DIG DEEP: Nation of Language, Koyo, Anna’s Anchor / I 3 brani che ci hanno colpiti questa settimana

Nation of Language
Foto di John McKay

Nation of Language – Stumbling Still

A marzo non c’erano informazioni sul nuovo album dei Nation of Language se non il titolo, Strange Disciple. Ora sappiamo che il disco uscirà il 15 settembre su Pias, anticipato dal già edito singolo di lancio Sole Obsession e ora anche da questo brano intitolato Stumbling Still. È un pezzo synthpop dalle sonorità relativamente minimali, costruito su un basso parecchio croccante, synth garbati ma che piacciono molto all’orecchio, e un cantato vagamente British nello stile; non è un caso che qualcuno abbia riscontrato delle somiglianze con i Joy Division. Anche se la data non è stata molto pubblicizzata, i Nation of Language suoneranno dal vivo il 18 giugno a La Prima Estate presso il Lido di Camaiore in provincia di Lucca, dove speriamo di ascoltare indubbiamente anche Stumbling Still e un po’ di anticipazioni dal disco nuovo.

Koyo – You’re on the List (Minus One)

Avevamo parlato piuttosto entusiasticamente dei Koyo in occasione dell’uscita dei loro singoli dello scorso anno come Ten Digits Away e Straight North. La band newyorkese ci piace davvero tanto perché è tutto quello che di stupendo c’era nell’emo proveniente da Long Island nei primi ’00 (Brand New, The Movielife, Taking Back Sunday, Glassjaw…) ma ambientato nel 2023. Il nuovo brano You’re on the List (Minus One) oltre ad avere un titolo molto bello conferma quanto di buono il gruppo ci aveva fatto ascoltare fin qui, con un ritornello aperto e catchy, chitarre tirate ma melodiche e l’alternanza fra cantanti che ha fatto le fortune di Adam Lazzara e John Nolan fra gli altri. È anche il brano che anticipa finalmente l’album di debutto dei Koyo, che si intitola Would You Miss It? e uscirà il 29 settembre su Pure Noise Records.

Anna’s Anchor – Hotel Dom Pancho

Secondo singolo per Anna’s Anchor dal suo prossimo album The Merries, in uscita il 7 luglio per l’etichetta irlandese Strange Brew. L’artista di Limerick ci presenta questo brano intitolato Hotel Dom Pancho che lui stesso definisce la sua canzone preferita del nuovo album, e ci pare ne abbia ben donde. Il pezzo suona come quella commistione fra indie rock ed emo che Anna’s Anchor ci ha abituati a conoscere nel corso dei dischi, ha delle armonie molto belle fra la voce di Marty e quella femminile di Clare O’Brien e una vibe in generale molto allegra e uplifting pur nello stile sempre un filo nostalgico dell’artista.


Gli altri brani usciti questa settimana:

The Wonder Years – Goddamnitall: i The Wonder Years festeggiano quest’anno il decennale di The Greatest Generation, il disco che li ha resi veramente celebri nel mondo del pop punk. Per l’occasione ci sarà un box set limitato in uscita l’8 settembre, che conterrà anche questo pezzo intitolato Goddamnitall: a detta della band, si tratta di un brano scritto ai tempi delle sessioni di TGG ma che non ha mai visto la luce. La canzone è sicuramente in uno stile piuttosto heavy, veloce e intenso come la band aveva scritto i propri brani su quel disco; difficile dire se sia meglio o peggio del resto della tracklist, ma sicuramente è un brano che può dire la sua pure nel presente.

Spanish Love Songs – Haunted: il tanto atteso nuovo album degli Spanish Love Songs, No Joy -followup del fantastico Brave Faces Everyone del 2020- uscirà il 25 agosto su Pure Noise Records. Haunted è il primo singolo estratto dal disco, e ha da un lato tutti gli elementi che adoriamo del gruppo californiano (il cantato profondo e sofferente, il testo ricco di pathos e nostalgia, le atmosfere malinconiche su una base punk rock) e dall’altro lato un’evoluzione stilistica che era probabilmente inevitabile per non tentare di fare un impossibile Brave Faces Everyone parte 2: ci sono quindi dei synth, sonorità un filo alleggerite e vibe da rock hit anni ’80. Da valutare anche insieme al resto del disco, ma per ora le impressioni sono assolutamente positive.

The Japanese House – Sunshine Baby: vabbè, era inevitabile. La nuova canzone di The Japanese House, dal suo prossimo album In the End It Always Does fuori il 30 giugno su Dirty Hit (l’etichetta dei The 1975) e co-prodotto da George Daniel dei The 1975, suona un po’ come un brano dei The 1975 e vede il featuring di Matty Healy dei The 1975. Le vibe del pezzo non si allontanano troppo da quelle del singolo di lancio Sad to Breathe, e anche se il brano è fin troppo reminiscente della band che abbiamo già citato quattro volte, la voce di Amber ci piace parecchio e fa sì che The Japanese House si porti a casa anche questo pezzo con successo.

Wicca Phase Springs Eternal – Farm: il nuovo brano di Wicca Phase Springs Eternal si chiama letteralmente Farm. E ha pure senso, visto che l’ex Tigers Jaw ha adottato una svolta da cowboy per il suo nuovo disco self-titled in uscita il 2 giugno su Run for Cover Records (si vedano anche i tanti cavalli nel video di questo brano e in quello del precedente It’s Getting Dark). Le sonorità country del brano precedente qui non sono per fortuna replicate, e la canzone si mantiene su sonorità più pop sperimentali, interamente elettroniche e con ampio di uso di distorsori nella voce. Un pezzo a modo suo ritmato e allo stesso tempo dark, strano come l’intero progetto di Adam McIlwee.

The Chisel – Cry Your Eyes Out: firma recente di Pure Noise Records, che propone una band nuova quasi ogni settimana. Il nuovo singolo dei The Chisel è un pezzo punk rock trascinante con un ritornello molto anthemico, sembra un po’ una hit pop anni ’80 rifatta in chiave punk, o un brano dei primi Green Day in versione più oi.

Bdrmm – Pulling Stitches: i Bdrmm avevano una data a Sestri Levante già annunciata per il 23 agosto, ma ora aggiungono anche altri due concerti il 1° novembre al Bellezza di Milano e il 2 novembre al Covo di Bologna. Nel frattempo abbiamo un nuovo estratto dal prossimo album I Don’t Know (fuori il 30 giugno su Rock Action, l’etichetta di proprietà dei Mogwai) dopo It’s Just a Bit of Blood uscita a febbraio. La band conferma di saper scrivere pezzi intensi ma anche assolutamente accessibili che prendono dal post-rock e dallo shoegaze.


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