Avincola, Selflore, Maelstrom: le recensioni dei singoli italiani

Avincola feat. Alessandro Gori – Letti
La nuova canzone di Avincola presenta una collaborazione decisamente particolare, ovvero quella con Alessandro Gori, meglio noto come Lo Sgargabonzi. Letti è un brano che presenta interventi di quest’ultimo che legge degli estratti dal suo ultimo libro Confessioni di una coppia scambista al figlio morente, stralci di testo decadenti che creano uno strano contrasto con il sound ritmato e poppeggiante del brano -che però, si badi, non si può certo definire una canzone upbeat o festaiola; semmai una semihit estiva caratterizzata dalla nostalgia e dalla malinconia. La collaborazione comunque funziona più che bene, perché Letti è un pezzo che lascia il segno.
Iohosemprevoglia – Mi piaceva da morire
Si sono presi una lunga pausa discografica gli Iohosemprevoglia, ma ora la band di Monopoli è tornata con un nuovo singolo, e ne ha altri nel cassetto che aspettano solo di essere tirati fuori. Mi piaceva da morire è un pezzo in cui il gruppo ha deciso di utilizzare solo strumenti “reali”, quindi niente batterie elettroniche o campionamenti, e presenta un sound pop rock che si rifà un pochino a quella sonorità allegra che si sentiva in radio attorno al 2005. Il testo non è poi così allegro, visto che rimembra i momenti di una relazione andata in frantumi (per colpa propria per giunta), ma anche in questo contesto malinconico c’è un certo sottotono positivo che consiste nella consapevolezza di aver vissuto dei momenti felici. “Fotografie musicalmente emozionali, potenti quanto intime, piccole ma figlie di un grande archetipo come il ricordo legato alla tenerezza, a quello che di bello rimane anche dopo anni dalla fine di un rapporto”, così parla la band del nuovo singolo.
L’Iperuranio – Ancora un altro po’
Secondo brano per L’Iperuranio in anticipazione del suo disco (intitolato La verità è un’altra) in arrivo nel 2023. Dopo Fare domani, ecco questa nuova Ancora un altro po’, che tra una citazione socratica (affine al nome del progetto, direi) e una di Lorenzo de’ Medici si snoda in una ballad pop rock melodica e graziosa, molto ascoltabile e sufficientemente accattivante da risultare efficace.
Maelstrom – Bassa marea
Ti chiami Maelstrom; intitoli i tuoi brani Coralli e Bassa marea. Già di base il concept marinaresco di quest’artista astigiano ci piace; non perché siamo particolari amanti della navigazione, ma perché ci gustano le cose fatte bene e con un filo conduttore. E per questo apprezziamo anche le foto promo dell’artista, che si fa ritrarre in abiti e atteggiamenti pirateschi. Venendo al brano, Bassa marea è un pezzo abbastanza corto (2:08) che non ha esattamente il sapore di una vecchia canzone da lupi di mare ma più di un pezzo indie pop molto italiano, ma del resto non è che potessimo aspettarci che Alessandro si mettesse a cantare “quindici uomini sulla cassa del morto”. La canzone scorre piacevolmente, un po’ come un brigantino su un mare calmo, e alla fine si fa perdonare anche la propria brevità.
Martina Zoppi – Avrò cura di te
Sonorità decisamente R&B quelle che sentiamo in Avrò cura di te, il nuovo singolo di Martina Zoppi nonché sua prima uscita del 2022. Il brano è abbastanza ritmato e molto denso di parole, e fa un pochino pensare ai pezzi di Cecilia, specialmente quelli del suo primo EP. “Avevo la necessità di scrivere qualcosa che mi rasserenasse, il periodo non era dei migliori ma ero grata sotto altri punti di vista. Ho sciolto alcuni nodi e ho scritto parole di gratitudine come “Avrò cura di te”. Che belle sono? Almeno una volta nella vita avremo bisogno di sentircelo dire”, commenta Martina a proposito del brano.
Massimiliano Tufo – Tu non mi lasci andare
Terzo singolo del 2022 per Massimiliano Tufo, che aveva pubblicato Quando fuori Roma trema lo scorso 15 aprile. Tu non mi lasci andare è un pezzo pop basato su sonorità elettroniche con un ritornello decisamente orecchiabile e una linea di basso appena appena accennata dai tratti funky. Anche se occasionalmente le melodie appaiono incerte, si tratta di un brano molto ballabile e che strappa più di un consenso, anche per il contrasto fra sonorità upbeat e testo malinconico: “sentivo di avere perso tanti treni, quando ho scritto questo pezzo ero convinto che la fine della relazione di cui parlo rappresentasse un altro di questi”.
Moscova – Toast
Fuori per Le Stanze Dischi il nuovo singolo dei Moscova, Toast. Si tratta di un brano che “racconta di un amore controverso, un amore tossico, e nonostante tutto, un amore voluto”, e lo fa con un sound nel complesso indie / pop rock, con tanto di vocals effettati che fanno l’occhiolino alla trap nelle strofe e all’itpop nel ritornello. Molto gradevole il sound del brano, che è leggero e di facile ascolto al punto giusto senza scadere nella banalità; forse un po’ più di brio nel cantato delle strofe avrebbe giovato al pezzo.
Pit – Indelebile
Dopo una serie di singoli più scanzonati l’artista milanese torna con un brano più malinconico, dedicato a una delusione d’amore netta con un palese tradimento che ancora brucia. Pit, in tandem con la produzione freschissima di Giorgio Pesenti degli ISIDE, ci ha abituato con una serie di singoli centellinati nell’ultimo anno a ritornelli da tormentone e ha un suono che sa bilanciarsi bene su una base acustica che si colora di un’elettronica dalle tinte urban. Qui la formula magica non cambia ma il mood incazzato e deluso cozza con lo stile dell’autore in un modo che a primo ascolto confonde ma che in realtà funziona molto bene.
Selflore feat. Tana Combinaguai – Gent
La band milanese (con membri da WASA e La Pioggia Su) arriva al secondo singolo e le cose iniziano a farsi anche più interessanti. Il brano, Gent, è di nuovo intitolato a una città, in questo caso il porto belga famoso per il suo borgo medioevale e il video ufficiale è speculare al video del singolo precedente andando a concentrarsi sulla coprotagonista del video di Reykjavik. Inoltre il singolo è un featuring, con l’amico e compagno di label Tana Combinaguai, mossa non proprio convenzionale per una band che arriva dall’ambiente post-hardcore e che si sta integrando su sonorità sempre più alla “nuovo rock italiano” (vedi la presenza fissa nella playlist Rock Italia su Spotify).
Simon Cole – Staccarmi da te
Secondo singolo del 2022 per Simon Cole, dopo la precedente Bentley. Staccarmi da te è un brano tecnicamente rap per la tecnica vocale utilizzata dal giovane artista alessandrino classe 2001, ma musicalmente è un pezzo fatto con la sola chitarra (e un beat “effetto schiocco di dita”). Minimale ma davvero efficace, un po’ come il testo che nella sua semplicità arriva diretto e suona vero e sincero -si tratta di una canzone d’amore sul “qui e ora”, senza troppo pensare al futuro. Qualche eco del Neffa di inizio millennio, ma nel complesso è un pezzo che si stacca nettamente dall’attuale produzione del genere, sorprendendoci in positivo.
Yoann Paoloni – L’amichi
E va bene, la Corsica non farà più parte dell’Italia, ma una canzone in lingua corsa -che con l’italiano ha più di qualche somiglianza- la possiamo accogliere in questo bollettino, che dite? Yoann Paoloni è un cantautore corso, classe 1984, che da qualche anno ha cominciato a cantare nella lingua della propria isola. L’amichi è il primo brano di propria produzione che condivide sulle piattaforme di streaming, ed è un pezzo di stampo pop cantautoriale, anche un po’ retro se vogliamo, ma molto orecchiabile e di facile ascolto. Il ritornello poi lo possiamo capire benissimo anche noi che non parliamo la lingua, e sfrutta l’effetto ripetizione della frase principale per entrare in testa con un paio di ascolti.
Federico Baldi – Patroclo
La caratteristica di un classico è quella di essere sempre attuale, anche a distanza di millenni. Lo dicono tutti e lo ribadisce Federico Baldi nel suo secondo singolo Patroclo, che riprende il personaggio omerico indagandone un aspetto inedito: con la vis polemica che lo contraddistingue, di Patroclo che muore in guerra indossando l’armatura di Achille denuncia “l’ossessione tutta del nostro tempo di vivere un istante di celebrità prima che venga la morte”. Quello del cantautore bergamasco è un sound che in Italia si sente poco: tra rap poetico e uno spoken word erede del teatro contemporaneo – e movenze che ricordano il compagno di scuderia Narratore Urbano –, con testi impegnati e mai banali. [Simone De Lorenzi]
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