Claudym, Hån, Shadouone: le recensioni dei singoli italiani

Claudym 2021
Foto di Andrea Olivo
Claudym – Limbo

Artista musicale e miniaturista, la milanese Claudym torna a distanza di qualche mese dal suo ultimo singolo Nightmare con questa nuova canzone intitolata Limbo. Il brano è molto corto e conciso, chiudendosi in poco più di due minuti nei quali Claudia Maccechini (vero nome dell’artista) prosegue l’esplorazione delle sonorità già incontrate sul brano precedente: suoni e atmosfere che evocano i pezzi più upbeat di Billie Eilish (buona parte di When We All Fall Asleep o brani come Therefore I Am dell’ultimo disco) ma trasportati nella dimensione italiana e cantati nella nostra lingua. Nightmare funzionava parecchio anche per il senso di urgenza che il pezzo trasmetteva; qui il sound è un po’ più da “ballo lento”, però non si perde la qualità, perché Limbo resta una canzone non solo orecchiabile ma dotata anche di un certo “effetto replay”, che invoglia cioè a farsi riascoltare più volte.

Hån – Flights

Periodo prolifico per la bresciana Hån, che dopo la firma con Sony Music sta pubblicando singoli con una buona lena. Dopo Bicycle e Sonic96 di cui abbiamo parlato negli scorsi mesi, ecco la nuova Flights che prosegue la ricerca sonora dell’artista su direttrici R’n’B, synthpop tranquillo e bedroom pop senza sconfinare in modo preponderante in nessuno di questi generi: Flights sembra infatti una summa perfetta di ognuna delle tre componenti in parti uguali, risultando un brano delicato e dolce ma anche facile da ascoltare (come il buon pop dovrebbe essere), un po’ moody e introverso e di respiro indubbiamente europeo più che italiano. È il tipo di brano che vorremmo ascoltare di più in radio, e anche nelle playlist buone per ogni occasione.

Schianta – Stasera mi butto

Secondo singolo per il siciliano Schianta, che a febbraio aveva esordito con Casa mia. Il brano, fuori per Aurora Dischi, si intitola Stasera mi butto, e sì, è esattamente come pensate. Il ritornello è un omaggio al celebre tormentone anni ’60 di Rocky Roberts, per l’occasione rivisitato in chiave più indie pop, che rende ovviamente la canzone parecchio orecchiabile e memorabile -il merito è naturalmente dell’originale, ma è apprezzabile il modo in cui un brano di cinquantacinque anni fa sia stato riadattato per farlo suonare moderno. Il testo parla di “quella ‘scossa’ che si prova dopo una rottura, quel mix di rabbia, tristezza, strafottenza e amore che ti si muove nello stomaco subito dopo la fine di una relazione”.

Shadouone – Stupido film

A metà fra l’eroina di un fumetto (qui potete leggere il primo episodio) e un’esponente italiana della drill, Shadouone pubblica il suo nuovo singolo Stupido film, che segue a ruota i precedenti Sleepless ed Estate maledetta. Anche se l’artista rifugge dalle etichette e persino dalle descrizioni troppo articolate dei propri brani, perché “non vuole influenzare in alcun modo l’ascoltatore”, il nuovo brano può inserirsi a spanne nel filone tra drill e gangsta rap, detto comunque che dei tre pezzi di cui abbiamo parlato finora è quello meno “cattivo” o minaccioso -inteso come semplice descrizione sonora del pezzo, non certo come critica a un brano che conferma il talento interessante e multimediale di Shadouone.

Simone Campanile – Ci sto bene

Reduce da una stringa di singoli pubblicati nel 2021, l’ultimo dei quali, Ipnotica, uscito a maggio, il cantautore milanese Simone Campanile ritorna in quest’ultima tranche dell’anno con un singolo preso bene e preso male allo stesso tempo. Ci sto bene è un brano che sa di “rivalsa”: Simone ha finalmente superato la rottura di una relazione e ora “ci sta bene” ed è fiero di sé stesso per aver ritrovato la serenità e l’equilibrio dei sensi. Ce lo dice con un brano caratterizzato da un ritornello pop rock piuttosto carico e un assolo di chitarra nel bridge, a fare da contraltare alle sonorità più synth e indie del resto del pezzo. Un brano che può apprezzare anche chi viene da un breakup, come “ascolto motivazionale” per ricordarsi che prima o poi si arriva sempre a un punto dove quella storia diventa ufficialmente parte del passato.

Summit – Sì però

Dopo il singolo Del Piero uscito quest’estate, i Summit tornano con un brano intitolato Sì però, che si presenta come una sorta di pezzo “generazionale” in piccolo: è una canzone che “racconta il dilemma dei vent’anni: andare via di casa, scappare via dalle solite strade e provare a realizzarsi da soli, senza sapere come”. In Italia forse sarebbe più corretto dire “il dilemma dei trent’anni”, ma al di là di questo dettaglio Sì però è un pezzo pop rock che nel ritornello aggredisce con un tiro più energico e movimentato, facendo da giusto contraltare alle strofe più indie e posate, in cui la band analizza il più classico degli impacci di chi vive ancora in casa coi genitori: “dai, mamma, quando esci fuori a cena? Che invito la ragazza a far l’amore sottovoce”. Un pezzo che ci piace; simpatico e un filo ironico ma anche serio e capace di riflessioni più profonde sulla vita verso i vent’anni.

Tales of Sound – Metallico

Torniamo in ambito rap con i Tales of Sound, che nel 2021 hanno esordito con l’EP Frammenti quotidiani, e ora ci regalano un nuovo singolo intitolato Metallico. Definirlo un brano rap è in realtà parecchio limitante e riduttivo: di rap c’è sicuramente l’interpretazione vocale e anche la base della canzone che è un beat, ma il titolo non è stato scelto a caso perché nel brano si inseriscono un batteria e dei synth parecchio “metallici”, quasi da rock elettronico spinto un po’ alla Enter Shikari. E calzante è quindi la descrizione che ne dà la band stessa: “un colpo di spada fra due cavalieri, del martello sull’incudine per forgiare. È il senso indomito di rivalsa”. In un mondo abituato a categorizzare i brani -anche per semplice comodità, cosa della quale noi in primis ci rendiamo colpevoli- fa sempre piacere scoprire qualcuno che propone un sound che mescola influenze anche apparentemente lontanissime fra loro.

Tum – Rush

A quasi due anni dal suo album d’esordio solista Take Off & Landing, Tommaso Vecchio aka Tum, ex leader dei Pocket Chestnut, ci presenta il suo nuovo singolo Rush, preludio -chissà- a una nuova uscita discografica per l’artista milanese. È un brano che si regge principalmente sull’accoppiata voce-chitarra, ma inserendo man mano drum machine e leggeri synth a “sporcare” l’assetto cantautorale, conferendo al brano una maggior sensazione di “vissuto” e di alternativo. Tum dice che Rush è una canzone d’amore, ma di quelle in cui “due persone scoprono di piacersi e non capiscono più nulla, mandano tutto affanculo e si lasciano andare”. Una spiegazione estremamente diretta per un pezzo che anche a livello di sonorità ha il sapore dei brani d’addio e di meditazione nell’aftermath di una relazione finita male senza nemmeno sapere bene il perché.

Darma – Basterebbe respirare

La romagnola Darma fa seguito al suo album d’esordio Vertigine, uscito lo scorso anno, con questo nuovo singolo intitolato Basterebbe respirare. È un brano a metà fra il pop e la ballad pop rock, che potrebbe anche essere il famigerato “pezzo lento” nel disco di una rock band perché è effettivamente piuttosto ritmato pur senza essere necessariamente un brano da ballare. Di Darma su questa canzone si fa apprezzare molto l’interpretazione, pur con qualche effetto di troppo sulla voce: si percepisce un approccio delicato ma allo stesso tempo energico, come di una persona che sa quello che vuole e dove intende arrivare. L’artista dice che il brano racconta “l’odore del cambiamento, la paura di perdere la leggerezza e l’incoscienza del passato e al contempo la voglia di continuare a credere che non servono molte cose per essere liberi. Basta solo respirare.”

Eleonora Mangano – Niente

C’è chi nel mezzo del cammin di sua vita si ritrovò per una selva oscura, e chi “nel mezzo di un trasloco ho ritrovato fogli stropicciati e sparsi in una scatola” come nel caso di Eleonora Mangano, classe 1992 da Prato. Niente è solo l’ultimo dei singoli pubblicati dall’artista nel 2021, ed è un brano retto principalmente dalla chitarra, sulla quale però si innestano anche altri strumenti tra cui una batteria dal piglio molto rock che permettono al brano di esulare dalla definizione di mera ballad -e del resto il catartico finale con climax sonora spazza via qualsiasi dubbio in merito. Eleonora non esagera con la voce: il suo cantato è appena accennato, a volte quasi sottovoce ma mai sopra le righe, e non potrebbe essere altrimenti in un brano che affronta il tema dei disturbi alimentari. “La canzone è nata grazie a un’esercizio datomi dalla mia terapeuta che mi disse di scrivere nel dettaglio su carta ogni giorno tutto quello che sentivo”, rivela Eleonora.

GiusiPre – A.C.C.

A.C.C., ovvero Amore Cinismo e Caffè: questi gli ingredienti -oltre che il titolo- del nuovo brano di GiusiPre che “sdrammatizza la complessità dell’amore e l’inizio di una relazione”. L’amore è la scintilla che ha fatto da ispirazione per la nascita del brano; il cinismo si sente nel testo e nell’intonazione dei vocals di Giuseppina, mentre il caffè farebbe pensare a un brano molto upbeat e carico, invece si tratta di un pezzo vicino all’indie rock (pur con molti sconfinamenti nel pop rock) che non ti fa scatenare ma che sicuramente fa muovere la testa, in particolar modo quando si innesta la chitarra elettrica che ci fa pensare un pochino al modo in cui la chitarra irrompe nel brano nella bellissima Heat Wave di Snail Mail -in quel caso, qualcuno definì quella chitarra “crunchy” e penso non ci sia miglior modo di descrivere lo stesso strumento nel pezzo di GiusiPre.

Immune – Bum bum bum

Chiamarsi Immune di questi tempi può suonare come una spacconata, o come qualcosa che ti rende particolarmente invidiabile da buona parte della comunità -in realtà Immune era già tale prima del 2020, per cui non si tratta di un nome d’arte figlio della pandemia (grazie al cielo, aggiungeremmo). L’artista vercellese è la primissima proposta della neonata Level Up Dischi, costola discografica di Level Up Press, con il suo nuovo singolo Bum bum bum. Non è una cover italiana dei Vengaboys (questa è per i non più giovanissimi), ma una “canzone del cazzo” -ipse dixit- con “la cassa che fa bum bum bum”. Più precisamente è un brano vicino a sonorità electropop in cui Immune si lamenta un po’ di quello che gli piace e non gli piace della tipa protagonista del testo, ma a dir la verità il testo stesso è costruito per essere “un rigurgito nonsense figlio della noia”. Tra il serio e il faceto, ma alla fine il pezzo è simpatico, e pensiamo che l’obiettivo di Immune fosse proprio questo.

Marchi – Gennaio

Tempo fa parlavamo di Nicky Buell che lamentava il fatto che in radio non si sentano abbastanza canzoni di ragazzi che desiderano altri ragazzi. Anche in Italia abbiamo finalmente qualcuno che ci propone una canzone esplicitamente su questo tema, anche se per ora in ambito underground / emergente. Il cantautore sardo Marchi lo fa nel suo nuovo singolo Gennaio, una ballad romantica e delicata “dai toni invernali che evoca l’inizio di un amore tra due uomini”. È un brano che a livello di sonorità rientra ampiamente nella tradizione pop-cantautoriale italiana -quasi sanremese anche se a Sanremo ci avevano mandato Povia a parlare di tematiche simili (…)- quindi forse un po’ fuori da quello che passa per radio in questo preciso momento storico, ma alla fin fine questo genere di sound in Italia è una sorta di sempreverde buono per tutte le stagioni, e chissà che Marchi non riesca a lasciare il segno nel panorama musicale nostrano.

Medivh – Rebirth

Avevamo lasciato i Medivh con il loro precedente singolo Underwater che mimava musicalmente la condizione di trovarsi sott’acqua; li rivediamo all’opera con questo nuovo singolo Rebirth, in cui la band conferma il proprio sound rock con influenze elettroniche, anche se qui il computer occupa uno spazio solo complementare a quello che è un brano carico e quasi minacciosamente aggressivo fin dalle prime note. Le ispirazioni citate sono gruppi come X Ambassadors, Depeche Mode, Pink Floyd e Mogwai; sicuramente la band sa trovare il punto di equilibrio fra la voglia di spingere e la necessità di venire incontro alle esigenze di orecchiabilità e musicalità, in un brano che invita “a non abbattersi, a prendere le difficoltà e usarle per rinascere migliori, più forti”.

Mots – Paradise

Nome apparentemente francese per i Mots, anche se poi leggiamo meglio e scopriamo che non potrebbe essere più italiano: la parola è l’unione delle sigle delle province di Modena e Trieste, luoghi di origine dei due membri che compongono il progetto. Paradise è il loro secondo singolo dopo A casa tutto ok uscito quest’anno e si presenta come un brano super ballabile con le sue sonorità da remix di una compilation Hit Mania Dance Champions di qualche anno fa; anche il testo cantato un po’ in italiano e un po’ in inglese fa prendere quell’effetto retro alla canzone che nei circuiti radiofonico-commerciali non sentiamo da un po’ di tempo -nel bene e nel male. Il titolo del pezzo, come spiega il duo, deriva dal messaggio insito nelle parole, ovvero che “il mondo dovrebbe essere già una sorta di paradiso che però troppo spesso è trasformato in un inferno al quale dovremmo contrappore il nostro paradiso interiore”.


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