DIG DEEP: Dry Cleaning, Witch Fever, Born Without Bones / I 3 brani che ci hanno colpiti questa settimana

Dry Cleaning – No Decent Shoes for Rain
Per una volta parliamo anche di una canzone che ci ha colpiti in negativo. I Dry Cleaning ci piacciono; il loro primo album New Long Leg è stato una delle sorprese del 2021, e il follow-up Stumpwork, fuori il 21 ottobre su etichetta 4AD, è sicuramente uno dei dischi più attesi e hypeati dell’anno nel mondo indie. Questo nuovo singolo ci pare però un po’ una forzatura: su No Decent Shoes for Rain i Dry Cleaning fanno sempre leva sulla voce di Florence Shaw e sui suoi testi vagamente allucinati e recitati invece che cantati; il sottofondo sonoro però è ben più minimale che in passato, più sperimentale, ma esageratamente prolungato ed esteso a esasperante dismisura in un brano che dura quasi sei minuti, senza che si percepisca davvero la necessità di una lunghezza simile -una caratteristica condivisa peraltro da altri singoli tratti dal disco, come Anna Calls from the Arctic. L’impressione è quasi quella che la band abbia voluto esprimere un proprio lato “artistico”, ma che abbia scambiato la lunghezza dei brani per una sorta di segnalazione di maggior valore o merito.
Witch Fever – Beauty and Grace
In breve tempo quello degli Witch Fever è diventato uno dei dischi per noi più attesi dell’anno -uscita prevista il 21 ottobre per Music for Nations, la sussidiaria di Sony per la musica heavy. Lo è diventato a suon di singoli maneschi (non Maneskin, attenzione alle lettere), pestati e aggressivi, ma anche capaci di giocare con delle melodie e dei suoni che li fanno entrare di forza nell’orecchio. È stato così per pezzi come I Saw You Dancing e Congregation, e lo è in parte anche per il nuovo singolo Beauty and Grace, che nel titolo gioca verosimilmente con l’espressione “she is beauty, she is grace”. A differenza degli altri brani degli Witch Fever, Beauty and Grace è un pezzo cortissimo, di appena due minuti, ma la durata ridotta è giustificata dalla heaviness della canzone, che attacca dall’inizio alla fine con pesanti riff di chitarra e con i vocals semiurlati di Amy Walpole che ormai abbiamo imparato a conoscere e apprezzare.
Born Without Bones – Fistful of Bees
Pure Noise Records mette sotto contratto una dozzina di artisti ogni settimana, ma fra i nuovi ingressi più interessanti si segnalano senza dubbio questi Born Without Bones, che al netto di un nome un po’ così così, fanno musica che ha un gran bel tiro. Li avevamo conosciuti con il precedente singolo Dancer, preludio all’omonimo disco che uscirà il 4 novembre, prodotto dalle mani fatate di Mike Sapone (Taking Back Sunday, Oso Oso e l’intera discografia dei Brand New fra le altre cose a cui ha lavorato). Fistful of Bees è il nuovo singolo, e ci piace almeno tanto quanto Dancer: l’alternative rock dei Born Without Bones qui pesca tanto dall’indie rock quanto dal punk, dando una carica ancora maggiore rispetto allo scorso brano. È un pezzo che un pochino ci fa pensare ai Pup, anche per le sgolate del cantante, sebbene qui non ci sia traccia di gang vocals. Qualcuno nei commenti di YouTube ha rilevato somiglianze con “i Kings of Leon con lo strumentale dei recenti Thrice e dei Silversun Pickups”, che ci pare un paragone un po’ azzardato ma che ci sembra interessante riportare.
Nota di merito peraltro per il video: iniziando a guardarlo abbiamo avuto una fortissima sensazione di déjà vu, e infatti il video presenta la stessa identica scena iniziale di quello di Dancer, ma segue poi l’evoluzione della giornata di un secondo personaggio della scena, una bambina che viene accompagnata in un negozio di strumenti musicali a comprare una chitarra, ispirata ovviamente dall’aver visto in televisione la band suonare questo brano (anche se a questo step di fama i Born Without Bones non ci sono palesemente ancora arrivati).
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