Gli album del mese: Citizen, The Menzingers, Boys Like Girls & more

Citizen – Calling the Dogs
(Run for Cover Records, 6 ottobre 2023)
Abbiamo visto i Citizen in parecchie vesti in questi anni: da album più propriamente emo/post-hardcore, specialmente agli inizi, a dischi in cui la band prendeva una piega più alternative rock e a tratti shoegaze, ma a questo giro, con il quinto album, il gruppo americano si butta totalmente sull’indie rock di matrice britannica. Gli undici brani sono per lo più brevi (spesso sotto i tre minuti), molto veloci e upbeat come probabilmente nessun altro disco dei Citizen aveva fatto, e anche tendenzialmente leggerini, in linea con le influenze che si sentono nella tracklist. Le capacità di songwriting del gruppo non le scopriamo di certo adesso, e anche su Calling the Dogs appaiono evidenti perché ci sono parecchi bei ritornelli e brani che prendono molto con il loro ritmo e la facilità di ascolto; quello che si è perso però è l’intensità emotiva che caratterizzava quasi tutto il materiale pregresso della band, e che qui, proprio alla luce del sound immediato e “pop”, non può esserci. Per questo motivo ci sembra che Calling the Dogs sia in sé un bel disco, ma forse quello meno significativo della discografia dei Citizen.
The Menzingers – Some of It Was True
(Epitaph Records, 13 ottobre 2023)
Nel 2023 capita anche che dopo sei album, e a distanza di quattro anni dall’ultima uscita vera e propria, i The Menzingers decidano di cambiare genere. La band che sembrava incarnare alla massima potenza quel punk rock veloce ma un po’ preso male che parla solo di quanto faccia schifo essere trentenni ha scelto di dare una decisa sterzata alla propria carriera, e con questo Some of It Was True ha fatto un disco molto meno punk del solito. Basta vedere le sonorità alla “heartland rock” di alcuni dei primissimi brani come There’s No Place in This World for Me o Nobody Stays, peraltro fra i meglio riusciti del disco, per capire che il gruppo ha voluto smorzare un po’ i toni, esplorare nuovi orizzonti e spiazzare anche un pochino i propri fan. Altrove nella tracklist troviamo ballad midtempo come Come On Heartache e High Low, e in realtà pure qualche traccia più affine ai “classiconi”, come Hope Is a Dangerous Little Thing e Try, ma in generale i The Menzingers si sono finalmente presi dei rischi, e la nostra impressione è che la scelta abbia pagato. Some of It Was True non è probabilmente il miglior disco del gruppo della Pennsylvania, né forse quello per cui verrà ricordato, ma è il disco che la band aveva bisogno di fare per scrollarsi di dosso qualche ragnatela che stava cominciando a formarsi agli angolini.
Boys Like Girls – Sunday at Foxwoods
(Fearless Records, 20 ottobre 2023)
Qualche mese fa avevamo salutato con giubilo il ritorno dei Boys Like Girls alla discografia dopo undici anni di silenzio. Poi man mano che sono usciti i singoli la nostra gioia è diventata via via più una semplice constatazione del loro ritorno, una sorta di “uhm, okay”. E il disco intero conferma quest’impressione che ahinoi avevamo avuto: dei Boys Like Girls dei primi due album non si sente alcuna traccia in questo Sunday at Foxwoods, che è un disco molto più vicino a Crazy World del 2012. Certo, non ci sono le sonorità country che martoriavano quel disco atroce, ma c’è la stessa volontà di fare un disco smaccatamente pop, dove il rock e le chitarre sono ridotti a mere comparse, i ritornelli tutti ruffiani ed estremamente facili all’ascolto, i testi evanescenti e privi di profondità. Si salvano le due ballad Cry e Lost in Wonderland perché in quanto ballad spezzano il sound frivolo dell’album, ma per il resto c’è ben poco da salvare in un disco che è brutto e inutile almeno tanto quanto il precedente. Ci teniamo i Boys Like Girls per la nostalgia, ma di quest’album facciamo volentieri a meno.
Creeper – Sanguivore
(Spinefarm Records, 13 ottobre 2023)
Partiti come una band elettrizzante e capace di canzoni capolavoro come Misery e Astral Projection, i Creeper si sono ben presto spenti diventando una band poco interessante col secondo disco Sex, Death & the Infinite Void, e ora direttamente noiosa con questo Sanguivore. Anche in questo caso il gruppo ha provato a costruire una narrazione, sia nell’album che sui social, per creare un immaginario e raccontare una storia complessa, ma il concept, narrato dal personaggio fittizio di Darcia (sorta di alter ego della band), ci sembra nel complesso abbastanza fiacco oltre che ripetitivo (tutte le canzoni di base sono fantasie erotiche sui vampiri)… un po’ come il disco. Che si apre con una canzone di nove minuti, Further Than Forever, che è probabilmente un’esagerazione ma che in realtà è anche il brano migliore dell’album, o perlomeno l’unico non noioso. Da lì in poi si assiste solo a un ripetersi monotono di una batteria fissa in 4/4 che non cambia mai ritmo, il cantato di Will Ghould che avrebbe delle grandi doti canore ma che preferisce non metterle quasi mai in mostra adottando un cantato monocorde e dalle tonalità basse, riff di chitarra quasi vicini al thrash metal, e qualche coro vagamente gotico che aiuta solo ad appesantire un album sgonfio, e una serie di ritornelli tutt’altro che memorabili o accattivanti, dei quali si salva forse solo quello di Sacred Blasphemy. Non sappiamo cosa sia successo all’interno della band negli ultimi 4-5 per avere un tale tracollo di qualità e di idee, ma qui siamo di fronte a uno dei rari casi in cui ci sentiremmo quasi più sollevati se il gruppo decidesse di appendere gli strumenti al chiodo, giusto per evitare di continuare a rovinare la propria eredità con dischi come questo.
Free Throw – Lessons That We Swear to Keep
(Wax Bodega, 13 ottobre 2023)
Abbiamo già avuto modo di parlare di come i Free Throw abbiano avuto una costante nella propria carriera, ovvero la caratteristica di scrivere almeno un singolone bellissimo a ogni album, pubblicarlo come primo singolo per alzare le aspettative e poi puntualmente deluderle con dischi gradevoli ma nel complesso piuttosto mediocri. Ebbene, anche a questo giro abbiamo voluto concedere un’occasione alla band dopo l’uscita di This Is Fine (inspiegabilmente non inclusa nel disco) e Spacer’s Choice che ci erano piaciute davvero tanto… e anche a questo giro la band ci ha prevedibilmente delusi con un album davvero poco memorabile. Non brutto, eh, assolutamente ascoltabile, con qualche discreto ritornello, momenti di maggior energia emo/pop punk alternati a simil-ballad più lente, i testi da feels di Cory Castro… ma nel complesso privo di altri acuti che non siano i due singoli. Non sappiamo come si posiziona questo Lessons That We Swear to Keep all’interno della discografia dei Free Throw; forse appena sotto Those Days Are Gone per l’assenza di un Two Beers In, sicuramente sotto Bear Your Mind, ma l’impressione è che possa situarsi allo stesso livello complessivamente non eccelso degli altri dischi.
Knuckle Puck – Losing What We Love
(Pure Noise Records, 20 ottobre 2023)
Sono lontani i tempi in cui i Knuckle Puck insegnavano a tutti i pop punk kids parole nuove e bizzarre del vocabolario inglese come Copacetic. Talmente lontani che nel frattempo il gruppo di Chicago ha trasformato il proprio sound, modificandolo dall’emo/pop punk della partenza in un generic pop punk duro e puro in pieno stile anni 2010; un cambio già evidente sull’ultimo album 20/20 che come suggerisce il titolo è uscito tre anni fa, e confermato anche dal nuovo lavoro Losing What We Love. Il cambio di sonorità non ci pare aver portato grandi miglioramenti alla band; anzi i pezzi di questo disco, come già era avvenuto per il precedente, scivolano via assomigliandosi tutti, come se le undici tracce fossero un’unica lunga canzone. Si fa fatica a concentrarsi sul singolo brano, anche perché non c’è nulla che catturi davvero l’attenzione o aiuti a diversificare una canzone dall’altra. Non sappiamo perché i Knuckle Puck abbiano deciso di rendere meno unico e riconoscibile il proprio sound, ma quello che sappiamo è che questa scelta rende la band piuttosto omologata e poco interessante.
Best Ex – With a Smile
(Alcopop! Records/Iodine Records, 6 ottobre 2023)
Dopo due EP (Ice Cream Anti-Social del 2017 e Good at Feeling Bad del 2020), per Best Ex è finalmente tempo del primo album full length. L’ex leader dei Candy Hearts presenta questo With a Smile che contiene undici canzoni più un’intro, tutte caratterizzate da un sound pop minimale dominato da una batteria programmata che tiene il tempo, con il resto della strumentazione relegata sullo sfondo, quasi inudibile: praticamente un album voce + beat, a eccezione di un paio di brani più variopinti e con sonorità distinguibili come I Promise to Ruin Your Life e Die for You. Il risultato di questa scelta sembra abbastanza deludente, perché l’intero disco risulta troppo leggerino, i brani molto simili e peraltro sprovvisti di ritornelli particolarmente efficaci che potrebbero risollevarne le sorti (e spesso piuttosto ripetitivi). Il secondo dei due EP aveva portato Best Ex sulla strada di un pop leggero ma efficace, ma qui sembra essersi persa la scintilla che dovrebbe accendere le canzoni, a partire proprio dalla decisione di rendere il disco così piatto ed essenziale dal punto di vista della produzione.
Jaguero – New Love
(Epidemic Records, 28 settembre 2023)
Secondo EP per i Jaguero dopo Worst Weekend Ever dello scorso anno. La band vicentina ripropone il suo punk rock con influenze post-hardcore e post-grunge in cinque tracce veramente godibili e ben calibrate. I brani sono perlopiù brevi e secchi, hanno dei bei ritornelli da cantare in coro (in particolare New Love e All I Think About) e un notevole lavoro alle chitarre. Non ci sono ballad o brani che vedono cambi di ritmo rispetto al resto delle tracce, e quest’omogeneità è sia una cosa positiva che una possibile critica, ma in realtà quello che va detto è che in questo momento i Jaguero sono una delle proposte migliori e più entusiasmanti che ci siano nella scena italiana. Da non perdere assolutamente dal vivo, dove il gruppo offre uno spettacolo davvero carico.
Selflore – L’immagine che ho di me
(Non Ti Seguo Records/Dancing Rabbit Records/Engineer Records/Fireflies Fall/È un brutto posto dove vivere, 29 settembre 2023)
L’immagine che i Selflore proiettano nella loro prima raccolta di brani L’immagine che ho di me è un cuore giovane difeso da urla stanche. L’album si snoda tra momenti in cui la voce graffia il suono allineandosi con chitarra e batteria, strumenti trascinanti nell’alt rock della band, e momenti in cui ammette la propria fragilità. Nell’ambientazione glaciale della copertina si coglie un senso di stasi che inibisce i Selflore, strattonata dalla percezione di sé e quella costruita dagli altri. Al centro una baita, un posto sicuro in cui rifugiarsi per placare le ansie e zittire il caos insito in ognuno. La temperanza con cui i Selflore si guardano allo specchio è emanata dal suono shoegaze e dall’attitudine emo con cui si dividono tra immagine di sé e immagine degli altri, collettività generalizzata alla quale supplicano di non infierire su un’esistenza incerta. Ne L’immagine che ho di me i Selflore scoprono che non sono il loro mero riflesso, quanto quello che emerge dagli occhi altrui e dalle relazioni a cui prestiamo la nostra sensibilità.
MaveriX – COWPUNK!
(Rocketman Records, 20 ottobre 2023)
Il cowpunk non se lo sono inventato i MaveriX, e questo siamo rimasti un pochino delusi quando l’abbiamo scoperto. In compenso il loro album d’esordio, intitolato proprio COWPUNK! (tutto maiuscolo e col punto esclamativo, perché alla band evidentemente piace urlare ed essere molesti), ci fa passare tutta la delusione a suon di chitarre, punk rock, country e balli da tavernaccia di quart’ordine. La band mischia sonorità americane, da quelle della West Coast stile Green Day e NOFX a quelle delle praterie countrieggianti; parla di cowboy, cavalli e risse da bar; dice di provenire dal Parco Agricolo Sud Milano per darsi un tono agricolo; la verità è che ci piace parecchio per il principale motivo che ci fa divertire. Tra un brano dedicato a Josh Brolin, un inno d’amore all’Alberta e un rifacimento cowpunk di Bro Hymn dei Pennywise (giustamente ri-intitolato Spaghetti Hymn), le nove tracce di COWPUNK! scorrono molto più velocemente di quanto vorremmo, ma anche in questo caso abbiamo la consolazione: essendo compaesani dei MaveriX, confidiamo che ben presto avremo l’opportunità di vederli dal vivo, magari in un baraccio di paese.
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