DIG DEEP: Nation of Language, Hot Mulligan / I 2 brani che ci hanno colpiti questa settimana

Nation of Language – Sole Obsession
A circa un anno e mezzo dall’album A Way Forward, tornano i Nation of Language con questo nuovo singolo intitolato Sole Obsession. Il brano è un pezzo tra indie pop e synthpop piuttosto ritmato per quanto minimale nelle sonorità, e cantato con lo stile un po’ Inghilterra anni ’80 di Ian Devaney. Si tratta peraltro della canzone da cui è tratto il titolo del prossimo album della band, ovvero Strange Disciple, anche se al momento non ci sono informazioni sull’uscita. Pezzo magari non estremamente catchy, ma che riesce a far breccia per le atmosfere che evoca e per l’uso sapiente dei synth.
Hot Mulligan – Shhhh! Golf Is On
Shhhh! Sono tornati gli Hot Mulligan. Non che se ne fossero mai andati, eh, però dall’ultimo album sono passati quasi tre anni, interrotti solo parzialmente dall’EP I Won’t Reach Out to You del 2021, che comunque era carino ma non allo stesso livello del capolavoro che è You’ll Be Fine. La band del Michigan ha un nuovo album in uscita il 12 maggio, dal titolo Why Would I Watch, per l’etichetta Wax Bodega, e Shhhh! Golf Is On è il primo singolo, sempre naturalmente con i titoli strampalati a cui il quartetto ci ha abituati (se date un’occhiata alla tracklist ne trovate anche di più balzani). Il sound di questo nuovo brano è una commistione di emo e alternative rock un po’ da fine anni 2000, però il cantato è 100% classico Hot Mulligan con lo stile frignone e semiurlato di Tades, ed è un elemento che era un po’ mancato sull’ultimo EP e che siamo felicissimi di sentire di nuovo, perché alla fin fine è proprio la cosa che più ci piace di questa band.
Gli altri brani usciti questa settimana:
Enter Shikari – Bloodshot: altro singolo in vista del prossimo disco degli Enter Shikari A Kiss for the Whole World, in arrivo il 21 aprile, e l’andazzo resta più o meno lo stesso che sui brani precedenti. La band punta sugli elementi elettronici, ma sembra aver deciso di alleggerire notevolmente il proprio sound, come se mancasse almeno una chitarra per riempire quello che ci entra nelle orecchie. Un ritornello non particolarmente incisivo non aiuta a far fare il salto di qualità alla traccia.
Angel Olsen – Nothing’s Free: l’ultimo album di Angel Olsen, Big Time, è stato parecchio apprezzato dalla critica musicale nel 2022. Ora l’artista americana rivela di avere in serbo per noi quattro brani scritti durante le sessioni per la realizzazione dell’album ma che non hanno trovato posto nella tracklist finale. Questi brani compariranno nell’EP Forever Means, in uscita il 14 aprile per Jagjaguwar, a cominciare da questo raffinato singolo intitolato Nothing’s Free, un brano minimale ed elegante che si basa tanto sulla voce posata di Angel quanto su parti a sé di sassofono e di organo che assurgono quasi al ruolo di lead vocals. Brano d’altri tempi.
The Xcerts – Ache: collaborazione di peso con Sam Carter degli Architects per i The Xcerts sul loro nuovo singolo Ache. La band alternative rock inglese su questo brano cortissimo (appena 1:44 minuti) adotta un atteggiamento quasi shoegaze che si sente principalmente nelle chitarre, anche se il sound resta marcatamente alternative e anzi piuttosto pop con quei synth un po’ ruffiani. Singolo che sembra promettere bene, anche se è talmente corto da non riuscire quasi a goderselo appieno.
Protomartyr – Make Way: negli ultimi tempi abbiamo osservato come molte band che guidano la scena post-punk si stiano gradualmente staccando dalle sonorità che hanno fatto la fortuna di questo genere nell’ultimo quinquennio, spesso in favore di una ricerca più complessa e artistica (ne parleremo meglio a proposito del nuovo disco degli Shame). I Protomartyr, band americana di Domino, seguono in parte questa scia sul loro nuovo singolo Make Way, che anticipa l’album Formal Growth in the Desert fuori il 2 giugno: le atmosfere sono più rarefatte e minimali rispetto al canone del post-punk, ma quando le chitarre accendono i motori si sente ancora tutta la potenza di questo genere.
The Pink Spiders – Gold Confetti: i The Pink Spiders possono festeggiare i vent’anni dalla nascita della band con la firma per l’attivissima Pure Noise Records. Il gruppo di Nashville condivide questo brano rock ‘n roll divertente e catchy, un po’ vecchio stile ma con sonorità assolutamente in grado di competere anche oggigiorno, in quella che sembra un pochino una canzone dei The Used in formato light, anche per il modo di cantare di Matt Friction.
Atlas for Home – Stay the Same: gli Atlas for Home sono un nome relativamente conosciuto nel panorama pop punk europeo. La band francese ci propone una (quasi) ballad, decisamente diversa dallo stile saltellante delle sue solite produzioni, ma che tiene molto alta l’asticella della qualità, con un sound che ricorda molto quello delle principali band emo degli anni 2000, dai Brand New ai Taking Back Sunday -compresi i vocals sgolati nelle parti più tirate del brano. Noi siamo di parte con l’emo, ma quasi verrebbe da sperare che gli Atlas for Home continuino anche in futuro a esplorare questo lato più ricco di feels.
Bad Flamingo – Keep Off of You: movenze tra l’indie rock e il country quelle che propongono i Bad Flamingo, che su Keep Off of You sembrano fare un compendio di tutto quello che è buono a proposito della musica a stelle e strisce, lasciando fuori quello che è cattivo (il rock sborone, il country da redneck e simili amenità). Keep Off of You sviluppa sonorità vagamente dark, come da canzone evocativa cantata attorno a un falò in mezzo a una foresta, e ci piace sia per il cantato deciso ma posato, sia per le sonorità sceniche.
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