto”, anche se non siamo sicuri che sia questo il senso del nome della band), al ritorno sulle scene dopo l’album del 2018 Terapia d’arte. La logica del tempo è un pezzo rock ma non aggressivo, di facile ascolto ma non orecchiabile; insomma, manca un pochino lo spunto che faccia veramente fare il salto di qualità al brano, ma è comunque una canzone che resta piacevole all’ascolto, specialmente se uno è stanco dei soliti suoni sintetizzati dello pseudo indie nostrano.
Leda P – Trasparenza
Ritorno per Leda P, che avevamo visto alcuni mesi fa in occasione del suo ultimo singolo Fuori fase. La sua Trasparenza è un brano che nasce da una dolorosa rottura, e “rappresenta il momento di distacco dal passato, la presa di ciò che è reale e ciò che appare, la volontà di non rivedere più le stesse scene rinascendo senza volto, senza espressioni, senza occhi per vedere il bello e il brutto di quello che sta attorno”. Lo fa su una base pop fatta principalmente di synth gentili e un pianoforte che con poche ed efficaci note accompagna tutto il pezzo e la voce argentina di Leda, nel solco della lunga tradizione della musica leggera italiana.
Malpelo – Antistaminico
Con un titolo che non potrebbe essere più appropriato per il terribile periodo pre-estivo che tutti gli allergici alle graminacee vivono, Malpelo torna a qualche mese di distanza dal suo singolo d’esordio Neve sulle case. Antistaminico è un brano che in realtà prende solo un vago spunto dall’allergia (“volano emozioni in aria come pollini”) per intessere un discorso su una relazione terminata e sulla voglia di evasione per cambiare scenario. Il sound è quello indie pop ritmato e tutto sommato allegro che ha caratterizzato molte produzioni dell’indie nostrano degli ultimi anni, e pare decisamente adatto per l’estate che è alle porte, anche come brano ideale da passare dagli altoparlanti di qualche stabilimento balneario che non paga i diritti di diffusione.
Nube – Specchi
Primo singolo del 2022 per Nube, artista di casa Revbus Dischi che aveva debuttato lo scorso anno con tre singoli, preludio a un disco d’esordio che dovrebbe arrivare a breve. Su Specchi, Nube realizza una collaborazione con DEN, la cui voce dolce e tranquilla si sposa perfettamente con le sonorità lo fi e sommesse del pezzo. Specchi è un brano imperniato essenzialmente su una chitarra rilassante e sulla voce leniente dei due artisti, ma impreziosito da tocchi al synth che rendono più ricco l’arrangiamento, per una canzone che pare perfetta per il “momento accendini” di un concerto.
Rainy – Estasi fetale
Estasi fetale è uno dei singoli dal primo album di Rainy, Esistenze a metà, fuori da pochi giorni. L’artista, già frontman dei The Perception, propone un alternative rock piuttosto carico, specialmente nel movimentato ritornello e nel bridge dove i vocals si fanno graffiati e quasi urlati -va detto che nei momenti di maggiore intensità la voce di Samuele appare un po’ troppo sforzata. Il brano offre parecchia energia, più di quanto abbia da offrire in termini di catchiness o orecchiabilità, ma si inserisce perfettamente nell’alveo della buona tradizione italiana in questo genere, sia “mainstream” che underground. È una canzone che “ci porta a riflettere sull’Eden perduto costituito dall’appagamento di ogni bisogno all’interno del grembo materno. La nascita è un trauma che ci porta in un limbo di metafisici desideri, di tentativi di trascendere i limiti intrinseci della nostra condizione.”
Sacrocento – Bella da morire
Ritroviamo Sacrocento, il rapper bresciano che avevamo conosciuto con i suoi precedenti singoli Luna di vetro e 24ore. Nella sua nuova canzone Bella da morire, l’artista adotta sonorità più rock -oseremmo quasi definirle ispirate da certo pop punk alla Blink-182, o alla Machine Gun Kelly per stare su cose più al passo coi tempi- unendole agli ormai canonici vocals autotunati e sopra le righe. Certo, “e tu sei bella, bella, bella, bella da morire” non sarà il testo più profondo o creativo dell’anno, ma come ritornello funziona ed è catchy e memorabile al punto giusto. Per noi ci sta.
Samuela – Silenzio
Esordio assoluto per Samuela, cantautrice bolognese classe 1996. La sua Silenzio “è un brano che parla della scoperta di noi stessi attraverso l’accoglienza dell’altro. Siamo specchi che riflettono ciò che non accettiamo di noi stessi e comprendere questa realtà ci permette di non giudicare ma di capire e scoprirci per quello che siamo”, dice l’artista. Su una chitarra leggera di sottofondo e delle percussioni quasi etniche, si staglia sovrana la voce dell’artista, sicuramente intensa e passionale, anche se probabilmente ancora da levigare per smussare alcune imperfezioni quando i vocals si fanno più tirati.
Tramontana – Le foreste devono continuare a bruciare
Giovane band di Torino – che poi è “il Midwest italiano” – i Tramontana si muovono tra alternative rock ed emo e il loro stile, con le dovute differenze, può ricordare certi brani dei The Dangerous Summer. Le foreste devono continuare a bruciare è una canzone d’amore, in cui sullo sfondo di melodie delicate si staglia una voce potente che reclama spazio per urlare le proprie emozioni. Consiglio: recuperate anche i primi due singoli. [Simone De Lorenzi]
Aità – Cercami le mani
Una chitarra acustica ci introduce in Cercami le mani, il nuovo singolo del rapper casertano Aità. Si tratta di un singolo decisamente essenziale: il semplice giro di chitarra che accompagna tutto il brano, un beat basilare per tenere il ritmo e vocals lievemente effettati ma senza sfociare nel tripudio di autotune che va per la maggiore oggigiorno. La semplicità di questo pezzo, quasi d’altri tempi, è proprio il suo punto di forza: il genere può piacere o meno, ma Aità ne propone una versione ampiamente digeribile anche per chi è abituato a sfamarsi di altri tipi di musica -forse anche grazie alla chitarra e all’effetto del beat che rende Cercami le mani una canzone non esageratamente lontana dal mondo del pop rock.
Alessandro Di Dio Masa – Se non suoni tu
Cantautorato classico e “vecchio stampo” quello di Alessandro Di Dio Masa, patron dell’etichetta Musicantiere e del Festival delle Alpi Apuane (qui le informazioni sull’iscrizione alla terza edizione in programma a luglio), arrangiatore, produttore, compositore e ora anche cantautore: Se non suoni tu è infatti il suo singolo d’esordio, perché non è mai troppo tardi per mettersi in gioco e soddisfare il proprio istinto artistico e creativo. Il brano anticipa un intero album di inediti in arrivo a giugno, è una vera e propria canzone d’amore celebrativa della musica e della sua capacità di creare legami emotivi e sentimentali, e piacerà a tutti gli amanti dei parolieri che suonano una chitarra.
Alic’è – Sigarette
Nuovo singolo per i sempre bravi Alic’è, visti negli scorsi mesi con il toccante Le chiavi di casa e Nella testa. Il duo pugliese ci propone un pezzo intitolato Sigarette, dal carattere intimista ed essenziale, fatto di un semplice piano con qualche beat appena accennato in sottofondo, per accelerare i ritmi solo sul finale in una sorta di climax a conclusione del brano. Si tratta di “una canzone d’amore, ma di un amore complicato, non accettato dalla società”, descritto attraverso richiami a sigarette fumate e non fumate, desiderate e maltollerate, giocando un pochino anche sulla classica immagine del rapporto tossico ma che crea dipendenza.
Anthony Bock & Frank Tidone – Freedom Is an Illusion
Collaborazione trans-genere quella del compositore Anthony Bock e di Frank Tidone, quest’ultimo già visto sulle nostre colonne in occasione di alcuni suoi singoli precedenti come l’ultimo Slow Train Running. Frank ci mette la chitarra elettrica, con assoli e riff molto rockeggianti in stile classico, che si sovrappongono a una composizione tra pianoforte e loop al computer, quasi interamente strumentale se non per una voce fuori campo che ripete un paio di volte il titolo del pezzo e una malefica e inquietante risata nel finale. Una combinazione interessante e sperimentale, che non possiamo che accogliere con favore in un mondo di canzoni stereotipate e tutte simili create spesso con lo scopo di imbroccare la playlist del momento.
Francesco Cioffi – Se non vuoi fare come le rose
Secondo singolo per Francesco Cioffi, che avevamo conosciuto in occasione del suo debutto con Cuore e dintorni alcuni mesi fa. Anch’esso prodotto da Molla e fuori per LeIndie Music, Se non vuoi fare come le rose è un brano semplice, essenziale e pop, retto da una bella chitarra e un beat dato dall’effetto “clapping” che fa sì che il brano possa diventare un’ottima canzone da cantare in spiaggia o meglio ancora in campeggio al lago (anche se è un po’ malinconichina). La semplicità sta anche nel testo (vedi “Dio se vorrei che non piovesse, così potremmo andarcene al mare”), e il brano funziona anche per quello. “Se proprio non ci si può fidare delle rose perché hanno le spine, si può provare a fidarsi di chi ci ama. Se non altro avrà cura di non ferirci”, dice Francesco a proposito del pezzo.
JohnLuke – Cerca sotto le stelle
Altra canzone con una ricerca nel titolo, Cerca sotto le stelle condivide con il singolo di Aità -menzionato qui sopra- una certa semplicità ed essenzialità: la chitarra, la batteria e vocals piacevoli, per un pezzo pop rock che ha un pochino il sapore degli anni 2000 e di quando Davide De Marinis finiva in radio con la sua Troppo bella. Dobbiamo peraltro dare il bentornato a JohnLuke: la canzone è stata scritta infatti “come colonna sonora del mio ritorno a Padova da Londra dopo 5 anni di permanenza”.
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