Fedez e Salmo non riescono a fare pop punk nel tormentone Viola

Fedez e Salmo

Ammettiamolo, ce lo aspettavamo: Fedez è saltato sul carro del revival pop punk e, per un fortunato incrocio di ragioni affettive e commerciali, era inevitabile. Non a caso la nuova Viola è uscita lo stesso giorno di Edging, il singolo-ritorno dei blink-182, gruppo di cui il rapper è notoriamente fan: dal vivo ha più volte suonato cover del trio californiano, che aveva omaggiato anche nel videoclip di Non c’è due senza trash con un remake di What’s My Age Again?; e sembrerebbe che Mark Hoppus gli abbia promesso di portarlo sul palco del concerto di Bologna. Con Viola, Fedez ha voluto rievocare la musica della sua adolescenza (o almeno ci ha tentato), creando al contempo un prodotto digeribile dall’italiano medio.

Ha deciso di farlo insieme a Salmo, mettendo fine alle loro liti: e la pace tra i due rapper è sostanzialmente l’unica buona notizia di questa collaborazione neanche troppo strana, se pensiamo che Salmo ha un passato in una band metal e il suo batterista Jacopo Volpe militava nei Vanilla Sky. Motivi per cui era legittimo avere delle aspettative, fomentate anche da un video in cui l’attitudine del trio in sala prove lasciava presagire esiti decisamente diversi da quelli che il singolo ha seguito (così come la copertina e il video visualizer ostentano un’aesthetic alternative che però resta solo di facciata).

Resta il fatto che le potenzialità c’erano, Viola poteva prendere direzioni interessanti e invece è stato confezionato un brano prettamente pop, con toni da tormentone estivo – ma non ci si sorprende se si va a vedere chi sta dietro alla scrittura e alla produzione – e le pretese sonorità pop punk vengono giustificate con quel po’ di chitarra elettrica. Il testo è terribile (“io posso amarti come un rettile / quindi leviamoci la pelle, tanto a che serve, babe?”), perfino per un genere che non è famoso per lyrics impegnati. C’è delusione anche per l’apporto di Salmo, sinceramente trascurabile e non sfruttato al suo meglio. Qualcuno ha detto che lo stile della canzone somiglia ai Finley, ma questo mi sembra un grandissimo insulto ai Finley.

Viola è il tentativo nazionalpopolare di introdursi in un revival, ormai al suo apice, che precipita in risultati ridicoli – e prevedibili solo fino a un certo punto –, mancando delle caratteristiche di quelli che (pur con i loro limiti) al momento ne sono i più quotati rappresentanti in Italia: la fedeltà al sound di un Naska o l’originalità de La Sad. Rimane la sincera delusione nel vedere sprecata un’occasione per far conoscere in maniera autentica il pop punk al grande pubblico e ridare solidità a una scena da sempre maltrattata.

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