Gli album del mese: Clairo, The Maine, Half Waif & more

Clairo – Sling
(Fader, 16 luglio)
Chi è Clairo?
Claire Cottrill aka Clairo è una cantautrice statunitense classe ’98. È balzata agli onori delle cronache musicali nel 2017 con alcuni singoli virali come Pretty Girl e Flaming Hot Cheetos, e il suo primo album Immunity è uscito nel 2019 -una delle sue tracce, Sofia, è attualmente la sua canzone col maggior numero di ascolti su Spotify (e, aggiungeremmo, con merito). Dal sound bedroom pop di Immunity, Clairo ha avuto un’evoluzione in senso più intimista e “artistico” sul suo nuovo disco Sling, prodotto da Jack Antonoff.
Perché ascoltarlo?
L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall’incapacità di dormire nonostante l’organismo ne abbia il reale bisogno fisiologico (cit. Wikipedia); secondo recenti statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità, un italiano su tre non dorme una quantità di ore sufficiente durante la notte. Ora, non vogliamo sostituirci al parere di medici e specialisti del campo, ma il nuovo disco di Clairo potrebbe quantomeno aiutare la discesa fra le braccia di Morfeo, soprattutto se messo come sottofondo a luci spente verso l’ora a cui vi mettete a letto. Difficile capire a cosa ambissero Clairo e Jack Antonoff quando hanno deciso di fare un album così, ma probabilmente l’unico motivo valido per ascoltare Sling (oltre al sonno, beninteso) è se vi piacciono i dischi interamente acustici con chitarra o piano e una voce monocorde che in 40 minuti non articola nemmeno un ritornello che resti in testa dopo cinque o sei ascolti.
Giungla – Turbulence
(25 giugno, Factory Flaws)
Chi è Giungla?
Emanuela Drei, già voce degli Heike Has the Giggles e bassista per gli His Clancyness, ha intrapreso il percorso solista nel 2016 pubblicando una serie di bellissimi singoli come Sand e Better Than Ever, oltre che CTR in collaborazione con Hån. Canta in inglese, e in effetti il suo è un progetto di respiro decisamente più internazionale che italiano. Turbulence è il suo secondo EP dopo Camo del 2016.
Perché ascoltarlo?
Turbulence è la sintesi perfetta tra synthpop e post-punk britannic(heggiante). Ci sono le chitarre con i riff cattivi e tirati, ci sono i synth europei, ci sono i tunz tunz e c’è la bellissima voce di Giungla che a volte canta in maniera distaccata, a volte sussurra, a volte si carica di energia. Non c’è la ricerca della melodia pop che resta in testa al primo ascolto: è un lavoro relativamente breve (sotto i 20 minuti) ma che richiede un po’ di attenzione e di ascolto partecipato, e proprio per questo appaga maggiormente una volta assimilato.
Halflives – V
(2 luglio 2021, self-released)
Chi sono gli Halflives?
Trio italofrancese, sono fra le pochissime band del panorama alternative a essere riuscite a entrare nei circuiti inglesi e americani e avere quindi una discreta copertura da parte dei media di settore anglofoni. Ce l’hanno fatta grazie a una serie di pubblicazioni molto convincenti sul genere rock elettronico/dark pop, a un’immagine definitiva e univoca con un sapiente uso dell’aspetto visivo (date un’occhiata al loro Instagram per capire), e a un fitto e diretto rapporto con i propri fan. V è l’EP che segue Resilience dello scorso anno e il full length Empty Rooms.
Perché ascoltarlo?
Se conoscevate già gli Halflives, V difficilmente vi deluderà perché ripresenta un sound abbastanza vicino a quello di Resilience, pur con qualche influsso synth e pop elettronico maggiore. Chi si approccia per la prima volta può aspettarsi un immaginario non lontano da quello dei Pvris recenti, contornato da ritornelli convincenti e con il tocco di classe che tutti i brani iniziano per V.
Graduating Life – II
(9 luglio 2021, Pure Noise Records)
Chi è Graduating Life?
Graduating Life è il progetto solista di Bart Thompson, all’opera anche come chitarrista dei pionieri della quinta ondata emo Mom Jeans. II è il suo terzo album (che burlone, eh?), nonché secondo per Pure Noise Records dopo Grad Life del 2018 (in precedenza era sotto contratto con Counter Intuitive così come i Mom Jeans).
Perché ascoltarlo?
I Say Anything non ci sono più, ma II suona esattamente come se fosse uscito dallo studio di registrazione dove Max Bemis era all’opera in un anno indefinito tra il 2004 e il 2008. Tanto a livello di vocals quanto a livello di sound, Graduating Life qui cerca di suscitare le stesse emozioni che abbiamo avuto ascoltando …Is a Real Boy per la prima volta (ascoltare Let’s Make a Scene o In the Back per credere). Certo, la catchiness e la memorabilità che sapeva raggiungere Max Bemis stavano proprio su un altro livello, ma tocca accontentarsi ogni tanto.
Half Waif – Mythopoetics
(9 luglio, Anti-)
Chi è Half Waif?
Al secolo Nandi Rose Plunkett, Half Waif è anche coinvolta nei Pinegrove come collaboratrice, e la sua carriera solista è cominciata nel 2014. Mythopoetics è il suo quinto album, che segue The Caretaker uscito poco più di un anno fa a marzo 2020 sempre per l’etichetta Anti-. Da non perdere il “video non ufficiale” della sua canzone Severed Logic, con protagonista una Julien Baker particolarmente danzereccia.
Perché ascoltarlo?
Mythopoetics unisce l’indie rock al femminile che va parecchio forte in questi anni in America con un sound che poggia molto sui synth. Esemplare è il lead single Swimmer (peraltro indubbiamente brano migliore del disco) dove l’elettronica prevale nettamente sul resto della strumentazione, unendosi a un cantato senz’altro armonioso e piacevole ma anche deciso e potente.
The Maine – XOXO: From Love and Anxiety in Real Time
(9 luglio, 8123 Records)
Chi sono i The Maine?
Nati insieme alla corrente neon del pop punk verso la fine dei ’00s, a differenza di buona parte delle band di quell’ondata non sono spariti nell’oblio con la perdita di rilevanza del genere, ma hanno anzi saputo reinventarsi in una rock band leggera e briosa con una fanbase non enorme ma parecchio agguerrita: quattordici anni dopo hanno un’etichetta tutta loro su cui pubblicano anche altri artisti, un festival e soprattutto otto album in saccoccia.
Perché ascoltarlo?
Dai The Maine avevamo bene o male ascoltato tutto quello che c’era da ascoltare con gli ultimi dischi, per cui John O’Callaghan e compagni fanno un passettino laterale e adottano un sound più pop che in passato. XOXO resta istantaneamente riconoscibile come un album dei The Maine fin dalla prima nota, intendiamoci, ma stavolta la band si libera di quasi ogni influenza rock (“quasi”, perché poi ci sono pezzi come Face Towards the Sun) per un approccio più mainstream. Evoluzione riuscita? Forse non del tutto: sembra che nel passaggio si sia persa un po’ di carica che album come You Are OK o Lovely Little Lonely avevano.
Justin Courtney Pierre – The Price of Salt
(9 luglio, Epitaph Records)
Chi è Justin Courtney Pierre?
Noto principalmente per essere il frontman dei Motion City Soundtrack, Justin Courtney Pierre ha anche una carriera solista con all’attivo il pregevole album full length In the Drink (2018), seguito quest’anno dall’EP An Anthropologist on Mars. The Price of Salt è quindi il secondo EP in pochi mesi -ma a questo punto non poteva pubblicare un disco intero unendo i due lavori?
Perché ascoltarlo?
C’è poco da dire: è un EP punk rock, per cui vi piacerà se siete fan dei Motion City Soundtrack o vi piace il punk, altrimenti ci sarà probabilmente poco che fa per voi -comunque sono appena tredici minuti di musica, per cui un ascolto just in case lo si può comunque dare. Detto questo, i cinque brani sono tutti piuttosto catchy (forse un filo meno rispetto all’album In the Drink), veloci e di facile ascolto: un buon EP da mettere in macchina per tragitti brevi.
Occhi – Trittico 2+1
(15 luglio, self-released)
Chi è Occhi?
Occhi è un progetto che nasce a Milano con l’obiettivo di mostrare quanto al giorno d’oggi la musica si ascolti sempre meno con l’udito e sempre più attraverso la comunicazione che le gravita attorno. Il suo primo EP si chiama Trittico 1 ed è uscito nel 2020, proseguito ora sia narrativamente che idealmente dal suo seguito Trittico 2+1.
Perché ascoltarlo?
Al di là della presenza in apertura della cover italianizzata di un brano citypop giapponese, l’EP è bello perché è vario, un po’ come il mondo. Le canzoni sulla tracklist sono 4: ce n’è una citypop appunto, una che si piazza a metà fra l’hip hop e il post-punk, un intermezzo EDM e un brano indie/synthpop che in realtà suona come una versione modernizzata di qualche brano dei primi dischi di Tricarico (compresa la cit. top del disco “E tutta questa gente in mezzo? / Voglio mostrarti il mio diario / È molto bello / Si chiama Death Note”). Insomma, non c’è di che annoiarsi; intanto perché sono appena dieci minuti di musica, e poi perché in dieci minuti si esplora un largo pezzo dello spettro musicale contemporaneo. Contaminazioni moderne, senza prendersi troppo sul serio.