Gli album del mese: Shame, Real Friends, Grade 2 & more

Shame – Food for Worms
(Dead Oceans, 24 febbraio 2023)
Tutte le band che sono diventate famose nell’ondata post-punk dal 2017 in poi stanno cercando ultimamente di allontanarsi un po’ dal genere, o quantomeno proporne una versione molto più articolata e artisticamente ricercata, probabilmente consce del fatto che la popolarità di un genere è una caratteristica non destinata a durare nel tempo. È la stessa traiettoria che hanno deciso di seguire gli Shame per il loro terzo disco Food for Worms, dopo che già sul precedente Drunk Tank Pink la band inglese aveva ampliato il proprio spettro artistico. Sul nuovo album il gruppo mette in fila una serie di sonorità e di influenze diverse, dal cantautorato alla Leonard Cohen al psych rock all’indie britannico passando per l’extravaganza alla The Velvet Underground… e alla fine di post-punk rimane giusto qualche traccia principalmente in chitarre occasionali. A tratti sembra un pochino di sentire un disco dei Dry Cleaning ma cantato, altrove la band prende una direzione tutta propria e un po’ retro, sicuramente in cerca di una dimensione più “artistica” e ricercata. È una scelta che tendenzialmente paga: anche se non sono tantissimi i brani che si potrebbero definire “pezzoni” (sicuramente lo sono Adderall e Fingers of Steel) né che risultano davvero memorabili (ma questa è una pecca che il gruppo si è sempre portato dietro), per la prima volta gli Shame sembrano aver realizzato un disco davvero degno di essere vissuto da cima a fondo e che incarna un’esperienza, un viaggio nei suoi 43 minuti di durata.
Gli Shame saranno in Italia il 23 marzo per un concerto sold out al Magnolia di Segrate (MI), ma torneranno anche in estate il 4 luglio a Soliera (MO) e il 27 luglio a Corigliano d’Otranto (LE) per due festival.
Real Friends – There’s Nothing Worse Than Too Late
(Pure Noise Records, 24 febbraio 2023)
Avevamo già parlato del gran ritorno contro ogni pronostico dei Real Friends. Perdere un cantante come Dan Lambton, che era per molti la forza principale del gruppo con la sua voce e il suo stile così riconoscibili, sembrava poter essere un colpo mortale per la band dell’Illinois. Invece il suo sostituto Cody Muraro si è rivelato assolutamente all’altezza del difficile compito, aiutato, in questo, da un momento di felice ispirazione musicale per il resto della band, come si è visto sul precedente EP Torn in Two (2021). La band torna ora con un altro EP, con sette pezzi inediti più due versioni acustiche, e anche in questo caso i Real Friends si confermano in gran spolvero. Il sound del disco è smaccatamente generic pop punk, di quel tipo che andava tanto di moda una decina di anni fa, tanto che se fosse uscito nel 2015 a nessuno sarebbe sembrato fuori luogo. I pezzi però ci sono, sono catchy, energici e ben suonati: Tell Me You’re Sorry e Six Feet dieci anni fa sarebbero diventati degli instant classic della scena, ma anche il resto della tracklist si mantiene su alti livelli. Certo, quel tratto distintivo che i Real Friends avevano con Dan è per forza di cose perduto, e la band assomiglia un po’ di più a molti altri gruppi pop punk, però se la qualità rimane questa, noi siamo senza dubbio a bordo del vascello Real Friends.
Grade 2 – Grade 2
(Hellcat Records, 17 febbraio 2023)
Chissà cosa danno da mangiare ai ragazzini sull’Isola di Wight. Dopo il fenomeno Wet Leg, ecco un’altra band pronta a prendere d’assalto i cuori e le orecchie di migliaia di fan in tutto il mondo. I Grade 2 sono a dire il vero già in giro da qualche anno, ma questo album self-titled (fuori per Hellcat Records che è l’etichetta di Tim Armstrong dei Rancid) sembra un po’ il disco della consacrazione, e quello che può davvero lanciare la band nei circuiti che contano. I Grade 2 sono una band punk rock. Il loro punk è diretto e semplice, senza orpelli o invenzioni arzigogolate per darsi un tono, anche se è apprezzabile l’organo che impreziosisce gli arrangiamenti in alcuni brani come Fast Pace, Don’t Stand Alone e See You Around. Le canzoni del disco sono tante (quindici), ma tutte molto brevi e completamente all’assalto. Con un accento pesantemente inglese, i Grade 2 cantano semplici canzoni d’amore (Celine), inni alla presa bene e al vivere la vita (Under the Streetlight, probabilmente il pezzo più riuscito del disco e vero proprio anthem) e brani che evidenziano le origini inglesi -e più specificamente dell’Isola di Wight- (Midnight Ferry, Brassic). La band non si inventa certo nulla, ma fa punk rock davvero bene, con grinta, convinzione e passione, e soprattutto con tanti brani molto accattivanti.
I Grade 2 saranno in Italia per un’unica data il 4 aprile al Barrio’s di Milano insieme a Guacamaya e Death by Stereo (info evento).
Can’t Swim – Thanks but No Thanks
(Pure Noise Records, 3 marzo 2023)
È difficile star dietro alle nuove uscite dei Can’t Swim, che con questo Thanks but No Thanks sono alla sesta pubblicazione in sette anni; a maggior ragione visti i continui stravolgimenti di genere che la band ha effettuato da un disco all’altro e che secondo noi hanno anche pregiudicato una maggior popolarità per questo gruppo che invece sarebbe potuta arrivare. A meno di un anno e mezzo dall’uscita dell’ultimo album Change of Plans, i Can’t Swim tornano già con un nuovo disco, e questa volta puntano tutto su un sound emo molto anni 2010. A differenza che nel precedente disco, qui non ci sono brani con mille sound diversi ma si nota invece una certa omogeneità, che sinceramente è anche una buona notizia perché ci dà la possibilità di goderci un disco compatto senza venire sballottati tra i generi. Certo, la voce ipernasale di Chris LoPorto continua a non andarci giù, e la produzione un po’ moscia non dà una gran spinta ai brani, però ci piacerebbe che i Can’t Swim continuassero più o meno su questa traiettoria, fissandosi all’interno di un genere di riferimento ed eventualmente introducendo piccoli cambiamenti e sperimentazioni passo dopo passo. Un po’ di stabilità probabilmente farebbe bene anche alla band stessa.
Acres – Burning Throne
(A Wolf at Your Door, 3 marzo 2023)
A quasi quattro anni dal loro esordio sulla lunga distanza con Lonely World, gli Acres tornano con un nuovo disco intitolato Burning Throne, che è una perfetta rappresentazione di quel genere tutto britannico che abbiamo definito “post-hardcore monotono”. “Monotono” non in senso strettamente negativo, ma per sottolineare come le canzoni si assomiglino tutte quante per sonorità, suono delle chitarre, melodie, stile vocale e struttura dei brani, e anche all’interno dei brani stessi si fatichi a percepire alcun tipo di cambiamento. È una scelta artistica operata consapevolmente dagli Acres così come da tutti i gruppi che appartengono a questa corrente del post-hardcore come Parting Gift, Holding Absence e simili. Non pagherà magari tantissimo in termini di memorabilità dei brani, però le canzoni hanno tutte una grande intensità e sono capaci di comunicare emozioni disperate e forti, e per chi cerca sonorità di questo tipo, Burning Throne appare senz’altro come un disco capace di regalare esattamente questo tipo di esperienza.
Rental0012 – La vita in una sera
(self-released, 16 marzo 2023)
Dai Rental0012 eravamo rimasti folgorati con il singolo Spegnere il sole, uscito poche settimane fa. Il gruppo triestino pubblica ora l’intero EP che contiene il brano, intitolato La vita in una sera, e di cose da dire ce ne sono parecchie: intanto che ammiriamo il coraggio di questi quattro ragazzi classe 2004 di imbarcarsi in un progetto impegnativo come quello di mettersi a pianificare l’uscita di tre “concept EP” legati l’un l’altro da un filo narrativo, ovvero l’idea di raccontare in musica una sera, dal suo inizio verso l’ora del tramonto, a una festa organizzata con amici, al dopo-festa/after. Poi che la band dimostra voglia di sperimentare ma anche una gran capacità di tenere insieme tutti i pezzi: invece che suonare come un guazzabuglio di sonorità differenti, i brani di La vita in una sera hanno sì ognuno un’anima propria e personale, ma suonano come tante facce di un progetto chiaramente unitario e coerente. Le sonorità elettroniche minimali di Blu adesso e Puntini bianchi possono sembrare lontane da quelle pop “estivo” di Spegnere il sole o dall’alternative rock (quasi post-rock) di Sogni d’oro se le si descrive a parole, ma ascoltando l’EP quasi non si nota il passaggio da una sonorità all’altra… forse perché le transizioni stesse sono state studiate con cura dalla band per rappresentare i diversi momenti che ogni brano rappresenta, dal sole ancora alto in cielo del primo brano passando verso l’ora del crepuscolo e poi il definitivo tramonto. In tutto questo, i Rental0012 cantano principalmente in italiano, ma in alcuni brani (Ljubljana e Sogni d’oro) anche in sloveno, cosa che aggiunge un tocco “esotico” e anche un po’ misterioso alle nostre orecchie latine. Al di là di tutte le parole che si possono scrivere però, alla fine quello che davvero colpisce di questo EP è che i brani sono veramente fighi: i Rental0012 hanno più talento che anni, e se pensiamo che hanno scritto e registrato tutto quanto da soli, restiamo davvero affascinati di fronte alla magia che la musica è capace di creare.
Scheletri – Live al Bunker
(self-released, 3 marzo 2023)
Al loro secondo lavoro discografico, gli Scheletri si lanciano in un minidisco dal vivo registrato al Bunker di Torino il 22 aprile dello scorso anno, dove hanno suonato insieme a Gli Ultimi, Frammenti e Menagramo. Finora la band piemontese aveva pubblicato solo l’EP di debutto Ossa rotte (2020): delle cinque tracce che lo compongono la setlist della serata ne prevedeva quattro, completate poi da tre inediti. Ho avuto modo di conoscere gli Scheletri qualche mese fa, quando hanno aperto a Milano il “matinée punk pre-natalizio” degli Aurevoir Sòfia; l’EP poi – lo ammetto – non l’avevo recuperato, ma queste versioni live sono riuscite a colpirmi ugualmente, senza che conoscessi prima quelle in studio. Si passa da un inizio tirato e hardcore (Ossa rotte, Fermare il tempo) a brani che virano progressivamente su sonorità più melodiche e pop punk (Fantasmi, Torino non è la mia città, Tu non sei niente), ma serbano anche tracce di emo/rock alternativo (Eurospin, Scappare). Le sette canzoni fanno respirare una situazione live che è underground fin dal nome della venue e a una resa dei suoni perfetta preferisce trasudare DIY. Rubando le parole del cantante che chiudono il disco: “Grazie mille, ragazzi; davvero, grazie”. [Simone De Lorenzi]
Nictagena – Lunatica
(I Make Records, 15 marzo 2023)
Lunatica è il primo album da “solista” vero e proprio per Walter Tocco in arte Nictagena, dopo che nel 2014 era uscito Radio Disordine quando il progetto era ancora strutturato come una band. Ed è un “nuovo esordio” piuttosto coraggioso, se è vero che si tratta di una sorta di concept album, composto di “undici canzoni per undici entità celesti che si associano in qualche modo alle emozioni umane”. Abbiamo così brani dedicati e intitolati ai pianeti del Sistema Solare e ad altri corpi celesti che accompagnano il moto della Terra, come la nostra fedele Luna e il Sole stesso, per quanto la tracklist sia “in disordine”, nel senso che non segue la disposizione dei corpi del Sistema Solare ma salta un po’ qua e là, e così dopo la canzone del Sole (semicit.) troviamo quella della Luna, ad esempio. Musicalmente, il tipo di brano prevalente su Lunatica è quello della rock ballad: a questa categoria appartengono quasi tutti i pezzi presenti sulla tracklist, con qualche eccezione come l’opening track Plutone o la bella Soletudine (che ha anche un ritornello cantato in inglese), e poi sul finale due pezzi come Nettuno e Saturno -quest’ultima in particolare è la traccia, potremmo dire, più sperimentale del disco, con una seconda metà vicina a certo post-hardcore/emo alla Gomma, sicuramente il momento più movimentato del disco. Il sound di Lunatica è compatto e omogeneo: Nictagena aveva una chiara visione di come il disco dovesse suonare e l’ha perseguita fino in fondo; è anche un rischio, seppur calcolato, dal momento che i brani sono generalmente riflessivi e spaziosi, senza aumentare quasi mai i giri del motore, e questo potrebbe far emergere un po’ di monotonia a lungo andare. Non è certo comunque un disco da ascolto distratto o da playlist di sottofondo, anche perché è virtualmente impossibile trovare un “singolo” nel senso ‘di mercato’ del termine: va approcciato con calma, lasciandosi un po’ cullare dai suoni e un po’ esplorando le sfumature di sound tra una traccia e l’altra, naturalmente solo per gli amanti di musica fatta con le chitarre e poca elettronica.
Silvia Furlani – Riptide
(self-released, 2 marzo 2023)
I dischi nati durante i lockdown del 2020-2021 ce li porteremo dietro probabilmente ancora per un po’ di tempo, come dimostra (anche) la nuova uscita di Silvia Furlani, questo album di otto tracce intitolato Riptide. Le tracce sono nate in quello strano periodo, quando l’artista sentiva “una marea (riptide, appunto) di emozioni confuse, contrastanti, profonde, angoscianti a volte”. Con la collaborazione di Phillip Bracken, che ha scritto e cantato i testi delle tre tracce non strumentali (Transcendence, Blow Me Up e Only Love Remains), e del chitarrista Matteo De Buglio, Silvia Furlani ha messo insieme questi pezzi caratterizzati da sonorità elettroniche ambient, con una notevole eccezione rappresentata dalla traccia di chiusura Watch the Sky, un dolce brano suonato interamente al pianoforte. Il sound di Riptide conosce variazioni anche al proprio interno, passando da brani più tranquilli e “incantati” come Transcendence, In the Darkness o Homeward Route a pezzi più ritmati come Stuck in a Circle dove si sentono anche vaghe reminiscenze industrial, o Blow Me Up che si avvicina all’EDM. Altrove si sentono brani che sembrerebbero scritti apposta per qualche colonna sonora hollywoodiana, come The Children We’ve Been. Riptide è in generale un disco probabilmente non immediato, data la prevalenza di brani strumentali e di evocazioni atmosferiche più che la ricerca del pezzo accattivante, ma le sue vibe rilassanti e lenienti possono far sì che diventi un disco adatto per tutti, specialmente per quei momenti dove si cerca un ascolto più focalizzato o una musica che aiuti a entrare in contatto con sé stessi.
Potete leggere tutte le nostre recensioni a questa pagina.