Chiamamifaro, Ceroli, Material Fields: le recensioni dei singoli italiani

Chiamamifaro – Pioggia di CBD
La Corte Costituzionale si è sostituita al volere popolare e ha deciso che non potremo votare il referendum sulla cannabis legale, per cui ancora per qualche anno toccherà accontentarci del CBD. Arriva giusto in tempo la nuova canzone di Chiamamifaro, il progetto di Angelica Gori di recente messo sotto contratto da Columbia Records. Pioggia di CBD segue l’uscita di Addio sul serio dello scorso dicembre, scritta anch’essa in collaborazione con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari e Marco Paganelli dei Rovere. Si tratta di un brano sempre basato sul synth più che sulle chitarre come invece erano molti dei brani raccolti nell’EP Limiti, con un ritornello che prende molto e convince più di quello del precedente singolo, che già era comunque un buon brano. Pioggia di CBD ha anche molto potenziale radiofonico, aiutato da durata perfetta (appena sotto i tre minuti), suoni leggeri ma accattivanti e orecchiabili e un testo con un discreto numero di frasi memorabili e a effetto -in cui si sente senz’altro la mano esperta dello smaliziato Zanotti- dal gioco di parole “fa la felicità / falafel in città” della seconda strofa al ritornello civettuolo e autoreferenziale “tu il re delle mani in tasca / io la regina delle porte in faccia / cerchiamo stelle dentro la burrasca / chiamami faro finché non ti passa, e non ti passa mai”. Chiamamifaro ha peraltro appena annunciato alcuni show in apertura ai Rovere la prossima estate: Padova, Bologna, Firenze e Milano sono le città in cui Angelica e la sua band si esibiranno a luglio.
Material Fields – Low Lights
Si tratta del nuovo progetto solista di Lorenzo Pasini che ci presenta la sua nuova creatura: il brano tratta il tema del rapporto con la spiritualità e lo sviluppo personale, della sensazione costante di essere immersi in qualcosa di cui non si percepisce che un suggerimento. Un mondo che trae ispirazione da influenze che vanno dal post-rock e dal progressive e che ci accompagna in un viaggio spirituale oscuro ma rassicurante. Una nuova veste per il chitarrista dei Pinguini Tattici Nucleari che non ci dispiace per nulla.
Mathela – Mai più
Un croccante riff di chitarra “vecchio stile” ci introduce a Mai più, singolo d’esordio dei Mathela da Milano. Il quartetto, nato tra i banchi di scuola come nelle migliori storie, usa il pezzo per presentarsi e creare una sorta di piccolo manifesto del progetto: “non ci avviciniamo più, mai più / siamo quelli che non piacciono a voi” canta Manuela -che è anche tastierista del gruppo- mentre i suoi compagni di band si divertono a mettere insieme tracce di chitarra, basso e batteria e fondamentalmente a fare un po’ di sano e vecchio casino. Apprezzabile l’approccio diretto e “da garage” che il pezzo dimostra, così come l’assolo di chitarra che una volta tanto non sembra inserito solo per mostrare presunti virtuosismi; un po’ prevedibile la chiusura del brano, mentre forse una maggior cura andrebbe messa sulla lavorazione delle voci in fase di produzione e di mix, in modo che risaltino ma senza sembrare a tratti slegate dal pezzo.
Mestrayed – Anesthesia
I Mestrayed sono insieme dal 2019, ma il primo singolo era arrivato solo l’anno scorso, la lunghissima King of Nightmares. Ora la band raddoppia con questa Anesthesia che viene presentata come influenzata da gruppi quali Placebo e Paramore. Questi ultimi li riconosciamo al volo specialmente nelle chitarre, che sembrano uscite da Riot o da Brand New Eyes, insomma da un disco dei Paramore di fine ’00s. Si tratta di un brano molto energico che tradisce anche influenze un pochino più pesanti (loro dicono Starset), e che forse si prolunga un filo più del necessario -penso in particolar modo all’esteso assolo di chitarra finale, che in questo genere aggiunge poco- ma che ci fa anche sentire sonorità che nel corso degli anni purtroppo sono andate un po’ perdute. Al netto del fatto che il brano suoni forse un tantino compresso, quella dei Mestrayed è una proposta decisamente interessante in un Paese che dovrebbe assolutamente provare a recuperare questi suoni per i quali un tempo nemmeno così lontano esisteva una scena.
Not a Sad Story – Vita mia
Uno dei progetti più interessanti a emergere dalla Sicilia negli ultimi anni, i Not a Sad Story tornano con un nuovo singolo intitolato Vita mia. La canzone musicalmente si pone in un continuum con il precedente Rimane l’odore, e del resto il brano fa parte -con Waterloo- di un terzetto lavorato e prodotto da Roberto Cammarata, noto in particolare per la sua collaborazione con La Rappresentante di Lista (Ciao ciao inclusa). Le sonorità si assestano in un ibrido fra indie e trip hop, con strofe che partono full elettroniche e una chitarra acustica che s’inserisce quasi a sorpresa appena prima del ritornello, creando un effetto quasi spiazzante e sicuramente d’impatto. Degno di plauso anche il bridge particolarmente ritmato quasi reminiscente dei Planet Funk sul lato musicale, che imprime un cambio di passo a un pezzo fin lì maggiormente intimista. Date un contratto a questi ragazzi!
Nys the Halfsoul – Puppet
La torinese Nys the Halfsoul ci propone Puppet, la traccia d’apertura del suo EP d’esordio Tragic Lullaby, uscito il 22-2-22. Si tratta di un brano particolarmente interessante in primis perché queste sonorità al momento in Italia non esistono, o quasi (sicuramente non nel mainstream): è una sorta di “dark pop” se così lo possiamo definire, un pochino influenzato da Billie Eilish ma in cui si rintracciano echi dei brani meno brillantinati della Clairo bedroom pop -cioè prima di Sling. I vocals convincono perché cantano con il garbo adatto a un brano certamente non upbeat ma sufficientemente ritmato da richiedere un’interpretazione energica; la produzione è internazionale, sia nel senso che è un pezzo che potrebbe ricevere apprezzamenti dal Nord Europa al mondo angloamericano, sia perché Nys the Halfsoul ha collaborato con il producer newyorkese FK. Chiudiamo con una nota di merito per la pronuncia dell’inglese, che in molti casi tarpa le ali a meritevoli brani di nostri connazionali ma che nel caso dell’artista torinese pare -alle nostre orecchie di non nativi quantomeno- impeccabile. Una scoperta esaltante.
Polaar – Golden Silence
Nuova uscita per la neonata etichetta Level Up Dischi, con il secondo singolo in assoluto per il progetto Polaar dopo Synchronized del 2021. Il duo formato da bluEsForCE prod. e IN.VISIBLE mette insieme un brano elettronico dalle sonorità piuttosto chill con accenni ambient, in cui “l’idea di un primordiale silenzio, inteso come forma di raccoglimento e di confronto con sé stessi, si apre all’universo con un’esplosione di suoni che rielaborano la loro naturalezza attraverso la loro genesi sintetica ed elettronica”. Anche se la pronuncia dell’inglese è migliorabile, Golden Silence è un brano interessante per chiunque sia alla ricerca di sonorità elettroniche fuori dal mainstream; musica su cui riflettere e non solo da ascoltare.
Selflore – Reykjavik
Nell’esordio di questo nuovo progetto, che fonde però membri di due band precedenti giunte al capolinea, la ricerca puramente sonora e in secondo luogo quella compositiva è lampante. Le chitarre vibrano graffianti, leggere ma con la giusta profondità di corpo e allo stesso modo le voci si bilanciano: se quella principale ci porta in territori di un certo rock italiano alla Ministri, la seconda compare dal buio con un “coro urlato” cavernoso e senza filtri. Quella seconda voce ripete più volte la stessa parola, “vulnerabile”, che vogliamo prendere come una sorta di manifesto con cui i Selflore si presentano. Un singolo interessante che convince e spettina il giusto, forse senza tentare di stupire ma che lascia aperte varie direzioni che potrebbero portare a risultati inaspettati.
Stefano Bruno – Eppure si muove
Ricco di spunti e riferimenti galileiani, a partire dal titolo e dalla citazione ai “massimi sistemi”, Eppure si muove è il nuovo singolo di Stefano Bruno, a poco più di un anno dall’uscita del suo album d’esordio Per le strade del cielo. Il cantautore milanese ci spiega la propria personale visione del mondo, un posto dove “ogni cosa è illuminata da musica e amore”, anche in mancanza del sole -si direbbe quindi quasi una visione melo- ed ero-centrica in contrasto con quella eliocentrica del noto scienziato (si scherza naturalmente). Il brano è upbeat e allegro, musicalmente compatto, anche se molto rivedibile pare il lavoro in studio effettuato sulle tracce vocali, che suonano troppo artigianali rispetto al beat apprezzabile. Urge un investimento in questo senso.
Baruffa – Amore magico
Nuova proposta offerta da Matilde Dischi, i Baruffa tornano dopo più di un anno di silenzio seguito all’uscita del singolo Indiepop. Il trio pubblica questo brano intitolato Amore magico, che è un pezzo prevalentemente pop rock anche se sono evidenti gli interventi di synth e beat i quali, lungi dallo snaturare il brano o il genere a cui si rifà, gli danno anzi quel po’ di ritmo in più che evita di farlo scadere nella ballad. L’incedere dei vocals non sempre suona fluido o liscio, mentre si fa apprezzare l’approccio leggero e simpatico al testo, che racconta con un pizzico di ironia la storia di una scintilla scoccata tra due persone con uno sguardo all’interno di un bar.
Ceroli – Tre gioni in hangover
Ceroli è l’ex batterista del Management del Dolore Post-Operatorio, che ritorna con questo nuovo singolo intitolato Tre giorni in hangover dopo che nel 2020 era uscito l’EP Matilda. Il brano, fuori per Biscottificio Records di Domenico Candeloro dei Voina, è un pezzo indie allucinato, con “chorus, flanger, detuner e reverberi [che] narcotizzano l’atmosfera” -una definizione stupenda e forse anche abbastanza incomprensibile ai più, ma che si chiarisce con un ascolto del pezzo, in realtà molto meno strano di come uno potrebbe pensare leggendo quanto appena scritto. Sono gli effetti sonori a rendere allucinata l’atmosfera della canzone, mentre il cantato si assesta su piani molto più vicini all’indie nostrano sentito negli ultimi quindici anni, mentre racconta una storia d’amore che ha raggiunto il limite e sta per scoppiare.
Daniele Nick – Quiete
A un paio di mesi dal suo ultimo singolo Angeli demoni, Daniele Nick (nome d’arte di Daniele Naticchioni) torna con un brano intitolato Quiete, che a dispetto del titolo non è affatto tranquillo o rilassante. Si tratta di un pezzo rock, con una interessante coda orchestrale, in cui convincenti giri di chitarra e strofe incalzanti si alternano a un ritornello in cui il testo traballa su una ripetuta rima in “-i” (“voi siete qui / sentite il riff / inconsciamente muoverete i culi, sì / so che è così / siamo dentro a un film”).
Darte – Tisane love
Riaccogliamo Darte dopo il suo singolo Belli come prima dello scorso anno, uscito sempre per Aurora Dischi. Il cantautore calabrese di stanza a Milano racconta “come è facile sentirsi persi quando ci si ritrova fuori da una relazione tossica come un’overdose” sul suo nuovo brano Tisane love, un pezzo smaccatamente indie pop con una chitarra leggerina e fresca e synth di accompagnamento che lo rendono una proposta ideale con cui bussare alla porta delle playlist di settore e delle radio più attente alle novità emergenti. Magari non sarà nulla di estremamente innovativo, ma il sound si fa apprezzare e scorre molto volentieri, regalandoci un pezzo che potrà adattarsi anche all’ascolto estivo durante le vacanze al mare.
Francesco Morrone – L’amore non conviene
L’amore non conviene è il secondo singolo che Francesco Morrone ci fa ascoltare dal suo prossimo album Grotte, un disco registrato per metà in un garage e per metà in una grotta del Circeo. Rispetto al precedente brano Mani, questo è un brano più folkeggiante, guidato in primis dalle chitarre e dalla voce di Francesco che riflette sulle conseguenze dell’amore, evidentemente scottato da esperienze passate ma desideroso di tuffarsi ancora nel sentimento: “l’amore non conviene ma amare è di certo un errore che rifarei, eppure non è così assurdo amarsi senza farsi male”, spiega l’artista stesso. Un Vinicio Capossela in the making, forse.
Galaxy Hills – Delorean 1987
Ritorno al futuro è fuor d’ogni dubbio uno dei film che hanno ispirato il maggior numero di canzoni e progetti musicali. Riferimenti alla Delorean e a Marty McFly si contano a dozzine, anche sul suolo italico, ed esempio principe l’abbiamo con questo brano dei Galaxy Hills, intitolato appunto Delorean 1987. Il pezzo, secondo brano in assoluto per il progetto dopo Saviour dello scorso anno, viene presentato come un brano synthwave / retrowave, e in effetti le sonorità prevalentemente elettroniche ci trasportano in un mondo retrofuturistico, che sa molto di anni ’80 ma in cui quell’epoca viene percepita in una sorta di eterno presente. Non manca un bell’assolo di chitarra sul finale, a completamento di un brano retto da un ritornello decisamente accattivante e atmosfere filtrate alla luce di neon cava-occhi.
Henry Beckett – A Boy Needs to Grow
Con un immaginario a metà tra le influenze di Kerouac e le atmosfere à la Into the Wild, A Boy Needs to Grow racconta un momento della vita in cui si avverte la pressione del dover scegliere tra due strade radicalmente diverse. Un nuovo capitolo per la Milano underground che ancora non abbiamo scoperto, Henry Beckett è un viandante dalle storie intense e sconosciute che ci ringrazierete di aver scoperto.
Letizya – Mostri
Mostri è il nuovo singolo di Letizya, ceccanese classe 2004 di cui avevamo già avuto modo di apprezzare la notevole voce sul precedente brano Buonanotte. Questo nuovo pezzo si mantiene nell’alveo della musica leggera italiana, ma con un piglio un po’ meno sanremese che esalta meglio le doti innegabili di interpretazione di Letizya: si tratta di una canzone molto orecchiabile, non necessariamente catchy (anche perché è un pezzo più lento, quasi una ballad) ma resa ampiamente apprezzabile proprio dai vocals di quest’artista che evidentemente è un talento da tenere molto in considerazione per gli anni a venire.
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