Six Impossible Things, Calma Ora, Atwood: le recensioni dei singoli italiani

Six Impossible Things – Twenty Something
Il 6-6-23 esce il nuovo singolo dei Six Impossible Things (per gli amici SIT) Twenty Something, per quello che può quindi essere ufficialmente denominato six-six-sit, e ovviamente la scelta della data non è stata casuale per una band così attenta ai particolari. Twenty Something è una canzone davvero importante nel percorso del progetto fin qui, perché per la prima volta il duo lodigiano incorpora un sound full band nelle proprie canzoni; scelta che sarà peraltro presente anche in tutto l’EP The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, in arrivo dopo l’estate. La curiosità di sentire come suonassero i “nuovi” Six Impossible Things era tanta, vista anche l’intimità quasi magica dei loro concerti live, ma Twenty Something spazza via qualsiasi scetticismo o paura.
Il brano sembra in tutto e per tutto un pezzo dei Six Impossible Things di sempre, solo con qualche strumento in più. Protagonista del brano è il cantante e chitarrista Lorenzo Di Girolamo, che del resto il brano l’ha scritto sostanzialmente per intero, ma anche la cantante e tastierista Nicole Fodritto interviene con importanti armonizzazioni che danno tutta un’altra dimensione al brano (e che aiutano a “vedere” la continuità con il passato della band). Il sound e l’immaginario della band è sempre stato nettamente proiettato all’estero più che al territorio e alla sensibilità italiani, ma noi ci auguriamo che anche la nicchia italiana a cui piacciono dream pop, shoegaze, post-rock e generi affini possa abbracciare questa band con tutto l’affetto che merita, da anni.
UnFauno feat. Kutso – Country Boy
UnFauno e Kutso collaborano per un singolo intitolato Country Boy, che racconta di come “un ragazzo di campagna [Country Boy, appunto, NdR] incontra tra le tante creature del sabato sera una ragazza vestita di chiaro. E ne rimane folgorato”. La canzone non è né un brano country, né un brano del kutso, ma un buon pezzo pop piuttosto ritmato, con synth accattivanti e un cantato vicino all’indie cantautorale (solo il cantato però). Durata sotto i tre minuti come vogliono gli standard del brano pop moderno, e si arriva alla fine del pezzo senza quasi accorgersene.
Veddasca – Ritorni di domenica
Sento Veddasca parlare di pescherecci e la mia mente crea un informe visione di pesci… una spremuta di meningi mi fa ricordare che esiste uno squalo chiamato verdesca, ma l’immaginario acquatico continua anche per il fatto che Veddasca è un paesello del Varesotto vicino al Lago Maggiore, che dà anche il nome all’omonima valle e da cui, per inciso, l’artista ha preso il nom de plume. Tutto questo ha però poco a che fare con Ritorni di domenica, il singolo d’esordio di -appunto- Veddasca, che parte dallo spunto del peschereccio in viaggio per gli oceani per estendere “un invito ad andare avanti per la propria strada senza farsi frenare e intimorire dalle parole degli altri, nutrendo il bisogno di ritornare a casa, magari di domenica, per riabbracciare le persone amate e fare festa con loro”. Il brano è un indie pop piuttosto tranquillo, lontano dal bubblegum di certo indie pop radiofonico degli ultimi tempi ma anche dallo stile più prettamente cantautorale; una sorta di ibrido che non suona affatto male, anche se non troppo innovativo. Presa fuori dal contesto, la frase “fin da bambina portavi la gonna / ora sei grande, ora sei donna” nel ritornello potrebbe valere una bella polemichella social per il suo autore, ma magari potrebbe essere l’occasione per un boost di visibilità gratuito.
Atwood – Dangerous
Gli Atwood da Milano, in attività dal 2018 e con la partecipazione all’edizione 2022 di XFactor in saccoccia, ci avevano presentato l’anno scorso la versione chill di Crawling dei Linkin Park. La loro prima canzone del 2023 si chiama Dangerous, e riconferma il tocco internazionale che la band riesce ad avere in ogni lavoro. Il singolo unisce elettronica e alt rock con una grande energia interna che si percepisce nello strumentale e nel testo. Infatti proprio nel momento in cui si pensa di crollare, ecco che scatta qualcosa dentro di noi che ci spinge a reagire: “but now I’m not lonely / I am whole without you”. [Maria Chiara Cerra]
Buonforte – Sogni da vendere
Ha dei sogni da vendere Buonforte sul suo primo singolo del 2023, e quinto singolo in generale. L’artista propone un pop dai tratti cantautorali, retto da una chitarra (come si può del resto vedere anche sulla copertina della traccia) ma che non disdegna anche qualche soffice percussione e un arrangiamento delicato che aiuta a dare un filo di spinta e di layer in più al brano. Quello che fa Buonforte è un tipo di musica esplorato in ogni sua sfaccettatura nel nostro Paese, ma comunque l’artista riesce a districarsi proponendo un brano grazioso e gentile all’orecchio, se non propriamente innovativo.
Calma, Ora – Hovering
Fanno una discreta giravolta sonora i Calma, Ora sul loro nuovo singolo Hovering, quantomeno rispetto al precedente Agaze con cui li avevamo conosciuti. Il brano ha sonorità meno riverberate per orientarsi su un pop alternativo più ritmato, che fa maggiormente affidamento ai synth, anche se il mood continua a essere piuttosto chill. Non per niente se i riferimenti espliciti per Agaze erano Turnover, Pinegrove e The 1975, qui le citazioni sono Homeshake, Radiohead e Men I Trust. Hovering è un singolo gradevole e abbastanza accattivante per le persone a cui piace il pop non mainstream e vicino all’indie, però preferivamo forse le sonorità di un brano come Agaze che rendevano un filo più particolare e ricercato lo stile dei Calma, Ora.
Erranimo – Steps into the Dark
“Passi nel buio”, come quelli che fai a mezzanotte quando escono i singoli, e quando -immaginiamo- sarà uscito anche Steps into the Dark, il nuovo brano di Erranimo che segue A Circle, a Square di un paio di mesi fa. Ma i passi nel buio sono anche quelli che l’artista dice di fare “alla fine di una relazione, dove i ricordi del rapporto sono ancora vividi, mentre mi approccio verso l’ignoto”. A sentire il sound piuttosto ritmato e upbeat del brano non si direbbe che si tratta di una breakup song, ma si sa, ognuno vive l’amore a modo proprio, e scrivere (o ascoltare) pezzi apparentemente felici può anche essere un modo per affrontare una perdita. L’aria frizzantina di questo brano, con i suoi synth allegri e il cantato anthemico, ce lo rendono immediatamente simpatico, anche se la pronuncia inglese è a volte un po’ maccheronica. Il singolo farà parte di The Origami Way, l’album di debutto di Erranimo che uscirà prossimamente.
Fabrizio Mozzillo – L’ultimo Don Chisciotte
Ci era sembrato un po’ traballante il precedente singolo di Fabrizio Mozzillo, Casa dolce casa, brano dai nobili intenti ma dalla dubbia realizzazione. Sul nuovo pezzo L’ultimo Don Chisciotte l’artista mette da parte quell’aria da cabaret che contraddistingueva il primo brano per proiettarsi su un sound più intimo, riflessivo e cantautorale classico, vagamente alla De André. La canzone, come si può del resto capire anche dal titolo, “narra la storia di un signore che si rifiuta di invecchiare”, e ricrea la storia del Don Chisciotte di Cervantes ambientandola nell’odierna Roma, dove ad esempio è un tram dell’ATAC a diventare un Dragone Nero. Sicuramente più adatta allo spirito del brano la resa intima del pezzo; piace il testo, interpretato con garbo da Fabrizio, non male gli arrangiamenti che vedono anche un violoncello e un’armonica.
Frambo x Scicchi – Flop
Un mesetto fa Frambo e Scicchi presentavano il loro progetto in comune con un singolo, Cerotti, che non ci convinceva non tanto in sé, ma proprio come brano di presentazione (era una lenta ballad melensa). Tutt’altra musica su questo nuovo singolo intitolato Flop, titolo che non descrive certo il contenuto del brano: la canzone è un pezzo più rock, quasi vicino all’emo/pop punk della Sad ma senza arrivare agli stessi livelli di distorsione delle chitarre e di autotune (e nemmeno di presenza di cocaine e delle drugs nel testo). Un pop rock abbastanza movimentato, con un ritornello parecchio catchy e un cantato che resta un filo debitore dell’urban tanto di moda negli anni appena conclusi. Sicuramente un brano più incisivo con il quale i due artisti possono sperare di togliersi qualche soddisfazione.
Giambo Riot feat. Occhiaie – Giovani distratti
Al secondo singolo, Giambo Riot ci consegna un inno all’adolescenza protratta, agli eterni Peter Pan “persi nel disagio anche di lunedì” che nulla vogliono avere a che fare col mondo degli adulti. Per il nuovo brano ha pensato di farsi dare una mano dal duo indie Occhiaie e data l’attitudine indieggiante che c’era anche nell’ottimo esordio Alice e le creature selvagge, ci si sarebbe potuto aspettare che le sonorità prendessero quella piega. In parte il cantato ci va vicino, ma purtroppo lo fa affidandosi a una base di stampo emo trap – dove mi “combina guai con l’autotune” – per poi riassestarsi nel ritornello e nel bridge su un decisamente migliore pop punk. Il pezzo è altalenante, nel complesso non è brutto ma è ben lontano dall’essere originale; sia rispetto a quanto di simile già circola, sia rispetto alla canzone precedente. [Simone De Lorenzi]
Light Lead – Waiting to Be Away
A un mesetto da The Fight, i Light Lead pubblicano un nuovo singolo dal loro prossimo EP, questa Waiting to Be Away che è un brano pop più soffuso e raccolto del precedente. Le melodie e la produzione continuano a essere di ottimo livello, anche se il carattere più intimista del brano fa sì che il cantato, decisamente in primo piano, tradisca ogni tanto un accento inglese non oxfordiano (comunque migliore rispetto a quanto avevamo sentito sulla prima prova della band, Running).
Malinverni – Dalla luna
Un uomo che decide di andare sulla Luna nel tentativo di chiamarsi “fuori dalla mischia per salvarsi dai problemi che lo circondano. L’isolamento però non funziona e ritorna sui propri passi per affrontare la vita, nonostante tutto”. Questo in soldoni l’argomento di Dalla luna, il nuovo brano di Malinverni per Piuma Dischi. L’artista propone un delicato pezzo (indie) pop, con degli arrangiamenti degni di nota tra una chitarra elettrica appena accennata e dei synth di sottofondo: tutto dà l’idea dello sfumato, del “sottovoce”, come a fare da sfondo per il cantato di Malinverni, ma sapendo anche alla fine dare tutta un’altra vita e un’altra dimensione al brano, che suona decisamente bene anche dove percorre sonorità ampiamente note al pubblico italiano.
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