Bye.Tide, Federico Fabi, Lamette: le recensioni dei singoli italiani

Byetide
ByeTide – Solo

Terzo singolo del 2022 per i ByeTide, duo targato Factory Flaws e formato da Francesco Pellegrin (producer) e Andrea Zambonini (cantante). Solo è un brano pop elettronico, concepito come “una fotografia di un’esperienza di abbandono, un abbandono nel quale ci immergiamo con tutti i nostri pensieri, per comprenderne a pieno il reale significato”. Un tema che si confà alla stagione fredda finalmente entrata nel vivo, ma che offre anche l’occasione per cercare di dare un po’ di calore, a sé stessi e anche a chi ascolta il brano, che è caratterizzato sì da sonorità principalmente fredde e notturne, ma che scavando appena sotto la superficie comunica una sensazione di energia e di comunità, sottolineata anche dalla frase ricorrente “così non mi sento solo”. È un brano abbastanza ripetitivo secondo uno schema tipico della musica elettronica, ma è una ripetizione che serve a dare ritmo al pezzo, oltre che a sottolineare il concetto chiave della canzone.

Marco Bugatti – Fare casino

Un gran bel tiro quello che ha Fare casino, il nuovo singolo del cantautore milanese Marco Bugatti. L’ex frontman dei Grenouille, band di culto nel giro underground degli anni 2000, parte dalla propria esperienza diretta e dal mondo di tutti i giorni che lo circonda, per scrivere un inno per tutte le persone che non vogliono piegare la schiena sotto il peso della vita e continuare a “fare casino”, suonare, divertirsi con gli amici e sentirsi vivi. “Alza la musica a palla / finché la notte non ci porta via / finché qualcuno non chiama la polizia” dice il ritornello che invoglia a cantare sotto il palco e saltare come se si fosse in discoteca, ma con un sottofondo decisamente rock.

Martina Zoppi – Quello che pensate

Qualche mese dopo il suo singolo Avrò cura di te, ritroviamo Martina Zoppi con un nuovo brano intitolato Quello che pensate -un altro titolo vagamente da film italiano if you ask us. Le sonorità vicine all’R&B che flirta col pop, già udite sul precedente brano, sono confermate anche su questa nuova canzone, ma soprattutto si conferma l’attitudine di Martina a scrivere testi particolarmente lunghi e densi di parole, il che sembra un po’ una sorta di anomalia in un’epoca caratterizzata dal basso livello di attenzione (ma è sicuramente una caratteristica positiva, coraggiosa e che può dare un tocco maggiormente personale ai brani dell’artista piacentina). Si sente anche una bella chitarra elettrica verso il finale del pezzo, a dare una leggera scarica di potenza in più. Il testo in sé vuole riflettere su alcuni tratti della nostra società: “se una persona è arrivata economicamente, è considerata infallibile e necessariamente felice e da stimare. Abbiamo così un’immagine distorta della persona in base al ruolo che ricopre”.

Mosè Santamaria – Epitaffio

Dopo il suo singolo estivo Come un Buddha sotto un fico, il cantautore veronese Mosè Santamaria torna con un nuovo brano, anch’esso dal titolo piuttosto “aulico” (quantomeno rispetto alla media, insomma), ovvero Epitaffio. L’epitaffio è l’iscrizione che si incide sulla lapide, e nel mondo punk fa subito pensare alla storica etichetta fondata da Brett Gurewitz dei Bad Religion; nel mondo maggiormente pop e maggiormente italiano, da oggi fa pensare anche a questo brano parecchio ritmato e danzereccio -una Dove si balla in versione indipendente/underground, per così dire. Morte, rinascita e vita fanno da tema per questa canzone -e forse non poteva essere altrimenti visto il titolo- che si fa apprezzare per un ritornello incalzante e abbastanza catchy, ma anche per il suo ritmo coinvolgente. Si tratta dell’ultimo singolo prima dell’uscita di Come cani per strada, il nuovo album di Mosè Santamaria previsto per venerdì 9 dicembre.

Ninni – For the Last Time

For the Last Time è il brano con cui ci si presenta per la prima volta Ninni, cantautore napoletano che va controcorrente decidendo di non cantare nel dialetto della sua città che al momento spopola nelle classifiche di ascolto nazionali, ma in inglese (in un buon inglese, aggiungeremmo, cosa da non dare mai per scontata quando un italiano prova a cantare nella lingua della perfida Albione). Il singolo è in effetti un brano dal respiro internazionale, con un pianoforte delicato, una chitarra discreta e un cantato altrettanto dolce ed emozionato, che avrebbe tutte le carte in regola per far breccia nei cuori degli ascoltatori di qualsiasi parte del mondo. È un brano che viene presentato come una canzone con sonorità da jazz bar che potrebbe essere uscito da un film con Audrey Hepburn, e ci sembra che non si potesse trovare una descrizione più azzeccata. Una piccola canzone-frammento (anche per la sua durata decisamente contenuta), ma che col suo calore soffuso appare perfetta anche per il periodo natalizio alle porte.

Ruàn – Le parole degli altri

Non nego di avere avuto Oltreoceano, l’ultimo singolo di ruàn, in loop per tutti i due mesi successivi alla sua uscita, quindi l’asticella da superare era alta. Nella nuova canzone Le parole degli altri il cantautore riprende il tema della distanza, ma declinato nel “profondo fastidio che si prova nel sentirsi separati dalle persone che si amano a causa di chiacchiere e pettegolezzi altrui” – e il testo è anche questa volta molto bello nella sua semplicità. Musicalmente invece i toni si alzano e recuperano un’impronta rock, che ruàn dimostra di riuscire a mantenere con confidenza. Emotivo al punto giusto. [Simone De Lorenzi]

Smokin’ Velvet – Scarseez

Dopo il singolo Lontano da qui, con il quale avevamo fatto la loro conoscenza, tornano gli Smokin’ Velvet proponendoci il loro ultimo brano Scarseez, un titolo che ci lascia abbastanza perplessi in quanto al significato -lo dicono nel ritornello, ma non possiamo affermare di aver capito a cosa si riferiscano. Il testo è in compenso un po’ più chiaro: è un pezzo dove gli Smokin’ Velvet se la prendono un po’ con tutto e tutti e con nessuno in particolare; si tratta in fin dei conti di un brano scritto per tirarsela un po’ e vantarsi di essere fighi, che per il genere che fanno loro è ovviamente qualcosa di ampiamente accettato e anzi atteso. Il rap di Scarseez è leggermente più convenzionale rispetto a quello di Lontano da qui, rinunciando a quelle influenze R&B che si sentivano nella base del precedente singolo in favore di un beat più standard e vagamente funky, ma le rime e le strofe del pezzo sembrano anche più convincenti e presentano meno inciampi che sull’altro brano, per cui il giudizio finale su Scarseez non può che essere incoraggiantemente positivo.

Caldoinverno – Divento un niente

Alle porte del solstizio dicembrino un’uscita di Caldoinverno sembra consona al suo nome. Secondo singolo dopo l’esordio Questa stanza, rispetto a quest’ultimo Divento un niente dura la metà, ma riesce a trasmettere la medesima vena nostalgica e sognante. La strumentazione si arricchisce – ne possiamo apprezzare maggiormente le chitarre – e questa, insieme a synth ed effetti disposti con parsimonia, contribuisce al “nichilismo onirico” espresso dal cantautore siciliano. Ancora una volta non è tanto il testo, quanto la musica, a essere importante per la comprensione del pezzo, che non va decifrato ma sentito; magari da soli, a occhi chiusi e sotto le coperte: al caldo, in questo inverno.

Federico Fabi – Dolce signora

Chi è la Dolce signora alla quale Federico Fabi dedica la sua nuova canzone? Nessuna persona in carne e ossa, ma la sua Roma -la città, mica la squadra, eh (o forse anche, ma non sappiamo che squadra tifi Federico). L’artista descrive questa canzone come “una nuova Roma Capoccia. Impossibile pensare che Roma abbia un solo inno, perché questo pezzo appunto non è altro che un inno, un atto di amore puro nei confronti di Roma”, e se la dichiarazione ci pare un tantino eccessiva (ma del resto l’artista deve osare e sentirsi il più figo del mondo: se non ci crede lui perché dovrebbero crederci gli altri?) anche alla luce del brano effettivo, l’amore per Roma trasuda da tutte le parole del testo e da tutte le note di questo brano.

Jampa Capolongo – Non vale di meno

Un disco, Pensieri in Scala, pubblicato nel 2016, e poi un lunghissimo silenzio discografico interrotto finalmente da questo nuovo singolo, intitolato Non vale di meno. Jampa Capolongo fa il proprio ritorno con un brano pop cantautorale -anzi, decisamente cantautorale e con sfumature pop più che altro nell’arrangiamento. Si tratta di una canzone che invita a riflettere sulla propria dimensione interiore e sull’importanza delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, anche in rapporto con l’altro, in un mondo che fra tecnologia e grandi problemi socioeconomici tende a spersonalizzare le relazioni e forse anche la nostra psiche. Lo fa naturalmente in una maniera molto delicata, che permette di concentrarsi sulle parole cantate con garbo, ma senza rinunciare a una certa “catchiness” che fa sì che il ritornello risulti piuttosto orecchiabile e accattivante. Un pezzo che unisce buona musicalità e testo importante.

Kenai – Capodimonte

Torna il cantautore napoletano, con un piccolo omaggio alla propria terra. Kenai, guidato dal fedele Paci Ciotola, ci presenta la sua Capodimonte. Il brano racconta la storia di una rottura dal punto di vista del ragazzo, il quale, nel giorno di Natale, ripercorre con la mente tutti i bei momenti vissuti durante la relazione. L’atmosfera è intima e fredda a rappresentare solitudine e nostalgia che, in quel di Capodimonte, quartiere della città di Napoli, accompagnano la notte natalizia scandita da un forte temporale, simbolo della tempesta emotiva da cui il ragazzo si sente travolto. Un brano natalizio senza fronzoli che più che lo zabaione e la pastiera, celebra l’odore della pioggia, in salsa sfacciatamente pop.

Lamette – Paracadute

Era da un po’ che non sentivamo nuova musica dai Lamette (non è vero: il loro EP d’esordio 100 BPM è uscito appena a giugno, ma in questi tempi frenetici sei mesi sembrano due anni). Il duo piacentino, che quest’estate abbiamo avuto il piacere di vedere dal vivo in apertura alla Sieeedd nella bellissima piazza di Cortemaggiore, torna con un nuovo singolo intitolato Paracadute, fuori sempre per Aurora Dischi. È un brano che “affronta il tema del cambiamento, quel momento nella vita in cui sentiamo di dover spiccare il volo, andando oltre le resistenze e la difficoltà”, e si caratterizza per un bel sound pop rock, o comunque più rock della media indie pop al cui pubblico fanno riferimento per ora i Lamette, forse giusto un po’ troppo spinto sull’autotune, che più aumenta l’utilizzo delle chitarre meno dovrebbe essere utilizzato (secondo noi, eh; e comunque non è che stiamo parlando di un pezzo grunge, intendiamoci).


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