L’emo degli !housebroken tra American Football e Radura

La scena emo italiana è uscita con le ossa rotte, maciullate, dal periodo appena precedente il covid: tra il 2018 e il 2019 buona parte delle band che avevano, nel loro piccolo, animato le serate nei locali di provincia e in quelli underground delle grandi città si sono sciolte o sono entrate in letargo; la pandemia ha fatto il resto, causando la scomparsa di un po’ di localini che di queste serate erano stati i protagonisti.
La fiammella della ripartenza provano ad accenderla gli !housebroken da Torino, città che si sta dimostrando fra le più attive nel circuito indipendente e alternativo di questi mesi. Il progetto è nato nel 2018 dalla mente di Fi (storica presenza fissa a tutti i concerti emo del Torinese e del Milanese dello scorso decennio, che vuole però mantenere quel minimo di mistero sulla propria identità), ma ha preso davvero corpo soltanto quest’anno, con l’aggiunta alla formazione di Marco alla batteria, Mattia al basso e Sara alla chitarra.
L’altro ieri: distacco è il primo disco degli !housebroken; potremmo definirlo un EP perché ha sei canzoni, potremmo definirlo un album perché dura più di mezz’ora; a voi la libera scelta. È un disco che pesca a piene mani dal Midwest emo e dall’emo anni 2010, che poi del Midwest è stato erede diretto. Ascoltandolo vengono in mente gli American Football, probabilmente i massimi rappresentanti di quel genere musicale, ma così come a loro pensiamo a gruppi quali TWIABP (prendete una canzone come Feather-Light), The Hotelier, Algernon Cadwallader, Prawn, Free Throw… insomma, tutta quella genia americana sbocciata appena dopo il 2010; ma anche i nostrani Radura con le loro schitarrate emozionali e i testi semiurlati.
Il disco ha svariate particolarità; qui ne citiamo solo alcune, quelle più significative. Intanto è una band senza frontman fisso, tant’è che alla voce si alternano numerosi protagonisti della nostra scena emo (e affini): Tommaso Brignoli ex Poets Were Wrong su Simulacro, Last/Saigo dei Carthago su Dancing Party Calls e Leech, i Radura stessi su Tutti i miei demoni, il bassista Mattia su Feather-Light e poi Fi che canta su Confine e le parti urlate in Simulacro. Una sorta di band corale che non è soltanto il progetto !housebroken ma dà voce all’intero movimento emo italiano, e questa cosa ci piace molto.
Le canzoni sono tutte piuttosto lunghe, specialmente per gli standard attuali: la più corta dura 4 minuti e 6 secondi, ma la media sta oltre i 5 con la punta dei 7:33 di Tutti i miei demoni. Insomma, L’altro ieri non è certo un album che consiglieremmo a chi ha poco tempo da dedicare a un ascolto attento e paziente: le canzoni non sono affatto ostiche da approcciare se hai un po’ di familiarità con il genere; sono anzi piuttosto melodiche e in certe parti trascinanti, ma si prendono tutto il tempo necessario e si dipanano in una costruzione quasi progressiva. È un disco che richiede calma e gentilezza nell’ascolto.
Vale infine la pena di sottolineare come i sei brani siano equamente distribuiti fra quelli che hanno un testo in italiano e quelli con un testo in inglese. Scelta curiosa e decisamente in controtendenza, ma che su L’altro ieri gli !housebroken operano con tanta naturalezza che quasi nemmeno ci si accorge del cambio di lingua. E scelta che è forse anch’essa figlia della coralità, dato che i testi stessi sono stati scritti a più mani e da più persone diverse, fra cui Fi, l’ex chitarrista Matteo, Last/Saigo, i Radura, il bassista Mattia e Anna Perozzi.
Al momento non ci sono date in programma, ma ovviamente speriamo che questo cambi presto perché l’emo italiano ha bisogno disperatamente di tornare a suonare nei localini. Intanto vi lasciamo a questo disco che un ascolto lo merita per davvero.
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