Wasabe, Adelasia, Angelo Iannelli: le recensioni dei singoli italiani

Wasabe – Spegnimi la testa
Il suo ultimo singolo Farfalle ci era piaciuto tantissimo, ricordandoci in parte il sound e il cantato di Ariete ma trovando anche una dimensione personale. La vicentina Wasabe torna ora con Spegnimi la testa, fuori sempre per Aurora Dischi, un pezzo indie pop leggero, ritmato e confidenziale nelle sonorità, ma non certo spensierato o upbeat. È quel tipo di musica che suona fresco e orecchiabile danzando però sulla linea della malinconia e dell’introspezione. “Sono una persona molto insicura, spesso non mi piaccio né fisicamente né caratterialmente e tutti questi pensieri a volte possono portare ad aver paura di perdere la persona che si ama”, spiega Wasabe a proposito del significato del brano.
Magenta #9 – Questo sono io
Ceffi della Bolognina. Sono i Magenta #9, ma è anche il titolo del loro album, uscito da poche settimane e anticipato da singoli di cui abbiamo trattato come La doccia e la title track. Sempre da quel disco è tratta anche Questo sono io, un brano che sembra un po’ una versione italiana di Zombie dei Cranberries, anche se la voce è un attimo meno melodiosa di quella di Dolores O’Riordan (eufemismo). Il sound è un alternative rock piuttosto pesante con evidenti influenze grunge, e il cantato sporco e decisamente graffiato aggiunge quel tocco che rende ancora più grezzo il brano. I Magenta #9 stessi del resto la descrivono come “una canzone che ci è venuta fuori dal di dentro in maniera improvvisa e monolitica”.
Numb – Ninna oh
Primo singolo del 2022 per Umberto Pretto, nome d’arte Numb (come la canzone dei Linkin Park), che aveva chiuso il suo 2021 con il singolo Droga preferita. Ninna oh è un brano che ha decisamente poco della ninnananna, con il suo sound elettronico influenzato dalla trap e dall’hip hop specialmente nel cantato -e nel testo dove si parla di fumo, relazioni complicate con frecciatine varie e uno stile di vita trasgressivo. “Come un moderno James Dean, [l’artista] propone un modello di vita in cui il carpe diem la fa da padrone e in cui i rapporti sentimentali sono dominati da continui tira e molla funzionali a tenersi stretta la ragazza che ci interessa”.
Qvintessence – Ghosts
Altra rock band bolognese in quest’articolo dopo i Magenta #9, e anche loro ci rendono contenti di ascoltare un po’ di rock dal piglio internazionale fatto sul patrio suolo. Ghosts è il nuovo singolo dei Qvintessence, che a maggio pubblicheranno su DeepOut Records un album self-titled -ci dicono- influenzato fra le altre cose dal grunge anni ’90. Quest’aspirazione è senz’altro presente in Ghosts, che però non è solo una traccia nostalgica di un sound che non c’è più, ma prende più di uno spunto anche dall’alternative rock contemporaneo, con strofe che strizzano quasi l’occhio al punk rock e un ritornello maestoso con vocals vicini all’hard rock. Il testo ovviamente è in inglese, e “parla di persone infami, quelle che anche attraverso piccoli gesti ci hanno segnato ed hanno ottenuto un posto di disonore nella nostra anima”. La canzone piace; le singole componenti del brano rimandano a influenze di sound che conosciamo ormai da tempo e che difficilmente possono risultare troppo originali, ma i Qvintessence li amalgamano in un modo che risulta comunque creativo e non fa scadere il pezzo nel già sentito.
RosGos – Lust
Accogliamo con piacere la nuova uscita targata Beautiful Losers, l’etichetta veneta che in Italia probabilmente più si avvicina al concetto di boutique label indie caratterizzata dall’alta qualità artistica del proprio roster e da un sound tendenzialmente internazionale (come avevamo già visto sul disco di About Blank). RosGos è il nome del progetto di Maurizio Vaiani, già all’opera come cantante dei Jenny’s Joke negli anni duemila. RosGos ha due dischi all’attivo, l’ultimo dei quali (Lost in the Desert) uscito nel 2020, e ora si prepara a pubblicare Circles (fuori il 19 maggio), un concept album basato sull’Inferno dantesco, in cui ognuno dei nove brani corrisponde a una delle cerchie infernali. Il sound del singolo di lancio, Lust, si presenta -non per niente- lascivo nella strofa iniziale con il connubio di suoni elettronici e chitarra, per poi però aprirsi via via in una climax più melodica e influenzata dall’indie americano -Maurizio cita Mark Lanegan e Wovenhand come “numi tutelari”- per arrivare al finale corredato di cori che sembrano usciti per davvero da qualche film (o videogioco!) epicheggiante basato sul poema per eccellenza della nostra letteratura. Progetto parecchio ambizioso, ma che per il momento segna un punto a proprio favore.
Yule – Il mostro
Debutto assoluto quello di Yule, con la sua canzone intitolata Il mostro. Il titolo del brano è un’evidente rappresentazione di un tormento interiore (“il mostro che parla per me”), e non sorprende forse che il pezzo si configuri come una ballad in stile alternative rock, con strofe maggiormente basate sull’elettronica e un ritornello più aperto ma molto introspettivo e malinconico sostenuto da una chitarra elettrica -che però non rende abbastanza “pieno” il sound da far trasparire tutta la botta emotiva che un brano come questo probabilmente potrebbe sprigionare.
Adelasia – Incubo perfetto
Senza tregua, Adelasia torna con un nuovo singolo dalle atmosfere notturne, in attesa di un nuovo disco di cui non vediamo l’ora di ascoltare gli inediti. Un brano che gioca sui contrasti: due persone diverse, un incubo a cui segue un bel risveglio, un testo severo e assertivo appoggiato su un arrangiamento più allegro e spensierato, una musica leggera che sembra sorvolare su tutto e tutti. All’interno di Incubo perfetto ritroviamo sempre il sound internazionale e malinconico di Adelasia, che ci porta ancora una volta nelle sue notti dalle venature psichedeliche. Da non perdere.
Aigì – Io che non
Terzo singolo in assoluto per il tropeano Aigì, pseudo-acronimo di Antonio Il Grande, un nome quasi da nickname sul forum di un videogioco sparatutto. Io che non è la sua prima proposta di questo 2022, dopo che lo scorso anno erano usciti Piazzale Michelangelo e Notte sul pianeta Terra. È un brano curiosamente diviso in due tronconi: una prima parte -quasi uno sviluppo del tema- che veleggia sulla scia della ballad pop introspettiva e malinconica, e un improvviso colpo sul finale in cui Aigì fa salire di giri i synth e i vocals in una sorta di breakdown liberatorio e catartico. Un trucchetto smaliziato che si fa molto apprezzare, soprattutto perché arriva quando già pensi che la strada intrapresa dal pezzo sia segnata fino alla fine. La canzone parla “dello smarrimento, dell’impotenza e dell’incapacità di definirsi”, cosa che vediamo fin dal titolo lasciato in sospeso, “quando il presente è fallimento e il futuro una minaccia”.
Alessandro Giusti – Savior
Sembra strano dirlo, ma ormai un artista italiano che canta in inglese è merce rara, e del resto negli ultimi anni il nostro Paese è diventato sempre più “nazionalista” nei propri ascolti (a voi giudicare se questo sia un bene o un male). Lo stesso Alessandro Giusti, che nel suo nuovo singolo Savior si esibisce in un cantato anglofono, ci preannuncia già che sta lavorando ad alcuni inediti nella propria lingua madre. Prima di arrivarci però ci possiamo gustare questo sfizioso singolo che attinge alle sonorità della musica dance internazionale, infilandoci dentro tuttavia anche alcuni strumenti (molto più) tradizionali come un pianoforte e addirittura un violino. Un accostamento a prima vista ardito ma che in realtà nel pezzo fila via in maniera liscissima e naturale, aiutato anche da un ritornello accattivante, che poi in questo genere è -se vogliamo- la cosa più importante per un brano.
Angelo Iannelli – Così scappi da te
Un pezzo di cinque minuti pieni, senza nemmeno l’ombra di un ritornello. Così torna a farsi sentire il cantautore romano Angelo Iannelli per questo suo primo singolo del 2022, dopo che lo scorso anno avevano già visto la luce la letteraria Malbene e la giocosa Poema vocale. L’artista ha ripescato dagli archivi un pezzo scritto nel preistorico 2010, ma questo lo sappiamo soltanto perché ce lo dice lui; per sonorità e testo altrimenti il brano potrebbe benissimo essere stato scritto nell’anno corrente, segno da una parte che certi suoni non hanno tempo, e dall’altra che Angelo e il suo team di produzione (i fratelli Cosentino, noti per i loro lavori nella scena romana con Ariete e Franco 126 e non solo) hanno fatto un egregio lavoro. Si tratta di un brano d’amore molto malinconico e nostalgico, una ballad influenzata più dal cantautorato italiano che dall’indie; un pezzo che date le sue caratteristiche è anti-tutto: anti-classifiche, anti-social, anti-playlist di Spotify, anti-global (no, non è vero, questo non lo sappiamo), e proprio per questo si fa apprezzare maggiormente in un momento dove tutti sembrano rincorrere l’inserimento in una playlist all’ultima moda.
Ario De Pompeis & Lorena Bartoli – Amanti distanti
Ario De Pompeis e Lorena Bartoli ci propongono il più tradizionale dei duetti maschile-femminile sul nuovo singolo Amanti distanti, con l’arrangiamento di Fabrizio D’Angelo. Il brano racconta un amore quasi clandestino che però è ancor più vero e durevole fino alla fine, sul letto di un ospedale, e nonostante gli accordi di una chitarra latina, l’interpretazione dei due artisti fa aleggiare sull’intero brano una sensazione quasi spettrale che ben si accorda con la figura dell’amante che viene descritta nel testo, intenta a percorrere i corridoi ospedalieri senza farsi notare in attesa che i parenti lascino la stanza della persona amata. L’impostazione è molto classica da musica italiana e forse un po’ fuori dal nostro tempo, ma è comunque meglio di quando Giò Di Tonno e Lola Ponce con un duetto vinsero Sanremo.
La Complice – Cerotti
Vista recentemente con il singolo Torta margherita che aveva rappresentato il suo ritorno dopo un paio di anni di silenzio discografico, La Complice ci fa ora ascoltare un secondo singolo, intitolato Cerotti e fuori per Troppo Records con la produzione di Molla. La canzone cita una miriade di città in giro per il mondo, da Milano a Nagasaki a New York (“il disagio dell’incomprensione che ci fa sentire come se fossimo su due città distinte a parlare lingue diverse”, chiarisce l’artista), e di Stati come l’Alaska e il Nebraska (che ovviamente sono disposti in rima). Al di là di questo suo cosmopolitismo, si tratta di un brano tranquillo, dove un giro di chitarra quasi emo trap si innesta su un beat pacato che ben si sposa alla voce molto dolce e melodiosa di Ilenia.
Edoardo Nocco – Da un po’
È da un po’ (Edoardo, perdonaci) che non sentivamo nuova musica dal savonese Edoardo Nocco, visto nel 2020 con un bell’EP intitolato Senza farmi male. Da un po’ -appunto- è il titolo del suo nuovo singolo, un pezzo conciso di poco più di due minuti e mezzo in cui Edoardo dà sfogo al proprio lato più pop; l’andamento del brano è ritmato, vicino all’indie pop suonato e di facile accesso, e quasi sembra un peccato che il ritornello non venga ripetuto almeno un’altra volta per restare maggiormente in testa.
Henry Beckett – Blackbird
In questo nuovo singolo, Henry Beckett affronta un tema complesso, descrivendo la sensazione che proviamo quando siamo in bilico, tesi verso un obiettivo, una condizione piena di solitudine che ci costringe a scelte che spesso paiono folli. Un progetto di cui non sapevamo di sentire la mancanza, e invece eccoci qui, ad apprezzare un nuovo singolo come pochi altri questa settimana: tra pop internazionale e folk acustico, una sintesi perfetta.
Jacopo Nutz – Mezzo bicchiere
Mezzo bicchiere è il singolo d’esordio di Jacopo Nutz, cantautore e produttore fiorentino classe 1992. Si tratta di un brano alternative rock caratterizzato da suoni bassi e ovattati -anche piuttosto aggressivi e minacciosi- nello strumentale, anche se la voce di Jacopo fa da contraltare con linee vocali più aperte e melodiche. È un pezzo in cui Jacopo “si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti”.
Kimerica – Discokim
Finalmente il capitolo definitivo in attesa del disco di debutto dal titolo Fantasmi, in uscita venerdì 29 aprile 2022. Il brano mescola generi e influenze, spaziando da un’elettronica italodisco con forti riferimenti anni ’80 all’indie dei giorni nostri e ci porta in una fumosa discoteca a tarda notte dove si balla per dimenticare un amore finito. Un nuovo capitolo che svela un nuovo aspetto della cantautrice che non avevamo ancora visto: l’autoironia. Siamo sempre più curiosi di ascoltare l’album in arrivo su Lost Generation Records.
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