Leatherette, Selflore, Rhesina: le recensioni dei singoli italiani

Leatherette band
Leatherette – Ronaldo

A un annetto dall’album d’esordio Fiesta, sembra che i Leatherette siano già pronti per pubblicare un disco nuovo. Anche se tendenzialmente non ci piace quando le band hanno fretta di buttar fuori dischi, dobbiamo ammettere che il nuovo brano della band ci gasa alquanto, e quindi non possiamo che essere molto curiosi di ascoltare Small Talk (questo il titolo del prossimo full length), in uscita il 3 novembre su Bronson Recordings. La canzone che anticipa il nuovo dei Leatherette si chiama Ronaldo, e se vi steste chiedendo a quale dei due Ronaldi il titolo si riferisca, la copertina e il testo svelano che si tratta di quello sbagliato, cioè il portoghese; poco male, perché il singolo invece è decisamente giusto. La band ha dichiarato di volersi allontanare dall’etichetta “post-punk” che le era stata appiccicata dopo il primo lavoro, e su Ronaldo prova ad ampliare un po’ le proprie influenze e le sonorità inserite nel pezzo con elementi jazzistici e dello shoegaze, ma la verità è che a noi questo sembra in tutto e per tutto un brano post-punk. Il che non è mica una cosa negativa; anzi. La canzone ha energia e musicalità, ha quel sound leggermente sporco e oscuro che dovrebbero avere i brani che vogliono lasciare il segno nel panorama alternativo e underground, e poi i riferimenti calcistici nella musica ci fanno sempre volare, anche quando riguardano calciatori o squadre che non ci piacciono troppo. Insomma per noi i Leatherette si confermano la forza più interessante nel panorama post-punk italiano.

Rhesina – Tra me e te (Non scorre buon sangue)

Mettere in piedi un progetto pop punk nel 2023 ormai equivale quasi sempre ad emulare emo trapper come La Sad e soci. Più raro trovare qualcuno che guardi a tempi precedenti: lo fanno i Rhesina (non è un refuso, si tratta di un “elemento naturale utilizzato da sempre durante rituali di purificazione”) nel loro singolo d’esordio Tra me e te. Il gruppo può essere la risposta “genuina” a Naska: dove questo guarda ai primi anni Duemila per inserirsi nel circuito mainstream della scena, i Rhesina li accolgono come un faro a guidarli nella definizione di un sound più elaborato e meno scontato. La band è una formazione female-fronted di Torino che assorbe diverse influenze della scena alternativa e la struttura del brano cerca di andare oltre gli schemi più basici e prevedibili del genere, attingendo a melodie tipiche del rock alternativo di stampo italiano. Viene quasi voglia di cercarli su MySpace, questi Rhesina, che sono riusciti a dare vita a un brano ad alto tasso nostalgico. [Simone De Lorenzi]

Röa – Rosso

Secondo singolo per Röa, che condivide il nome con uno sciatore alpino norvegese che ricordiamo per una tremenda caduta a Kitzbühel lo scorso gennaio, e che magari agli economisti farà venire in mente uno di quegli strani indici che utilizzano per misurare la salute delle aziende (dovrebbe chiamarsi “Return on Assets”, ma non chiedeteci di cosa si tratti). Dopo Estranei, l’artista torna con una canzone intitolata Rosso, come “il colore del sangue che le scorre dalle vene al cuore, lo stesso dei capelli della persona a cui è dedicata”. Si tratta di un pezzo sostanzialmente synthpop ma dal ritmo riflessivo e dalle sonorità appoggiate ai bassi; la voce di Röa è graziosa e delicata anche se forse non particolarmente unica, lo stile del suo cantato un po’ strascicato come tipico delle nuove leve della nostra canzone pop. Rosso ha le caratteristiche che possono portarla a fare bene nelle playlist di Spotify e in teoria anche in radio se ci fosse un’etichetta dietro a pomparne la release; non è il singolo destinato a lasciare il segno nell’anno di grazia 2023, ma parliamo pur sempre di musica pop fatta per un ascolto accessibile per tutti.

Selflore – Lavanda

Per la prima volta un brano dei Selflore contiene e inizia con una chitarra acustica, ma lo spaesamento dura poco perché dopo pochi secondi entra la voce principale, assolutamente riconoscibile, e poco dopo arriva tutta la band con il suo carico di distorsioni. Questa volta i ragazzi rallentano i bpm e abbassano (anche se di pochissimo) il gain per un brano a loro modo più intimista. Come Ragnatela, il primo estratto dall’imminente disco, il singolo anticipa sonorità ma anche parte del concept del lavoro completo, un viaggio attraverso i disagi sociali e le storture che si frammezzano fra la percezione di noi stessi e il rapporto con gli altri.

Bias – Ogni istante

Strana evoluzione quella che ci propone Bias sul suo nuovo brano Ogni istante: avevamo conosciuto l’artista lo scorso anno con il singolo Buio, un concentrato di esplosività post-hardcore, e lo ritroviamo ora con un brano elettronico e lento, senza dubbio più pop che rock. E però ascoltando bene si percepiscono dei retaggi del sound del precedente pezzo: una chitarra distorta di fondo (sebbene ampiamente filtrata a macchina) a reggere il brano, il cantato che a tratti deborda approssimandosi allo scream… piccole tracce che però marcano una contiguità fra i due brani. Noi ovviamente preferiamo il sound di Buio, ma Ogni istante è un pezzo piacevole da ascoltare e sicuramente più originale della media pop.

Draxe feat. Meneandrei – Ogni giorno

Nuovo singolo per Draxe, con la collaborazione di Meneandrei -nome che è anche un po’ il riassunto di quello che questo brano dice. Ogni giorno è infatti un pezzo decisamente depresso a livello di testo (basti la frase d’apertura: “non ho nulla a che fare col mondo / e giuro, se potessi mi leverei di torno”), che trova una perfetta corrispondenza nello strumentale distorto e assillante, quasi ossessivo nelle chitarre. Draxe e Meneandrei mischiano un cantato più appartenente al mondo rap e trap con sonorità derivate dal grunge, e questa commistione suona meglio di quanto si potrebbe pensare: premere play per credere.

Elias – Bugia

Un altro singolo che pone metaforicamente fine all’estate, con questo settembre e i suoi ventidue gradi che sembrano ormai fissi. Elias, l’alter ego che nasconde un tipico ragazzo della porta accanto che risponde al nome di Andrea Bevilacqua, ci riporta ai tempi del lockdown, dove era tutto amplificato ed esplosivo, con un brano dolceamaro dal titolo Bugia, sull’assenza e su tutti quei sentimenti che abbiamo condiviso per un po’. La parola “bugia” non compare mai nel testo, come se le emozioni fossero sempre delle bugie, come se fosse già tutto dimenticato quello che è accaduto tre anni fa. Per tutti quelli che non sono psicologicamente pronti a ricominciare, a settembre ma in tutti sensi, e hanno bisogno di un rifugio musicale.

Giulia Casieri – Respiro ancora

Un nuovo capitolo di cantautorato urban, una voce profonda e una confessione intima e sfacciata a cura di Giulia Casieri, che riesce a firmare un tormentone estivo sul finire dell’estate, un tormentone tormentato, che fa ballare sulla tristezza, dedicato alle donne arrabbiate là fuori. Benvenuti in una discoteca ai confini del mondo, quella della cantautrice di stanza a Monza, nell’ultima canzone estiva della stagione, nei pensieri ossessivi di Giulia, che non ha paura di esporsi e non si maschera dietro le sonorità copia e incolla delle playlist di Spotify. Un piccolo esemplare unico, che suona incredibilmente pop, ma incredibilmente come nessun altro. Da tenere d’occhio.

Gustavo – Oggi mi sento che

Riecco Gustavo, con l’ultima anticipazione dal suo EP d’esordio Stron*o (stronco? Stronzo? Chi può dirlo…) in uscita l’8 settembre. Il nuovo brano si intitola Oggi mi sento che, e “parla del niente, del vuoto cosmico che a volte ti senti dentro”. Un tema molto più esistenziale e profondo quindi rispetto ai due brani che avevamo ascoltato in precedenza, ovvero Only Fans e La più bella canzone d’amore. Una profondità rispecchiata anche dalle sonorità della canzone, molto intima e cantautorale e retta principalmente dal connubio chitarra-voce (almeno fino alla coda del brano, più ricca di arrangiamenti). Già la sua canzone d’amore si allontanava dal sound più istrionico di Only Fans, ma qui c’è una tristezza, quasi una disperazione, che è sicuramente inedita per l’artista. Gustavo ci mostra insomma di poter essere anche serio, e non è una cosa scontata.

Krai – Amore sintetico

Amore sintetico, ovvero “il lato brutto dell’amore”, quello che descrive Krai nel suo nuovo brano, lavorato in collaborazione con l’affermato produttore Youngotti. Quello di Krai è un rap dall’attitudine un po’ gangsta, con una base minacciosa e ricca di bassi ma allo stesso tempo più lontana dalle recenti evoluzioni nel genere legate alla trap. Il tutto si conclude in appena due minuti che però sembrano durare parecchio di più per le atmosfere opprimenti della parte musicale del brano, una scelta che sicuramente riesce a convogliare le emozioni negative e più primordiali di ciò che si prova quando un amore presenta le proprie facce più deteriori.

Licciardi – Art attack

Licciardi, anche chitarrista dei Lapara, presenta il suo secondo singolo dopo Emilia nascosta uscito a luglio. L’artista catanese di stanza a Bologna offre un’interessante reinterpretazione in italiano di un pop molto più tipico a livello internazionale: una chitarra che fa un po’ l’effetto Sunday Morning dei Velvet Underground, una batteria da Lumineers a cui mancano solo gli “hey”, ma anche un crescendo strumentale notevole nella seconda metà del pezzo. Per noi un brano bello, sicuramente malinconico (del resto, lui stesso si definisce “un cantautore peso”), che potrebbe piacere davvero tanto alla critica.

Lüzai – Loop

Torniamo ad ascoltare un nuovo brano da parte di Lüzai, che avevamo conosciuto lo scorso anno con la sua Terra. Il suo nuovo singolo si intitola Loop e anticipa un EP d’esordio in arrivo prossimamente. Un inizio decisamente criptico e minimale si apre poi dopo una trentina di secondi in un pezzo elettronico sincopato e basato principalmente su un beat cibernetico, con alcuni apprezzabili quanto discreti inserimenti del synth. In tutto questo Lüzai interpreta il brano a tratti quasi sussurrando, a tratti cantando in modo che la voce sembri quasi affannata, il che, insieme alle sonorità del pezzo, esprimono secondo noi alla perfezione lo stato d’ansia che questo singolo voleva esprimere, come l’artista ha spiegato. “Fermarmi si è rivelata una delle mosse migliori che io abbia mai fatto, quando il caos diventa più grande di me e l’ansia mi fa dimenticare di respirare. Loop cerca di espiare questo caos, la fretta, l’ansia entrandoci dentro in un modo carnale con tanti bpm e tutto il corpo”.

Macs – Luna

MacS ci si presenta con il suo nuovo singolo Luna, che non è dedicato a una ragazza ma letteralmente al nostro satellite, almeno a prima vista. Musicalmente il brano striscia accanto a sonorità del pop punk anni ’00 fermandosi appena prima di toccarle, nel senso che è un pezzo un po’ più leggero e “rock” ma pur sempre assimilabile all’epoca di Blink, New Found Glory. Il cantato è invece decisamente più affine alla tradizione italiana, ricordando a tratti certo Bennato. Se a livello di strumentazione il pezzo si fa apprezzare, piace meno l’impostazione dei vocals e anche il modo in cui sono mixati, che li fa sembrare staccati dal resto degli strumenti quasi appartenessero a un’altra canzone. Carina l’idea, da rivedere l’approccio in studio.


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