Halflives, Vintage Violence, Amarti: le recensioni dei singoli italiani

Halflives
Halflives – Sorry Mom X

Tornano gli Halflives a qualche mese dall’ultimo singolo Dynamite, con questo brano intitolato Sorry Mom X (dove la X sta per “baci” o qualcosa del genere all’inglese, immaginiamo). È un brano che si piazza su binari decisamente pop punk -più pop che punk- non lontano da quello che avveniva nella prima metà degli anni 2010 con band come i We Are the In Crowd. Il ritornello è decisamente catchy e orecchiabile, come è del resto necessario in un genere come questo, e le atmosfere generali del brano sono fra le più luminose e upbeat nell’intera discografia della band (che poi è in realtà da qualche mese diventata il progetto solista della leader Linda Battilani). Un pezzo decisamente gradevole, che magari non svolterà la storia di questo genere musicale e forse nemmeno la carriera degli Halflives, ma che intanto finisce volentieri e con merito nelle playlist a tema.

AMarti – Pietra

Difficile catalogare o anche solo descrivere Pietra, il nuovo brano della cantautrice e disegnatrice AMarti. L’artista racconta di aver cominciato a scrivere il pezzo parlando “di un’illusione d’amore. La musica è arrivata invece a scovare un cassetto più nascosto, dove ho trovato l’infelicità di mia madre, nutrita dalle stesse illusioni ed effimera come la sabbia”. La canzone, piuttosto lunga con i suoi 5:05 minuti, si sviluppa in maniera progressiva, con bassi, pianoforti, tastiere e la voce a tratti potente di Martina. Non ci sono ritornelli, non ci sono concessioni alla musica commerciale, ma c’è un lungo flusso di musica evocativa, che sembra mettere nudo tutta la propria fragilità ma proprio in essa trovare una grandissima forza vitale. L’unica cosa che forse ha veramente senso dire su questo brano è che va ascoltato, perché non esistono parole che possano racchiuderne davvero l’essenza (che è una forza o anche un limite per una canzone, si badi).

Cilio – Scappa via

“Scappa via”, ci dice Cilio; o meglio lo dice pensando alla persona che vorrebbe approcciare al bancone del bar. La sua nuova canzone anticipa l’uscita del suo primo EP 20/22, e “racconta di una serata in cui hai bevuto un po’, non troppo, ma il giusto per essere più audace di quanto tu non lo sia da sobrio. E racconta di come tu vorresti avvicinarti al ragazzo o alla ragazza che ti piace al banco, ma allo stesso tempo sai che questa cosa potrebbe non finire bene per mille motivi diversi. Alla fine l’unica cosa che speri è che l’altro scappi via per primo”. È un brano che si snoda su una base semplice ed essenziale, caratterizzato da un cantato che si avvicina al rappato ma senza abbandonarvisi del tutto; sicuramente uno stile molto throwback a una ventina di anni fa, prima che il rap diventasse mainstream in Italia e prendesse poi tutte le evoluzioni che conosciamo. Delicatezza e quiete sono le due atmosfere principali di questo pezzo, che non sarà prodotto secondo le logiche dell’attuale mercato discografico italiano, ma che suona molto sincero e pure un po’ “rivoluzionario” nella propria semplicità.

Limeoni – Riflessi

Dopo i primi due singoli cantati in inglese i Limeoni (la pronuncia corretta è “Laimoni”) arrivano al loro terzo lavoro Riflessi e decidono di passare all’italiano: scelta approvata, dal momento che procura al gruppo torinese una patente di genuinità maggiore rispetto alle tracce d’esordio e porta il brano a risultare decisamente più originale. La canzone “racconta della necessità di distaccarsi dalla confusione e di intraprendere un cammino verso la ricerca dell’essenziale” e lo fa grazie a tonalità soft rock delicate e nostalgiche ma decise. Non perdetevi questa band come quella donna di Barletta che si dimentica gli agrumi al mercato: Signora, i Limeoni! [Simone De Lorenzi]

Motivi Per Litigare – Mandalorian

Dopo il singolo del 2021 Niente di speciale, che era arrivato a tre anni di distanza dall’album self-titled Motivi Per Litigare, il gruppo formato da “cinque musicisti e un rapper” torna con il nuovo brano Mandalorian, che a dispetto del titolo non parla esplicitamente dell’omonima serie (o almeno così crediamo, dato che non l’abbiamo vista). Si tratta di un pezzo essenzialmente rock, ma rappato invece che cantato -fedele insomma alla descrizione che la band dà di sé. Un beat rockeggiante, con una bella chitarra solista e un basso massiccio, accompagna le strofe, che si aprono in una sorta di hook rock che però non è propriamente un ritornello visto che non è cantato, se non all’ultima ripresa. Il connubio fra rap e rock non nasce certo con i Motivi Per Litigare, però è un genere che non sa mai di vecchio, e anche grazie alla buona scrittura della band, il pezzo è carico tanto quanto è orecchiabile (il riff di basso, seppure in sé non così originale, resta in testa da subito), trasmettendo rabbia ed energia.

Rob Bellusci – Stars Are Blind

Rob Bellusci non vuole fermarsi e quando non pubblica nuove canzoni -vedi la sua ultima Motivate U– si diletta con le cover. Questa settimana è la volta di un grande classico dei primi anni 2000: Stars Are Blind di Paris Hilton. Il pop punk fa magie, ed ecco che un brano super pop diventa più movimentato e moderno, con il ritornello che fa venir voglia di urlarlo a pieni polmoni per sempre. Si può notare inoltre il tocco tipico dell’artista, a cui piace inserire sperimentazioni e contaminazioni che si adattano perfettamente al genere e che Rob continua a saper padroneggiare alla perfezione. [Maria Chiara Cerra]

Sandro Mai – Cinque anni

Cinque anni è un brano che si chiama così perché è stato scritto cinque anni fa; se Sandro Mai avesse aspettato ancora un paio di mesi a pubblicarlo, avrebbe dovuto rinominarlo Sei anni e cambiare la metrica visto che “cinque” e “sei” hanno un numero diverso di sillabe, pensate un po’ com’è strana la vita. L’artista ha scritto la canzone “provando a immaginare come sarebbe stato rincontrare una vecchia conoscenza, chiedendosi quanto si possa cambiare in questo arco di tempo” ovvero cinque anni appunto -in effetti chi scrive cinque anni fa era parecchio diverso, per molti tratti anche per il meglio. La canzone è un brano pop delicato ma piuttosto ritmato, che si regge principalmente su un giro argentino di chitarra ma che non disdegna l’inserimento di un beat discreto e di suoni al synth che arricchiscono l’arrangiamento. L’insieme è molto melodico e accessibile, anche se non troppo catchy da lasciare veramente il segno; in ogni caso, un buon brano vagamente malinconico che si adatta anche all’autunno che è finalmente iniziato.

Ston & Seabass – The Pac-Man Effect

Un vulcano di idee, progetti e collaborazioni: questo è Sebastiano Modolo in arte Seabass, che fa parte del progetto Tales of Sound ma ha anche una carriera come solista che utilizza per lanciare brani a grappolo collaborando spesso con altri artisti. L’ultimo della serie è Alberto Battiston alias Ston, con cui Seabass pubblicherà un EP collaborativo, Underdogs, il prossimo 18 novembre. The Pac-Man Effect è il singolo di lancio di questo EP, e non poteva che aprirsi con un bell’effetto 8 bit che rimanda parecchio alla musichetta del videogioco da cui la canzone prende il nome. L’effetto Pac Man, come spiega la band, è la “teoria divulgata dall’associazione dei terrapiattisti per giustificare il passaggio da una parte all’altra del globo associandola al movimento che fa il personaggio dell’omonimo videogioco quando si sposta da una parte all’altra dello schermo”. La canzone ha quindi un’evidente sottotono ironico, che a prima vista potrebbe non essere così palese, un po’ per il testo in inglese e un po’ per le sonorità vagamente dark ed elettroniche del pezzo, peraltro molto in linea con i colori scuri che caratterizzano lo sfondo di Pac Man.

Vintage Violence – Tema

Vent’anni di carriera per i Vintage Violence, festeggiati con un grande concerto al Bloom di Mezzago sabato 19 novembre 2022 (qui tutte le info) e con l’uscita di un “greatest hits” –Violenza primordiale– diciannove brani selezionati dai fan della band all’interno della discografia, più un inedito: questa Tema, che la band definisce come un brano “omaggio alle sonorità verdenose” che caratterizzavano i primi lavori del gruppo. Si tratta in effetti di una canzone che suona più grezza e primordiale (eh) di quanto i Vintage Violence abbiano fatto di recente, in particolare sull’ultimo album Mono uscito lo scorso anno. Non avrà forse la carica trascinante di alcuni pezzoni della band come Zoloft, Astronauta o Metereopatia, oppure l’effetto fulmineo e dirompente di brani come SIAE o Dio è un batterista, ma ci sembra la chicca perfetta per inquadrare vent’anni di storia della band, facendo una sorta di summa di tutte le caratteristiche sonore che hanno segnato le varie epoche dei Vintage Violence.


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