Slam Dunk Italy, il live report del pre-show con Sum 41, Naska, Zebrahead & more

Slam Dunk Italy 2023

L’1-2-3 giugno si è svolta la primissima edizione dello Slam Dunk Italy, e in questo live report vi raccontiamo il preshow con Sum 41, Naska, Zebrahead e altre band.

La prima edizione dello Slam Dunk Italy da mesi si annunciava come l’evento pop punk dell’estate, con tre giorni di concerti e decine di band per delle lineup di tutto rispetto. La versione nostrana dello storico festival made in UK ha luogo in quel di Igea Marina, dove già da anni prende vita il Bay Fest, e quello del primo giugno è il pre-show, una specie di data zero che anticipa il festival vero e proprio: solo cinque artisti, orari tardo-pomeridiani e niente doppio palco, ma porta con sé tutta l’atmosfera (e i disagi) di un festival. In fila sotto il sole della Romagna è fisiologico lamentarsi dell’organizzazione (le strette sulle bottiglie d’acqua e l’obbligo di gettoni per il cibo, tra le altre cose prese di mira), ma in Italia siamo abituati a ben peggio. Il vero nemico della giornata, lo si intuirà dai primi poghi, è il terreno: sebbene il pre-show si svolga interamente all’interno del Parco Pavese e non sulla spiaggia del Beky Bay, il prato (o quel che ne resta) è decisamente sabbioso e nuvoloni di terra si alzano a ogni sgambata più movimentata del necessario.

Alle ore diciotto in punto – gli orari annunciati verranno rispettati minuziosamente fino alla fine – si aprono le danze. L’ingrato compito di dare il via al festival lo hanno i veneti Monday Proof, vincitori del contest per esibirsi sul palco romagnolo. Il gruppo se la cava più che dignitosamente, non sembra sentire la pressione del momento e riesce a scaldare il discreto capannello di gente che si è già formato. I cinque ragazzi corrono e saltano da una parte all’altra e non danno alcun segno di timidezza. Il sound che propongono piace ai primi avventori che calcano lo spiazzo fronte-transenne e il giudizio finale, nel passaparola del pubblico sottopalco, è decisamente positivo. Peccato solo per la voce, che si sentiva a fatica.

Problemi di audio sporcano anche l’ottima performance degli Stand Atlantic, che nella loro scaletta danno spazio soprattutto all’ultimo album F.E.A.R. e purtroppo tralasciano completamente l’EP d’esordio. La maggior parte delle persone pare non conoscere la band (per la prima volta in Italia dal 2020, quando aveva aperto ai The Maine in uno degli ultimi concerti pre-covid), ma qua e là si intravedono sparuti gruppetti di fan. Bonnie e compagni spendono bene i loro quaranta minuti, non sprecano parole inutili e infilano uno dopo l’altro tredici pezzi in cui sprigionano energia dall’inizio alla fine (e convincono anche Jaret Reddick dei Bowling for Soup, che apprezza a lato palco). Il secondo giro di commenti conferma che anche il quartetto australiano è piaciuto.

Gli Stand Atlantic allo Slam Dunk Italy 2023

È poi il turno degli Zebrahead e il divario con le band che hanno suonato finora è abissale, sono decisamente di un altro livello. Finalmente i microfoni funzionano bene e fin dalla prima canzone il gruppo statunitense alza l’asticella con una presenza scenica spettacolare: la presa bene è palpabile, i circle pit – invocati a più riprese da Ali Tabatabaee e Adrian Estrella – si fanno più numerosi e più importanti. Anche la crew, travestita da scheletri, fa la sua parte: prepara drink sul palco, coinvolge i Monday Proof nelle coreografie e fa crowd surfing su un’anguria gonfiabile (c’è qualcosa che urla festival estivo pop punk più di questa?). Insomma, il quintetto californiano prepara uno show godibilissimo anche per chi non conoscesse nemmeno una loro canzone; l’esperienza si fa sentire e alla fine si fanno perdonare per aver escluso Call Your Friends dalla setlist, peraltro abbastanza corta (solo 10 canzoni).

Gli Zebrahead allo Slam Dunk Italy 2023

L’atmosfera è finalmente scaldata e questo accresce ancora di più le aspettative per Diego Naska, la vera incognita del festival. Naska fa quello che ci si aspetta dal suo personaggio: rigorosamente a petto nudo e pantaloni a mezza chiappa, saltella avanti e indietro con vigore, sottotitola i testi con gesti ambigui, in generale mette in atto quella immagine adolescenziale di ribelle che ha costruito nei suoi dischi – e che live provoca ancora più fastidio che in cuffia –; non è nulla di esagerato, ma fa il suo. Per una serata del genere forse canta una ballad in più del necessario (a Polly avrebbe potuto tranquillamente sostituire Mamma non mi parla o Vaffanculo per sempre), ma l’alternanza tra brani più e meno spinti funziona. “Spinti” si fa per dire, siccome la voce sovrasta la strumentale: è un one-man show e okay, bisognava aspettarselo, ma la band di supporto che rimane sullo sfondo dà una brutta impressione di staticità.

Sotto palco ci si divide tra chi accoglie il proprio beniamino con gridolini degni di Ultimo e chi fa ironia sulla sua nomea di plagiatore – sulle note di 7 su 7 qualcuno canta “In the car I just can’t wait…” –, ma nonostante tutto Naska coinvolge il pubblico e lo fa divertire. Alla fine il suo compito lo svolge egregiamente: quando partono i sing-along non si distinguono i punkettari old school dai teenagers sbarbati, e anche i suoi detrattori non mancano di urlare che si sentono dei “fottuti punkabbestia”. Il cantautore marchigiano non sente la pressione da test d’ingresso dello Slam Dunk, che per lui rappresentava quasi un rito d’iniziazione; e tutto sommato giustifica il suo controverso inserimento a sandwich tra due pesi massimi come Zebrahead e Sum 41.

La luna è già alta e il parco pieno quando escono gli headliner di questa prima edizione dello Slam Dunk Italy. I Sum 41 nel nostro Paese passano spesso e volentieri, ma questa volta nell’attesa che prepara al loro ingresso sul palco c’è qualcosa di diverso: è infatti uno dei loro ultimi show, prima del tour per il nuovo album Heaven x Hell (ancora senza data di uscita) e lo scioglimento definitivo. Del nuovo disco non anticipano nulla; la scaletta bilancia tra tutti gli album tranne Order in Decline (che ormai è uscito ben quattro anni fa) e prevede sia i classiconi che altri pezzi apprezzabilissimi del repertorio, con qualche aggiustamento rispetto al concerto di Bologna dell’ottobre scorso.

La band canadese mette su uno spettacolo pirotecnico e nonostante le sei ore passate in piedi il pubblico non dà segni di stanchezza. Loro gasano e i fan reagiscono, a ogni nuovo pezzo le energie si ricaricano e l’hype non si abbassa; onestamente non ci aspettavamo qualcosa di diverso, ormai sono una garanzia. È un delirio continuo da The Hell Song a Still Waiting, impossibile non saltare con i must In Too Deep e Fat Lip e urlare a squarciagola su pezzi come Walking Disaster, With Me e Pieces. Per rimanere nell’ora e mezza concessagli il doppio encore a cui ci avevano abituato si riduce a uno soltanto e Machine Gun conclude il loro set per un totale di venti canzoni. Grande assente Best of Me, probabilmente perché il buon Diego Naska aveva già cantato Horror.

Ma la serata non finisce qui: spostandoci dal main stage si defluisce verso Beky Bay per l’aftershow targato Emo Sucks. Due ore di DJ set vista mare (si fa per dire, perché tra il buio e le transenne l’Adriatico si annusa e basta) che registrano anche le comparsate live di Walter Fontana dei Lost, lo stesso Naska e Millefiori a cantare le proprie canzoni. Il day 0 si avvia a conclusione: con Welcome to the Black Parade ancora nelle orecchie, la terra in gola e un hamburger da tre token nello stomaco si va in stazione ad aspettare il regionale delle 6.20 per Bologna Centrale.


Le scalette del pre-show dello Slam Dunk Italy 2023:

SUM 41

  1. Motivation
  2. The Hell Song
  3. Over My Head (Better Off Dead)
  4. We’re All to Blame
  5. War
  6. My Direction/No Brains/Rhythms/All Messed Up
  7. Summer
  8. Fake My Own Death
  9. Underclass Hero
  10. Walking Disaster
  11. With Me
  12. Screaming Bloody Murder
  13. In Too Deep
  14. Makes No Difference
  15. Pieces
  16. No Reason
  17. We Will Rock You (cover dei Queen)
  18. Fat Lip
  19. Still Waiting
  20. Machine Gun [encore]

NASKA

  1. a Testa in giù
  2. Mai come gli altri
  3. 7 su 7
  4. Polly
  5. Pronto Soccorso
  6. Horror
  7. a Nessuno
  8. Cattiva
  9. Non me ne frega un cazzo
  10. Fuori controllo
  11. O mi uccidi
  12. Wando
  13. Punkabbestia

ZEBRAHEAD

  1. When Both Sides Suck, We’re All Winners
  2. No Tomorrow
  3. Hello Tomorrow
  4. Falling Apart
  5. The Perfect Crime
  6. Drink Drink
  7. Homesick for Hope
  8. Rescue Me
  9. All My Friends Are Nobodies
  10. Anthem

STAND ATLANTIC

  1. Jurassic Park
  2. Lavender Bones
  3. hair out
  4. Wavelength
  5. switchblade
  6. pity party
  7. kill[h]er
  8. Blurry
  9. bloodclot
  10. dumb
  11. deathwish
  12. Hate Me (Sometimes)
  13. molotov [OK]

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