Voina, Problemidifase, Ruàn: le recensioni dei singoli italiani

Voina
Voina – Super fluo

“La serata è appena cominciata, e tu hai già voglia di andare a casa”. Quanto ci piacciono le canzoni che cominciano con frasi memorabili, che bastano da sole a stampare l’immagine di un brano e a far sì che ci se ne possa ricordare anche già a partire da quelle poche parole (esempio recente, la bellissima Poveri diavoli dei Marrano con il suo “La sveglia alle 4, non so se sono scemo o matto”). Lo fa Super fluo, la nuova canzone dei Voina, di cui ci vergogniamo di ammettere di non aver mai ascoltato la discografia precedente. Super fluo è quindi la nostra introduzione alla band che ha portato alla scena alternativa italiana dischi come Alcol, schifo e nostalgia o Ipergigante. Esce per l’etichetta V4V, ha una copertina minimale e molto fluo -ovviamente- anche se poi il testo ci spiega che quel “super fluo” può anche essere inteso come un “superfluo”, cioè uno degli aggettivi con cui il protagonista si descrive assieme a “stupendo”. La canzone propone un alternative rock piuttosto accessibile e ascoltabile, che azzarderemmo a descrivere come non lontano dallo stile di certi brani più rock dei Maneskin -anche per il cantato- anche se ovviamente i Voina sono molto più interessanti e meno costruiti ad arte. Certo, quei coretti “oh oh oh” nel ritornello sono parecchio ruffiani e secondo noi si potevano anche evitare, dai, però non c’è dubbio che risultino catchy e strizzino l’occhiolino alla parte del cervello deputata a memorizzare le canzoni.

Chiara Ragnini – La casa sul mare

A un paio d’anni dal suo ultimo EP Disordine, Chiara Ragnini torna con un nuovo singolo intitolato La casa sul mare, un nome che sembra peraltro appropriato per un’artista nata e cresciuta in Liguria. Il singolo si posiziona sui binari della musica leggera italiana, con melodie vagamente pausiniane per quanto la voce di Chiara sia differente. La voce è in effetti forse l’elemento più apprezzabile di questo singolo: Chiara Ragnini sa interpretare con eleganza e delicatezza il suo brano, sfoggiando un’ottima performance anche dove le note si alzano. A livello di sound la canzone si inventa poco, inserendosi sulla scia di quanto già ampiamente sentito nel nostro Paese negli ultimi venti-trent’anni, qui riproposto in una versione non particolarmente innovativa ma comunque ben cantata.

Jhonny Cannuccia – Buon compleanno

Non ci siamo ancora fatti andar giù il fatto che Jhonny Cannuccia abbia deciso di scegliersi un nome d’arte scritto così, con la acca tra J e la O, un po’ come se fosse qualche disagiato calciatore colombiano (o giù di lì). Nonostante questo, accogliamo il suo nuovo singolo, dopo il Fuori tutto con cui l’avevamo conosciuto alcuni mesi fa. La canzone ha un piglio decisamente rock, ma sa anche essere un brano dolce: è infatti (l’avrete intuito) un brano con cui l’artista fa gli auguri di compleanno alla moglie, e possiamo quindi senza alcun dubbio definirla una canzone d’amore, seppur sui generis. Piace molto l’idea di base, piace l’aggressività e l’energia del brano, ma lascia piuttosto confusi la bizzarra scelta di produzione di sovrapporre la linea vocale principale con un’altra linea di fondo che crea un “effetto doppio” un po’ confusivo, sicuramente ridondante.

Kenai – Calzini bucati

Con questo clima da caffè caldo e copertina sulle ginocchia, non capisco perché nessuno avesse pensato prima di dedicare un brano ai calzini. Quegli esseri inanimati che animano i cassetti, ma ci accompagnano in tante tristi avventure. Il brano di Kenai, cantautore del napoletano che siamo felici di conoscere così, racconta di una storia d’amore dalla quale Kenai è stato travolto e stravolto, soprattutto a seguito della fine della relazione avvenuta d’estate. Il testo racconta per metafore tutte le sensazioni, spesso contrastanti, che si provano dopo una brusca rottura, quali possono essere la rabbia o la gelosia, ma anche nostalgia e rimpianto accompagnate però sempre dall’amore. Se siete anime autunnali e malinconiche, forse non dovreste perdervi Kenai.

Problemidifase – Menta

Torna il progetto solista di Samuele Zenti, che dalla provincia di Verona ci delizia con sonorità che si fanno più cupe rispetto alle sue precedenti uscite, anche se, allo stesso tempo, più ballabili e “da club” rispetto a quelle delle pubblicazioni precedenti. In definitiva: una riflessione dalle vibes autunnali che indaga il sentimento del senso di colpa. Problemidifase è un piccolo manifesto generazionale in corso che ci rappresenta tutti, inevitabilmente. Da ascoltare se non riuscite a uscire dalla vostra cameretta, se siete degli introversi con degli amici che vi conquistano con bella musica. Problemidifase è un mondo dove viene voglia di entrare.

Ruàn – Oltreoceano

Nonostante le varie influenze che ruàn professa, questo nuovo singolo va senza dubbi verso il cantautorato puro, confezionando un brano semplice ma non per questo scontato. Oltreoceano “è dedicato ad un amico e racconta la sua storia d’amore” che ha per tema principale una distanza – fisica ed emotiva – difficilmente sormontabile. Qua ruàn ricorda un Michele Bravi ma meno sdolcinato: merito della voce che – come già nel precedente singolo Moti lunari, seppure avesse tonalità diverse – riesce a essere risoluta senza diventare dura, è toccante senza scadere in patetismi autocommiseranti. [Simone De Lorenzi]

Sacrocento – Sotto le lenzuola

Ritroviamo il rapper bresciano Sacrocento, che avevamo a lasciato a maggio con il suo singolo Bella da morire dal piglio più rockeggiante. Sul nuovo Sotto le lenzuola, scritto “in un momento di solitudine, mentre mi trovavo in mezzo al deserto”, Sacrocento lancia frecciatine alla sua ex su una base che prende tanto dalla musica urban quanto dal rock elettronico. Il risultato è una sorta di ibrido che si fa apprezzare per il proprio ritmo, al netto del testo a volte fin troppo sopra le righe. Più elaborato il ritornello rispetto al precedente singolo, magari leggermente meno catchy e di facile presa ma comunque un pezzo che si ascolta molto volentieri.

Saimon Fedeli – Sola

Una raffica di singoli: è quella a cui ci sta sottoponendo il buon Saimon Fedeli da quando è tornato dopo quattro anni di silenzio discografico. Abbiamo avuto Capita capita, abbiamo avuto Finisce così, e ora abbiamo questa Sola, da leggersi con la “o” chiusa, nel senso di “priva di compagnia”, non con la “o” aperta nel senso di “ciofeca”. “Tutti noi abbiamo il ricordo di almeno una persona che a scuola veniva invidiata e desiderata da tutti, e che poi abbiamo incontrato anni dopo e ritrovato sola, incattivita e frustrata, non più coincidente all’immagine che avevamo di lei” è infatti il tema da cui trae spunto il brano. Un pezzo pop un po’ cantautorale alla chitarra ma che ha anche un ritmo vagamente ska, e infatti nel ritornello fanno timidamente capolino delle trombe. Lo ska da queste parti è visto come un anatema, ma per fortuna Saimon Fedeli si ferma più di qualche passo prima di varcare il confine di quel mefistofelico genere. Alla fine quello che abbiamo tra le mani -o meglio tra le orecchie- è un pezzo allegro e ballabile, dal sapore molto più estivo che autunnale, e allora auguriamoci di vivere ancora un po’ di belle giornate soleggiate per ascoltare questo brano.

Argo – Metà settembre

Argo nelle strofe espone a trecentosessanta gradi il fenomeno psicologico dell’overthinking in un singolo dichiaratamente autunnale dal titolo Metà settembre, un brano che descrive un disturbo che costringe l’artista, come molte persone, in un vortice di pensieri, preoccupazioni e ragionamenti disordinati che non si riescono a gestire in alcun modo. La produzione, abbozzata da Argo, è stata arricchita e arrangiata in seguito da Trem che ha saputo valorizzare al meglio l’intenzione emotiva del pezzo. Torna quindi uno dei cantautori della scena romana più interessanti delle ultime settimane (perché sì, ormai si parla per settimane), ma con la testa dura e con queste tematiche sottovalutate e non rappresentate resiste bene. Da non perdere!


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