GROOVE ON: Velvet Beach, John Gallen, Big Loser & more

Velvet Beach band

Velvet Beach – Daylight

Noi siamo grati alla città di Toronto perché ci ha donato i Silverstein, che sono una delle nostre band preferite di sempre. Ma la città canadese probabilmente più famosa al mondo è patria di tantissimi altri musicisti davvero validi, non ultimi questi Velvet Beach che hanno da poco pubblicato un disco di debutto intitolato The Dream. Da quel disco è tratta Daylight, una canzone alternative rock con influenze indie e post-rock, estremamente tranquilla sia nella strumentazione che nel cantato (femminile -cosa che su queste pagine è sempre un grandissimo bonus). La cantante e chitarrista del trio, Meagan Aversa, non alza mai la voce, ma non ne ha bisogno perché la canzone è elegante e raffinata, con quel pizzico di nostalgia che non guasta mai.

Big Loser – I’m Rubber, You’re Glue

I Big Loser avevano avuto un piccolo momento di gloria nel lontano 2016, quando si chiamavano ancora Free Kittens & Bread e il loro singolo Brainless era stato posizionato nella homepage di Reddit oltre che in varie playlist e testate di settore. Nel 2019 il cambio di nome e la firma con l’etichetta Black Numbers per pubblicare un disco che è però stato assassinato dai lockdown per il covid, e così ritroviamo la band nel 2023, pronta a rimettersi in pista con un EP in arrivo a breve. I’m Rubber, You’re Glue è il titolo molto emo di questo primo singolo molto emo: lo è nei vocals appassionati al punto da risultare a tratti stonati proprio come piace a noi, lo è nel sound che fa un po’ la spola fra l’emo 2010s e quello fifth wave, e lo è pure nel testo basato sulla catchphrase “it must be shit to be you”. La band ci sembrerebbe perfetta per un’etichetta come Counter Intuitive, ma per il momento ce la godiamo per quel che è.

Coma Beach – Jesus’ Tears

Torniamo a parlare dei Coma Beach, band hardcore punk che abbiamo conosciuto in passato con i singoli Nothing Right e A Madman’s Dream, entrambi tratti dal disco The Scapegoat’s Agony così come questa Jesus’ Tears. Su questa traccia in particolare, la band tedesca inscena un episodio del disco in cui “l’antieroe senza nome, nel suo delirante stato di follia, soffre una crocifissione un po’ come Cristo, e giura di vendicarsi di quelli che ritiene responsabili delle sue sofferenze”. Lo stato di esaltazione folle del protagonista è ben rappresentato dalle sonorità aspre e pulsanti di questo brano veloce, sporco, ruvido e diretto, con i vocals grattati e parecchio aggressivi che ormai abbiamo imparato a conoscere e apprezzare (ma siamo sicuri che i Coma Beach in realtà siano dei cuoricioni, se la loro presenza sui social è un indicatore affidabile). Insomma, se cercate una canzone catchy e di facile ascolto, magari Jesus’ Tears (e in generale i Coma Beach) non fa per voi, ma se volete un pezzo bello cattivo per esaltarvi mentre sollevate pesi o correte o fate qualsiasi attività che richieda quella dose in più di energia, eccovi serviti!

Rooftop Screamers – Contagious

Artista scafato quello che sta dietro al progetto Rooftop Screamers: si tratta del progetto solista da studio di Michael Collins, da non confondere con l’omonimo eroe irlandese. Collins ha chiamato a collaborare con lui una buona dozzina di musicisti, cantanti e produttori dello showbiz, e tra i risultati possiamo vedere questo bel singolo intitolato Contagious. Un pezzo alternative rock con influenze power pop e classic rock a stelle e strisce anni ’70, Contagious ha tutte le caratteristiche perfette di un progetto concepito e prodotto in modo sapiente (ottimo cantato, produzione pulita, strumentali di qualità, ritmo coinvolgente); manca forse solo un filo di “spinta”, e del resto questo è un progetto che nasce in primis per lo studio, e quindi come esperienza di ascolto “casalinga” più che dal vivo.

John Gallen – Je m’en fous

Titolo in francese, ma brano cantato assolutamente in inglese, e del resto John Gallen viene dall’Irlanda. Je m’en fous è una canzone che nasce sulle strade di Parigi dall’incontro con una prostituta tossicodipendente originaria dell’India (motivo per cui l’artista ha inserito delle campane indiane negli arrangiamenti del brano). John ha in programma un nuovo album, Miracle Without Shoes, che dovrebbe uscire in estate, ma questo brano non dovrebbe essere incluso nel disco. La canzone ci piace perché è prodotta davvero bene, mettendo in evidenza la forza della voce dell’artista che senza necessariamente lasciarsi andare a tecnicismi esasperati, interpreta con decisione e garbo un pezzo senza dubbio pop ma che ha l’energia e il ritmo di un brano più rock.


Tutti gli episodi di Groove On sono disponibili a questo link.

I brani di cui parliamo sono raccolti nella playlist Get Your Groove On, che puoi ascoltare qui!

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