Gli album del mese: Sincere Engineer, Slaughter Beach Dog, ’68 & more

Sincere Engineer Cheap Grills

Sincere Engineer – Cheap Grills

(Hopeless Records, 22 settembre 2023)

Il disco con il titolo e con la copertina più brutti dell’anno in realtà è uno degli album più belli dell’anno. Sincere Engineer ha scelto un gioco di parole davvero tremendo con Cheap Grills, e ancora peggio ha fatto con un tipo flaccido senza maglietta che griglia nell’artwork, ma le perdoniamo tutto quanto perché il disco è davvero di quelli memorabili. Al secondo album per Hopeless Records (già Bless My Psyche del 2021 ci era piaciuto tantissimo), Deanna Belos ha fatto un upgrade sotto ogni punto di vista: sicuramente negli arrangiamenti, con più organi, più suoni orchestrali -evidentemente Hopeless ha voluto investire un po’ di più sul progetto alla luce dei due dischi davvero belli che l’artista aveva fin lì sfornato- ma anche e soprattutto nel songwriting. Qui abbiamo dodici tracce che ti si appiccicano nei neuroni e ti ritrovi a canticchiarle nei momenti più improbabili, ma sono anche canzoni che trasmettono un’energia e una vitalità incredibili, pure quando parlano di sfighe e di difficoltà a inserirsi nel mondo. È un disco punk rock che può ascoltare anche chi non ama il punk rock. È un disco perfetto da ascoltare in bicicletta in una giornata soleggiata. E poi cosa vuoi dire a chi piazza un testo meravigliosamente autoironico come “Anemia, my blood runs cold / Anemia, I’m such an asshole”?


Slaughter Beach, Dog – Crying, Laughing, Waving, Smiling

(Lame-O Records, 22 settembre 2023)

Slaughter Beach, Dog di recente è stato menzionato direttamente in una canzone sull’ultimo album di Jeff Rosenstock, che di questi tempi vale più di una dozzina di post di influencer o di recensioni delle riviste patinate di settore. La stima di Rosenstock non è casuale o legata a un semplice rapporto d’amicizia però, e ce lo dimostra il nuovo album di Jake Ewald, precedentemente noto come uno dei membri dei compianti Modern Baseball. Crying, Laughing, Waving, Smiling (un titolo molto da social media) è un gran bel disco che unisce indie rock, (indie) folk e country; un’ideale fusione tra Boygenius e Beatles (e magari un tocco di Townes Van Zandt, visto che viene citato nel disco), caratterizzata da vibe rilassate, mattutine e tendenzialmente positive, pure quando raccontano cose meno felici. C’è un brano di addirittura otto minuti a metà disco, che secondo noi è un po’ una mattata ma che non suona affatto sgradevole, ma i pezzi migliori sono più brevi, come Summer Windows, Strange Weather e Float Away, brani che rendono probabilmente Crying, Laughing, Waving, Smiling il miglior lavoro di Slaughter Beach, Dog fin qua.


’68 – Yes, And…

(Pure Noise Records, 29 settembre 2023)

Qualcuno potrebbe ricordare Josh Scogin dalla sua precedente band di culto, i The Chariot che facevano mathcore pesante e lo facevano davvero bene. Dopo lo scioglimento della band nel 2013, il frontman ha fondato un nuovo gruppo chiamato ’68, acerrimo nemico delle celle di Excel e così chiamato in onore di una vecchia Chevrolet che il padre possedeva quando Josh era piccino. I ’68 di recente hanno firmato per la pigliatutto Pure Noise Records, con cui ci regalano quello che è già il loro quarto album, dall’enigmatico (o sardonico) titolo Yes, And… Il disco è presentato come l’album più heavy che il gruppo abbia sinora proposto, e in effetti di momenti ad alta intensità ce ne sono parecchi, ma le ampie influenze blues sono tuttora ben presenti in primo piano, tanto da rendere Yes, And… un disco davvero tutto particolare e di difficile (se non impossibile) catalogazione. Chitarre blues si alternano a efferati breakdown; urla seguono lamenti da condannato; sperimentazione e aggressività si fondono in un disco che non deve necessariamente piacere, ma che meriterebbe un ascolto da chiunque apprezzi la musica che non passa di solito per le radio.


Six Impossible Things – The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living

(Dear Gear Records, 27 settembre 2023)

Sabato 7 ottobre i Six Impossible Things hanno suonato al Bloom di Mezzago in un concerto che è stato la coronazione della loro carriera fin qui: su un palco importante come quello brianzolo, il duo lodigiano ha portato un bel po’ di gente e soprattutto sfoggiato per la prima volta i propri pezzi nella nuova veste full band, dopo che per anni Lorenzo e Nicole si erano esibiti in duo chitarra e tastiera. Il concerto è venuto così bene non solo perché i Six Impossible Things sono davvero bravi dal vivo, ma anche perché i nuovi brani che hanno racchiuso nell’EP The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living sono dei gran pezzi, naturale evoluzione del bellissimo percorso iniziato con i due EP precedenti ma anche dimostrazione della capacità di evoluzione di adattamento a nuovi suoni e nuove logiche con l’inserimento di due strumenti in più.

Twenty Something ha ricevuto numerosi elogi e anche la maggior attenzione perché è finita in alcune playlist editoriali su Spotify anche internazionali, come Fresh Finds (e lo ha fatto con merito perché è un gran pezzo), ma questo non deve farci dimenticare che anche gli altri brani dell’EP meritano almeno altrettanta stima, se non anche di più come nel caso di Lemme Give Your Heart a Break e What’s Left of Me, la quale sembra un pochino -forse per le melodie e l’impostazione dei vocals- una canzone di qualche band gothic metal norvegese tipo Theatre of Tragedy, ma con un arrangiamento rock. I Six Impossible Things ci piacciono davvero tanto insomma, sia perché propongono un sound molto più internazionale rispetto alla media di quello che siamo abituati a sentire in Italia, sia perché pur mutando pelle hanno saputo mantenere l’intimità che adoravamo nei loro primi lavori.


Novanta – Punk for Introverts

(Factory Flaws, 29 settembre 2023)

Il nuovo album dei Novanta arriva a ben sette anni dall’uscita di Hello We’re Not Enemies, ed esce per Factory Flaws che ultimamente si è aperta a progetti più pop in italiano ma che da sempre ha un occhio di riguardo per i progetti nostrani dalle sonorità internazionaleggianti. E tali sono i Novanta, con il loro dream pop / shoegaze che è esplicitato fin dal titolo del disco: “punk for introverts” può tranquillamente essere una definizione del termine “shoegaze”, anche se loro preferiscono chiamare i propri brani “ceiling-gazing songs”, cioè canzoni “da ascoltare preferibilmente tra mezzanotte e le quattro del mattino, con gli occhi fissi sul soffitto della propria cameretta” invece che sulle proprie scarpe. Punk for Introverts è un disco interessante perché effettua scelte non convenzionali: ad esempio, di sette tracce tre sono solo strumentali e dunque unicamente quattro sono cantate; la durata dei pezzi arriva a minutaggi importanti (i 7:09 della strumentale Fuoco/Fiamme, i 5:38 della strumentale Rain-Oriented People, i 5:10 di Volta), tant’è che un disco di sette tracce supera agilmente la mezz’ora. Si capisce che si tratta di un album non immediato, o quantomeno non per tutti. Sebbene i Novanta non facciano musica cervellotica o complicata da ascoltare, le tante e lunghe parti strumentali e le sonorità malinconiche fanno sì che il disco si chiuda a tutta la fetta di ascoltatori che non sono amanti di queste sonorità molto specifiche. Non è un male di per sé ovviamente, tanto più che il lavoro è davvero ben fatto, con linee vocali delicate e piacevoli per l’orecchio e grandi riff di chitarra coinvolgenti (vedi quello di Survive the Sea).


Taff – Guilt

(Rocketman Records, 20 settembre 2023)

Secondo lavoro per Taff, artista già parecchio attivo in numerose band dell’ambito underground milanese, dopo il primo album Beat-Pocalypse del 2021. Questa volta Stefano sceglie di raccogliere cinque brani in un EP che già dalla copertina appare come una proposta oscura, vagamente minacciosa e anche un pochino robotica, proprio come suonano i pezzi di Guilt. Il lavoro è abbastanza breve, unisce dark wave ed elettronica sperimentale e a livello di sonorità è piuttosto compatto e omogeneo: i brani sono composti con il solo utilizzo di synth e percussioni, e il cantato effettato sembra provenire da qualche intelligenza artificiale deviata che si accinge a prendere il controllo del genere umano. Due brani spiccano sugli altri per una maggior tendenza alla melodia e all’ascoltabilità: sono il singolo Demon Alichino’s Calling e la closing track Friend, mentre altrove l’irruenza sonora sfiora la cacofonia come in Lipstick on My Cheek. Chiaramente si tratta di un EP che non può piacere a tutti: Taff ha composto brani che escono dalla routine musicale a cui siamo abituati e che probabilmente troveranno apprezzamenti soprattutto in un pubblico di nicchia attento alle novità in ambito sperimentale ed elettronico.


Erranimo – The Origami Way

(self-released, 5 ottobre 2023)

Con The Origami Way, Erranimo giunge alla coronazione di cinque anni di attività che hanno visto svariati singoli e ora finalmente il primo disco full length. L’album mette in mostra una chiara passione dell’artista per i bassi e per il pop elettronico: ci sono brani più eterei e sognanti (Paper Skies), pezzi lenti (New Roads o Last Days Out) così come brani belli carichi (Steps into the Dark), ma a dominare sono sicuramente le canzoni caratterizzate da un ampio uso di bassi che spingono forte nelle orecchie, pur senza arrivare a risultati da pista da ballo -anche se A Circle, a Square ha delle vibe un po’ italodance dei primi anni 2000. La pronuncia inglese è sicuramente rivedibile, e soprattutto ci sembra che tredici canzoni siano una cifra piuttosto esagerata, però nel disco gli spunti interessanti non mancano, specialmente nella prima parte dove il sound di Erranimo è ancora nuovo e fresco, specialmente per il panorama italiano.


Parigi – Ready for Nothing

(self-released, 5 giugno 2023)

Se a metà ottobre siamo ancora in pantaloncini direi che è il clima adatto per recuperare un’uscita di giugno. Ready for Nothing è il lavoro d’esordio dei Parigi, band che non proviene dalla capitale francese ma da una più modesta Viserba. È forse dal retroterra romagnolo che ereditano il sound (pop) punk tinteggiato di emo che va a sporcare la loro impostazione fondamentalmente alternative rock; il trio mescola con personalità queste componenti nel costruire le cinque tracce che vanno a formare il loro variegato EP d’esordio. Loro comunque si definiscono “nostalgik core” e l’impressione generale suscitata da Ready for Nothing rende sicuramente giustizia a questa pseudoetichetta. [Simone De Lorenzi]


Potete leggere tutte le nostre recensioni a questa pagina.

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Una risposta

  1. 19 Ottobre 2023

    […] Novanta, per molti ma non per tutti! Punk for introverts recensito (bene) su Booklet Magazine. […]

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