“Qui ci si sente parte di una comunità” / Intervista ad Alberto Molteni dell’Arci Bellezza

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Alberto Molteni, una delle teste che hanno reso possibile il fatto che tutti i milanesi musicofili abbiano frequentato almeno una volta l’Arci Bellezza. Il Circolo Arci Bellezza di Milano è di fatto uno storico circolo di zona Ripamonti / Porta Romana (più precisamente: via Giovanni Bellezza, 16/A, 20136 Milano), ormai anche un punto di riferimento della città per gli eventi di musica live, dove si respira un’aria creativa, in grado di accogliere istanze culturali, venti di cambiamento e tendenze, catalizzatore di idee, portavoce di una cultura che nasce dal basso ed espressione di un’aggregazione sociale davvero rara.

Tra gli artisti che hanno calcato il palco di Arci Bellezza nelle ultime stagioni contiamo: Bianca Casady (Cocorosie), John De Leo, Davide Toffolo, EDDA, Dimartino, GUS (Alt-J), Kaki King, Dutch Nazari, Anna von Hausswolf, Colapesce & Baronciani, Calibro 35… e la lista potrebbe andare avanti con davvero tanti nomi di livello. Ma lasciamo la parola ad Alberto Molteni!

Eri un frequentatore dell’Arci Bellezza anche prima che diventasse di fatto un punto di riferimento per la città di Milano per quanto riguarda la musica indipendente?

Personalmente il mio percorso qui è stato vario nel tempo, e se ci penso negli ultimi dieci-e-passa anni trascorsi dalla prima volta che ho messo piede al Bellezza ho fatto tante diverse cose, con diverso spirito e continuità all’interno del circolo. Per anni sono stato il DJ della Disco ’70-’80 [la serata danzante del pubblico più âgé, NdR], ho aiutato a organizzare qualche live in maniera  discontinua nel tempo, mi sono occupato della comunicazione social, e così via. Le persone di cui attualmente ho il piacere di essere collega all’interno del direttivo avevano già altri ruoli all’interno dell’associazione, quindi è stato più semplice ed è ancora più un piacere ricoprire il mio ruolo oggi. Sono sempre stato fortemente attratto da questo luogo per la sua natura e la sua estetica, i suoi valori e le sue attività, oltre che ovviamente per la storia che si respira chiaramente ogni volta che si entra qui dentro.

Perché secondo te prima questo posto non attirava così tanti musicisti della scena musicale underground e non?

Musicista chiama musicista e musica chiama musica. Sicuramente fino a qualche anno fa qui all’Arci Bellezza la programmazione non era così intensa come oggi: anche quest’anno organizzeremo e ospiteremo quasi quaranta concerti al mese nelle nostre due sale… davvero tanti se ci pensiamo, perché sono più di uno al giorno e ognuno include magari tre o quattro band differenti da ogni parte d’Italia e del mondo. Vogliamo continuare a tenere vivo oggi un fenomeno sempre più raro, che è il sentirsi parte di una comunità, di un gruppo di persone simili e accomunate dal modo di vivere e pensare, dalla musica ascoltata, dalle passioni artistiche: questa è la nostra missione. Dall’altro lato però l’interesse per l’attività musicale è a mio avviso un po’ schiacciato su questa community di persone, che è certamente molto attenta e fedele ma rischia di non avere sempre continuità, ricambio e scambi con un pubblico generalista e altrettanto curioso a modo suo, come quello generalista slegato dall’underground.

 

Qual è la maggiore difficoltà del tuo lavoro?

Direi che ce ne sono almeno tre. La prima è sicuramente capire e intercettare, in questo mondo estremamente veloce, ibrido e aleatorio, quali sono i bisogni, i gusti e di conseguenza le proposte che possano funzionare, declinandole in modo giusto in termini di comunicazione e contenuto finale alle persone. La seconda difficoltà è mantenere il giusto bilanciamento in un circolo storico come Arci Bellezza tra una dinamica di partecipazione ai concerti con un biglietto, ormai sempre più necessario per sostenere i costi, e le necessità peculiari di una realtà del terzo settore di questo livello. La terza difficoltà, ora che siamo riusciti a dare un bellissimo valore di community e appartenenza alla tessera Arci, è ricordare alle persone di portarla sempre con loro!

E cosa potrebbe fare la città di Milano per una realtà come il Bellezza?

Non mi piace molto pensare a cosa si potrebbe fare per il Bellezza in particolare. Credo che in generale a Milano si possa fare di più, magari innanzitutto pensando a proposte estive di quartiere per non far scappare i residenti e incentivare ulteriormente il turismo straniero, che possa quindi trovare un’altra buona ragione per venire e restare. Forse in alcuni casi servirebbe agevolare la creazione di reti che creino non competizione ma consapevolezza e sinergia, soprattutto in zone e territori normalmente non presidiati o poco sicuri anche se centrali. Inoltre si potrebbe e dovrebbe agevolare a livello tecnico alcune procedure che rischiano di frenare le nuove proposte, diminuire richieste e costi per le realtà associative come la nostra o per enti e realtà, anche profit, che si occupano di cultura e musica dal vivo in maniera stabile e sposando determinate filosofie. Bisogna rendere viva la città e non c’è modo migliore del coinvolgimento di chi questa cosa la fa ogni giorno, in contesti grandi e piccoli, tutelando ogni tipo di realtà musicale e culturale affinché si senta sempre rispettata, protetta e al sicuro nel tempo.


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