Marrano, Supertele, Benedetta Raina: le recensioni dei singoli italiani

Marrano – Poveri diavoli
“La sveglia alle quattro / Non so se sono scemo o matto”. È questo il potente inizio di Poveri diavoli, nuovo singolo dei riminesi Marrano a due anni di distanza dall’uscita del loro album Perdere. Potente è del resto l’intera canzone, nonostante la band non abbia messo dentro chitarre pesanti o batterie che pestano come delle dannate: è l’unione del testo -con la sua descrizione di un’alienazione e di uno straniamento dal mondo che è poi una richiesta d’aiuto, e anzi una realizzazione che chiedere aiuto si può e si deve fare– con la musica a farci cullare in un luogo dove la musica con le chitarre ha ancora un significato forte e serve a trovare la propria salvezza e forse anche il proprio posto nel mondo, la propria nicchia dove rifugiarsi e in cui identificarsi. I Marrano sono la band che devi ascoltare se ai sintetizzatori preferisci ancora quegli oggetti allungati con sei corde, magari sparati dall’impianto di uno scantinato umidiccio ma accogliente.
Sacrocento – Luna di vetro
Ritroviamo Sacrocento, rapper bresciano che avevamo conosciuto in occasione del suo precedente singolo 24ore. Sempre aiutato dal suo collaboratore Mef Ferrari alla produzione, l’artista ci propone un brano maggiormente ritmato, quasi “pop” nel suo incedere anche se i vocals dove spadroneggia l’autotune aiutano a riportare parzialmente il pezzo in un alveo più vicino al mondo della trap. È una canzone in cui Sacrocento “ha voluto raccontare la difficoltà di trovarsi di fronte a delle scelte e di non sapere come affrontarle”, e se strumentalmente è un pezzo che funziona parecchio risultando anche piuttosto orecchiabile, ci sentiamo di dire che a volte i vocals sembrano un po’ sopra le righe (vedasi la prima strofa) -ma è probabilmente anche il modo di cantare della nuova generazione di artisti di questo genere.
Scianni – Miccia
Quarto singolo per Scianni, artista pugliese naturalmente prodotto da Molla, che avevamo già incontrato con Nascondino e Tra la luna e sta merda. Su Miccia, Alessandro propone ancora una volta un sound leggermente nuovo: le chitarre si accompagnano delicatamente ai synth, per un pezzo che veleggia fra l’indie pop e l’indie rock. Il contesto è sempre lo stesso, ma apprezziamo come Scianni abbia avuto voglia finora di esplorarlo in più direzioni invece che incanalarsi su un unico tipo di sound. Peraltro Miccia è probabilmente il pezzo che preferiamo tra quelli finora proposti, anche grazie a quelle vibe danzerecce che il piglio della chitarra e il beat di fondo esprimono.
Specchio – Merito
Le sonorità sono disturbanti e spigolose, influenze estreme che smagrite all’osso ci lasciano un lo fi che ascolto dopo ascolto prende un suo senso e un suo fascino. Specchio, il progetto solista di Annalisa Vetrugno, è quantomeno peculiare nelle coordinate di genere in cui si va a incastrare (post-punk, noise, shoegaze con testo in italiano) ma è sicuramente ammirabile -succede ancora raramente- il fatto che sia lei stessa a seguire in autonomia tutte le “fasi tecniche” (dalla registrazione al master) oltre che a cantare e suonare. Una figura che potrebbe stupirci con un EP sicuramente non per tutti ma dall’originalità dirompente.
Supertele – Troppo fatto
A distanza di qualche mese dal suo ultimo singolo Costole, ritroviamo il progetto Supertele di Francesco Perrone con un nuovo brano intitolato Troppo fatto, fuori per Aurora Dischi. L’artista ci comunica di essere “troppo fatto per guidare”, ma la realtà è che la ragazza a cui è dedicato il pezzo è “così lontana”, scatenando una serie di riflessioni in parte autocommiserative. Il sound del pezzo si incanala su un RnB dal beat piuttosto accentuato ma dalle sonorità chill, con il refrain ripetuto abbastanza volte da entrare saldamente in testa fin dai primi ascolti. Come genere siamo un po’ lontani da quello che va di moda nel nostro Paese, ma con un brano come Troppo fatto, Supertele può trovare apprezzamenti all’interno della nicchia di riferimento.
Benedetta Raina – Dream Girl
Dopo un periodo di pausa, ritorna in pista il progetto solista di Benedetta Raina, ma con un cambio di sound rivoluzionario (in tutti i sensi). Se il suo EP d’esordio Frammenti erano cinque brani pop leggeri e innocui quanto orecchiabili e dal buon gusto musicale, su Dream Girl l’artista piemontese fa un 180 e si lancia in un pezzo hyperpop brevissimo, distorto e quasi più parlato che cantato. Il brano prende spunto dalla storia di Maria Antonietta, “ricordata collettivamente come dissipatrice e frivola”, per trasporre la sua storia nel mondo di oggi dei social media, chiedendosi come sarebbe vista la figura di questa regina se vivesse ai nostri tempi. Un sound proiettato nel futuro per un brano che trae origine da vicende di più di duecento anni fa insomma, con uno sfizioso salto temporale degno del miglior Kubrick. L’EP del 2020 per ora lo mettiamo in un cassetto; questo brano ci ha colti di sorpresa, ma aspettiamo di avere qualche elemento in più sulla nuova direzione di Benedetta Raina.
Due Venti Contro feat. Eugenio Cesaro – Squalo
Con la preziosa partecipazione del concittadino Eugenio Cesaro, noto come frontman degli Eugenio in Via Di Gioia, il torinese Due Venti Contro ci presenta il suo nuovo singolo Squalo, per Piccio Records. La canzone è interamente retta da un giro di chitarra quasi grunge ma in versione acustica, che la rende essenzialmente un pezzo indie dal sapore giocoso ed estivo, quasi da circolo attorno a un falò in spiaggia. L’artista si chiede come sarebbe la vita se tutti fossimo creature che vivono in fondo al mare; ci sarebbero gli squali e ci sarebbero i tonni (categoria nella quale Due Venti Contro ritiene di appartenere), e forse alcune dinamiche presenti nella nostra società si ripeterebbero in forma simile anche sotto il livello del mare. Brano incalzante che a tratti accenna alla filastrocca; una proposta magari leggermente fuori dagli schemi ma molto molto orecchiabile e accattivante.
Human Deception – Chasm of Desire
Da Milano gli Human Deception puntano a svecchiare la scena metal nostrana, proponendo un deathcore melodico la cui qualità è visibile nella produzione del terzo singolo Chasm of Desire. La formula della band mescola ai suoni pesanti del deathcore – riff e groove aggressivi conditi di breakdown violenti, growl e scream – parti strumentali più melodiche, a partire dalle sinfonie d’attacco dell’orchestra d’archi. Nell’EP d’esordio, di prossima pubblicazione, prenderà forma definitiva questa “epopea” ispirata al Faust di Goethe.
Ilenya – Non voglio
Ilenia Smedile, in arte Ilenya, non vuole rovinare tutto per uno stupido capriccio nel suo nuovo singolo Non voglio. L’artista milanese ma di origini siciliane propone un brano pop nel solco della tradizione di musica leggera italiana alla Pausini, che si anima specialmente nel ritornello finale con l’aggiunta di una bella chitarra elettrica. La canzone è parecchio orecchiabile e anche la voce di Ilenya si fa apprezzare nella sua dolcezza e semplicità, pur non risultando troppo particolare o riconoscibile. Il brano è una prima anticipazione del prossimo EP dell’artista, sul quale Ilenya e il suo team sono al lavoro.
Ilià – Ora d’aria
Dopo il suo ultimo singolo Potrei, uscito a dicembre, il comasco Ilià torna con questa Ora d’aria, un pezzo essenzialmente trap ma che fa vedere anche alcune influenze derivate dal punk rock con il suono di una batteria, di un basso e di una chitarra che fanno capolino qua e là. Della parte “rock” ci piace il modo in cui appesantisce le atmosfere sonore del pezzo, dandogli quella grinta e quel sentore di oscurità che altrimenti non avrebbe avuto; della parte “trap” ci piace meno quell’atteggiamento vagamente machista che è a dire il vero piuttosto comune nel genere, e che trapela da frasi come “mi piaceva scoparti, mi piaceva anche amarti, anche se guardo le altre riesco solo ad amarti”. Il brano è un “inno per tutti quelli che hanno ricevuto una porta in faccia: chi viene lasciato, licenziato, escluso”, scritto dopo che l’artista si era licenziato, a causa di un litigio, dalla pizzeria in cui lavorava (e questa è forse la cosa più pop punk del brano).
L’Iperuranio – Fare domani
“Ho cominciato a ‘fare dischi’ a quarant’anni, in sostanza perché non sono capace di fare le cose quando si dovrebbero fare, ma quando mi sento pronto per farle”. Così si presenta Nicola Bertocchi, in arte L’Iperuranio, artista triestino che un paio d’anni fa pubblicava il suo primo disco Postimpressionismo. Tra autoironia e leggerezza, Fare domani è il primo singolo che inaugura -immaginiamo- il nuovo corso del cantautore. La canzone è un mix di stili e di influenze; se infatti le strofe sono essenzialmente elettroniche, con un sound che ci fa quasi pensare che ascolteremo una canzone vicina alla dance, il ritornello spara delle chitarre punk rock molto ascoltabili e trascinanti. Alla fine è un po’ quello che facevano i Dari alla fine degli anni 2000, anche se L’Iperuranio si dice più influenzato dai Subsonica, probabilmente per sembrare più serio (scherziamo ovviamente! Il paragone con i Subsonica ci sta eccome).
Naomi B – Comete
Dopo Hollywood Boulevard e SolaConMe, torna la cantautrice romana Naomi B con il suo nuovo singolo Comete, un brano che “ci ricorda di credere nei propri sogni, di fissare l’obiettivo e prendersi ciò che si vuole”. Il pezzo si assesta principalmente su un pop leggero e di facile ascolto, con un pizzico di influenza blues/R’n’B che già aveva contraddistinto i precedenti singoli dell’artista, e atmosfere rilassate e chill nello strumentale -tutto il contrario della voce di Naomi che invece è argentina e piena di brio, un pattern peraltro non nuovo che avevamo già avuto modo di notare in Hollywood Boulevard. Un brano energizzante che dà la carica e magari gli stimoli giusti per affrontare una decisione e svoltare la propria giornata.
Nicedays – Damalpensa
Pop dalle venature urban e lo fi direttamente dalla Pianura Padana, alter ego di Nathan Schinocca e primo assaggio di un disco in arrivo questa primavera. Nicedays debutta così, timidamente, con queste sensazioni emo che sopravvivono anche nel 2022. Un’ottimo esordio per un progetto da tenere d’occhio che vanta la collaborazione con Studio Cemento. Consigliato a tutti quelli che amano la musica da cameretta e i feed coordinati su Tumblr.
Nolo – Le vite degli altri
Questo brano segna l’inizio di un nuovo percorso per i Nolo, band che porta il nome di un noto quartiere di Milano, un piccolo manifesto generazionale di periferia sulla paura suscitata dal futuro e dalle scelte. Le vite degli altri suona come la lunga gavetta di due ragazzi che si faranno certamente strada. Consigliato a tutti i milanesi che hanno troppa fretta di crescere.
Numero 6 – Stanco
Torna la band genovese Numero 6, che ritroviamo dopo otto anni dall’ultimo disco in studio con un brano che suona quasi come una scusa, a tutti quelli che li stavano aspettando. Stanco è il nuovo singolo che si ispira alle sonorità più comuni del pop rock indipendente degli anni duemila, scritto e prodotto da Michele Bitossi insieme ad Alessandro Bavo. Un ottimo ritorno in questo marasma di itpop che suona come una boccata d’aria fresca, che ci ha fatto aspettare ben otto anni.
Rea – Respiro
Reduce dall’esperienza ad Amici, la bolognese Maria Mircea in arte Rea ci presenta il suo nuovo singolo Respiro, un pezzo pop alternativo con atmosfere sfumate e rilassate date dalle chitarre leggere e i synth delicati, ma anche dal ritmo deciso con un beat piuttosto incalzante. La voce di Rea sembra più matura di quanto non dica la carta d’identità (classe 2003), e questo in realtà aiuta a dare più profondità a un pezzo che nasce da un sentimento importante, perché “racconta del bisogno di aiuto quando si affronta un cambiamento”.
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