“Il contatto con gli altri alleggerisce il peso dei pensieri” / Intervista a Santo

Santo

Anticipato dal singolo Ubriaco, Santodice è il nuovo album di Francesco Santo, dieci pagine di diario tramite cui il giovane cantautore descrive scene di vita quotidiana per affrontare tematiche e pensieri tipici della sua età: dalle prime relazioni (Quanto mi fai sesso) alle relative delusioni, passando per la descrizione del senso di smarrimento esistenziale e la ricerca di stimoli positivi che colmino i vuoti (Losoloso).

Ecco cosa ci ha raccontato Santo a proposito di Santodice!

Ciao Santo, quest’anno è uscito il tuo nuovo album Santodice. Quanto è difficile prendere coscienza che non sempre è possibile avere delle risposte ai perché della vita e quale brano credi sia più rappresentativo di questo concetto?

Ciao! Io credo non sia affatto difficile realizzarlo e che anzi tutti lo capiamo piuttosto in fretta. Ognuno attribuisce alla cosa il peso che crede, quello che ritiene giusto per vivere tranquillo, o almeno prova a farlo. In Fumo la vita esprimo smarrimento e insicurezza in maniera leggera e consapevole.

Qual è il filo conduttore che lega le dieci canzoni contenute nel disco?

L’idea era di portare direttamente quello che ascolto io quando produco o suono con i miei amici, la mia vita senza sfarzi e modifiche alcune. Ho voluto portare delle sonorità simili, se non identiche, a quelle che porto nei live, quindi usando un set di strumenti preciso in quasi ogni pezzo. Concettualmente l’album esprime il mio percorso di vita degli ultimi due anni, questi pezzi mi hanno cresciuto e io sono cresciuto con loro. Richiamo ciò che sento, ciò che penso e ciò che vivo nella maniera più trasparente possibile.

Le sonorità hanno richiami al jazz e al blues, che si uniscono ad altre più pop dalle sfumature prettamente calde. Qual è stata la tua formazione in ambito artistico?

Io ho studiato pianoforte moderno dai 12 ai 16 anni, accompagnato da un corso di teoria musicale e armonia. Ho sempre apprezzato il blues e il jazz e mi sono sempre concentrato sull’aspetto dell’improvvisazione. Mi piacerebbe tornare a studiare e lo farò appena ne avrò l’occasione.

Nel 2022 hai preso parte alle audizioni di XFactor: cosa credi ti abbia lasciato maggiormente questa esperienza?

L’esperienza è stata positiva, ho conosciuto tante belle persone ed è stata la mia prima volta in live in veste di cantante. Ricevere l’approvazione dei giudici mi ha riempito di gioia, perché prima di allora le canzoni le ascoltavamo io, i miei amici e mia nonna. Non cerco necessariamente la notorietà; mi interessa tantissimo arrivare alle persone per capire come farmi capire meglio. XFactor è stato parte di questo processo, il momento in cui ho realizzato che potevo farmi capire anche io.

L’album vede la produzione di Enimrak, in collaborazione con Daniel Raspa, Simone Lanza e Matteo Ciceri. Com’è stato e come si è evoluto quest’approccio a più mani? C’è un aneddoto particolare che ci vuoi raccontare?

Il mio modo di lavorare è stato sempre il medesimo in quest’album. Giorno dopo giorno, suonata dopo suonata al pianoforte, succede che escono delle sonorità interessanti che registro subito. Per le idee più promettenti sviluppo una struttura solida del pezzo e in contemporanea penso alle prime melodie e rime. Mi trovo così con una demo piano-voce pronta da essere mandata a Enimrak, produttore e amico con cui collaboro da più di un anno, batterista fortissimo. Mentre lui pensa alla sua idea del progetto, io penso alla mia, e una volta finite entrambe mi appresto a cercare un buon compromesso tra le sue e le mie idee.

Daniel Raspa è un mio compagno di corso, studiamo fisica all’università di Bologna. Mi accompagna nei live con il sax ed è davvero talentuoso. Con lui abbiamo sviluppato i sassofoni per quattro dei dieci pezzi. Simone Lanza è l’ingegnere del suono più forte del mondo per me, direi che basta questo. Lui si occupa di tutti i mix e i master. Matteo invece mi odierà perché non vuole far sapere che mi aiuta.

Per girare il video di Ubriaco hai coinvolto tanti amici e amiche. Quanto è importante avere delle persone che ti aiutano a riprendere dopo una brutta “bevuta”?

Per me le persone sono tutto, anche se a volte faccio fatica a farlo notare. Sono dell’idea che il confronto con gli altri individui provochi un grande sollievo, qualcosa di necessario per poter crescere e imparare a vivere meglio. Il contatto con altre persone alleggerisce il peso dei miei pensieri, mi permette di affrontare i problemi con maggiore facilità. Dopo le brutte esperienze, è bello rivolgersi a un amico per realizzare che in fondo, nonostante tutto, ne sei uscito cresciuto.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Puoi già anticiparci qualcosa?

Mi mancano due esami e nel frattempo sto continuando a scrivere. Sto crescendo. A breve potrò dedicarmi solo alla musica: non vedo l’ora!


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