Kate Klein, Miriam Fornari, Lvcrime: le recensioni dei singoli italiani

Kate Klein – Milano sei tossica
Non ci ha fatto attendere molto Kate Klein per il suo nuovo singolo: a inizio marzo era uscita $erotonin Please, ora abbiamo questa Milano sei tossica, che come si può intuire dal tiotolo è una canzone in cui Kate torna di nuovo all’italiano dopo che la precedente era cantata in inglese. Le canzoni dedicate alla principale città italiana non si contano neanche (giusto un mesetto fa era uscita la Milano di Sal Rinella, di cui avevamo parlato qui), ma tutte quante raccontano un rapporto di amore e odio nei confronti del capoluogo lombardo -un fenomeno che non riscontriamo di certo nel caso di altre città, pensiamo a tutti i brani che parlano del proprio amore per Roma, o per Napoli, per dire. È quello che fa anche Milano sei tossica di Kate Klein, un pezzo di chiaro stampo pop punk dove Milano viene sostanzialmente paragonata a una droga, che ti fa star bene ma che ha anche effetti deleteri (Milano dà, Milano toglie). Il cantato è forse un filo troppo calcato, mentre il riferimento per il brano è chiarissimo, ed è lo stile della Sad che qui viene preso a modello in ogni aspetto del singolo, dal testo al sound all’autotune.
Gustavo – OnlyFans
Terzo singolo per Gustavo, artista di origini venezuelane che torna a pubblicare musica dopo il singolo del 2021 Neanche un caffè. Il suo nuovo pezzo si chiama OnlyFans, ed è un pezzo autoironico incentrato sul ritornello in cui l’artista canta “sono una puttana”, su un sound piuttosto ballabile fatto con una chitarrina leggera e delle percussioni molto latinoamericane. Gustavo la descrive come “una canzone volutamente provocatoria fatta apposta per far parlare di sé e far incazzare qualcuno e non lo nascondo, anzi ne vado fiero”, anche se non vediamo chi dovrebbe incazzarsi ascoltando questo spiritoso e simpatico brano.
Kashmere – Destinazione offline
Per qualcuno la destinazione era il paradiso, per qualcun altro più prosaicamente la Calabria, per altri più punk la destinazione era addirittura ignota, mentre per Kashmere la destinazione è semplicemente l’offline, peraltro una meta assimilabile al paradiso -un po’ come diceva Eros Ramazzotti nel ritornello di quella canzone imbarazzante con Rovazzi della scorsa estate (o era due estati fa?) che assomiglia un pochino a questo pezzo. Il brano parla “della fatica di dover essere sempre reperibili e di doversi addirittura giustificare quando non riusciamo a rispondere al telefono perché impegnati in altro”, e direi che lo si era capito già dal titolo; lo fa con sonorità molto upbeat, leggerine, poppeggianti ed estive. Se il testo appare anche un filo troppo ingenuo, per quanto scritto con ironia, il sound è catchy e ballabile, e fa sì che il brano si ascolti molto volentieri.
Logo – Arcani maggiori
Dopo l’incursione nel pop punk con l’ultima canzone Ultima, Logo si risposta su binari più pop rock con questo brano ritmato ma molto melodico intitolato Arcani maggiori. Il titolo e il testo a quanto pare hanno a che fare con i tarocchi, ma non sapremmo dire molto altro su quest’argomento per cui soprassediamo; il senso del brano in ogni caso “rimbalza da una profonda considerazione sul senso della vita a un pensiero più fugace sul proprio aspetto fisico”. Le sonorità più leggerine e catchy ci sembrano adattarsi meglio allo stile vocale e di scrittura dei testi di Logo, che risulta sicuramente più credibile in questa veste che in quella sentita su Ultima, anche se continuiamo a pensare che una maggior lavorazione sui vocals in fase di produzione non avrebbe guastato.
Lvcrime – Polaroid
Nella nuova Polaroid i Lvcrime sorprendono dall’intro, che apre a uno scenario decisamente più heavy rispetto ai primi due singoli Notte e Tutto okay. Ma è un’illusione che dura il tempo necessario per il cantante a fare la sua comparsa: infatti, almeno nella parte iniziale delle strofe, ritorna la solita impronta emo-trappeggiante in cui si sente più a suo agio. Il pop punk fatto come si deve viene recuperato nella seconda metà delle strofe e coronato nel ritornello, dove anche la voce sembra più convincente. Le polaroid del titolo sono il segno del ricordo-rimpianto di un amore ormai finito: “Odio ancora il mio riflesso perché vedo te”; forse un tantino lamentoso come testo, ma d’altronde l’hanno detto che fanno sad (pop) punk. Comunque il risultato generale tiene. [Simone De Lorenzi]
Martin Hesta – Macerie e grattacieli
Macerie e grattacieli è il singolo d’esordio per Martin Hesta, cantautore che si è ritirato sull’Appennino per scrivere alcuni nuovi pezzi che vedranno la luce nel corso dei prossimi mesi. Su questo primo brano, l’artista ha parlato della “solitudine che prova il protagonista nell’interfacciarsi con le persone che incontra nella vita”, una solitudine raccontata con una canzone estremamente semplice, sostanzialmente chitarra e voce in pieno stile cantautorale. Il brano, pur piuttosto breve, si conclude con una coda interamente strumentale che a dir la verità è il pezzo più “forte” e ricco di emozioni dell’intero brano; non che stiamo consigliando a Martin di diventare un progetto strumentale naturalmente, anche perché la carica emotiva di quell’ultima parte deriva anche dal contrasto con il precedente segmento cantato.
Miriam Fornari – Samsara
Una voce centrale, potente ma gentile, disciplinata ma sognante; la sfida del brano, nelle sue varie fasi, sembra quella di unire un arrangiamento complesso e imprevedibile ma accessibile nella sua dinamicità, a un messaggio semplice e istintivo. Perché non c’è nulla di più naturale del ricercare sé stessi, perdersi e ritrovarsi ancora, e ognuno lo fa con gli strumenti che ha a disposizione. Lo strumento di Miriam è un grande talento musicale coltivato in modo accademico senza perdere il piacere della scoperta e della ricerca appunto.
Seabass feat. South Kim – Mama Africa
Era da un po’ di tempo che non avevamo notizie del solitamente prolifico Seabass; più precisamente dal suo EP in coppia con Ston intitolato Underdogs e uscito lo scorso dicembre. L’artista veneto ci rassicura pubblicando questo nuovo singolo, Mama Africa, che è nuovamente una collaborazione; stavolta con Veronica Chiminello, in arte South Kim. Tautologicamente, il brano si apre con melodie che rimandano il continente africano, accompagnate da percussioni altrettanto evocative, per un brano che è stato inteso e scritto “contro i ritmi frenetici della società dove tutto va veloce e non abbiamo modo di riflettere”. Forse si poteva fare a meno del barrito degli elefanti, ma Mama Africa è una piacevole evasione dalle solite sonorità indie e urban che riempiono le nostre caselle di posta.
Zaib – Vide
Singolo cantato in italiano e in francese il nuovo di Zaib, che riflette la multiculturalità dell’artista, nato in Costa d’Avorio ma residente a Milano. Il brano si chiama Vide, che non dovrebbe essere il passato remoto del verbo “vedere” ma la parola “vuoto” in francese; è un pezzo che gioca con svariati stili, da un beat reggaeton appena accennato che quasi non si nota ad atmosfere mutuate dal mondo hip hop passando per un R&B udibile specialmente nel cantato, mentre affronta “l’assenza, ormai metabolizzata, della persona un tempo amata”.
Francesco Lettieri – Quello che resta
Nuovo singolo per Francesco Lettieri, che continua ad anticipare il suo prossimo disco con Quello che resta, dopo che qualche settimana fa avevamo già ascoltato la sua Diventare. Il nuovo brano è un pezzo “indie pop” (prendetelo con le pinze come termine) dallo stile molto cantautorale, quindi dalle caratteristiche non estremamente dissimili da quelle del pezzo precedente, però possiede un cantato più sentito e anche un filo differente dall’impostazione che va per la maggiore tra le radio e le playlist Spotify di tendenza al momento. L’artista l’ha scritto come “quasi una richiesta di aiuto e insieme ammissione di colpa”, ma le sonorità lenienti e allo stesso tempo emotive lo possono anche far diventare un brano da momenti tranquilli.
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