Mandark, Meglioiguai, Tramontana: le recensioni dei singoli italiani

Mandark
Foto di Gabriele De Rossi
Mandark – Umano

Le chitarre distorte vanno di nuovo di moda tra i giovani, e sempre più artisti nati dopo il 2000 stanno buttando fuori brani con richiami all’emo e al pop punk che andavano forte più o meno negli stessi anni in cui quegli artisti nascevano. Mandark è un classe 2002 e viene da Roma, come si può sentire sul suo nuovo singolo Umano, fuori per Carosello Records, “un grido di liberazione per chi, sopraffatto dai litigi di coppia, vuole ritornare a sentirti umano e trovare nuova felicità”. Il sound inizia con un pianoforte e una chitarra appena accennata che si inserisce pian piano, ma diventa ben presto un pezzo full band reminiscente di Blink-182, Armor for Sleep, Matchbook Romance e tutta quella wave. Certo, i vocals sono autotunati all’inverosimile, ma è il prezzo che dobbiamo pagare per riavere le chitarre nel mainstream. Tutto sommato meglio tanti Mandark che uno Sfera Ebbasta.

Sibilla – Cuore leggero

Una chitarra “alla Ariete” ci introduce a Cuore leggero, singolo di debutto di Mara Sibilio in arte Sibilla, cantautrice classe 1997 da Fasano. Una volta che entra in scena la voce delicata e piuttosto dolce dell’artista però le atmosfere si spostano dall’indie pop che si presumeva all’inizio a un brano maggiormente pop con vocals reminiscenti della Pausini. Cuore leggero ha un ritornello molto (molto) orecchiabile, direi quasi radiofonico, e se magari non si tratta di un singolo dirompente, ci presenta un’artista interessante dotata specialmente di una voce importante.

Tramontana – Cedere

Visto per la prima volta l’anno scorso con il singolo d’esordio Cicatrici & Cicatrene, il cantautore siciliano Mario Tramontana, in arte semplicemente Tramontana (la fortuna di avere un cognome derivato da un nome comune di cosa), inaugura il suo 2022 con il nuovo brano Cedere, fuori per Troppo Records/Universal. Quasi-ballad indie dal tono dimesso ma dall’incedere incalzante, è un brano basato su una chitarra delicata e graziosa che ben si sposa con i vocals dell’artista, interpretati con piglio da “fare quotidiano”, come se stesse davvero parlando con un’interlocutrice in una scena di routine della propria giornata. “Chiunque nella propria vita ha almeno una volta aperto quel cassetto in cui custodisce le proprie paure, ha affrontato i propri mostri, è entrato in conflitto con sé stesso. Forse la chiave è proprio cedere, […] lasciarci andare in maniera naturale dentro il flusso della vita di tutti i giorni”, spiega Tramontana a proposito dell’ispirazione del brano.

Alessandro Tosi – Tich Toch

Si può arrivare a pubblicare il proprio singolo d’esordio come solista anche all’età di 49 anni, anche se con un lungo passato come DJ alle spalle nei circuiti romani. È quello che fa Alessandro Tosi sulla sua Tich Toch, un titolo che potrebbe benissimo essere una versione ironico-antiquaria del nome del noto social per giovanissimi ma anche indicare la più comune onomatopea sullo scorrere del tempo -del resto, “tic toc, il tempo passa e non fa sconti”, canta Alessandro nel testo; una visione certamente più disingenua del noto “tik tok on the clock but the party don’t stop”. Sia come sia, Tich Toch è un pezzo alternative rock nel senso più classico del termine, con chitarre aggressive il giusto ma anche riff ariosi e melodici, erede della tradizione post-grunge. E se magari il “sai chi ti saluta? Stocazzo” a metà brano non contribuisce troppo alla causa, il resto del pezzo fila energico e convincente.

Golena – Aria

Archiviata l’esperienza cantautoriale sotto il proprio nome di battesimo, il veronese Mattia Carlesso ha dato il via al nuovo progetto denominato Golena con il singolo St. Tropez. Golena è un progetto elettronicheggiante, dalle sonorità dance ma non tamarre, con ritornelli pop molto orecchiabili e synth ariosi e quasi sognanti. Uno scalino prima dell’essere un brano papabile per la trasmissione su Discoradio, diciamo. Lo dimostra in pieno Aria, il suo primo singolo del 2022, nato e ispirato da un viaggio in moto, che vuole regalarci “dei minuti di totale libertà paragonabile alle gite fuori porta, alle giornate di vacanza dove la parola d’ordine è godersi la vita.”

Gov – Pelle acida

“È arrivato un mondo che non voglio vedere”. Sembra quasi che Gov abbia scritto questo brano di getto negli ultimi 10 giorni e poi l’abbia caricato sulle piattaforme di streaming. Pelle acida è un brano che si apre con inquietanti suoni gutturali che non si capisce bene da quale sofferenza siano prodotti, ma che potrebbero benissimo essere i rantoli di una persona immersa nell’acido e vicina alla fine. O del riscaldamento vocale del cantante di una cover band dei Cannibal Corpse. Si sviluppa su direttrici decisamente meno allarmanti dopo l’intro, ma mantiene senz’altro un approccio sperimentale e weird (good weird), con giri di chitarra conturbanti e soprattutto linee vocali tutte proprie, che non definiremmo certamente melodiose o intonate, o comunque di facile accessibilità, ma che nell’ambito del brano acquistano un senso e un’apprezzabilità. Una sorta di esperimento-indie per l’artista italiano di stanza a Berlino; un modo di fare musica che ci piace di più di chi scrive con le playlist editoriali in mente.

Kaldorei – Lacrime d’argento

Riecco i Kaldorei, band che mi aveva messo in difficoltà con il singolo d’esordio Atlantide sommersa lo scorso novembre, perché non riconoscevo nell’opera di Tolkien il loro nome “derivato dall’omonima razza elfica”, prima di scoprire che era invece tratto dall’immaginario di World of Warcraft. Lacrime d’argento è il loro secondo singolo, e presenta un rock leggero e molto radiofonico, un po’ Negramaro per sonorità e vocals -del resto questi sei ragazzi sono pugliesi come Sangiorgi e compagni, sarà mica un caso? Il ritornello funziona, entra piacevolmente nelle orecchie e ha il potenziale per riscuotere consensi presso un pubblico di ampia portata e diversa estrazione, non solo sociale ma soprattutto anagrafica. “Ogni lacrima ha un valore , nessuna di queste viene realmente versata o perduta in quanto sono ciò che ci permettono di crescere, superare e realizzare”, spiega la band a proposito dell’origine del brano.

Mazzoli – Come sempre

Ritorno per Mazzoli, che avevamo visto debuttare a novembre con il suo brano Da vicino. Il suo secondo singolo, Come sempre, è un pezzo pop alternativo borderline pop rock, con eleganti sfumature elettroniche che fanno da contorno ai più tradizionali strumenti di una band, ma è soprattutto la voce di Pietro a rappresentare il pezzo forte di questa canzone. Anche se non si esibisce in tecnicismi scuoti-ugola, l’interpretazione pacata ma convinta, raffinata e modulata, figlia del blues, avvolge l’ascoltatore e fa quasi pensare di essere in presenza di un artista navigato che sa fare del proprio strumento ciò che desidera. Una “bellezza” uditiva che ben si abbina al tema del brano, il quale “parla di come spesso le persone siano troppo prese dal proprio sé e riescano a inquinare la bellezza dei rapporti umani”.

Meglioiguai feat. Nikeninja – Magikarp

Immerso in un mondo magico e acquatico, Meglioiguai torna con il suo nuovo singolo Magikarp, dopo aver pubblicato lo scorso anno Restancora e Flixbus, con una svolta più nerd e meno indie. Sì, Magikarp è un Pokémon, ma allo stesso tempo è anche molto di più, lasciando libera interpretazione all’ascoltatore sul significato da dare a questo simpatico e immaginario essere fantastico. Ogni cosa fa pensare di essere in un sogno, o in un lago fatato. Insomma l’acqua e la magia sono i due elementi cardine e il sound crea un’atmosfera onirica accompagnata dalla voce cullante che permette di premere il tasto pausa dalla vita e tuffarci senza moderazione nella canzone.

Michele Bellano – Promesse distorte

Promesse distorte è uno dei brani che fanno parte di Ci ho ripensato, il primo album da solista del cantautore abruzzese Michele Bellano. Già attivo in svariate band come i Vattelapeska e gli Agnosia, Michele ci presenta un brano pop rock molto ritmato, caratterizzato da un ritornello di grande impatto e dall’ottimo potenziale, che forse avrebbe beneficiato di un sound più aggressivo e rock, o nella direzione opposta di una produzione più grossa e poppeggiante che gli desse la spinta per diventare un brano spaccaclassifiche. La canzone è figa, ma suona un pochino sotto-lavorata.

Miriam – Monotonia

Altro debutto assoluto quello di Miriam, cantante classe 1992 da Vigevano. L’autrice del suo singolo Monotonia è Stephanie Niceforo, con la produzione di Davide Maggioni, mentre Miriam fornisce dei vocals delicati e leggiadri che ben si adattano alle atmosfere da ballad sanremese del pezzo, cantando “un amore non corrisposto in cui l’indifferenza dell’uno si contrappone alla miriade di emozioni provate dall’altro”. Poco fluide e naturali forse le “e” aperte nelle rime “niente – gente – indifferente”; vivo abbastanza vicino a Vigevano da poter azzardare che da quelle parti quelle “e” sarebbero pronunciate tutte chiuse, e in qualche modo si sente che Miriam si sta costringendo a pronunciarle come dizione italiana comanda. Stiamo parlando di minuzie ovviamente. Il pezzo in sé è decisamente gradevole, anche se manca un po’ di mordacità e non si prende troppi rischi -ma per un singolo d’esordio ci può benissimo stare.


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