Sebaa – Butterfly Radio / La recensione

Sebaa Butterfly Radio copertina

In questo mondo complesso dove siamo bombardati da informazioni e divieti, faccio sempre più fatica a ritrovarmi in un disco, in una serie televisiva, in un film. Tutti in crisi per problemi che mi sembrano così lontani, e senza mascherine. Noi che siamo la generazione in mezzo, una generazione che non è più adolescente e non è neanche adulta: il covid ci ha costretti in un limbo dove tutto cambia continuamente, senza speranza. Qui arriva in soccorso Sebaa con Butterfly Radio, il suo disco di debutto sconclusionato, senza genere e senza speranza, come noi che siamo qui, bloccati. Un manifesto generazione urban di caos e sentimenti, quello che mi sento io.

Butterfly Radio è un nuovo mondo stratificato e complesso di influenze, rigorosamente senza genere. Sebaa è dunque un rapper atipico: la musica diventa uno strumento per dire la propria, un esercizio di stile per migliorarsi. Solitamente in un programma radiofonico vengono trasmessi brani di artisti diversi dello stesso genere. In questo caso però tutto si ribalta: l’artista è uno solo e i generi e le influenze cambiano di brano in brano. Mi sono sentita come davanti a un’enorme televisione musicale, cambiando canale, passando da una festa in casa alla solitudine più estrema della mia camera a Milano durante la quarantena: senza mai neanche aprire le tende, a soffrire come un cane per l’amore perduto di un ragazzo di cui ora non mi ricordo neanche il nome.

Sebaa apre delle finestre su una generazione che sa raccontare dannatamente bene, ed è improvvisamente facile sentirsi un po’ meno scemi in questa radio di montagne russe e parole dure che mascherano il più sincero dei romanticismi. Non mi sentivo rappresentata da un bel po’, e invece eccomi qui in un disco di un emergente. Da scoprire.

Ascolta qui sotto Sebaa – Butterfly Radio!


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