The Sun – Qualcosa di vero / La recensione

The Sun Qualcosa di vero copertina

Complice la pandemia, che ne ha rinviato a lungo l’uscita, il nuovo lavoro dei The Sun Qualcosa di vero arriva ben sette anni dopo l’ultimo album Cuore aperto. Nel frattempo, prima dei singoli di lancio, alcuni inediti avevano visto la luce nel 2017, all’interno della raccolta 20: venti come gli anni di carriera allora celebrati dal gruppo che, nato sul finire dei Novanta col nome di Sun Eats Hours, da alfiere del melodic hardcore in Italia e all’estero è progressivamente diventato un punto di riferimento per la musica cristiana.

In questa nuova veste i The Sun hanno goduto di un riconoscimento sempre maggiore, inteso però a valorizzare quasi esclusivamente gli aspetti contenutistici e religiosi delle loro canzoni: la stampa specialistica ha iniziato a perdere interesse e i magazine del settore sono stati sostituiti, non affiancati, dalle testate cattoliche. Il quintetto vicentino ha guadagnato fan più e meno giovani, ha visto oratori riempirsi per i concerti e ha persino suonato davanti a due papi, ma con l’effetto collaterale di vedersi relegata sullo sfondo l’importanza strettamente musicale del progetto.

Artisticamente parlando, la loro svolta spirituale si è concretizzata nel passaggio dei testi all’italiano e nell’utilizzo di un sound meno dirompente, per rendere la musica più accessibile al nuovo pubblico. Il punk rock delle origini, di cui ancora si intuiva l’eredità all’altezza dei primi dischi, si è perso via via oppure si è ammorbidito in sonorità vicine al pop punk, come fanno in questo disco Più forte nell’amore e Ostinato e controcorrente.

Ma non per questo le canzoni perdono di forza: su Qualcosa di vero tutta la potenza strumentistica viene messa in campo attraverso una formula ormai collaudata, che sfrutta la vivacità del pop rock e del power rock nel confezionare brani vitalistici e spesso anthemici (Un buon motivo per vivereVoglio qualcosa di veroLa mia legge di attrazioneTutto quel che ho). Come già in passato, la voce rimane in tensione tra ritmi trascinanti e atmosfere più profonde e meditative.

Infatti, a questi pezzi energici i The Sun ne alternano altri più lenti nei quali il vigore del rock si fa soft (Non so spegnere l’amore) o viene abbandonato in favore di tonalità acustiche, che vengono sfruttate nelle ballad Lettera da Gerusalemme e Dirti per sempre. Questa intimità in parte investe anche i ben 6 minuti di Io mi arrendo, cover del collettivo australiano Hillsong United che obbliga a una pausa forzata; al suo posto, nel disco, avrei forse inserito Appunti verso la fine del mondo – unico escluso tra i singoli usciti negli ultimi due anni – per mantenere una tracklist più omogenea.

I The Sun continuano a lanciare il loro messaggio di positività e apertura verso la vita, con un focus che in quest’album sembra rivolto in maniera più decisa verso la dimensione interiore dell’uomo. Sarebbe facile ricondurre a un preteso moralismo religioso il ruolo di scuotitori delle coscienze che assumono nei testi, in cui denunciano certa superficialità del mondo contemporaneo; in realtà il gruppo è sempre stato coerente con questa vocazione, se già nei tempi più maturi dei Sun Eats Hours componeva tenendo a mente le Lettere a Lucilio di Seneca.

Quello che del punk non hanno perso, insomma, è l’atteggiamento anticonformista. Spiriti del Sole (2010) e Luce (2012) erano usciti per una major come Sony Music, ma poi la band ha intrapreso la strada più genuina del self-release. Qualcosa di vero è stato inizialmente pubblicato il 5 dicembre scorso su CD, decidendo di rimandarne solo ad ora l’uscita sul mercato digitale, alla faccia degli algoritmi di Spotify e delle playlist editoriali: un gesto che, nell’industria discografica odierna, vale come rivendicazione di refrattarietà alle sue logiche commerciali.

Ascolta qui sotto The Sun – Qualcosa di vero!


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