Chiamamifaro, The Last Confidence, Moon Blue: le recensioni dei singoli italiani

Chiamamifaro – Ma ma ma
Avevamo lasciato Chiamamifaro a metà 2022 con il suo primo album Post nostalgia, che era finito anche nelle nostre classifiche di fine anno; la ritroviamo a poco meno di un anno di distanza con un nuovo singolo, questo Ma ma ma che anticipa già l’estate con un sound frizzantino e accattivante -il tipico sound che del resto ormai abbiamo imparato a conoscere per il progetto bergamasco. Quella di Angelica è una delle voci più riconoscibili dell’indie pop contemporaneo, sia per il timbro che per il suo modo di cantare un po’ meno impostato della media informe, e anche per questo forse Chiamamifaro è tra i pochi progetti italiani di questo genere che ci piace davvero e che ascoltiamo sempre con voglia. Ma ma ma è “uno sfogo liberatorio che racconta di un amore finito che, nonostante le mancanze, i litigi e le ipocrisie del partner, ha lasciato un segno indelebile anche dopo l’addio” -sfogo liberatorio ben rappresentato dal sonoro “ma ma ma cazzo!” ripetuto nel ritornello; una parolaccia che ovviamente suona un po’ edgy ma che dà anche carica al brano, e poi dire (più di) una parolaccia in una canzone pop la fa anche sembrare una canzone molto meno innocua e molto più “rock”, che poi è proprio il tipo di sound a cui questo brano tende ad avvicinarsi, con chitarre un filo più distorte della media. Sarà senz’altro pop e anche piuttosto mainstream (quantomeno a livello di velleità e ambizioni), ma a noi Chiamamifaro continua a piacere.
Moon Blue – All I Know (Is That)
Moon Blue è il progetto solista di George Appleton, che come potete intuire dal nome non ha esattamente sangue italico nelle vene. Che c’azzecca quindi nella rubrica dedicata agli italiani? Il buon George nel 2020 si è ritrovato prigioniero del lockdown in quel di Bologna, e da lì non se n’è praticamente più andato: ha trovato l’amore, ha imparato la nostra lingua e si è fatto un vita nuova qui. La lingua in cui canta è però pur sempre l’inglese, anche perché lui ha il vantaggio di saperlo parlare con accento impeccabile rispetto ai nostri connazionali che si cimentano con l’idioma della perfida Albione. La sua All I Know (Is That) esce in partnership tra l’etichetta norvegese 777 Music e l’italianissima (ma dal roster sempre molto internazionaleggiante nello spirito) Factory Flaws. È un brano di stampo R&B, genere che nel complesso non ci fa impazzire ma che Moon Blue fa sicuramente bene; le vibe sono rilassanti e soleggiate, il pezzo scorre piacevolmente.
Nomida – 6AM
Conosciamo Nomida con questo singolo intitolato 6AM, che anticipa l’uscita di un EP di prossima pubblicazione. Nomida è quasi l’anagramma di Damiano, nome di battesimo dell’artista (pensa te…), mentre il suo nuovo pezzo è una canzone che “cerca di esprimere l’importanza di agire senza fossilizzarsi sulle possibili conseguenze o su eventuali errori di percorso”. Il sound è quello di un pop basato su un beat piuttosto pestato ma non frenetico, con un leggero arrangiamento al synth che fa da sfondo alla voce parecchio effettata; si può quasi parlare di un brano “batteria” e voce, che di per sé è una scelta curiosa e magari un filo fuori dalla norma (il che è senz’altro gradito). Le atmosfere sono quasi da fine estate, con quella specie di languore che ti coglie quando sai che la bella stagione sta per finire e ti sale un po’ di mal di vivere.
They Become Martyrs – Cowards & Stones
Sono solo al quarto singolo, ma i They Become Martyrs hanno ben chiara la direzione da seguire e la intraprendono convinti e convincenti. Il loro sound, che definiscono Christian melodic hardcore, spinge molto sul pedale del metal ma alternandolo con dei passaggi più punk in una successione di componenti godibilissima. Ne esce fuori un prodotto di cui andare orgogliosi, anche perché sembra provenire da oltreoceano e invece è made in Parma. [Simone De Lorenzi]
Ascari – Disco nostalgia
Torna il progetto del cantautore di Reggio Emilia, già reduce dalla pubblicazione del singolo Me ne vado al mare feat. Gianluca De Rubertis, con un nuovo brano di imperante nostalgia dal titolo, per l’appunto, Disco nostalgia, dove convivono la fine di una storia d’amore, probabilmente mai iniziata, iniziata e idealizzata, sfumata per sempre, synth e una bellissima voce con un timbro che non potrà che rimanervi dentro, per farsi riconoscere ogni santa volta da qui in avanti (e preparatevi, perché questo singolo anticipa un disco in arrivo prestissimo dal titolo Italien*. C’è l’eredità di Salinger, l’anima di un ragazzo interrotto, la preoccupazione del non avere talento, e un cinismo generale che non può che farci innamorare e ritrovare. Ascari si conferma tra i nomi più interessanti della scena underground.
Bartowski – Stronza
Giovane progetto quello di Bartowski, che con Stronza arriva appena al suo quinto singolo totale. Il pezzo ha un titolo decisamente forte, ma in realtà le sonorità sono molto più chill e quasi allegrotte, a dispetto dell’occasione che ha segnato la nascita del brano, ovvero una storia finita male (che poi è come nascono parecchie canzoni -ma l’argomento non si esaurisce mai perché la mamma degli stronzi è sempre incinta, si sa). Lo dice l’artista stesso: il brano è “la presa di coscienza che nasce dal bisogno di parlare con una persona che non c’è più, nel momento in cui ci si accorge che forse è il caso di assumersi le responsabilità dei propri errori”. Si tratta di un pezzo piuttosto breve (sotto i due minuti e mezzo) e anche per questo dritto al punto: il sound è alla portata veramente di tutti, e ipoteticamente anche adeguato per rotazioni radiofoniche.
Beca – Aurora
Brano lungo ma significativo quello di Beca, che dedica una canzone all’Aurora (non una ragazza, ma quella che c’è al mattino presto). Il significato dietro al titolo e quindi al brano sta in una dichiarazione che è lunga ma che riporto per intero perché davvero bella: “racconta un appuntamento alle prime luci dell’alba, non proprio tra due persone. Si tratta di un incontro tra me e il mare. È un rituale che compio spesso per esorcizzare la malinconia e il peso dei pensieri. Il mare ha un che di terapeutico, sa ascoltare e (a volte) trovare la risposta a ogni domanda”. È appena il suo terzo singolo questo Aurora, però Beca dimostra di possedere visione artistica e anche coraggio, perché un brano di cinque minuti va contro tutte le raccomandazioni di mercato della musica corrente, e anche il tono della canzone è tutto fuorché commerciale e immediatamente catchy. È un brano che si sviluppa mantenendo la propria importanza e aggiungendo nuovi elementi di significato per tutta la durata, cantato con garbo e non senza rinunciare a vocals anche piuttosto pop; molto belli gli arrangiamenti. Brano d’altri tempi.
Biava – Spaccami il petto
Spaccami il petto non è il primo brano del 2023 per Biava; a fine gennaio era infatti uscito L’isola dei giocattoli difettosi, che personalmente ho trovato non del tutto convincente. Si risolleva invece in questo nuovo singolo, che riprende i toni pop punk che avevano funzionato molto bene in Venezia. Si parla sempre della versione gen z del pop punk, tra riferimenti a compresse e depressione che fanno parte di un immaginario più La Sad-iano e la voce che, specie nelle strofe, ricorda un Naska (salvo cedere, nelle parti più delicate, a un’intimismo da cantautorato indie/pop). L’amore cantato nella canzone non è autolesionista: spaccami il petto non per farmi del male, ma al contrario per riattivare quello che dentro si è fermato. A voi decidere se ascoltarvela distesi sul letto o pogarci sottopalco. [Simone De Lorenzi]
EVA (Evil Victims Arise) – Casual
Gli EVA (Evil Victims Arise) vengono dalla Calabria e di recente stanno pubblicando un bel po’ di singoli, dopo che nel 2016 era uscito l’album Far Enough. Casual fa parte della striscia di nuovi brani, ed è una canzone curiosa per le sue sonorità, perché nelle strofe e nel ritornello adotta un approccio che si muove fra alternative rock ed emo, ma poi non rinuncia a un post-chorus molto più aggressivo e pestato, quasi da breakdown metalcore (quasi, eh). Una dicotomia che può risultare strana all’ascolto, ma che caratterizza e distingue il pezzo nel mare magnum delle uscite rock nostrane.
Larossi – Mani sudate
Un nuovo inizio in casa Gelo Dischi che ci fa conoscere Larossi, cantautrice toscana che mischia nostalgia e spensieratezza, parole tristi e un tappeto elettronico sul quale è impossibile non scivolare. Larossi ci fa addentrare nella sensazione più scomoda che possiate immaginare, quella dell’avere le mani sudate, quella dell’incertezza dell’avere qualcuno o meno: la frenesia dell’immobilità quando si aspetta un messaggio, la mancanza di una persona che non abbiamo mai conosciuto, uno sfogo verso il mondo che nessuno ascolterà. Un ottimo esordio che ci fa ben pensare per il futuro, un mood dolceamaro come bandiera e come presa di posizione artistca. “La mia musica”, dice infatti Larossi, “è come un biscotto al cioccolato, irresistibile e che a volte può far male perché la gioia che ti procura è direttamente proporzionale al grado di presa di coscienza di sé stessi, un percorso che ti costringe a scavarti dentro, finché il sacchetto non è vuoto.”
The Last Confidence – Il sistema
Con un titolo megapunk -perché fa riferimento al vecchio adagio del voler fottere il sistema- i The Last Confidence droppano il primo pezzo del 2023, prodotto da Ince dei WEL. Anche Il sistema conferma quello che avevamo sentito sul precedente brano Fragile, ovvero che la band bergamasca ha per il momento messo da parte le proprie influenze più “indie” per puntare dritta su un sound più veloce, diretto e punk. A noi l’ultimo EP Dove sei ora piaceva parecchio, ma in realtà ci fa anche molto piacere sentire dei brani così tirati, perché è evidente che questo è il genere principale di riferimento per la band e quello da cui proviene. La produzione peraltro è molto pulita ed energica e fa risaltare tutte le qualità del gruppo, come la catchiness che ha sempre contraddistinto i pezzi sin da quando i testi erano in inglese. Magari non avranno fottuto il sistema, e magari il sedicenne che c’è in loro guardandoli ora allo specchio avrebbe qualche domanda, ma è anche questo il senso di crescere e diventare grandi, senza perdere di vista le proprie radici.
Segui la nostra playlist Italian Selection su Spotify, con la nostra selezione delle canzoni più interessanti uscite in Italia negli ultimi mesi!
Per leggere le precedenti recensioni dei singoli italiani clicca qui.