Le Lame, Iofortunato, Sunset Radio: le recensioni dei singoli italiani

Le Lame
Le Lame – Ti ho salutato (ma non eri tu)

Di questo nuovo brano de Le Lame mi piace innanzitutto il titolo, Ti ho salutato (ma non eri tu), perché mi ci ritrovo parecchio: da persona che ha giganteschi problemi a riconoscere le facce degli altri, mi capita fin troppe volte di salutare gente che non era lei -o il contrario che è anche peggio, cioè non salutare gente che invece era proprio lei. Ma al di là del titolo, questo è un pezzo che merita anche (e soprattutto) per l’aspetto musicale. Ti ho salutato (ma non eri tu) è un brano rock leggero nelle sonorità ma con quel tocco vagamente nostalgico sia negli strumenti sia nelle linee vocali, e del resto la band lo dichiara esplicitamente che vuole “riportare un sapore anni ’90 nella scena rock contemporanea”. Synth e chitarre peraltro a me ricordano tantissimo lo stile dei Chvrches che sono una band che adoro, come qualcuno magari avrà avuto modo di leggere altrove su queste pagine, per cui ulteriori punti a favore delle Lame -che su questo pezzo e sui prossimi che usciranno vantano la partecipazione di un peso massimo come Davide “Divi” Autelitano, cantante dei Ministri, alla produzione artistica… e la mano esperta e smaliziata infatti si sente tutta dietro all’arrangiamento e all’incedere del brano.

Andy Warrior – Groove

Con un nome da youtuber di dubbia qualità, Andrea Paone presenta il proprio progetto solista Andy Warrior, che vuole essere un modo per provare a “ricreare un po’ di groove che ultimamente manca tanto nella musica italiana”. Andrea è anche noto per essere il bassista dei Voina, e si definisce “il miglior bassista di Lanciano del mondo”, cosa che è pure probabilmente vera. Groove è un pezzo indubbiamente minimale: negli arrangiamenti (quasi inesistenti se non per un synth che fa capolino senza quasi farsi notare), nei riff semplici ma “groovy” (ci abbiamo provato a trovare un’altra parola, scusateci se non ce l’abbiamo fatta) e pure nel testo che è costituito essenzialmente dalla ripetizione della frase “è il groove che ti porti dentro, voodoo”. Canzone quasi ossessiva ma nemmeno troppo ripetitiva musicalmente, il groove che si porta dentro ha un gran bel tiro, e anche se magari il testo è troppo poco sviluppato per lasciare una traccia significativa, lo strumentale ha dei meriti.

Canostra – Fermo immagine

Fermo immagine è il secondo singolo dei Canostra che anticipa la prossima uscita di un EP. Difficile incasellare in un solo genere l’opera di questo gruppo: influenze cantautorali, sound rock, elementi elettronici, il tutto si fonde in un brano che tutto è tranne che frettoloso. Fermo immagine infatti è una di quelle “comfort song” che andrebbero ascoltate nella tranquillità di una stanza in penombra. Si comincia con quello che sembra un battito cardiaco, e lentamente, in un crescendo inesorabile, veniamo travolti da un fiume in piena. Ricordi, emozioni dimenticate, fotogrammi di istanti lontani che improvvisamente riprendono a scorrere come la pellicola di un vecchio film. La musica dei Canostra vuole essere un luogo sicuro, e con questo pezzo la band dimostra di saper assolvere egregiamente il proprio compito. Fermo immagine è il brano perfetto per chi non ha paura di rendersi vulnerabile.

Federica Guardiani – Parli troppo

Dopo un paio d’anni di silenzio discografico, torna Federica Guardiani con questo nuovo singolo intitolato Parli troppo. La canzone racconta “una storia d’amore, breve, ma intensa, nata ad una festa e finita qualche mese dopo. I due giovani: lei, la classica brava ragazza, lui, il classico bad boy, accomunati dallo stesso tormento”. Il sound è quello di un pop piuttosto ritmato e totalmente elettronico, con un ritornello abbastanza catchy e sicuramente radiofonico. Federica ha una voce che si differenzia da quella della massa delle voci pop moderne, con un timbro più caldo e profondo, che può indubbiamente essere uno dei suoi punti di forza perché la rende immediatamente riconoscibile; personalmente ci piace un po’ meno la scelta sul modo di interpretare il brano, che avrebbe magari beneficiato di un cantato più lineare e meno “saliscendi”.

Frenèsya – Fulmini

Li avevamo conosciuti con il loro progetto Fedrix & Flaw. Il duo è ancora insieme artisticamente, ma ha cambiato nome: ora si ripresentano come Frenèsya, e Fulmini è il primo singolo sotto il nuovo moniker. I due fratelli romani ci fanno ascoltare un brano che punta maggiormente sulle sonorità urban, anche influenzate dall’R&B e dalla drill ma senza eccessi. Le due voci si alternano molto fluidamente e la forza che deriva dalla loro combinazione è senza dubbio uno dei principali punti di leva del progetto, ma anche il ritornello ci sembra sufficientemente accattivante per poter funzionare, pure in prospettiva radiofonica; belle anche le armonie, che magari non saranno proprio al livello di quelle delle Boygenius che abbiamo nelle orecchie fisse da due settimane a questa parte, ma che hanno assolutamente delle armi su cui contare.

Iofortunato – Giorni maledetti

Il 27 aprile uscirà La guarigione, album d’esordio solista del cantautore palermitano Iofortunato. L’artista ce lo annuncia regalandoci anche questo nuovo singolo intitolato Giorni maledetti, che è di gran lunga il pezzo più ritmato e “danzereccio” (se così lo possiamo definire) fra quelli pubblicati sin qui (ricordiamo Cappotto verde e CNC). Apre il pezzo un synth stupendo, a metà fra l’italodance primi anni 2000 e l’EDM, ma il brano si sviluppa poi sui binari di un pop tutto particolare, con arrangiamenti fittissimi e quasi avveniristici, per il quale andrebbe proprio coniato un termine o un’etichetta a sé. Se il disco è su questo tenore, il progetto Iofortunato potrebbe davvero sorprenderci con uno dei lavori italiani più interessanti dell’anno: resta più che altro da capire quanto questo tipo tutto peculiare di pop possa fare presa sulle “masse” abituate alla musica usa e getta delle playlist.

Light Lead – The Fight

Nuovo singolo per i Light Lead, che con questa The Fight continuano ad anticipare l’uscita del loro prossimo EP. Si tratta di un brano piuttosto corto, che non supera i due minuti e mezzo di durata, e che si mantiene su sonorità tra l’alternative/indie rock e il pop, con qualche punta leggermente sperimentale come nell’uso dei synth. Per quanto non si possa nemmeno in questo caso parlare di brano esattamente catchy, il ritmo più marcato rispetto al precedente Running, e le sonorità più peculiari, ne fanno un brano senza dubbio più interessante all’ascolto e differente dalla media delle canzoni “pop” che pop-olano le playlist di Spotify oggigiorno.

Mathela – How to Go Insane

Reduci da un cambio di cantante, con il nuovo arrivato Emil presentato sul precedente singolo Ness’uno, i Mathela effettuano una scelta controcorrente in questo periodo: passare dal cantato in italiano ai testi in lingua inglese. Sarà che i Maneskin hanno dimostrato che si può essere italiani e fare comunque successo anche cantando in un’altra lingua, sarà che la band ha voluto tentare una strada più coraggiosa e in controtendenza, ma si tratta di una scelta che accogliamo con favore perché a noi questo patriottismo linguistico-musicale non ci va giù tantissimo. La pronuncia è anche buona (cosa che spesso ci fa tremare quando leggiamo di una band italiana che canta nella lingua della perfida Albione), per cui l’esperimento ha tutte le carte in regola per funzionare. Nel cantato di Emil ritroviamo tracce di un gruppo come i Palaye Royale ma in realtà pure di Damiano di quella band lì, e le atmosfere del brano sfumano verso un indie rock decadente e un po’ artistico che farebbe le fortune di qualsiasi giovane band in Inghilterra. Questo sound dal sapore internazionale per noi è un grande plus: resta da vedere come sarà accolto dalle orecchie nostrane, e magari -si spera- anche da quelle estere.

Sacrocento – Gracias por todo

Attivissimo Sacrocento, che dopo Vita mia di gennaio torna con un nuovo singolo intitolato Gracias por todo. Lo diciamo subito a scanso di equivoci: a dispetto del titolo spagnoleggiante, non si tratta di un brano reggaeton, e grazie al cielo! Il sound di questo brano è più basato su sonorità house / EDM, che non si sarebbero trovate malissimo nemmeno nei mitici anni ’90. Il cantato è invece decisamente più legato all’hip hop, senza dubbio meno ’90s e più attuale. Le atmosfere sono chiaramente diverse da quelle dell’intima ballad precedente, ma il risultato non è affatto sgradevole, e anzi ci piace l’accostamento di una base “da discoteca” (discoteca di qualche decennio fa, diciamo) con un’interpretazione più urban.

Sal Rinella e le Pallottole – Milano

Se hai bazzicato, anche senza grande assiduità, la scena punk italiana dagli anni ’90 a oggi, il nome di Sal Rinella non può che esserti familiare. Prima membro dei Berenice Beach, poi chitarrista dei Viboras e più di recente dei The Rubber Room (entrambi gruppi in cui suona tuttora), presenza decisamente riconoscibile anche dal punto di vista del look, Sal ha suonato un po’ ovunque, un po’ con chiunque, ma sempre fedele al genere come i CCCP lo erano alla linea. Ora arriva questo passo, forse non del tutto inaspettato, del progetto solista -che poi solista lo è solo per il nome, perché in realtà Sal si porta dietro una piccola ciurma, ovvero Le Pallottole, che suona con lui e dà ai brani un sound full band. Proprio come in questo singolo d’esordio, Milano, che è -vabbè, si sarà capito- una canzone d’amore per la città dell’artista, anche se un amore tormentato, fatto di lune di miele e di momenti burrascosi. Certo, Sal non è il primo a scrivere una canzone per Milano (anzi…) e non sarà nemmeno l’ultimo, però la sua Milano (la canzone) è bella perché diretta, sincera e senza troppi fronzoli: è un brano punk all’italiana, anche abbastanza vecchio stampo, che magari non interesserà alle nuove generazioni “alternative” che hanno come riferimenti i vari Naska e Sad, ma che ha tutte le carte in regole per piacere allo stuolo sempre molto attivo di persone che continuano a popolare la mai doma scena punk rock italiana.

Sbazzee – Ascensore

Ascensore è il brano con cui conosciamo Sbazzee, artista vista recentemente anche con un singolo intitolato Ricordi (?). Il titolo di questo nuovo pezzo deriva dalla tematica di origine della canzone, che parla della “difficoltà di prendere decisioni e del senso di costrizione che genera, come un ascensore fermo, che non sale né scende”. Sbazzee interpreta agilmente le melodie di questo brano che ha peculiari strofe dalle sonorità piuttosto minimali, con un sapore quasi anni ’60, ma che si apre in un ritornello più “ricco” musicalmente e maggiormente vicino al pop. È un sound curioso quello di Ascensore, perché è chiaramente pop ma allo stesso tempo si discosta un po’ dalle produzioni patinate del pop indipendente di oggigiorno; le atmosfere sono chiaramente estive, perfette per le giornate di sole che già stiamo vivendo e per il caldo estivo verso il quale ci avviciniamo sempre più.

Sebastiano – La stronzata più bella

Avevamo conosciuto Sebastiano (che poi detta così sembra che parliamo di un nostro amico; diciamo che forse si poteva trovare un nome d’arte un po’ più originale?) con il suo singolo Tu sagittario dello scorso anno; ora scopriamo che l’artista ha combinato La stronzata più bella. Di quale stronzata si tratta? A quanto pare, la stronzata è stato non sapere tenere a freno la lingua: la canzone “racconta di una storia con una tipa conosciuta in chat, quasi un’amore platonico. Ci eravamo visti una sola volta, ma finché lo abbiamo tenuto segreto, solo per noi, tutto era perfetto. Una volta iniziato a raccontare a qualcuno è stata sfiga totale”. La stronzata cui fa riferimento il titolo è in realtà -più prevedibilmente- l’intera storia d’amore con le sue caratteristiche non tradizionali; un po’ il contrario della canzone, che si situa invece sui binari di un pop rock piuttosto classico, e che fa esplicitamente rimandi allo stile di Cesare Cremonini decisamente udibili nel brano, nelle sue melodie e pure nel sound. Le strofe hanno forse un testo un filo troppo ingenuo, ma il ritornello compensa questa piccola pecca perché è molto melodico e orecchiabile, e alla fine si sa che un ritornello azzeccato è un buon 80% di un brano pop.

Sunset Radio – Note blu

I Sunset Radio ci avevano lasciati a gennaio con Pagine, e queste vibe super pop punk (per fortuna) continuano con il nuovo singolo Note blu. I temi classici del genere sono ancora tutti presenti, anche se questa volta c’è un tocco più malinconico che però riesce a funzionare alla perfezione. Per non parlare della chicca nel video musicale in cui compare In Bloom dei Neck Deep, elemento che denota una grande attenzione ai dettagli. Avevamo bisogno di nuova musica pop punk? Assolutamente sì. [Maria Chiara Cerra]

Uno – Stanza di sabbia

Nome poco SEO-friendly (ma anche una ricerca nella nostra semplice casella di ricerca diventa pressoché impossibile), ma quello che Uno ha da dire è musicalmente rilevante. L’artista di Aurora Dischi presenta il suo nuovo singolo Stanza di sabbia, che è essenzialmente una ballad guidata da un pianoforte: un tipo di canzone vecchia quanto la musica stessa ma che sa sempre riproporsi con freschezza, specialmente se interpretata con il garbo di Uno in questo pezzo, e con qualche trucchetto di produzione come le parti elettroniche inserite a “sporcare” il brano e dargli un tono più moderno.

Vega – Calliope

Singolo d’esordio piuttosto convincente per i Vega, power trio da Cuneo che si presenta sulle scene musicali proponendo un brano che attinge a certo grunge dei Verdena, ma alleggerito e adattato ai prodotti più recenti della scena alternative rock italiana. Calliope era la musa della poesia epica – e quindi anche della musica: è proprio la musica, che “si pone in contrapposizione alla piccolezza” del loro mondo provinciale, ad essere celebrata in questa canzone. Un inizio solido per la carriera di questa giovane band. [Simone De Lorenzi]

Weer – Plastic Love

Vengono da Terni gli Weer, da non confondere -specialmente nel parlato italiano- con gli Whirr, storica band emo/shoegaze anni 2010 poi cancellata come più o meno l’85% di quella scena. La loro (degli Weer) Plastic Love è un brano che non ha troppo a che spartire con lo shoegaze ma che è sicuramente rock; un rock alternativo nelle strofe (un pochino Weezer/Dinosaur Jr) che si tramuta in una sorta di post-grunge nel ritornello, insieme a un cambio di voce che si fa più graffiata e aggressiva. Gli Weer hanno sicuramente nelle proprie corde un sound molto americano e a noi questa cosa piace, anche se forse ci sarebbe piaciuta anche una registrazione un po’ più pulita dei chitarroni nel ritornello, ma tant’è, il pezzo si fa assolutamente apprezzare anche così. Il tema del brano è la visione dell’amore nella nostra società, visto e vissuto “come se fosse un prodotto venduto con le istruzioni per vivere felici senza però citare le contro indicazioni, quelle che in realtà sono l’unica cosa che ci fa sentire vivi”.


Segui la nostra playlist Italian Selection su Spotify, con la nostra selezione delle canzoni più interessanti uscite in Italia negli ultimi mesi!

Per leggere le precedenti recensioni dei singoli italiani clicca qui.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *