GROOVE ON: Reina Subramanian, Peter Lake, Relate & more

Reina Subramanian

Reina Subramanian – Dance on the Moon

Dopo il delizioso singolo Breathe Slow di qualche settimana fa, ritroviamo Reina Subramanian con un brano ancor più gradevole e mellifluo, questa Dance on the Moon. Si tratta di una tranquilla canzone indie/synth-pop guidata dalla voce posata e dolce di Reina, che ruba la scena pur senza mai mettere in mostra particolari tecnicismi o nemmeno cambiare in modo vero e proprio la tonalità nel corso dell’intera canzone. È un brano che ha un ritornello ma sembra quasi non averlo tanto la transizione dalle strofe è sfumata, ma la sua forza non sta nell’essere catchy, quanto nelle sensazioni piacevoli di comfort e calore che le note infondono, e -lo dobbiamo ribadire- nei vocals dell’artista che ha fra le mani uno strumento davvero potente. Ci auguriamo che sappia sfruttarlo appieno.

Peter Lake – Sweet Sour Minds + Listen

Ecco di nuovo il buon Peter Lake, uno degli artisti di cui maggiormente ci siamo occupati in questi ultimi tempi. L’artista newyorkese questa volta ci presenta ben due singoli -del resto è sempre stato piuttosto prolifico- intitolati Sweet Sour Minds e Listen. Il primo è un brano pop ritmato ma anche velato da una certa patina malinconica e nostalgica, che si bilancia bene fra un mood speranzoso nel futuro e il pessimismo per il futuro e lo stato attuale del mondo; il ritornello è orecchiabile anche se non spinge troppo sull’elemento catchy. Il secondo è un pezzo più “sperimentale” che gioca con un beat ipnotico e incalzante e sonorità elettroniche avvolgenti, vicine all’EDM; dei due è il brano forse meno immediato ma anche quello che in fondo ci piace di più, proprio per il suo carattere più misterioso che invoglia a continuare l’ascolto per percepire le sensazioni che Peter Lake ha nascosto all’interno del pezzo.

Relate. – Levitation

Provenienti da Denver, i Relate. sono una new entry nel panorama “pop punk influenzato dall’emo e dall’alternative rock” americano. Levitation è uno dei singoli tratti dal loro EP d’esordio, Chemical Condition, fuori il 20 gennaio, e ricorda un pochino il modo di fare pop punk dei primi Knuckle Puck con una spruzzata di band più precipuamente emo alla Balance and Composure e Movements; in generale è un sound che ci piace molto, e che viene impreziosito dai vocals molto sentiti ed emotivi del cantante Duncan Slack, che a tratti si avvicina quasi all’urlato (quasi, eh). Resta da vedere se in un momento come questo, in cui il genere in questione non vive certo un momento felice come poteva essere 7-8 anni fa, i Relate. riusciranno a ritagliarsi il proprio spazio e la propria fetta di pubblico. Noi glielo auguriamo.

Sarantos – Somethin’ to Believe In

Sarantos ci si presenta con questo brano intitolato Somethin’ to Believe In, una ballad alternative rock melodica e molto orecchiabile, con una venatura malinconica che la rende anche la canzone perfetta per ondeggiare gli accendini a un concerto. L’artista statunitense l’ha scritta espressamente in modo tale che suonasse come un abbraccio, “come un genitore o un amico che si china per raccoglierti e tirarti sù da un pozzo di disperazione, e darti qualcosa in cui credere: te stesso”. A tratti i vocals andrebbero tenuti maggiormente sotto controllo, anche in fase di post-produzione, ma la musicalità del pezzo è decisamente buona.

Nick Noon – When the Chariot Calls

Ultimo singolo che anticipa l’uscita del suo EP A Jejune Affair (20 gennaio), When the Chariot Calls è il nuovo brano di Nick Noon, che avevamo conosciuto con il precedente brano Costumes. Rispetto a quest’ultimo, When the Chariot Calls è un brano differente in modo quasi radicale: lontana la magniloquenza e la teatralità di quella canzone, qui siamo in presenza di un brano elegante e dal sapore retro, che ti immagini suonato in qualche piano bar chic di una città statunitense negli anni ’50. Ma con un evidente tocco più “moderno” richiamato dall’esperienza del Britpop anni ’90. Ciliegina sulla torta la produzione sapiente e professionale che fa suonare bene il brano e Nick Noon stesso.

Angus Wayne – I Want October Back

Bella proposta quella del giovane cantautore Angus Wayne, che con la sua I Want October Back ci fa ascoltare un brano indie rock con chitarre che in parte sconfinano anche nel Midwest emo (o nell’emo revival) -sostenute anche da vocals “ballerini” e vagamente stonati proprio come piacciono a noi perché fanno sentire maggiormente l’emozione del testo. La produzione è essenziale e imperfetta, proprio come un brano indie dovrebbe suonare, e in generale ci piace parecchio l’atmosfera che il brano è in grado di evocare.


Tutti gli episodi di Groove On sono disponibili a questo link.

I brani di cui parliamo sono raccolti nella playlist Get Your Groove On, che puoi ascoltare qui!

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