Emma Nolde e Generic Animal, WEL, Vintage Violence: le recensioni dei singoli italiani

Emma Nolde Generic Animal
Emma Nolde + Generic Animal – Un mazzo di chiavi, un ombrello, lì in mezzo

Emma Nolde e Generic Animal non sono due nomi mainstream (per ora!), ma sono comunque piuttosto conosciuti fra chi bazzica la musica alternativa italiana. Lei ha pubblicato nel 2020 Toccaterra, un disco parecchio elogiato dalla critica; lui, vero nome Luca Galizia, di dischi all’attivo ne ha tre, di cui l’ultimo, Presto, uscito anch’esso nel 2020; entrambi hanno una passione per gli strumenti. I due artisti stanno facendo insieme qualcosa di apparentemente molto semplice ma che in realtà si vede di rado: in un mondo dove i featuring -spesso “buttati lì” solo per pompare i numeri su Spotify- sono all’ordine del giorno, loro hanno scelto la strada della collaborazione. Il che significa che il loro nuovo singolo Un mazzo di chiavi, un ombrello, lì in mezzo è stato scritto a quattro mani, organicamente, non è un pezzo di Emma Nolde su cui Generic Animal canticchia una strofa (o il contrario). Su Rolling Stone potete leggere una bella intervista approfondita dove i due raccontano il processo creativo dietro il pezzo e più in generale l’ethos del progetto. Su queste ben più modeste colonne ci limitiamo a osservare come la canzone rispecchi appieno i due cervelli che stanno dietro la sua origine: le parti scritte e cantate da Emma Nolde fanno pensare ai brani dell’artista toscana, così come appena subentra Generic Animal sembra di essere da qualche parte nella tracklist di Presto, ma la cosa forse più bella da ascoltare è come i due stili riescano a congiungersi e mescolarsi fra loro in modo che la canzone risulti unitaria. Per noi la definizione di arte.

**dal 4 al 7 novembre, Emma Nolde e Generic Animal saranno in tour insieme in giro per l’Emilia Romagna, con show previsti a Cavriago, Ravenna, Modena e Bologna**

WEL – Tetto del mondo

Chi frequenta la scena pop punk italiana da qualche anno non può non essersi imbattuto nei Why Everyone Left, senza dubbio alcuno il miglior prodotto che il genere abbia offerto nel nostro Paese quantomeno nell’ultimo quinquennio. La band ha fatto qualcosina negli ultimi due anni, con un paio di nuove versioni di vecchi singoli, ma non pubblicava vera e propria nuova musica dal lontano 2018, con l’EP This Is Not a Test. Troppo tempo per pensare che non ci fosse proprio nulla di nuovo in preparazione, e infatti ecco i tre ragazzi modenesi tornare con una sorpresa, anzi due: il gruppo ora si chiama semplicemente WEL, abbreviazione con cui tutti già li chiamavano per comodità; e poi il nuovo brano Tetto del mondo è il primo in italiano. Una mossa che verosimilmente ha parecchio senso, visto che la nuova ondata pop punk si sta abbattendo anche sul nostro Paese, ma tutti quanti da queste parti ora stanno usando la nostra lingua. Anche l’estetica sembra leggermente aggiornata, meno legata all’easycore e più al nuovo movimento, come si vede già dalla copertina del singolo. A livello di sound restiamo comunque su un pop punk molto suonato, con moderate concessioni all’elettronica trappeggiante, ma si percepisce che tira un’aria abbastanza nuova anche per i WEL -il bridge super tirato è forse il principale retaggio degli anni 2010. La canzone è piuttosto catchy, che per questo genere è davvero la cosa più importante; potrebbe esserlo di più? Forse sì, ma diamo tempo ai WEL di interiorizzare la transizione in atto.

Iggie Wild – Buoni propositi

Il pop punk è ufficialmente tornato, e lo sappiamo ormai da qualche mese anche in Italia, diciamo da quando GionnyScandal ha fatto la copia del disco di Machine Gun Kelly, tirandosi dietro o facendo emergere tutto un movimento di giovani leve che provano a proporre la versione 2021 di questo genere più che ventennale. Iggie Wild ha pubblicato il suo nuovo disco Cybrpnk, che contiene il singolo Buoni propositi, un pezzo di meno di due minuti che rientra sicuramente nel genere pop punk ma declinato nella sua accezione attuale, ovvero con ampie contaminazioni trap/hip hop (specialmente nei vocals) e più di un inserimento di synth e beat. Ho più di venticinque anni, per cui non mi azzardo a dire se questo brano (o questo movimento in generale) mi piace o meno, ma se sei giovane qui c’è sicuramente qualcosa che ti può far ballare sotto un palco, o anche con le cuffiette nella tua cameretta.

Gli Incubi di Freud – Migliore attore non protagonista

Classico progetto nato durante il lockdown del 2020 (che a dispetto di quanto si diceva allora, ha evidentemente scatenato un’ondata creativa in Italia e in giro per il mondo a giudicare dal numero di band e solo project venuti fuori dall’isolamento), Gli Incubi di Freud sono un modo per il frontman Joshua McFarrow di fare training autogeno oltre a dare sfogo alla sua vena artistica. Migliore attore non protagonista è un brano alternative rock leggero ma non frivolo, piuttosto upbeat nonostante la storia che racconta -che è poi la storia della vita di Joshua- non sia sempre allegra. Appare poco giustificata la durata di più di cinque minuti per un pezzo di questo tipo, specialmente perché data dalla presenza di una sorta di lunga outro che non aggiunge poi tanto al brano; fino ad allora però ci si divertiva con vibe positive.

Lamette feat. Tamì – Mi piaci così

Azzeccato featuring quello di Tamì sul nuovo brano dei Lamette, Mi piaci così. La canzone esce per Aurora Dischi e segue Tu mi fai, l’altro singolo dei Lamette uscito nel 2021. A differenza di quest’ultimo, che era caratterizzato da un’interpretazione piuttosto urban, qui prevale l’indie nella sua accezione più contemporanea, quindi contaminato da suoni presi in parte dall’emo e in parte dalla trap. Quello che piace più di ogni altra cosa su questo brano è proprio la bella sovrapposizione di voci che i due artisti riescono a creare nei ritornelli; un connubio nato per caso, come raccontano i Lamette: “eravamo a Venezia e per caso abbiamo visto dalle storie su Instagram che anche Tamì era lì, perciò le scriviamo per beccarci”.

Marat – E quindi voglio cadere

E quindi voglio cadere è il nuovo singolo di Marat (il progetto solista della cantautrice romana Marta Lucchesini): un nuovo capitolo, un cambio di percorso che suona come una canzone d’odio, che suona come una canzone d’amore, con la presenza di un ukulele che guida la disillusione di un musicista in Italia nel 2021. Un brano per tutti quelli che si sono trovati ad amare una persona, nonostante facesse male, nonostante fosse una pessima idea, e nonostante, in fondo, fosse comunque bellissimo.

Ponte – 423

Già membro della band Il Muro del Suono, Matteo Dal Ponte in arte Ponte inaugura la propria carriera solista con questo singolo intitolato 423. È un brano alternative rock che sembra un pochino uscito da una quindicina di anni fa -forse è l’effetto degli “oooh” dei backing vocals nel ritornello che fa molto throwback- e precisiamo che diciamo questa cosa senza alcuna accezione negativa. La canzone scorre bene, il ritornello è abbastanza orecchiabile e melodico anche senza essere catchy e soprattutto il brano dà l’idea di essere sentito: come afferma lo stesso Ponte, del resto, “il teatro mi ha insegnato che possiamo mettere i sentimenti in ogni opera che facciamo”, che sia un brano destinato a diventare una hit o anche un brano destinato a non vedere mai la luce del sole.

Posh – Plan B

I Posh ormai sono una band che abbiamo imparato a conoscere. Il gruppo italiano, anche se di base in Germania, ha pubblicato negli ultimi mesi i singoli Time Has Come e Mr. Anyone, anticipazioni dell’album Port Out Starboard Home che uscirà a dicembre. A questi brani si aggiunge ora il nuovo Plan B, un pezzo che conferma l’attitudine alternative rock europeo del trio composto da Salvo Minnella, Federico Salemi e Alberto Minnella, con i Placebo come riferimento (specialmente vocale) e la volontà di coniugare il rock dei 2000s con il sound che dovrebbe avere una band che nel 2021 punta a entrare in rotazione in qualche emittente britannica specializzata in musica alternativa.

Scianni – Tra la luna e sta merda

Dopo i due singoli del 2020 Uragano e Non dormo più, ritroviamo il cantautore pugliese Scianni con questa Tra la luna e sta merda, canzone dal titolo eloquente prodotta da Molla, dove “la luna” è Roma, la città che accolto l’artista e gli ha offerto la salvezza, e “sta merda” è il suo passato da cui ha trovato rifugio nella Città Eterna. È un brano prettamente indie, con le strofe più tenui e intimiste e un ritornello carico di synth che è forse fin troppo fitto di parole, un po’ come Roma è fitta di bellezze e meraviglie a ogni angolo che si gira. “Racconta le mille passeggiate in solitudine con le cuffie mentre ammiravo qualsiasi tipo di bellezza riservasse quella città che mi stava dando mille occasioni”, spiega non per niente l’artista parlando del brano.

Turchese – L’ultimo metrò

Sandro Cisolla è Turchese. L’ex voce e chitarra degli Airway, scioltisi proprio quest’anno, inaugura il proprio percorso da solista con questo brano intitolato L’ultimo metrò. La canzone ha un sound prevalentemente pop, ma con una bella chitarra in primo piano per non lasciare campo soltanto ai synth e all’elettronica; del resto una scelta comprensibile nel passaggio da band rock a solo project. L’ultimo metrò è un brano che racconta la relazione fra un’attrice alla moda e un musicista innamorato, complicata dalla vanità della prima che ambisce solo al successo e giudica dalle apparenze: “sono convinto che le dinamiche confuse che stiamo vivendo oggi siano innanzitutto figlie di relazioni affettive povere e un po’ tristi, spiega Turchese commentando il pezzo.

Vintage Violence – Zoloft

Grandi news in quel di Lecco: a sette anni dall’uscita di Senza paura delle rovine, il loro ultimo album, i Vintage Violence hanno finalmente pronto un nuovo disco da farci ascoltare. Mono uscirà il 19 novembre per Maninalto! Records, ed è anticipato, oltre che dal già uscito singolo Piccolo tramonto interiore, da questo nuovo brano intitolato Zoloft che senza starci a girare troppo intorno è una vera mina. Parte tranquillo per i primi due minuti, quasi fosse una ballad ma con un’aura minacciosa che si percepisce in ogni nota; poi esplode in un finale tiratissimo, introdotto dall’azzeccatissima frase “come la scintilla che precede lo schianto”, e di schianto vero e proprio si tratta, con tanto di archi a cura di Nicola Manzan. E tra le “molotov sulla questura” e un “porco di quel dì” i Vintage Violence non rinunciano alla propria carica provocatoria; del resto, “anche l’arte è guerriglia” come ci ricordano loro stessi nel brano.

The 24 Project – Liquid

Dopo la pubblicazione di At Home, ecco un nuovo capitolo che ci avvicina al mondo del musicista Rodolfo Liverani: brani come un flusso di coscienza dove melodie e influenze chill e ambient che si mescolano tra loro. Liquid, dice Rodolfo, “è un brano nel quale ho cercato di rappresentare attraverso la scelta dei suoni qualche cosa di liquido e avvolgente, come ad esempio un flusso creativo che scorre”. E questo brano è proprio così, un bagno caldo circondati da candele dopo una brutta giornata, e la voglia di fare le cinque di mattina non appena si esce di casa. The 24 Project è un bellissimo contenitore, e crediamo proprio ci riserverà delle belle sorprese.

Il Geometra – Per quel che resta

Lo scorso maggio avevamo raccontato il ritorno de Il Geometra dopo sette anni di distanza dall’album d’esordio, con il brano Per tutte le madri. Il progetto umbro, che all’epoca del primo disco stava raccogliendo attorno a sé un certo seguito nell’ambiente indie, ci svela ora che è pronto un nuovo album -al momento ancora senza una data d’uscita- di cui Per quel che resta è la seconda anticipazione. Il brano si muove a passi leggeri, quasi fuori da ogni genere attualmente esistente e forse fuori anche da qualsiasi tempo (se ci dicessero che è un brano degli anni ’90 ci crederemmo tanto quanto se ci dicessero che è uscito nei 2000 o ai giorni nostri). Racconta “la caducità delle nostre esistenze, ancorate a piccolissime certezze, fiere dell’indifferenza usata come arma di difesa. Sulla ‘pista da ballo’ di cui si canta nel ritornello, si muove la finta inconsapevolezza dei compromessi che accettiamo ogni giorno”.

The Heron Temple – Coltelli

Coltelli è il nuovo singolo dei The Heron Temple, un brano che suona come una dichiarazione d’amore e d’intenti, in un contesto in cui il rapporto vive della dicotomia tra il bene e il male. Affrontare il diverso essendone attratti, ma con la consapevolezza di essere già destinati a perdere. Nutrirsi del dolore per vivere una rinascita costante. I The Heron Temple sanno fare pop pur essendo punk, un’attitudine che è ben dura da togliere e che speriamo mantengano per sempre. Siamo davvero curiosi di ascoltare il loro primo disco.


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