Milanosport, Acate, Ultrasaturated: le recensioni dei singoli italiani

Milanosport
Foto di Silvio Deiaco
Milanosport – Something Is Not Right

I Milanosport hanno firmato con Factory Flaws, e anche se l’accoppiata può sembrare a prima vista strana visto il carattere più indie pop (internazionale) di molte altre uscite dell’etichetta, in realtà crediamo che possa funzionare alla grande perché anche i Milanosport propongono un sound dal carattere decisamente poco italiano, e poi perché sono un progetto molto peculiare che merita parecchio. Il loro genere si situa da qualche parte a metà strada fra il post-punk e il surf rock, e in questo brano in particolare ci piacciono un sacco i riff al synth impazziti, l’incedere frenetico e il cantato un po’ scazzato e un po’ da sfogo per qualche issue interna latente (del resto, “something is not right” dice pure il titolo). La band gasa molto anche dal vivo, e saremmo particolarmente contenti di vederli avere successo perché in Italia sono in pochi a fare questo tipo di musica in questo modo.

Paola Di Leo – Dall’altra parte

Dopo un inizio di carriera in inglese, e nonostante lei viva a New York, Paola Di Leo ha deciso di cambiare rotta e cominciare a cantare i propri brani in italiano. Dall’altra parte è già il terzo singolo che l’artista pubblica nella propria lingua, e anticipa un EP di prossima uscita. Il titolo del brano è da intendersi in senso abbastanza letterale e autobiografico, visto che parla di due persone che si trovano “dall’altra parte dell’oceano” l’una rispetto all’altra. Si tratta di un brano pop con qualche vaga influenza R&B nell’arrangiamento e nello strumentale; le melodie sono immediate e abbastanza accattivanti, il brano è tranquillo ma capace di trasportare l’ascoltatore. Qualche inciampo forse nel testo a volte un po’ prevedibile (che ci può anche stare visto che Paola scrive da poco in italiano), però la musica e la voce ci sono.

Pepp1 – Bambolona/Lobi

Torna l’autodefinitosi per bocca della bambolona “il poeta incel della Martesana” con due nuovi singoli. Un doppio singolo come i 45 giri che vostro padre vi spacciava per delle gran figate. Pepp1 (e si legge peppuàn) è un irreverente e stravagante progetto sotto l’etichetta fondata da Elio e le Storie Tese che questa volta ci accompagna nel suo personalissimo universo dove non è ben chiaro quanto si stia effettivamente scherzando, e quanto invece vi sia veramente del risentimento verso tutte le ragazzine che scrollano gli account di Freeda e che gridano al maschilismo tossico. Pepp1, abile musicista mascherato da scemo, impregnato di influenze britanniche e ascolti intensivi ben nascosti, si descrive con gli occhi di questa iper-critica Bambolona, che qualche ragione ce l’ha e, nel tempo di capire cosa stia succedendo, scivola il secondo pezzo di questo doppio. Consigliato a chi non vuole capire e capirsi, a chi vuole farsi due risate e spacciare questa perla dell’underground musicale milanese con gli amici durante l’ennesimo aperitivo infrasettimanale.

Ultrasaturated – Swimming Thru

Progetto tra Como, Vicenza e Amsterdam quello degli Ultrasaturated, band post-punk/new wave che si dichiara ispirata da gruppi come DIIV, Beach Fossils e Black Marble. Swimming Thru è il loro primo singolo e anticipa un EP intitolato Universal Hologram, fuori il 30 giugno. Il sound di questo brano in particolare mette in chiara evidenza la parte new wave delle influenze del gruppo: non fosse per un certo approccio shoegaze al cantato e agli arrangiamenti, si potrebbe quasi credere che sia un pezzo uscito negli anni ’80 in Inghilterra. Non si tratta di una canzone upbeat o catchy: la sua forza sta nell’atmosfera che riesce a evocare e nel sound determinato e preciso che vuole ricercare. Questo piacerà a qualcuno e a molti altri no, specialmente nel mondo musicale di oggi basato unicamente su inserimenti in playlist e singoli usa e getta che diventano vecchi dopo un paio di ascolti, ma gli Ultrasaturated sembrano provare a voler superare questa concezione proponendo un pezzo che ha bisogno di essere ascoltato e vissuto. In bocca al lupo.

Ventura – Timido

Si chiama Timido il nuovo singolo di Ventura, nome d’arte di Federico Bocchini da Foligno. L’artista propone un pezzo che segue i canoni dell’indie pop portato al successo dai vari Calcutta e Tommaso Paradiso, compreso il cantato un po’ strascicato; se fino a un 2-3 anni fa ci poteva stare, nel 2023 questo sound comincia a sembrare stantio, anche se la canzone in sé non ha ovviamente nulla di male: si tratta di un pezzo abbastanza catchy, di ascolto immediato e prodotto in modo pulito. Un po’ pesanti i riferimenti alla zona rossa e al lockdown, che a tre anni di distanza da quegli eventi forse preferiremmo non doverci ancora ricordare, o quantomeno non ascoltando canzonette indie.

Acate – Vitami(n)a

Inarrestabile e vulcanico, Acate torna a un paio di mesi dal matto singolo Dimmi che si fa con questo brano intitolato Vitami(n)a, bel gioco di parole che evita il classicone scontato “vita mia” e ci inserisce una cosa che invece è tendenzialmente positiva (a meno che non si vada in eccesso di vitamina, ma credo che sia difficile come cosa). Vitami(n)a è “un punto di vista ironico su quanto le relazioni (per lo più tossiche) possano creare dipendenza, su quanto riescano a risucchiare gran parte della nostra vitalità che potremmo investire in ciò che ci rende soddisfatti, realizzati, felici”, ma lungi dall’essere un brano preso male o riflessivo, o peggio ancora un pezzo serioso che cerca di essere uplifting e d’ispirazione, è invece un pezzo che ormai potremmo definire “alla Acate”, con ritmi frenetici, parole apparentemente senza senso ma che in realtà ruotano molto su giochi di parole e arguzie (il testo sembra a metà tra un pezzo cabarettistico e una canzone della Carrà), e un ritornello che contiene una sorta di richiamo a Take On Me degli A-Ha. Non dico che il pezzo sia matto come il precedente, anche perché era difficile arrivare a quei livelli, però non è certo una canzone che molti definirebbero normale, e questo ci piace.

Andrea Stellan – Dissidio

Dissidio è una delle tracce presenti su Fiore dell’equinozio, nuovo album di Andrea Stellan. L’artista propone un pezzo dark e goticheggiante, dal sound di matrice rock ma che strumentalmente potrebbe anche fungere da colonna sonora. Se la musica è interessante, purtroppo appare poco credibile il cantato, che utilizza una voce profonda (forse fin troppo) che dovrebbe accordarsi col carattere dark del pezzo ma che invece risulta forzato interpretando con eccessiva teatralità un testo poco ispirato.

Eakos – Masochista

Sembra di essere in discoteca con il nuovo singolo di Eakos, questa Masochista che ha un deciso sound house, anche un po’ da remix. I vocals a dire il vero si portano su binari vagamente meno da club, però nelle strofe c’è quasi una vibe anni ’80 da Diana Est. “Il messaggio gridato è forte e chiaro: Non pensi che sia il caso di prendere un po’ fiato, di perderti nel viaggio?”, dice l’artista a proposito del significato del brano; un messaggio che potrebbe anche passare in secondo piano viste le sonorità da ballare del pezzo, ma che in realtà non stona affatto con il mood del brano e anche con lo spirito del genere musicale in sé.

Forse Danzica – Autocad

Torna anche il progetto di Forse Danzica, al secolo Matteo Rizzi, che ultimamente abbiamo visto attivo anche con il progetto Casx come produttore. Il suo è un miscuglio di reminiscenze emo, punk e dark, come se i Cure incontrassero i primi Verdena e si scontrassero con la nuova scena emo romana tra autotune e sentimentalismi di strada. Autocad è una nuova nuova piccola conferma che ci fa notare come Forse Danzica sia un progetto senza paragoni e riferimenti, non collocabile e classificabile, una debolezza che è la forza che, con costanza e determinazione, farà in modo che ci ricorderemo di questo progetto folle. Fatevi trasportare da un pianoforte giocattolo che scandisce un amore che, corrisposto o meno, è un pretesto per costruire sogni e progetti in un mondo dove tutto è distruzione, con il solo scopo di uscirne vivi e sentirsi più leggeri. Dedicato agli eterni bambini tristi.

Inaria – Diffidenza

Secondo singolo per gli Inaria, tratto dall’album d’esordio del gruppo, in arrivo prossimamente, che propone un rock non esageratamente aggressivo e sporco ma reso molto più graffiante dalla produzione che infila una bella dose di carta vetrata tanto alle chitarre quanto alla voce. La canzone prende davvero vita nel ritornello dove emergono influenze da primi anni ’00; forse i vocals risultano un pochino troppo in primo piano, rispecchiando del resto in questo una tendenza decisamente italica che si sente pure quando facciamo un genere come il rock.

Klaus’s Branch – Kharkiv’s Sky

Sono un gruppo di formazione recente i Klaus’s Branch, punk band di Marotta (non nel senso che ci suona l’amministratore delegato dell’Inter, ma che vengono dall’omonimo paese marchigiano). Kharkiv’s Sky è il loro terzo singolo, con un chiaro riferimento alla città ucraina duramente bombardata durante l’invasione russa nell’ultimo anno e mezzo, anche se poi nel testo in sé non si parla di guerra -se avete un buon livello di inglese tra l’altro vi consigliamo di non leggere il testo nella descrizione del video su YouTube per il vostro bene. Il sound di Kharkiv’s Sky sta tra l’emo e il post-hardcore nostalgici dei ’00s, con un cantato molto angsty e una produzione decisamente DIY che però si adatta bene all’atmosfera e allo spirito del brano; ci ricordano un pochino i Rejoyce/Rejoice ma più veloci e con un cantato più sofferto. Insomma, se si riesce a sistemare un po’ l’inglese è un gruppo che ci sembra avere dell’ottimo potenziale per piacere anche in giro per l’Europa.

Moscova feat. Limoni – Isabeau

Se la vita ti dà i limoni, fai la limonata. Se la vita ti dà Limoni, fai con lui un pezzo che si chiama Isabeau -che poi tecnicamente vorrebbe dire “Isabello”. È quanto deve aver pensato Moscova, che ritroviamo a qualche mese di distanza dall’ultimo pezzo Colica. Nel brano Moscova parla dei palazzi e delle vie di Napoli e non di Milano a dispetto del proprio nome d’arte, ma al di là di queste questioni, quello che possiamo dire è che siamo di fronte a un pezzo indie pop abbastanza nel solco della tradizione italica degli ultimi anni. Le vibe sono un po’ malinconiche e un po’ sognanti, così come il cantato strascicato tipicamente indie; magari non il brano più originale e innovativo che sentirete in questo mese di maggio, però nel complesso musicalmente si tratta di un pezzo ben fatto e dal buon potenziale di playlist e radio.


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