I migliori dischi che ci siamo persi nel 2022

Recuperiamo in questa tardiva classifica gli album e gli EP persi nel 2022; quelli che, per un motivo o per l’altro, ci sono sfuggiti durante lo scorso anno. Alcuni dischi sono stati scoperti a distanza di mesi dalla loro pubblicazione, qualche artista l’abbiamo conosciuto solo all’inizio di questo 2023.
ALBUM
Balto – Forse è giusto così
(Pioggia Rossa/Schiuma Dischi, 21 gennaio 2022)
Se non sapete cosa si provi a fare serata in Piazza Verdi, seduto per terra con una birra in mano mentre parli di problemi esistenziali con degli sconosciuti, ci pensa l’album di debutto dei Balto – quattro ragazzi di Misano Adriatico, ma col cuore rivolto alla Bologna dei fuorisede – a trasmettervi questa emozione. Forse è giusto così è un disco nostalgico, una nostalgia che non è solo del passato ma in qualche modo rivolta anche verso il futuro; nei testi affrontano “i mostri nella mente e il disagio alle spalle“ dei loro vent’anni, esprimono le incertezze di chi si appresta a entrare nell’età adulta e lo fanno con delle canzoni che sono vere e proprie carezze. Un tema, quello della fatica di diventare grandi, che va per la maggiore tra i progetti dei più o meno coetanei: basti vedere gli ultimi album di band come Cara Calma (il cui cantante, tra l’altro, compare ne Le giornate da morire), Elephant Brain, Il Corpo Docenti. Pur guardando al medesimo panorama alternativo, i Balto esprimono questo senso di fragilità e precarietà con un sound meno dirompente, tra indie rock e pop rock; sono suoni morbidi, perché non sempre c’è bisogno di sfogarsi urlando.
Ascoltare questo album, pieno di confessioni sincere e percorso da una sensibilità estrema, è come fare una conversazione profonda con amici appena conosciuti. Un disco assolutamente primaverile – anche se uscito a gennaio – adatto per affrontare i momenti in cui ci “fa paura tutta questa meraviglia”. Dopo tre o quattro canzoni si ha la sensazione che potrebbe anche finire lì, ha già dato abbastanza per soddisfarci, e invece va avanti ancora; e se di solito storco il naso davanti agli album che, in quanto a numero di tracce, non vanno in doppia cifra, questo fa tranquillamente eccezione. Forse è giusto così si merita a mani basse la palma di miglior album italiano del 2022; ai Balto probabilmente non interessa nemmeno entrare in una classifica, ma in questo caso forse è giusto così.
Narratore Urbano – 2ANNI
(Pan Music Records, 21 gennaio 2022)
“L’Italia è una Repubblica oligarchica fondata sulla disoccupazione. La sovranità appartiene ai boomer aristocratici che la esercitano fottendosene delle forme e dei limiti della Costituzione”. È in questo scenario, tra reminiscenze orwelliane e lucide prese di coscienza, che Narratore Urbano dipinge il suo affresco impietoso dei tempi e dei luoghi in cui viviamo. Classe 1998, il suo grido rivolto a “questo Stato che non è mai stato cosa pubblica, ma Cosa nostra” dà voce a quelli della sua generazione che non ci stanno; nei suoi testi al vetriolo, influenzati da certo rap stile Caparezza o Willie Peyote e che talvolta prendono la forma dello spoken word, si fa strada senza mezzi termini il moto di protesta verso le storture della società contemporanea. Un atteggiamento anticonformista che ricorda quello di un ”inkazzato sociale” di brizziana memoria, il vecchio Alex protagonista di Jack Frusciante è uscito dal gruppo (che – ne sono certo – avrebbe apprezzato le canzoni di Narratore Urbano, se solo fossero uscite negli anni Novanta).
Per il cantautore torinese fare musica è un atto rivoluzionario, ma ciò non significa che non sia pure capace di concedersi momenti intimi (a parte che anche quando si incazza non lo fa per forza urlando) e il suo album non si riduce alla sola denuncia sociale. Con 2ANNI, che raccoglie i brani dell’EP Fine delle trasmissioni (2020) e i singoli usciti successivamente, ha voluto mettere un punto fermo al periodo appena trascorso per voltare pagina; di recente ha promesso nuova musica: questa estate preferiremmo di gran lunga sentire le sue canzoni piuttosto che “ascoltare in massa quella cagata commerciale basata sul verbo ser”.
Sunset Radio – Thank You, Goodbye
(Seahorse Studio, 24 novembre 2022)
Giungono al terzo album i Sunset Radio, che hanno un nome da West Coast statunitense e invece provengono da Ravenna (ovvero la East Coast italiana). Californiano è anche l’approccio del loro sound, che contamina i ritmi energici e grezzi del punk rock con linee più melodiche e catchy affini al pop punk, districandosi tra brani che attingono al melodic hardcore e altri che guardano più allo skate punk; il quintetto riesce a coniugare certe atmosfere musicali che riportano indietro agli anni Novanta con sonorità moderne, andando a costruire un disco compatto dall’inizio alla fine. Tra l’altro, Thank You, Goodbye! è l’ultimo lavoro che vede la partecipazione del cantante Andrea, uscito dal gruppo dopo la pubblicazione dell’LP; e nel finale fa la sua comparsa anche un brano in italiano – il primo della band cantato nella nostra lingua – che può essere considerato un preludio alla nuova era inaugurata con il cambio di vocalist. Esistesse ancora il Warped Tour, i Sunset Radio ne potrebbero calcare i palchi con sicurezza, portando con sé questo album estivo anacronisticamente uscito a novembre.
Action/Adventure – Imposter Syndrome
(Pure Noise Records, 11 novembre 2022)
Gli Action/Adventure sono solo uno dei tanti gruppi che, stiamo scoprendo con piacere, nel 2022 vogliono ancora fare easycore come ai vecchi tempi. I brani dell’album d’esordio Imposter Syndrome sono veloci, catchy, percorsi da un hardcore molto melodico che rimanda inevitabilmente ai Four Year Strong; dopo un po’ forse possono suonare un po’ ripetitivi e non farebbe male qualche breakdown in più, ma il prodotto finale è assolutamente degno di nota. Il titolo dell’album si riferisce al fatto che i cinque ragazzi di Chicago non possono credere che il loro debutto sulla lunga distanza (comunque tardivo, dopotutto sono in giro dal 2016) avvenga in un’etichetta come Pure Noise, la quale si rivela una delle poche label che tiene ancora al pop punk fatto bene. Un altro significato di questa sindrome dell’impostore riguarda una peculiarità della band: si tratta infatti di un gruppo BIPOC (ovvero composto da Black, Indigenous and People of Colour) all’interno di una scena storicamente “per bianchi” come quella in cui si trovano. Ma al di là di giudizi politically correct o inclusivi, gli Action/Adventure spaccano perché spaccano, punto.
Dopo i quattro migliori album del 2022 da recuperare, ecco i nostri cinque EP preferiti. Potevamo fare una top 10, e invece no.
EP
Leita – Per sempre, comunque
(self-released, 3 giugno 2022)
Il 2022 è stato l’anno in cui ho scoperto – o meglio, ho finalmente capito – generi come il Midwest emo, il math rock, lo screamo e affini. Tra gli altri, mi hanno aiutato anche i vicentini Leita, che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo. Il loro EP di debutto Per sempre, comunque è stato accolto con il dovuto merito e dovrebbe essere custodito come uno dei piccoli gioielli della vivace scena emo italiana. Il 2022 è stato anche l’anno in cui ho imparato ad apprezzare i brani solamente strumentali e a dar maggior peso alle melodie: d’altronde è impossibile non stimare i riff fatti da questi ragazzi, che aldilà dei virtuosismi sono un vero piacere per le orecchie; su di essi si staglia poi una voce semiurlata che riesce ad essere rotonda e grezza allo stesso tempo e va a completare i brani alla perfezione. Capite quindi che ci sono svariati motivi per cui ho voluto mettere le mani su una copia fisica di Per sempre, comunque (ed era uno dei pochi dischi per cui ci tenevo davvero); il CD, reso possibile da un manipolo di microetichette davvero fighe come Weird Side, 1a0 e troppistruzzi, l’ho acquistato a prezzi modici presso il banchettino del merch di Struzzi Decenti: per gli amanti di concerti underground, un format di seratine da non farsi sfuggire assolutamente.
Games We Play – Get a Job
(Fueled by Ramen, 26 agosto 2022)
Caso non troppo comune, questi cinque brani li ho ascoltati prima dal vivo che nella loro versione in studio. Affascinato dalla presenza scenica e dall’energia che Emmyn Calleiro ha sprigionato sul palco del Fabrique in apertura ai compagni di etichetta All Time Low, sono andato a recuperarmi l’ultimo lavoro del suo progetto solista Games We Play, ovvero il secondo EP Get a Job. Il sound seguito è il classico pop punk alla Fueled by Ramen, ovvero molto pop (con tratti concessi anche all’hip hop) e radiofonico, con canzoni che raramente si azzardano a superare i due minuti. La title track racchiude l’attitudine da pop punk kid di questo ventiduenne che non vuole crescere e nella vita preferirebbe cantare anziché, per citare la band di Baltimora, cadere nel vortice di una “9 to 5 routine” imposta dalla società.
I Games We Play riescono – o “Games We Play riesce”? È un po’ come quando si deve parlare d(egl)i Owl City – a trasformare le proprie esperienze in narrazioni divertenti e divertite e l’intero album è percorso da un’ironia tipica della gen Z. La più memorabile è quella raccontata in Kristina, canzone ispirata a una ragazza che frequentava prima di scoprire che fosse sposata e con figli, ma piace anche la sana dose di autocommiserazione di St. Girlfriend (“She’s a saint, and I’m a freak / Who could bear me for a week?“). Se non vi ho ancora convinti ad ascoltarlo, basti sapere che il disco è prodotto da Kyle Black (State Champs, Broadside, ROAM tra gli altri) e ci sono anche i “na-na-na-na”.
Bornside – Light Rain and Dick Moves
(cheapshotrecords, 16 settembre 2022)
Abbiamo trovato i Four Year Strong francesi e no, non sono i Chunk! No, Captain Chunk!. Si tratta di cinque ragazzi di Lione che fanno ancora pop punk come si usava nel 2013, ovvero con sonorità discretamente heavy, che attingono all’easycore dei tempi che furono. In Italia i gruppi stanno gradualmente virando verso ritmi emo-trappeggianti e forse il famoso slogan defend pop punk l’aveva già previsto; allora ci si chiedeva da cosa bisognava difendersi, la risposta la diamo a posteriori: dagli epigoni di Machine Gun Kelly. All’interno della scena d’oltralpe invece trova ancora terreno fertile l’easycore: i Bornside lo fanno nel 2022, ovvero con una produzione pulita e un sound solido che si nutre di melodie coinvolgenti, momenti più hardcore, qualche accenno di gang vocals e scream dosati con sapienza. Mancano i breakdown, ma questo perché preferiscono tirare le canzoni fino alla fine senza concedersi momenti di pausa. Ascoltando Light Rain and Dick Moves si fa fatica a credere che sia il loro EP di debutto e non si tratti invece del lavoro di un gruppo già rodato. Mi si obietterà che non è originale: certo, perché non vuole esserlo; non per niente il merch dei Neck Deep sfoggiava con orgoglio la scritta generic pop punk.
Diognardi – Lets’s Make This Interesting
(self-released, 23 settembre 2022)
Non sono tante le volte che arrivo ad ascoltare un album sponsorizzato su Instagram, ma in questo caso è stata una scommessa vinta. Thomas Diognardi fisicamente assomiglia a Machine Gun Kelly e ti aspetteresti lo stesso dalla musica, invece questi sei brani si muovono tra pop rock e pop punk con un sound che si potrebbe collocare a metà strada tra i 5 Seconds of Summer e i Busted, più qualcosa che ricorda The Band Camino. Il cantautore statunitense alterna momenti più carichi ad altri di pausa, restando in sostanza accessibile per tutta la durata del disco: esaurisce subito, nell’opener For Good, il meglio di quanto ha a disposizione, ma serba buone cartucce anche per il finale con Simple Life; può passare da canzoni divertenti e scanzonate come Old Dude a pezzi più intimi come Post Traumatic. Gli perdoniamo la scelta della cover, ultimamente iperinflazionata, di A Thousand Miles di Vanessa Carlton solo perché la fa molto bene. Secondo EP per Diognardi, a cui va riconosciuto anche il merito di essersi prodotto praticamente tutto da solo, Lets’s Make This Interesting è una proposta interessante capace di indirizzarsi a una buona fascia di pubblico, dai millennials alla gen Z.
Rise on Everest – Is Easycore Dead?! No, Captain!
(self-released, 21 ottobre 2022)
L’easycore è morto? Oltre ad essere una domanda legittima nel 2022, è anche il titolo dell’ultimo EP dei Rise on Everest, che rispondono con un no secco attraverso sei tracce belle tirate. Il disco è composto da vari featuring, tra cui spiccano quelli con Christian Fisher dei Settle Your Scores e con Biax degli italiani Last Day Before Holiday (ai quali chiediamo nuova musica, perché non si fanno sentire dal 2021). Tra titoli geniali come #EZslam oppure The First 40 Years of Childhood Are the Hardest la band russa difende a spada tratta l’heavy pop punk vecchio stampo seguendo l’EZ a regola d’arte; peccato solo per la voce, che è un po’ esile e si integra male nel contesto generale fatto di breakdown e growl. La cosa più bella comunque è la copertina dell’album. L’artwork richiama inequivocabilmente Something for Nothing dei Chunk! No, Captain Chunk!, che sono allusi anche nel titolo “No, Captain!” (ancora devo capire perché alle band easycore piacciano così tanto i punti esclamativi!) pronunciato da uno Spongebob che rovescia il famoso “Sì, signor capitano!” della sigla. Ma ci sono altri particolari meno evidenti: la nave si chiama Friendshit anziché Friendship (bonaria presa in giro del cosiddetto disneycore di cui è stata tacciata la band francese?); la scena di tempesta è popolata, tra gli altri, da un orso che pare la mascotte degli Abandoned by Bears e da uno scoiattolo simbolo dei Settle Your Scores, ma sicuramente qualche altro dettaglio sarà sfuggito.
Alla fine dello scorso anno la nostra redazione ha scelto i suoi album preferiti: scopri le classifiche dei migliori dischi del 2022 secondo Ale, Maria Chiara e Simone!