Adelasia, Scianni, Frenèsya: le recensioni dei singoli italiani

Adelasia – Come se tu
Novità in casa Adelasia: l’artista lucchese ha annunciato di aver trovato una nuova casa in Factory Flaws (in collaborazione con Border Records), con cui pubblicherà un nuovo disco previsto per l’autunno. Quale primissima anticipazione, Adelasia ci regala questo singolo intitolato Come se tu, un brano dal sapore indie folk piuttosto ritmato e di respiro internazionale, per quanto cantato in italiano (con un notevole passaggio all’inglese nella parte finale del pezzo), e con pure qualche piccolo eco da Inghilterra anni ’80 nell’arrangiamento. Una volta tanto, l’artista non si inventa inutili ghirigori per spiegare il messaggio del testo, ma ammette con sincerità che “non ho idea di quale sia il messaggio di questa canzone, le parole sono nate spontaneamente insieme alla melodia come due persone che invitate a una cena si presentano tenendosi per mano”. Apprezziamo il candore di questa dichiarazione almeno tanto quanto ci piacciono le sonorità di questo brano, che speriamo possa trovare il riscontro che merita, anche per aiutare questo Paese a uscire dal torpore nazionalistico che l’ha invaso negli ultimi anni pure in ambito musicale.
Samuele Cyma – Clorofilla
Una canzone stratificata nella sua semplicità, immediata ma che spinge al riascolto. Con questo primo singolo per Pluma dischi Samuele Cyma si pone a cavallo di suoni elettronici e di quel rock emotivo ma sghembo più suonato. Un riff midwest in un’intro alla Generic Animal viene distorto fino a ottenere sonorità quasi drum ‘n’ bass. Dalla sua bio emerge “una poetica in cui è centrale un’estrema fluidità di generi, stili e suoni”, ma per rendere fluido anche l’ascolto bisogna avere le spalle abbastanza larghe per poter osare senza creare delle chimere musicali. E da questo primo singolo (corredato da una B-side effetto outro) sembra che Samuele si sia preparato a dovere.
Scianni – Diversamente giusti
Con il singolo Mostri, Scianni aveva interrotto a gennaio un silenzio discografico che durava dallo scorso aprile, quando era uscita Miccia. Con il nuovo brano Diversamente giusti, l’artista pugliese si fa attendere decisamente meno. Si tratta di un brano d’amore, ma non di quelli che raccontano l’innamoramento e i batticuori, ma una prospettiva più intima e, se vogliamo, meno cantata, ovvero “la quotidianità che ti fa capire cos’è davvero l’amore: è proprio l’aver accanto sempre la stessa persona che ti fa capire che la vorresti sempre accanto, ogni minimo istante”. Il sound di Diversamente giusti è quello di un indie pop abbastanza essenziale nella strumentazione ma gradevole all’ascolto, sebbene per nulla innovativo o originale. La canzone ha il potenziale per piacere e anche per far bene nelle playlist gettonate o in qualche radio attenta al panorama indipendente.
Tara – Giramintorno
Secondo singolo per l’artista pisano-tarantina Tara, che aveva esordito lo scorso anno con Psicopatico in borghese. La sua Giramintorno è una canzone che musicalmente e anche a livello di produzione segna un deciso passo in avanti; il sound è sempre piuttosto pop (pur con qualche vibe un po’ “dark” per così dire), potenzialmente anche radiofonico se le radio passassero musica indipendente, ma Tara va alla ricerca di sonorità che abbiano anche un certo sapore internazionale più che abbordare l’ormai classico indie pop all’italiana. Forse non convince troppo il bridge tutto in rima baciata -ura, però il resto del brano mostra parecchie potenzialità.
Alessandro Liberini – Se cominciamo noi
Quarto singolo -e prima uscita del 2023- per Alessandro Liberini, che con Se cominciamo noi presenta un pezzo rock in bilico tra la versione radiofonica e classica del genere e distorsioni più aggressive che ricordano un pochino il rock alternativo (e pure l’emo!) di inizio anni 2000. Il suo brano invita a “muoversi e smuoversi da soli per poter ottenere qualcosa, raggiungere uno scopo, senza vivere passivamente e aspettare che qualcosa accada o arrivi da solo”. Il ritornello è piuttosto accattivante e Alessandro sale parecchio con la voce (sarebbe un pezzo perfetto da cantare per una voce femminile) ma riesce a tenere bene; si poteva forse osare qualcosina in più in fase di produzione per dare un’ulteriore spinta al brano.
Cuperose – Sospeso
Già attivo in ambito elettronico come whoisu, Andrea Privitera lancia ora il suo nuovo progetto solista Cuperose, in collaborazione La Tempesta Dischi. Sospeso è il suo singolo di “nuovo esordio”, che “nasce da uno stato emotivo confusionario e oscuro, che sfocia in un dialogo interiore ancora più catastrofico”. Una descrizione a tinte fosche che si traduce in un brano rock dalle atmosfere un po’ cupe e decadenti ma che non è privo allo stesso tempo di grazia e di potenza. La prima la troviamo chiaramente nel sound quasi minimale che il brano presenta per buona parte della propria durata e in primis nelle strofe; il secondo entra con decisione nei ritornelli più distorti e carichi. Sospeso è un singolo che trae spunto tanto dal grunge anni ’90 (e dal post-grunge) quanto dall’indie rock più recente, realizzando una sintesi molto allettante che non risulterà magari catchy o ruffiana ma che intraprende un percorso al momento poco battuto nel nostro Paese.
Egon – Raccontano
Egon come Schiele (detto loro, eh); questo il nome di questa band sassarese che ci presenta il suo nuovo brano Raccontano, anticipazione del disco Lasciarsi cadere fuori in estate. Nella canzone “ci si immerge nel fascino del cosmo e delle sue meccaniche e dei suoi immensi misteri”, e infatti il testo parla di pianeti e astri, non temendo di utilizzare anche termini scientifici o inusuali, che suonano strani nel testo di una canzone ma forse semplicemente per la disabitudine a sentire parole diverse dal solito povero linguaggio da radio. La canzone si muove tra un rock alternativo e un indie rock riflessivi, con incedere da ballad, in cui compaiono anche un sassofono e una tromba ad arricchire l’arrangiamento di un pezzo che potrebbe anche definirsi d’autore. Proposta che può lasciare un po’ spiazzati ma che dietro a questa piccola barriera che erge nasconde anche un sound tutt’altro che inaccessibile.
Frenèsya – Rumore bianco
Nuovo brano per i Frenèsya, o meglio nuovo doppio brano considerando che Rumore bianco arriva accompagnato da un’intro, che funge anche da apertura per questo mini-EP che comprende il singolo precedentemente edito Fulmini. L’Intro è caratterizzata da un flow che ricorda un po’ quello di Madame, ed è anche il brano che contiene il nome del progetto e la sua spiegazione: una frenesia, “un fuoco che da sempre gli brucia dentro, legandoli tra loro e con la musica”. La traccia principale è invece un pezzo tra urban e (hyper) pop, molto ritmato e quasi frenetico, verrebbe da dire. Una traccia nata “con la volontà di trasmettere energia positiva e far arrivare quella sensazione di leggerezza e piacere quando finalmente si sta bene con sé stessi” e che indubbiamente ci riesce.
The Rootworkers – Dead Flower Blues
I The Rootworkers hanno fatto il proprio esordio nel 2022 con l’EP Attack, Blues, Release, che già nel titolo include il tipo di musica suonato dal gruppo (se non si fosse capito addirittura dal nome della band). Il gruppo torna ora con un nuovo singolo intitolato Dead Flower Blues che parla della “necessità di cambiamento, della vita che va e include morti, rinascite, ma anche momenti di stallo, di decisioni difficili, di buone e cattive avventure nel mondo”. Si tratta di un brano dalle chiare influenze rock e blues, con ampie parti strumentali dove le chitarre ergono un muro di suono decisamente denso e aggressivo, quasi a sfiorare lo stile di generi come il grunge o l’heavy metal. L’energia che sprigionano questi passaggi fa sì che il brano diventi ben più che un semplice pezzo americaneggiante, ma una carica d’assalto che non sfigurerebbe sui palchi dei più noti festival heavy europei.
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