Iofortunato, Il Corpo Docenti, Scaramuzza: le recensioni dei singoli italiani

Iofortunato
Iofortunato – Cappotto verde

Secondo singolo per Iofortunato, nuovo progetto di Fabrizio Fortunato (già membro di Yes/se:f, Cum Moenia e Dryleaf) che avevamo conosciuto con il brano CNC. Cappotto verde porta ancora la prestigiosa firma di Roberto Cammarata alla produzione, e la sua mano si sente negli arrangiamenti tra il pop e l’elettronico lo fi che rivestono il pezzo. Si tratta anche in questo caso di un brano dal carattere riflessivo e intimo, anche se più aggressivo nel testo che contiene almeno un paio di parolacce, sintomo forse di un turbamento interiore dal quale è nata la canzone. È apprezzabile in ogni caso la continuità artistica e sonora che lega i due pezzi pubblicati sin qui, e che ci auguriamo portino a un’uscita più corposa nell’arco dei prossimi mesi.

LJB – Troppo in fretta

LJB, acronimo di Luca John Biaggi, torna con un nuovo singolo dopo l’esordio con L’ultima spiaggia. Troppo in fretta è un brano che racconta “un amore complicato come la vita a 30 anni, di un uomo alla costante ricerca di un equilibrio ma che si trova a muoversi su un filo che rischia di spezzarsi”. È un pezzo pop piuttosto intimo e raccolto, con un’andatura quasi da ballad anche se il ritornello si apre un pochino a sonorità più ariose. Apprezzabili la musicalità del brano e le sue melodie radiofoniche.

Lüzai – Terra

Singolo d’esordio per Lüzai, giovane artista senese che propone una sorta di commistione fra neo-soul ed elettronica chill. Terra è un brano che si distingue per il cantato in punta di piedi, quasi timido, sicuramente (intenzionalmente) trattenuto che fa sì che il brano assuma un carattere quasi sincopato. La voce dell’artista è calda e avvolgente, anche se il modo di cantare che utilizza in Terra orienta le linee vocali a mischiarsi peculiarmente con la strumentazione del brano, facendole diventare quasi uno degli strumenti che animano la canzone più che la voce vera e propria -qualcosa che in Italia, dove il cantato ha quasi sempre il ruolo in primo piano, non si sente tanto di frequente. Apprezzabile l’inserimento di parti in francese all’interno del testo unite a quelle in italiano, una tecnica che sempre più artisti nel sottobosco emergente stanno sperimentando in questi ultimi tempi, e che ci sembra avere ancora più senso nel caso di Lüzai viste le sue origini camerunensi. È un brano che racconta di come “in quanto esseri umani siamo facile preda delle trappole dei pregiudizi, che a volte ci portano a essere vittime del nostro stesso pensiero. Terra è quindi quell’estremo bisogno di immergerci in qualcosa di puro, che è amore, e di ritrovare le radici che accomunano tutti noi”.

Scaramuzza – Gli angeli

Dai “tempi” di Sono fatto così (si parla di un mesetto fa, eh), Scaramuzza ha perso il nome (Marco) ma per fortuna conservato il cognome, anche perché sarebbe stato strano vedere una release su Spotify con solo il titolo senza indicazione dell’artista. Discorsi senza senso a parte, l’artista veneziano si prepara a pubblicare il suo primo album, che ci dicono in arrivo a novembre, e lo anticipa ora con un secondo singolo intitolato Gli angeli. Un brano che nasce dalla riflessione su come “non ci accontentiamo mai di ciò che abbiamo, lo riconosciamo molte volte solo dopo averlo perso”, e conferma l’attitudine cantautorale di Scaramuzza: chitarra e voce sono le due colonne portanti di questo brano quasi d’altri tempi, che rifugge maggiormente l’approccio in parte pop che il precedente singolo aveva messo in mostra. È un brano che si fa magari ascoltare meno facilmente ma che alza la qualità della ricerca artistica, che non è affatto un male in questo momento in cui si tende all’omogeneità sonora a caccia dell’inserimento in qualche playlist.

Simon Cole – Scintille

Al terzo singolo cominciamo a conoscere abbastanza Simon Cole, artista di Alessandria classe 2001. Scintille è un pezzo piuttosto sentito per le tematiche che tratta, essendo stata scritta dall’artista sulla base delle sue esperienze con l’ansia e con gli attacchi di panico. Un po’ come il precedente singolo Nudi (e anzi ancora più di quest’ultimo) è un pezzo che si configura come ballad, essenzialmente piano e voce; le atmosfere sono molto invernali e tendenti alla tristezza, per un brano che si potrebbe quasi definire “strappalacrime”. “Nella canzone parlo con me stesso e mi chiedo di darmi un’ultima chance e perdonarmi per aver toccato il fondo”, spiega del resto Simon a proposito del pezzo. Forse non il brano da ascoltarsi tutti i giorni nelle situazioni più disparate, ma li abbiamo vissuti tutti quanti quei momenti in cui un pezzo da lacrimuccia è proprio quello che fa al caso nostro.

Il Sistema di Mel – Sottosopra

La tematica del ghosting, intesa non soltanto a livello sentimentale, incontra il contrastatissimo immaginario di Stranger Things per un brano rapido ma significativo (due minuti e mezzo) che riesce a mantenersi in equilibrio fra dramma e epicità. Il Sistema di Mel, che in Sottosopra sperimenta sonorità meno emocore e più classicamente rock, continua il suo viaggio attraverso un’analisi lucida e personale dello stato delle relazioni sociali post-pandemico.

Il Corpo Docenti & Uolfgang – Non ci avranno mai

Secondo singolo in due mesi per Il Corpo Docenti, e seconda collaborazione; dopo Yuks su Milioni di strade, ora è la volta di Uolfgang per questo brano intitolato Non ci avranno mai. Rispetto al recente passato, le sonorità di questa canzone si alleggeriscono andando verso un alternative rock infuso nell’indie rock britannico, meno distorto, meno nostalgico (anche se i vocals hanno sempre quell’aria malinconica che noi ci auguriamo la band decida di non smorzare mai troppo), più upbeat e anche più pop. Il rock con venature emo la band l’ha già esplorato in lungo e in largo sui due dischi precedenti, e un singolo ci pare il miglior punto di partenza per esplorare nuovi territori; del resto Milioni di strade era più vicina al sound che potremmo definire “classico” della band, per cui la decisione di variare un pochino non può che essere una cosa positiva per il futuro del gruppo, e anche per la sua (auspichiamo) crescita in termini di pubblico.

La Fine del Mondo – Non è vero che mi manca

Fai partire un progetto nel 2022 e lo chiami La Fine del Mondo, perché tanto vicini a questo evento catastrofico (quantomeno per la vita umana e di parte delle specie animali) non ci andavamo da almeno una sessantina di anni. Seems fitting. Nata dall’ascolto compulsivo di Ahi Maria di Rino Gaetano accompagnato da svariate birre (così ci racconta Francesco Lombardi, la persona dietro il progetto), Non è vero che mi manca è una canzone che trae origine “dal tentativo di sublimare un calcio sui denti con la tecnica di un pre-liceale”; il calcio sui denti di cui parla l’artista è la rottura con la sua ex, quella appunto che non è vero che gli manca -e fortuna che Francesco non ha il naso allungabile alla Pinocchio, sennò dopo questa canzone non potrebbe nemmeno girare la testa nella sua stanza. La canzone, riassumibile con l’emoji che sorride ma con la lacrimuccia che scende, è un pezzo tra l’indie e l’alternative rock, con piglio molto cantautorale e che è uno di quei brani senza tempo che potevano uscire tanto da questo periodo come dai primi anni 2010 o pure vent’anni prima, e questa è senza dubbio la sua forza principale, anche perché tra vent’anni -se non ci sarà la fine del mondo prima- suonerà altrettanto vera e relatable come fa adesso.


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