“La musica è unione, non facciata e reputazione” / Intervista agli Smokin’ Velvet

Smokin Velvet

Un altro assaggio del lo-fi vellutato di Smokin Velvet, Scarseez è il secondo singolo del duo tosco-milanese che continua a tracciare il solco del proprio manifesto artistico (musicale, ma anche estetico in quanto autori delle copertine). Il brano, interamente autoprodotto e mixato/masterizzato da Andrea Pellegrini presso lo studio Larione10, esce per l’etichetta La Rue Music Records – distribuzione digitale a cura di Artist First.

Solo qualche mese fa pubblicavate il vostro primo singolo, e ora siete già di nuovo in corsa verso un disco che, a questo punto, confidiamo veda presto la luce… da quanto stavate lavorando al progetto, e come ci sente ora a poterlo condividere con tutti?

Dreabb: Abbiamo iniziato a lavorare al disco molto tempo fa: era la fine del 2019 quando realizzammo la prima demo di Lontano da qui. In quel momento non avevamo neanche idea di come si sarebbero evolute le cose. Ci sono voluti due anni di lavoro con tutte le tempistiche dilatate del caso, e prendersi in pieno l’ondata di covid all’inizio della lavorazione non ha aiutato. Detto questo, la soddisfazione di pubblicare la nostra musica in questo modo, con un progetto grafico che spacca e una vera promozione, è immensa.

Come nascono gli Smokin Velvet? Dalle vostre informazioni, scopriamo che vivete “distanziati”…

Deep Sheet: Ci siamo incontrati a un laboratorio di Hyst (Taiyo Yamanouchi) a Milano, entrambi ci siamo notati, che fosse per la determinazione o l’attitudine alla musica/scrittura. Sì, io sono di Milano, Dreabb è di Pistoia. La distanza è una merda, soprattutto visto il fatto che il disco è stato realizzato quasi tutto in periodo di pandemia. Ma questo è anche il punto di forza: i nostri contesti così differenti si uniscono, creando il contrasto e la pasta che definisce gli Smokin Velvet.

Ogni scelta della vostra estetica sembra indirizzata a ricreare un’atmosfera fortemente street che si respira a pieni polmoni attraverso la vostra musica, ma anche le scelte grafiche. Ma davvero curate tutto voi? Esiste un “riferimento” al quale guardate, nel lavorare alle vostre cose?

Deep Sheet: Questa è una domanda molto interessante e importante. Sia io che Dreabb siamo cresciuti in contesti borghesi e riconosciamo i nostri privilegi. Il nostro linguaggio e la nostra attitudine è “street”, ma non siamo bandiera della strada, pur avendola vissuta. Siamo portavoce del suo linguaggio, utilizziamo una retorica diretta e senza filtri, che comunque fa parte di noi oggi e del nostro passato. Io personalmente, come Emanuele prima che Deep Sheet, abbraccio totalmente una cit. di Jake la Furia che scrive: “voglio che anche il mio erede conosca la strada e possa star bene, dentro i salotti borghesi o sul marciapiede”.

Comunque sì, siamo i direttori artistici di noi stessi, anche se i videoclip e i servizi fotografici più importanti sono stati girati da un talentuosissimo videomaker di Mestre (IG: @giuliomulan) e scattati da una fotografa trevigiana altrettanto talentuosa (IG: @seagnie). Per quanto riguarda i riferimenti, sono tantissimi: peschiamo da tutto quello che impariamo e scopriamo, ma non amiamo rispondere a questa domanda ahah.

Parliamo dei brani. Scarseez è una denuncia amara quanto ironica nei confronti di un certo tipo di “umanità”, un po’ allo sbando e un po’ meritevole di andare verso una demenziale autodistruzione. Come nasce la canzone?

Dreabb: Siamo partiti dal beat; è una produzione molto cartoonesca e “rimbalzante” che risultava sia divertente che aggressiva, da lì le strofe di Deep Sheet e M∞gen sono uscite quasi in automatico, e il testo riflette queste caratteristiche della musica allo stesso modo. In generale non c’è una vera pretesa di fare una morale, quanto quella di mettere in luce certe modalità e comportamenti della società che abbiamo vissuto a cui siamo ormai abituati ma a che a pensarci sono quasi grotteschi.

Di solito, come lavorate sui brani? La distanza è un problema, oppure un valore aggiunto?

Dreabb: Abbiamo lavorato separatamente a questi brani che stanno uscendo, viaggiando fra le varie regioni d’Italia. Questo ha comportato tempi di realizzazione molto lunghi data la distanza. Logicamente ognuno ha potuto focalizzarsi sul proprio operato affidandosi l’uno all’altro, ma stiamo notando come lavorare insieme in presenza, specialmente per la costruzione della parte live, ci stia dando tantissimo a livello energetico e siamo entusiasti all’idea di lavorare a nuove creazioni con questo metodo.

Quali sono state le esperienze che, nel corso della vostra vita, credete possano aver indirizzato il vostro percorso in maniera decisiva? Magari, che so, un disco, un viaggio, la conoscenza di una persona o la frequentazione di un certo luogo…

Deep Sheet: Guarda, quello che mi ha davvero cambiato il gusto, che mi ha ispirato per anni, è Senza paracadute di Mecna. È stato come un colpo di fulmine per me, dal video alla cover del disco (Disco Inverno), al tipo di campione, il tipo di approccio alla musica e soprattutto l’attitudine. Conta che io sono scuola Dogo, moltissimo, sono stati loro il mio primo vero approccio al genere. Quindi per me è stata una rivoluzione di linguaggio… poi da grafico che rappa non potevo che immedesimarmi. In ogni caso potrei dirtene cinquanta di momenti o situazioni o persone ahah.

Dreabb: Io, avendo un background completamente differente, ho avuto altri tipi di influenze nell’hip-hop come nella musica in generale. Tieni conto che mio padre è un appassionato di musica; il mio primo grande amore sin da bambino erano e sono tuttora gli Elio e le Storie Tese, che mi hanno fin dall’inizio predisposto a sperimentare in ambito creativo esplorando tanti generi e contesti diversi. Nel rap non posso non citare i Beastie Boys, stiamo parlando sempre di musicisti folli che sono anche produttori di sé stessi e rapper allo stesso tempo; e Fabri Fibra, che specialmente per il disco Turbe giovanili ha influenzato il mio modo di scrivere e raccontarmi.

Dateci qualche spoiler, non privatecene: cosa dobbiamo aspettarci dal disco che sarà?

Deep Sheet: Non siamo fan degli spoiler, ma di sicuro dovrete lasciarvi trasportare nei nostri momenti, nei nostri pensieri. L’unione così stretta di beat e scrittura è davvero una fusione di due universi, il mio e quello di Dreabb, che si incastrano perfettamente. Nuovo linguaggio, nuove influenze e per prima cosa un amore totale verso la musica; poi non abbiamo paura di sperimentare e di lasciarci influenzare, non abbiamo paura di unire gli estremi. La musica è unione, non facciata e reputazione. Questo dovete aspettarvi.


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