I singoli del 20/10/23: Idles, Oakman, Paper Flowers & more

Idles by Tom Ham
Photo by Tom Ham

 

Siccome tempus fugit, sono già due anni che è uscito l’ultimo album degli Idles, Crawler, e la cosa ci lascia un po’ attoniti. Questo però vuole anche dire che per il quintetto di Bristol è giunto il momento di annunciarne uno nuovo: Tangk (si pronuncia come “tank”) vedrà la luce il 16 febbraio per Partisan Records, ed è anticipato da questo singolo intitolato Dancer, con la partecipazione di James Murphy e Nancy Whang degli LCD Soundsystem ai cori. È un singolo che ci sembra un po’ a metà strada fra la sperimentazione art rock di Crawler e il classico sound post-punk della band. Sicuramente è un gran pezzo, con il cantato aggressivo di Joe Talbot che fa venir voglia di tirar fuori i muscoli e spaccare qualcosa (anche se il gruppo ha dichiarato che tutte le canzoni del nuovo disco parlano del sentimento dell’amore, inteso nel senso più ampio possibile) e le chitarre tirate al punto giusto per dare la spinta ma conservando allo stesso tempo un carattere artistico e un po’ snob. Per noi è un grande sì.

Ricordiamo che gli Idles saranno in Italia per un’unica data il 5 marzo 2024 all’Alcatraz di Milano (info e biglietti qui).

Gli Oakman ci avevano stregato con il loro primo EP SCP lo scorso anno, di cui avevamo adorato le sonorità synthpop unite a un po’ di rock che lo situavano a cavallo fra Chvrches, Paramore di After Laughter e The Maine. Il trio francese ora ci dà il primo assaggio di quello che dovrebbe essere il prossimo progetto, con questo singolo intitolato Missed Connections che però si sviluppa lungo uno strumentale più monocorde e meno frizzantino. Il brano, prodotto da Bert Poncet dei Chunk! No, Captain Chunk!, resta carino e decisamente facile da ascoltare, ma non ha quella verve che si percepiva sul precedente EP. || Collaborazione transcontinentale quella fra i norvegesi Slotface e le australiane The Buoys per il singolo Fight Back Time, che è un brano indie rock con un retrogusto punk, sicuramente molto upbeat e dall’ascolto facile. Il ritornello presenta un basso particolarmente ingombrante, ma nel complesso sembra poco convincente rispetto a quanto promettevano le strofe.

Da segnalare il lietissimo ritorno di Paper Flowers, ovvero il progetto dell’ex batterista dei Moose Blood Glenn Harvey. Non avevamo sue notizie musicali ormai dal singolo del 2020 Bluea, e ora scopriamo che l’artista inglese si era rintanato da qualche parte a scrivere il suo album d’esordio: Dandelions uscirà il 2 febbraio, anticipato da questo singolo, Alive, che ci sorprende perché rispetto alle sonorità prettamente emo del primo EP, arricchisce quel sound con una decisa componente pop punk evidente specialmente nei vocals un po’ alla Neck Deep, ma pure nello strumentale più movimentato. Importanti i nomi “tecnici” dietro al brano: Beau Burchell dei Saosin al mix e Mike Kalajian al mastering. Un ritorno energico che ci rende molto felici.

Restando in ambito emo, “brave faces, all!”, dicono i Crime in Stereo sul nuovo singolo Goliathette, che come motto suona un pochino simile al Brave Faces Everyone degli Spanish Love Songs. Ma solo nella scelta lessicale: a livello di sound, il brano è molto più vicino allo stile dei Brand New, come del resto buona parte della produzione dei Crime in Stereo, che il 27 ottobre torneranno con House & Trance, il loro primo album da 13 anni a questa parte. || Long Way è invece il nuovo singolo dei Lonely the Brave, che già avevano anticipato il nuovo album What We Do to Feel (10 novembre, Easy Life Records) con il doppio singolo Victim / The Bear. La nuova canzone colpisce in particolar modo per un riff di chitarra solista parecchio groovy e ispirato, all’interno di un pezzo piuttosto intenso e tirato pur restando su un alternative rock appena più spinto del classico sound all’inglese di questo genere.

I Mannequin Pussy annunciano il nuovo album I Got Heaven, fuori il 1° marzo per Epitaph, con il brano I Don’t Know You che si regge sulla ripetizione ossessiva di una proposizione piuttosto semplice: “I know a lot of things, but I don’t know you”. La canzone naviga su un rock alternativo/indie con una sorta di componente quasi sperimentale o artistica che ci fa in parte pensare a una band che apprezziamo parecchio come le Pillow Queens. La volontà di ampliare il proprio bagaglio sonoro è da stimare; il risultato forse ancora da perfezionare. || Bella scoperta infine quella delle The Klittens. Il quintetto tutto al femminile di Amsterdam su Universal Experience propone un brano indie pop / indie rock con qualche accennata influenza post-punk e qualche chitarra che ci ricorda la fase più pop dei The Promise Ring. Universal Experience è un brano soleggiato, da presa bene ma con moderazione, interpretato con garbo e dotato pure di qualche chicca nell’arrangiamento con la presenza ad esempio di una tromba.


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