Cecilia, Tommi E.G.O., Pas Mal: le recensioni dei singoli italiani

Cecilia
Foto di Manuel Grazia
Cecilia – Febbre

A più di un anno dal suo bellissimo quanto breve EP Il senso di questo caos, Cecilia torna finalmente a farci ascoltare musica nuova con questo brano intitolato Febbre, primo estratto dall’EP 555 in arrivo il 13 ottobre per Epic Records, con cui l’artista ha firmato un annetto e mezzo fa. Cecilia ha detto di essersi maggiormente aperta a collaborazioni con altri produttori e compositori per i brani del nuovo EP, e sicuramente Febbre è una canzone che introduce parecchi cambiamenti nel sound dell’artista: si tratta di un brano (indie) pop leggero, quasi pop rock nel ritornello ritmato, che si libera quasi completamente delle sonorità R&B delle uscite precedenti, ma che proprio per questo ci sembra far perdere un po’ di quella personalità e unicità che avevano gli altri brani dell’artista. Se la voce di Cecilia rimane molto autentica e personale, il sound che la accompagna sembra quello di una qualsiasi canzone che potrebbe passare alla radio da parte di un qualsiasi artista con velleità da grande pubblico.

Tommi E.G.O. – Amica tossica

Da Tommi e Gli Onesti Cittadini a Tommi E.G.O. Un piccolo cambio di denominazione, una sorta di alter ego (o alter e.g.o.) nato con l’inizio della collaborazione di Tommi, già noto come frontman delle PornoRiviste, e il produttore Danti, già voce dei Two Fingerz. Il 13 ottobre uscirà l’EP Vita selvaggia, anticipato da questo singolo che si chiama Amica tossica e che ci sentiamo di dire è il modo in cui suonerebbe Achille Lauro se facesse punk rock. Il brano è divertente, energico e scanzonato, e se magari il testo è un po’ ripetitivo questo non disturba, anzi rischia di farlo finire impresso nei nostri neuroni ancora più facilmente.

Marco Bugatti – Fuori

Tutto si può dire di Marco Bugatti se non che non sia un artista eclettico. L’ex frontman dei Grenouille ci ha presentato tre singoli negli ultimi mesi: uno era un pezzo rock scatenato (Fare casino), l’altro una ballata blueseggiante (Amen), e ora arriva Fuori che è un tranquillo brano pesantemente influenzato dalla psichedelia anni ’60, tanto che l’artista elenca ufficialmente Beatles ed Equipe 84 (!) tra le band che hanno ispirato il pezzo. Rispetto ai due brani precedenti manca forse un ritornello travolgente che ti ritrovi a cantare anche sei mesi dopo averlo ascoltato (a noi capita tuttora con Fare casino e a volte anche con Amen, siamo disperati), però le melodie sono parecchio ammalianti e l’atmosfera un po’ hippie e un po’ sognante, per cui il pezzo è ampiamente approvato anche a questo giro.

Material Fields – Give It a Break

Un ritmo ossessivo che ci fa entrare in un tunnel sonoro, in un club berlinese oscuro e probabilmente con una severa selezione all’ingresso. Questo il ritorno e il volto di Lorenzo Pasini, chitarrista dei Pinguini Tattici Nucleari (ma comunque non ditelo troppo in giro, che pare non faccia così piacere che questo segreto venga rivelato) che è come se ci facesse entrare nella sua cameretta, per farci scoprire cosa succede al di là dei concerti negli stadi, di Sanremo e dei tormentoni. Un gusto musicale sublime, che affonda negli anni novanta e riemerge con sfumature elettroniche, e che è impossibile non amare. Material Fields è il progetto che si può spammare agli aperitivi per fare gli intellettuali, e che si può ascoltare senza remore durante i lunghi viaggi in macchina notturni. Speriamo che questo nuovo singolo, che arriva dopo un album di debutto già molto ispirato, porti presto a una nuova pubblicazione, perché non sapevamo di averne bisogno.

Nodonord – Il mostro

Primo singolo per Nodonord, che ci presenta questo brano intitolato Il mostro (purtroppo non una cover de El mustru di Davide Van De Sfroos). Il mostro che descrive Giovanni vive sotto il letto ed è a dirla tutta una creatura parecchio inquietante per la descrizione che ne dà l’artista, eppure il sound del brano è tutt’altro che tetro o minaccioso: si tratta anzi di un pezzo synthpop, non ovviamente sbarluccicante o upbeat ma comunque ritmato e a suo modo ballabile. Una sorta di dualismo che alleggerisce forse la sensazione di paura che il mostro genererebbe nell’ascoltatore, e allo stesso tempo incuriosisce: chi è davvero il mostro di cui parla Nodonord?

Pas Mal – Asciutto

Ieri pomeriggio a un concerto punk un po’ marcio ho saputo di un ragazzo che si chiama Umile di nome e che, a quanto mi è stato riferito, è umile anche caratterialmente. Lorenzo Federici, bassista degli Eugenio in Via di Gioia, il suo nuovo progetto solista lo chiama Pas Mal, e infatti il suo primo singolo, Asciutto, non è mica male. La canzone è una “dichiarazione di guerra contro tutto ciò che ci tiene legati a maschere che ci deformano il viso, e ad abiti che ci stringono il cuore”, ed è un pezzo che si può senz’altro far rientrare nella tradizione indie (pop) italiana dell’ultimo decennio. Una delicata chitarra acustica viene assorbita da vari strati di synth, per accompagnare un cantato un po’ malinconico ma positivo (happysad). Non una novità dirompente in termini di sound, ma un progetto che assolve bene al compito di dar sfogo all’esigenza espressiva e creativa del suo ideatore.

Problemidifase – Sedie

Continua sotterraneo, come molte delle cose che sono bellissime, il percorso di Samuele Zenti come Problemidifase, che ci parla della sua Verona fatta di feste in case, sedie di plastica, synth sinuosi, un respiro internazionale che forse non ci meritiamo neanche troppo, concentrati sui cantautori tutti uguali simil-Scuola Indie. Questo brano, che parla di una relazione finita, di quella fase tremenda che tutti abbiamo passato almeno una volta quando ci rendiamo conto che la persona a cui abbiamo dedicato attenzioni e sentimenti in realtà non esiste, con sonorità che piacerebbero agli americani, a tutti gli eredi di Mac DeMarco e Alex Cameron, e che piacciono molto anche a noi.

Roberto Benatti – Tu dove sei

Un nuovo nome che si affaccia alla scena milanese con un timido progetto che porta il nome di Roberto Benatti, musicista dell’Orchestra della Scala, ma ora anche autore di un disco di prossima uscita, con questo primo assaggio dal titolo Tu dove sei. La voce di chi ha cantato sotto la doccia per anni, senza mai uscire allo scoperto, una storia d’amore, quella tra lui e la sua Silvia sui banchi di scuola, che potrebbe essere la storia di tutti, solo che questa sembra un film dei più ispirati di Nanni Moretti. Roberto Benatti, con la sua timidezza di sentimenti sussurrati ed estrema competenza musicale che si traduce in un primo brano complesso e sentito, che non vuole pesare troppo. Non vediamo l’ora di sentire qualcosa in più.

Veronica – Santa Chiara

Cantautrice campana, Veronica torna con un nuovo singolo dal titolo Santa Chiara, un omaggio alle sue terre, al sole, ai profumi e agli amori passati che sanno di vacanza. Forse l’ultimo singolo estivo dal sapore dolceamaro, Veronica ci fa fare un viaggio sulle onde del sud, che ci fanno affondare nelle influenze del cantautorato al femminile, ma anche in suggestione elettroniche. Questo brano è perfetto per i nostalgici dell’estate, per chi ha vissuto una storia che sa di sale e di mare e che non è potuta andare avanti, per chi cercava un brano nuovo, con il carisma di una diva: Veronica è una di quelle voci senza tempo che vi faranno innamorare. Una copertina fuori mercato e un nome d’arte generico che non facilita le ricerche, per un brano che invece ha grandi possibilità, peccato quindi per tutte le infelici scelte di marketing. Ma poco male, il talento c’è e le auguriamo il meglio.

Argo – Candy

Dalla periferia di Roma, torna Argo con un brano di un cantautorato fine e fragile, raro per una voce maschile, che spalanca un mondo sul suo rapporto, autobiografico, con le dipendenze, e relativo risveglio. Un nuovo brano che segue l’EP di debutto che già ci aveva colpito e conquistato, un sussurro, una confessione, un brano che nasce e rimane acustico, in controtendenza ad opporsi alle iperproduzioni dell’itpop nostrano. Argo si rivela un cantautore valido e maturo, con una storia di dolori e sentimenti non comune ai suoi coetanei, e questo ha un impatto non da poco nella scrittura, che arriva violenta con versi profondi e taglienti. Roma forse ha ancora una scena romana, solo che non fa troppo chiasso, come Argo.

Brunacci – Carezza

Brunacci ce lo immaginiamo un po’ come il risultato di una fu-sio-ne tra Brunori Sas e Fulminacci, stile Gogeta o Vegeku. Invece la sua Carezza, primo singolo del 2023, è una ballad intimista suonata alla chitarra e al pianoforte, interpretata con una certa forza patetica dall’artista che fa sì che il brano sarebbe perfetto come colonna sonora di qualche scena strappalacrime di un film o una serie TV, a maggior ragione con il buildup finale che aumenta l’intensità emotiva del brano. Le generazioni si susseguono, ma alla fine una cara, vecchia canzone da accendini accesi al concerto (o torce degli smartphone, visti i tempi…) non passa davvero mai di moda.

Cable21 – Limiti

A pochi mesi dall’album Simbolatria, i Cable21 hanno già un nuovo singolo, un po’ come le band internazionali del giro che conta. E internazionale del resto è anche il sound del gruppo, confermato su questo brano intitolato Limiti, che però fa un piccolo scarto dalle sonorità vicine al post-punk udite sul disco, in favore di un rock alternativo più accentuato, potremmo quasi dire un ibrido fra le sonorità d’Oltremanica e la sensibilità rock che invece abbiamo in Italia. Quello che manca in termini di catchiness/orecchiabilità è compensato dalla buona energia sprigionata dal pezzo, concepito come “un road trip lungo i confini fisici e mentali che costellano e condizionano il nostro quotidiano”.

Dena Barrett – Halloween

A dispetto del nome da cantautrice indie rock, i Dena Barrett sono una band da Viareggio, che con questa canzone intitolata Halloween (uscita casualmente a inizio “spooky season”?) si presentano sulle scene. Il brano prende spunto da una festa di Halloween per sprofondare in una riflessione esistenziale sui “nostri trent’anni appena compiuti, il presente sempre più precario e un futuro dettato dalle richieste pressanti di realizzazione professionale e stabilità economica, capitalista e borghese”. Si tratta di un pezzo indie rock che viene però cantato in modo particolare, con strofe che sembrano prese più dal mondo urban/hip hop e un vaghissimo (ma proprio di fondo, eh) retrogusto alla Ligabue. Interpretazione curiosa che sicuramente aiuta a staccare i Dena Barrett dalla massa di progetti che propongono sonorità assimilabili alle loro.

Erranimo – Paper Skies

Torna l’animo errante di Erranimo, che dopo aver percorso alcuni passi al buio sul suo precedente singolo, ora arriva addirittura a toccare cieli di carta sul nuovo brano Paper Skies. L’artista prosegue sul tenore del suo pop ricco di bei synth, vagamente reminiscenti dei primissimi Chvrches, e sempre con una pronuncia un po’ maccheronica (non aiuta in questo il fatto che la voce sia mixata parecchio più alta rispetto al resto dei suoni). Ma questo difettuccio linguistico glielo possiamo perdonare perché Erranimo propone un sound poco esplorato in Italia e che ha assolutamente del merito. Nei primi anni 2000 qualcuno dei nostri grandi DJ che spaccavano in tutto il mondo ne avrebbe probabilmente potuto fare un gran remix di successo.

Guasto – Amsterdam

Un singolo nel 2021, due singoli nel 2022 e ora questa Amsterdam nel 2023. Guasto sceglie una città abbastanza inflazionata su cui scrivere una canzone, però propone un pezzo indie pop/indie rock molto ritmato e accattivante che descrive notti brave nella capitale olandese. Il ritornello, con il suo testo un po’ ripetitivo/ossessivo sul nome della città, avrebbe anche le potenzialità per restare impresso nella mente e nelle orecchie di un pubblico piuttosto vasto, aiutato anche dalle sonorità decisamente accessibile del pezzo.

Justify Your Venom – Disaster

Sempre più cervellotici ed enigmatici i nomi che le band rock e metal devono inventarsi in quest’epoca in cui tutti i nomi fighi sono già stati presi. Possiamo quindi giustificare i Justify Your Venom per questo non certo immediato nome, forse uno dei motivi per cui il loro nuovo singolo ha un titolo semplicissimo: Disaster. Il nome del brano non è fortunatamente un nomen omen: lungi dall’essere un pezzo disastroso, il brano vede un buon rock corredato da assoli di chitarra, un paio di scream occasionali che fanno un po’ 2008, un accenno di synth per creare la suspense nel bridge e la sensazione che la canzone sia un collage tutto sommato riuscito di varie influenze radicate negli anni 2000. Una produzione leggermente più pulita avrebbe probabilmente aiutato il pezzo a dare quella botta in più.

Kate Klein – In My Mind We’re All Insane

A Kate Klein piace cambiare e svariare non solo con le sonorità ma anche con la lingua dei testi dei suoi brani: dopo $erotonin Please e poi Milano sei tossica, l’artista torna all’inglese su questa In My Mind We’re All Insane, un pezzo che mescola un approccio di base rock/pop punk con elementi da synthpop; una combinazione che magari non sarà inedita ma che Kate effettua in modo piuttosto convincente e sicuramente orecchiabile. Il ritornello è decisamente ballabile, ma con le chitarre diventa anche un brano che si può ascoltare volentieri da sottopalco. Kate spiega che la canzone “racconta la vita, fatta di giornate no, dove anche solo alzarsi dal letto sembra una tortura, alle giornate di euforia dove ti senti il re o la regina del mondo pronto a cambiare la tua vita”.


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