Letizya, Sanlevigo, Alfiere: le recensioni dei singoli italiani

Letizya – Saint Tropez
A Saint Tropez sono dedicate svariate canzoni famose; su tutte, quella di Post Malone e quella di DJ Antoine. Anche Letizya ne scrive una intitolata alla nota località marittima francese, ma in realtà lo fa per dire che “in nessun posto ho provato quello che sento quando ci sei tu” e dunque non le importa di non trovarsi per davvero sulla Costa Azzurra. Insomma un piccolo inganno nel titolo (ma ci sta). Letizya ci aveva mostrato doti vocali e di interpretazione davvero notevoli sui suoi singoli precedenti (vedi Mostri), e su Saint Tropez la troviamo alle prese con un brano un po’ più raccolto in cui l’artista dà meno sfoggio delle proprie abilità, ma interpreta la canzone con molta grazia e leggerezza, perfette per il tema trattato nel testo che è quello di un amore giovanile. Approvata anche a questo giro.
Saimon Fedeli – Capita capita
“Io non posso sopportare di guardarmi allo specchio / E vedermi diventare ogni giorno più vecchio”. I feel you, bro. Così esordisce Saimon Fedeli sul suo nuovo singolo Capita capita, primo singolo a quattro anni di distanza dal suo album Autoritratto. La canzone però non è certo un brano preso male come si potrebbe pensare semplicemente leggendo la citazione qui sopra; anzi, è un brano allegrotto e quasi danzereccio, con un cantato tra Jovanotti e Alex Britti, che invita a tirarsi sù quando ci sembra che le cose stiano andando allo sfascio, e a non rassegnarsi a dover vivere una vita mediocre piena di limiti imposti dall’esterno (o anche dall’interno!). Un’allegria contagiosa; per noi è un sì.
Sanlevigo & Daniele Montesi – L’evasione, il ritorno
Ritroviamo i Sanlevigo dopo il loro pregevole disco di debutto Un giorno all’alba dello scorso anno. La band romana collabora con il produttore Daniele Montesi per questo brano intitolato L’evasione, il ritorno, che è un brano rock leggero, un po’ alternativo e con qualche vag(hissim)a punta di post-rock, oltre che i vocals di cui avevamo già rintracciato reminiscenze negramariane, ma qui questo mix è arricchito evidentemente dal lavoro di Montesi, che aggiunge un insieme di layer elettronici al pezzo, trasformandolo quasi in un brano ballabile specialmente nel “bridge” conclusivo. Un’aggiunta che dà un’anima tutta nuova alla band romana e che ci fa apprezzare i Sanlevigo sotto una veste, per così dire, inedita, ma sempre molto fedele a sé stessa e autentica.
Viò – Faccio fuori l’estate
Un brano che esce a luglio e si chiama Faccio fuori l’estate (un’intenzione peraltro molto condivisibile) non può che essere retto da un ritmo reggaeton. O no? In ogni caso, così è per quanto riguarda il nuovo brano della cagliaritana Viò, che su un beat tipicamente reggaeton innesta un brano dalle influenze R&B in cui “descrive quei momenti della quotidianità in cui, tra il caldo, le corse infinite e la frenesia che risucchia le persone nelle grandi città, viene spontaneo desiderare essere in un altro luogo”. Il sapore del pezzo è a tratti quasi tribale, l’interpretazione un po’ strascicata e un po’ “scazzata” sembra intonarsi al mood del brano e del testo, anche se forse ora della fine la canzone suona un tantino ripetitiva.
Alfiere – Non importa
Alfiere continua il suo filone del “pop psicologico” già inaugurato con i due precedenti singoli Il solito horror e Sicuro come l’oro, in vista dell’uscita del suo EP d’esordio Gradi di libertà. È un tipo di musica con una forte introspezione su temi riguardanti la personalità, i rapporti e la psicologia, anche grazie al lavoro dell’artista come psicologo, e a questo giro in termini di sound si contraddistingue per un arrangiamento maggiormente influenzato da R&B e soul, avvicinandosi così in parte a sonorità sentite in Italia da altri artisti emergenti come Cecilia. Dei tre singoli pubblicato sinora, è probabilmente quello più “radiofonico” e con il ritornello più catchy e immediato, che in piccola parte ricorda anche il celebre “no che non m’annoio” di Jovanotti.
CommonXperience – Dimmi dov’è il bar
Primo singolo del 2022 per i reggiani CommonXperience, e il titolo è decisamente diretto: Dimmi dov’è il bar. Una sorta di punto di riferimento in un mondo in cui “è tutto diverso” e “mi sono perso”, ma anche “quasi un miraggio”. Quello di cui vogliono parlare i tre componenti della band è “in senso metaforico delle differenze tra le aspirazioni che tutti noi abbiamo e i compromessi che viviamo nella realtà quotidiana”; lo fanno con un brano un po’ folk nelle sonorità e negli arrangiamenti, che non sarebbero fuori posto su qualche album di Davide Van De Sfroos, anche se il cantato è molto più pop rock, e notiamo anche un’apprezzabile tastiera con effetto organo anni ’60 nel ritornello. La canzone è apprezzabile, a volte un po’ ingenua nella propria semplicità, ma sicuramente molto genuina e molto emiliana.
Esteban & Matilde – CBD
Visto a inizio anno con il suo EP Nuvola, Esteban torna ora con un nuovo singolo cantato insieme a Matilde, anche lei appartenente alla scuderia di Visory Indie. La canzone racconta una storia d’amore paragonandola al CBD che calma le ansie e fa passare le preoccupazioni; è un pezzo pop dall’andamento tranquillo e dai colori fiochi, quasi notturni. Le voci dei due artisti si completano bene, anche se forse ci sarebbe piaciuto un ritornello maggiormente incisivo o accattivante.
Francesca Moretti – Diamanti
“Diamanti che brillano nel buio per provare ad indicare la direzione di una via che sembri aver perso da troppo tempo, mentre spogliandoti conti le ferite che porti incise sulla pelle”. Questa la presentazione, molto poetica, di Diamanti, il nuovo singolo di Francesca Moretti che segue di pochi mesi l’EP Buio dentro. L’artista della scuderia La Clinica Dischi presenta un brano pop ritmato e dalle tinte vagamente dark, specialmente nelle strofe. L’impronta è quella della musica italiana, anche se si sente che la produzione è contemporanea e attuale, non dissimile da quella della compagna di etichetta Svegliaginevra. Il risultato è un brano che se fosse uscito dall’ugola di qualche artista di tendenza (una Gaia magari) staremmo già ascoltando in parecchie rotazioni radiofoniche.
Giacomo Roppa – Sid & Nancy
DIY nel senso più puro del termine quello di Giacomo Roppa, che ha suonato tutti gli strumenti della sua Sid & Nancy, canzone tratta dal nuovo album Litri d’amore serviti al dolore. La canzone fa ovviamente riferimento alla storica coppia del punk, e dunque tratta il tema della tossicodipendenza. Lo fa attraverso una ballad lenta, quasi sussurrata, ma dove trovano spazio anche degli assoli di chitarra verso la metà, che si innestano sul tappeto sonoro molto americano del brano, prima del finale più pieno e “full band”. L’effetto DIY, va detto, si sente in parte anche nella registrazione, non proprio pulitissima, e forse anche in fase di produzione dato che i vocals risentono della mancanza di lavorazione. Musicalmente il pezzo non è male, per quanto nulla di particolarmente innovativo; un po’ troppo ripetitivo il testo, che ora del sesto minuto di brano diventa pesantuccio.
Jhonny Cannuccia – Fuori tutto
Una acca posta in un punto strano del nome -Jhonny Cannuccia- e un brano parecchio caotico, dove il cantato simil-rappato si sovrappone a uno strumentale fatto di chitarre quasi blues rock e overlapping di voci, che fanno sì che sembri quasi di sentire due canzoni contemporaneamente -un effetto a dir la verità un po’ confusionario che non permette di concentrarsi né sulle parole del testo, né sulla musica in sé. Alla fine quando scadono i 3 minuti e 26 del brano si tira quasi un sospiro di sollievo e si ha bisogno di qualche minuto di pausa per far sì che le orecchie si riabituino ad ascoltare dei suoni lineari.
Lorenzo Gabanizza & Jeff Christie – I Guess I Am the Only One
Una strana unione quella di Lorenzo Gabanizza e Jeff Christie: uno cantautore italiano originario di Verona, l’altro storico membro dei Christie, band parecchio famosa negli anni ’70 grazie al singolo Yellow River. Non sappiamo come i due si siano conosciuti, ma il frutto di questa loro collaborazione è I Guess I Am the Only One, un brano prettamente country, ben scritto e ben registrato, piuttosto catchy ancorché non particolarmente innovativo, ma del resto innovare un genere conservativo come il country forse non è nemmeno troppo richiesto.
Luca Mazzieri – Spari
Il pop rock di Luca Mazzieri tira le orecchie a chi dice di fare cose che poi non farà mai, come spararsi, scappare in Paraguay o drogarsi; un po’ una sorta di metafora per invitare “l’ascoltatore a lasciare andare la negatività per fare qualcosa che ci porti gioia”. Quello che Luca ha fatto per portare gioia è scrivere questo brano, perché nonostante la sua patina vagamente malinconica si tratta di un pezzo in definitiva uplifting, leggero e positivo, che invita a fare invece che rinchiudersi in sé stessi. È il primo singolo di Luca Mazzieri dall’ormai lontano 2020, e ci sembra un ritorno promettente.
Marco Gesualdi, Simona Boo, Rossella Rizzaro – Scetate
Un pezzo latino cantato in due lingue decisamente latine: lo spagnolo e il napoletano, probabilmente i due idiomi estiv(eggiant)i per eccellenza. Non parliamo della nuova hit da spiaggia però: quello di Marco Gesualdi in collaborazione con Simona Boo e Rossella Rizzaro è un brano che unisce sonorità latine con il jazz e la world music, avvicinandosi maggiormente a certa produzione da musica cubana. “Durante il lockdown ho avuto tempo per riflettere e mettermi un po’ in discussione. Scetate vuol dire Svegliati o meglio Risvegliati e invita a fare nella vita scelte autentiche. Credo che ognuno di noi possa fare una piccola rivoluzione partendo dall’ascolto del proprio sé”, dice Marco Gesualdi a proposito del brano.
Naufraghi feat. Sghincio – Ad un metro da te
Solido pop rock da Novara, i Naufraghi pubblicano un singolo il cui titolo può ricordare due cose: quel film con Cole Sprouse (per i fan della Disney, Cody di Zack e Cody) o il fin troppo abusato distanziamento sociale. È a quest’ultimo che si riferisce Ad un metro da te, che indaga l’effetto che ha avuto la pandemia sui rapporti personali, in particolar modo la distanza – fisica e mentale – che ha prodotto tra le persone. Per completare il brano la band ha pensato al romano Sghincio e il suo soft rap alla Achille Lauro si inserisce davvero bene. [Simone De Lorenzi]
Niveo – Occhi
Ritroviamo Niveo a poca distanza dal suo ultimo singolo Sui sedili della metro. Il nuovo brano si intitola più semplicemente Occhi, anche originariamente doveva chiamarsi Contrasti perché questi ultimi sono il tema portante del brano, che “collega l’allergia di cui soffro fin da bambino al dolore che si prova a guardare la persona con cui siamo purtroppo in completo contrasto”. È un brano fra indie e cantautorato, più sul versante dell’intimità che su quello del brio, ma in realtà non rinuncia a un certo ritmo, non riducendosi meramente a una ballad. Il cantato “alla Ariete” che avevamo rintracciato nel precedente singolo qui cede un po’ il posto a vocals più standard come da tradizione di questo genere, ma non è comunque un male perché voce e musica creano un connubio assolutamente apprezzabile, in una canzone perfetta per una notte d’estate un po’ solitaria.
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