Colonne, Five Sides, Il Maestrale: le recensioni dei singoli italiani

Colonne – Settembre
Colonne si era fatto sentire a inizio luglio con la sua Parco Vetra, e torna ora a settembre con un brano intitolato, indovinate un po’, Settembre! L’ex sittingthesummerout/Cold Hands Warm Hearts ci propone un pezzo che a prima vista (anzi, a primo udito) inganna facendoci credere di essere una ballad tristina da inizio autunno, ma verso i due minuti butta dentro le chitarre emo distorte che tanto ci piacciono, diventando in tutto e per tutto un pezzo emo tristone da autunno inoltrato. La parte finale del brano è anzi il punto migliore che Colonne ci abbia fatto sentire nella sua per ora piccola discografia, ma siamo di parte perché questi sono proprio i sound che adoriamo.
Couscous a colazione – Conquista
Questa canzone dei Couscous a colazione non la volevo recensire semplicemente perché da amante delle colazioni dolci l’idea di cominciare la giornata con un primo mi allettava ben poco, ma Google mi dice che il cous cous si può a quanto pare fare anche dolce, e allora eccoci qui. Il brano si chiama Conquista, pronunciato alla portoghese -del resto la cantante Wilma Fatima Matsombe è mozambicana, e infatti nel corso del brano canta anche nella lingua lusitana, in un mix interessante di lingue che suonano dolci e melodiche come portoghese e italiano. Il brano sta su un pop vicino a sonorità R&B piuttosto vibey; non è magari il pezzo più catchy che ascolterete questo mese, però scivola nelle orecchie con parecchia grazia, facendo un ottimo lavoro di anticipazione dell’EP Luce in uscita il 22 ottobre.
Five Sides – Panic Room
Con questa canzone stiamo un po’ barando perché i Five Sides vengono da San Marino e non sono tecnicamente italiani. Heh. Ma non stiamo a guardare queste sottigliezze, del resto siamo pur sempre in unione doganale. 😉 La band ci propone il suo terzo singolo, intitolato Panic Room, che parla di “un momento che tutti almeno una volta abbiamo vissuto: quando la notte, in solitudine nel letto, non riusciamo a prendere sonno perché la nostra mente continua a soffermarsi su quel pensiero che ci tormenta”, e quindi la stanza diventa appunto una panic room. I Five Sides fanno rock, quel rock puro e genuino che non si riesce nemmeno a incasellare nelle millemila sottocategorie tipo alternative, indie, punk e chi più ne ha più ne metta: il loro è semplice e diretto rock, energico, veloce e divertente da ascoltare, e immaginiamo anche da cantare visto che i vocals esprimono una joie de vivre e un’adrenalina invidiabili, a discapito del tema non spensierato del testo. Di Panic Room, oltre ovviamente al già citato cantato, ci piace il ritornello immediato e orecchiabile, sicuramente trascinante, che poi è esattamente quello che dovrebbe avere ogni canzone “pop” (nel senso più ampio del termine) fatta bene, e alla fin fine apprezziamo pure quegli assoli di chitarra che sembrano un pochino usciti da un disco dei The Darkness.
Giacomo Roppa – Cold Blood
Nuovo album in arrivo per Giacomo Roppa, polistrumentista che avevamo conosciuto lo scorso anno con il singolo Sid & Nancy. Da buon polistrumentista, Giacomo suona ogni strumento sul brano, che anticipa appunto il disco Hate Me!, di prossima uscita. Se lo scorso singolo aveva una durata considerevole di quasi sei minuti, questa volta Giacomo riesce a contenersi e ci propone un brano rock energico intitolato Cold Blood. Chitarre hard rock si mescolano con dei synth ben inseriti, in un pezzo sicuramente vicino alla tradizione e per questo non troppo innovativo, ma che sa fare molto bene il suo lavoro. Ancora migliorabile la produzione generale del pezzo, e quindi il modo in cui la canzone suona in cuffia.
Il Maestrale – Medea
Sempre proposte di un certo spessore culturale quelle che arrivano da Il Maestrale, il collettivo pugliese capitanato da Alessandra Valenzano, che avevamo già visto nel 2022 con singoli come Xanadu e Genesi. Questa volta il gruppo si presenta con un progetto intitolato φωνές (in italiano “voci”), “una raccolta dedicata a voci lontane che affondano le origini nel mito e nella tragedia classica ma capaci di sussurrare anche agli uomini di oggi”. La prima canzone è dedicata alla figura di Medea e vede nel finale il riferimento all’omonima tragedia euripidea nella frase “sono stato spesso il perdente, anche adesso so di sbagliare”. Medea è una canzone potente e affascinante allo stesso tempo, capace di portare in musica i temi universali e immortali (e per questo sempre attuali) della tragedia classica in un ambito “pop”; certo non il pop ad alta rotazione nelle radio ma un pop meno immediato, più viscerale e artistico, non però cerebrale o di difficile approccio.
Narratore Urbano – Little Boy
“Esploderò come una supernova, travolgo tutto ciò che incontro” – ovvero: Narratore Urbano è tornato. Il cantautore torinese si presenta in una veste differente rispetto a quella in cui l’abbiamo visto nell’ultima raccolta 2ANNI (2022). Innanzitutto pubblica da indipendente; e poi per la prima volta alla scrittura della canzone – prodotta da Claudio Russo degli Atlante – hanno contribuito anche gli altri membri della band che lo accompagna durante i suoi live, ampliando di fatto i confini di quello che era nato come un progetto solista. Little Boy parla della “escalation di violenza a cui la società contemporanea è soggetta quotidianamente”. Il pezzo, dal sapore elettronico, dura solo un minuto e mezzo: è un assaggio, una specie di introduzione alla prossima era di Narratore Urbano, dove promette di travolgere tutto ciò che incontrerà (leggasi: parlare di questa società distorta senza peli sulla lingua). Il singolo infatti anticipa il suo primo album di inediti CTRL, in uscita il prossimo 15 dicembre – un disco che aspettavamo da un po’ di tempo, quando ce ne aveva parlato in questa intervista. [Simone De Lorenzi]
Nudda & Chesma – Ventidue
Due artiste che bazzicano la scena romana si sono riunite per la prima volta, sotto l’ala di Talentoliquido e Takabisha, per un brano urban dai ritmi trascinanti e le atmosfere oscure, come quelle parole che riversiamo nei diari di quando avevamo quindici anni: le crisi, tutte quelle prime volte che fanno sempre malissimo. Nudda e Chesma sembrano sicuramente strizzare l’occhio alle sonorità che Scuola Indie e simili complottismi sembrano ricercare, eppure sono talmente a loro agio in questa presa a male di synth e versi sbiascicati che quasi ce ne dimentichiamo. Un mondo bellissimo, di ragazze interrotte, magliette larghe e Vans bucate in cui torniamo spesso e volentieri. Da recuperare, se vi capita, anche separatamente.
Samuele Cyma – Non scegliere (mani libere)
Dopo due brani stratificati, interessanti e “strani” fra emo e hyperpop, con questo terzo singolo Samuele Cyma trova un equilibrio killer fra originalità e orecchiabilità. La sua voce eterea si prende il giusto spazio e stempera una canzone dal bagaglio doloroso rendendola cantabile e appiccicosa in testa. Quei vocalizzi sul ritornello sostenuti da quelle batterie secche e nervosissime ci stupiscono quasi quanto quella strofa più liberamente rappata verso la metà.
Wel Dan – Ombrello giallo
Lui si chiama Wel Dan ma non ha nulla a che fare con i WEL, nemmeno a livello di sonorità: la sua Ombrello giallo è una canzone (indie) pop tranquilla e quasi intimista nelle strofe ma con un bel salto di sound nel ritornello, che si apre a un ritmo più sostenuto e a suoni più allegrotti. In generale stiamo comunque parlando di un pezzo dalla produzione leggera, con una strumentazione essenziale ma arrangiamenti non banali, con un piglio vagamente cantautorale. È il primo estratto da un EP di tre tracce intitolato Trilogia dell’amor perduto, di prossima pubblicazione.
Amish – Non c’è magia
Ci sono gli amish, quelli che stanno perlopiù in America e conducono una vita rurale, e ci sono gli Amish, che sono una band italiana. Non sappiamo se gli Amish siano amish ma a giudicare dalle loro foto si direbbe proprio di no. Si tratta invece di una storica band catanese, che torna insieme a trent’anni di distanza dalla sua ultima apparizione, con un singolo intitolato Non c’è magia. Un pezzo che musicalmente richiama un pochino in realtà l’America del West, con chitarre country mischiate a sonorità più pop espresse specialmente nel ritornello. Il sound in generale è forse un po’ tradizionale, ma del resto da una band che torna dopo 30 anni non possiamo forse aspettarci la rivoluzione musicale!
Anto – Loop
Mille pensieri, il singolo d’esordio di Anto, è stato il primo brano reggaeton che abbiamo dovuto recensire nel 2023. Ora che l’estate è alle spalle ci auguriamo che il suo secondo singolo sia l’ultimo brano del 2023 su queste sonorità, in modo da chiudere un… loop, proprio come il titolo del suo nuovo brano. A dire il vero la componente reggaeton in questo caso è molto, molto, molto smorzata; la si sente solo nel beat del pezzo, che però gioca su altre sonorità, più pop e tradizionalmente danzerecce. Si tratta ovviamente di un piccolo cambio che apprezziamo, tanto più che il brano in sé è ampiamente orecchiabile e facile da ascoltare. Il tema? Lo dice bene o male già il titolo: si tratta di “un passato che ritorna, come fosse un ciclo senza fine”.
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