Ultrasaturated, Malvax, Febbre: le recensioni dei singoli italiani

Ultrasaturated – Horsegait
I Turnover non fanno un disco bello dal 2017, ma di band che sono chiaramente influenzate dal loro sound ce ne sono comunque in giro un po’. Non ultimi gli Ultrasaturated, che avevamo conosciuto alcune settimane fa in occasione dell’uscita del loro singolo d’esordio Swimming Thru. Con Horsegait la band divisa fra Amsterdam, Vicenza e Como mette un secondo tassello in vista dell’uscita del suo primo EP, e piazza un bel brano dalle atmosfere andirivieni fra shoegaze, post-punk rarefatto e indie, dove le chitarre hanno più di qualche rimando al sound ricercato appunto dai Turnover sui dischi post-Periphal Vision. Progetto dal sound poco italiano, che ci auguriamo raggiunga anche orecchie internazionali.
Malvax – Ti giuro ti giuro ti giuro
Ti giuro ti giuro ti giuro. È triplice il giuramento dei Malvax, un po’ come il rinnegamento di Pietro, nel loro nuovo singolo che va a chiudere una sorta di cerchio aperto con il singolo Irlanda lo scorso anno e che ora compone un 5-track EP intitolato Disco-Teca. Ti giuro x3 è un brano indie pop veloce e ritmato, che sconfina quasi nel rock ma che non ha abbastanza distorsioni o bassi pesanti per potersi fregiare di questa etichetta; in compenso c’è un bel synth che fa dei riff particolarmente soddisfacenti per la parte più pop della nostra mente. La canzone racconta “la voglia di scoprire e di riscoprirsi”, e la voglia di scoprire i Malvax non può che essere alta dopo questo brano.
PainKillers – (Non) va tutto bene
A due mesi dall’EP NEW END i PainKillers ritornano con un’altra canzone in italiano che si inserisce nello stesso solco di sonorità proposte sul disco. In questo nuovo brano il loro pop punk risulta abbastanza stereotipato ed è complementare al testo tardoadolescenziale, farcito di sana presa male e menzioni a Green Day e blink-182 (oltre che un’autocitazione al proprio brano Gioventù bruciata). Nelle strofe il pezzo ha poco mordente, ma recupera sul ritornello che è abbastanza catchy per far venire voglia di premere di nuovo play. (Non) va tutto bene è la new start dei PainKillers che di new ha ben poco, ma che riascolteremo lo stesso. [Simone De Lorenzi]
Subuteo – Entrarti in testa
Avevamo conosciuto il duo reatino Subuteo un paio d’anni fa con tre singoli in particolare (Spaghetti, Bolla e Pop corn). Dopo hanno pubblicato diverse cose, ma nessuna sembrava all’altezza di quei brani megacatchy (forse solo Amore un c***o meritava una menzione). Vale la pena però di parlare della nuova Entrarti in testa; e non perché sia particolarmente originale o proponga qualche elemento inaspettato (si parla sempre – come già in quelle tre canzoni – di un pop fortemente indie, abbastanza “facile”, orecchiabile e mainstream). Ma perché ti prende e funziona alla grande; e alla fine – è inevitabile, lo anticipa il titolo – ti entra effettivamente in testa “come THC o gli Psicologi”. [Simone De Lorenzi]
Zagara – Libidine
Sarebbe probabilmente scontato calare della facile ironia sul titolo del singolo d’esordio di Zagara citando un noto attore comico, e la canzone forse non se lo meriterebbe nemmeno visto che si tratta di un tranquillo brano pop facile da ascoltare ma non immeritevole. Libidine è, nelle parole di Zagara, “un racconto metaforico in cui due amanti si ritrovano nella stessa stanza con l’impossibilità di avvicinarsi, trovarsi, sentirsi”. Dura pochissimo, appena due minuti -un po’ come quando la libidine è un po’ troppa- e lascia quasi la sensazione dell’incompiuto, però Zagara mette in mostra una discreta sensibilità pop.
BlueSide – Alive
Dopo l’album Small Town, Good Wine & Sad People del 2019, i BlueSide sono pronti a rimettersi in gioco con un primo singolo intitolato Alive, brano in cui la band suona un punk rock / alternative movimentato e decisamente reminiscente del sound dell’epoca d’oro dei primi 2000, rimandando a band come Sum 41 e Green Day ma anche Sugarcult ed Ash -un pezzo insomma che sarebbe potuto finire dritto sulla colonna sonora di Burnout 3: Takedown, il videogioco più bello della storia. Magari non si tratterà di sonorità particolarmente innovative, ma è sempre bello sentire gruppi che cavalcano la nostalgia per quegli anni oggettivamente migliori, a livello musicale e non solo.
Bohemian Karma – Saturday Night Pollution
Tornano dopo diversi anni di assenza i Bohemian Karma, che erano nati originariamente nel 2006 e avevano poi affrontato un periodo di inattività. Saturday Night Pollution è il loro comeback single, e a dispetto del titolo è un brano in italiano che “parla del disperato bisogno di affermazione ed accettazione delle persone”. La band guarda con giudizio parecchio cinico e negativo la gente che esce nei locali per cercare di sembrare figa, nascondendo un vuoto interiore. Il genere è un alternative rock con influenze rock ‘n roll e un hook conclusivo che avrebbe le potenzialità per fare da slogan ed essere stampato su magliette e merch vario (“odio il sabato sera”) -e che forse proprio per questo avrebbe meritato di essere inserito più volte nel brano.
Chazz – Fuoco spento
Secondo singolo da solista per Chazz (da leggere all’inglese, malandrini!), che nella vita fa anche il cantante della formazione post-hardcore When Venus Weeps, piuttosto conosciuta nella sua scena. Come solista, Chazz si sposta su sonorità decisamente più tranquille, introspettive e riflessive. La sua Fuoco spento è un brano che si avvicina alle sonorità dell’emo rap tipicamente americano, con uso di autotune (comunque moderato, per fortuna), una chitarra dal giro parecchio cabreriano e testi che parlano dei “luoghi bui della mente”. Brano in sé apprezzabile per quanto a questo punto non particolarmente originale.
Epoimai – Epoimai
Epoimai è classe 2005, e non vorremmo scrivere un’inesattezza, ma potrebbe essere la prima artista di quest’annata a comparire su Booklet Magazine: un brividino ci sale lungo la schiena pensando a dove eravamo noi in quell’anno. Messa da parte per un attimo la vecchiaia incipiente, non possiamo che ammettere che il suo singolo d’esordio omonimo è piuttosto accattivante e mette in mostra un’artista giovanissima ma già consapevole dei propri mezzi. Il sound è quello di un synth pop a tratti aggressivo in termini di bassi ma ovviamente molto ascoltabile, anche grazie all’interpretazione posata e pop di Beatrice. Il brano parla di una persona che “continua a starmi appresso e non vuole capire che non siamo fatti per stare insieme”; speriamo che con questa canzone lo capisca!
Febbre – Ossa // Morsi
Avevamo parlato alcune settimane fa di Febbre con il suo ri-esordio Sottozero dopo aver messo temporaneamente in pausa il progetto Lamette. L’artista piacentino pubblica ora Ossa // Morsi, che scritto così sembra un doppio singolo ma che è in realtà un’unica canzone di tre minuti che deve il titolo alla prima strofa (“ti strapperò le ossa a morsi”). Meno “pop punk” del singolo precedente, Ossa // Morsi è più un brano pop rock… o anche più semplicemente pop con delle chitarre e un synth in sottofondo che dà al tutto delle vibe abbastanza da anni 2000. Leggero singolo estivo, accattivante e da presa bene anche a dispetto del testo un po’ da presa male, caratteristica questa che è invece molto più tipica degli anni 2020.
Ilenya – Casa Azul
Brano d’ispirazione artistica per Ilenya, che ci propone la sua Casa Azul dal nuovo EP Il kaos dentro. Il titolo fa riferimento all’omonimo museo dedicato a Frida Kahlo, che è in parte protagonista del testo della canzone. Musicalmente Casa Azul sembra avvicinarsi al classico pop da musica leggera italiana, ma sa poi sorprendere con arrangiamenti (e strumenti) non convenzionali, inserendo anche una piccola parte di cantato in spagnolo nel bridge per restare in tema con l’argomento. Sonorità a tratti esotiche per un brano che non sarà magari super catchy ma presenta una certa visione artistica.
Kasta – Nero
Kasta ha 32 anni e si definisce un “cantautore”, con le virgolette. Forse perché non ci crede troppo nemmeno lui di esserlo, ma sinceramente abbiamo sentito artisti di gran lunga peggiori di lui che non si facevano problemi a definirsi tali. La sua Nero è una canzone dedicata alla ragazza (dal titolo non ci saremmo arrivati) e non a casa è uscita il giorno del suo compleanno; non siamo di fronte al brano che finirà in cima alle liste dei migliori singoli dell’anno, e sicuramente la registrazione è parecchio casalinga e artigianale, ma il ritmo del brano e la sua evoluzione hanno qualche merito. Se fossi la ragazza di Kasta penso che un bel sorrisone l’avrei fatto sentendomi dedicare questa canzone.
Monalisa – Konad
Primo singolo del 2023 per i Monalisa, se si esclude la live session di Ninfa uscita ad aprile. La band laziale capitanata da Simone M (come Monalisa?) ci fa ascoltare questo brano intitolato Konad, con la kappa giusto per non fare diretta pubblicità a una nota catena di supermercati. La canzone racconta la “storia di un ragazzo che affronta la vita normale, quella di tutti i giorni, intrappolato in un mestiere che non sente affatto il suo ma che gli dà il pane per vivere e il sogno di vivere di musica”. Lo fa con semplici ed essenziali sonorità pop rock, a metà fra la ballad e il brano rock, e una voce un po’ grattata che ricorda vagamente quella di Damiano dei Maneskin (e non capiamo se siamo noi che ultimamente ci facciamo condizionare ogni volta che sentiamo un cantato vagamente graffiato o se sono proprio le band che cercano di fare un po’ il verso al gruppo italiano attualmente di maggior successo al mondo). Carina la trovata di far partire il brano con la sola parola “parto”, come se Simone M stesse dicendo che parte a cantare, ma poi in realtà si scopre che “parto” è l’azione che il protagonista promette sempre di fare ma finendo poi costantemente per rimanere.
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