Tommaso La Notte, Alpha Museum, Flavio Zen: le recensioni dei singoli italiani

Tommaso La Notte – Shampoo alla camomilla
Da un titolo come Shampoo alla camomilla tutto ci aspetteremmo meno che il brano fosse “un dramma catulliano in chiave moderna” (anche perché le uniche altre canzoni che conosciamo con uno shampoo nel titolo sono quella di Gaber e Apple Shampoo dei Blink, non particolarmente vicine a un Odi et amo). Quella di Tommaso La Notte è una canzone che in effetti non mi fa pensare all’amante di Lesbia, anche se poi l’artista chiarisce: “la storia che viene raccontata è la più gettonata da quando esiste la poesia e l’arte in generale: l’amante che si dispera per essere stato abbandonato dall’amata” e allora il tutto acquista un senso. Non si parla di passeri ma di gin tonic quale ancora di salvezza, anche se Tommaso come Catullo non risparmia invettive contro i rivali. Insomma, al di là di tutto questo ciarlare, Shampoo alla camomilla infine è un brano indie pop parecchio orecchiabile con un testo carino e al passo coi tempi, suona fresco e soprattutto si lascia riascoltare piacevolmente, che poi è una delle caratteristiche più importanti per una canzone.
Ross – Ain’t Nobody
Si resta in Puglia per il singolo d’esordio come Ross di Rossana Figliolia, barese classe 1997. Le influenze dell’artista affondano nel soul (lei cita nomi come Amy Winehouse e Aretha Franklin), e si fanno ampiamente sentire in Ain’t Nobody, brano cantato in inglese con una pronuncia niente male per uscire dall’ugola di una nostra connazionale. La voce di Ross sembra anzi quasi uscita da qualche incisione d’Oltreoceano più che dallo Stivale, e le atmosfere soul, condite con un pizzico di pop elettronico e accenni funky, convincono già dall’inizio. Un progetto con una dimensione potenzialmente internazionale; anzi, che a una dimensione internazionale non può che puntare, dato lo spazio in qualche modo limitato di cui al momento pare godere questo genere nel nostro Paese.
Pizzi – L’amore a schemi
Dopo Aeroplano, il suo singolo d’esordio pubblicato a fine giugno, il cantautore Pizzi ci regala anche L’amore a schemi, anticipazione del suo debut album Open in uscita a settembre per Dueemmemusica e LaborAutorio. Si tratta di un brano di matrice pop rock, con un assolo di chitarra molto “classic rock” sul finale e un ritornello piuttosto catchy, sicuramente spendibile anche nelle occasioni dal vivo. Il messaggio del brano è che l’amore, così come ogni altro sentimento, non può essere impostato in schemi predefiniti e routine familiari. “Se noi non accettiamo l’idea che l’amore può anche terminare continueremo a fare dell’altra persona un fine”, spiega Pizzi.
Gemini Blue – If You Change Your Mind
Ci mette quindici secondi a iniziare, ma quando finalmente lo fa, If You Change Your Mind trasporta in una sorta di località mistica fuori dallo spazio e dai confini stabiliti dall’uomo. Il nuovo singolo del duo Gemini Blue è una canzone blues che però non rinuncia ad assumere travestimenti più corposi, distorti e rock, fino al finale che a differenza di quanto ci si aspetterebbe non va in crescendo ma in calando, facendosi più intimista e quasi sussurrato (e mica bisogna sempre rispettare le strutture tradizionali, no?). “Il testo che prima voleva essere una semplice filastrocca blues ora è un’invocazione e una promessa solenne d’amore e ossessione”, racconta il cantante Giacomo Sansoni a proposito del brano.
Flavio Zen – Sotto la mia pelle
Il salentino Flavio Zen molla un altro carico dopo Shinobu dello scorso anno, e continua a indicarci la nuova direzione intrapresa per il proprio progetto con il nuovo singolo Sotto la mia pelle. L’artista non rinnega le proprie radici hip hop, ma le sviluppa lungo direttrici più moderne, con un beat e un sound quasi emo rap e un flow più cantato e melodico, tra Nothing, Nowhere e Lil Peep ma ambientato in Italia invece che nell’America post-industriale. Frase chiave del brano “è come se passando tra la gente lasciassi larve di me“, che, spiega Flavio, “metaforizza come ci si possa in qualche modo “nutrire” visceralmente dei rapporti umani e conservare ogni esperienza sotto la propria pelle.”
DY3-thx12-4432 – Space D
Con un nome un po’ così, futuristico, criptico, quasi post-umano, tipo quello del figlio di Elon Musk e Grimes, si presentano il multistrumentista italiano Davide Perico e il chitarrista giapponese Yoshimitsu 4432. Detta così sembra di stare in un videogioco, e in effetti la traccia, misteriosamente intitolata Space D, potrebbe benissimo fare da colonna sonora per qualche videogame, con i suoi sound computerizzati e ipermoderni, ma dove trova comunque spazio un lungo e bell’assolo di chitarra -immaginiamo a cura di Yoshimitsu. Curiosità: a quanto pare nemmeno Davide ha mai visto in faccia (neppure via web) Yoshimitsu, per cui ci piace pensare che dietro questo pseudonimo si nasconda un’intelligenza artificiale.
Alpha Museum – Another Place
Primissimo singolo per i palermitani Alpha Museum, che però sembrano già avere le idee molto chiare sul proprio sound e una voglia di proporre qualcosa di nuovo e personale. Another Place è un brano che riesce a tenere insieme due anime ognuna delle quali tira con tutta la propria forza in una direzione diversa: c’è una rilevante base elettronica che tiene sù il pezzo, con un incedere molto reminiscente della dance di fine ’90-inizio ’00 nella quale qui in Italia eravamo maestri (al netto di un synth che nelle strofe ricorda vagamente Sweet Dreams), ma c’è anche un approccio rock che dà tutta la carica e l’energia alla canzone. Certo, il rock elettronico o electrorock non nasce con questa traccia, ma qui in Italia c’è sicuramente uno spazio da riempire in questa nicchia poco popolata.
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