Nube ha gli occhi a forma di cinepresa / Intervista

Dopo la pubblicazione di quattro singoli, l’inserimento nei principali cataloghi editoriali e qualche data live sparsa qua e là per lo Stivale, il cantautore piemontese Nube preme “stop” sulle riprese di un disco che, ora più che mai, sembra essere il film delle vite di molti: Occhi cinepresa, il disco d’esordio di Nube (qui la nostra recensione), si proietta nelle orecchie e nei cuori di tutti dal 28 ottobre per Revubs Dischi.
Ciao Nube, piacere di conoscerti! Oggi pubblichi il tuo disco d’esordio Occhi cinepresa… ti va, per prima cosa, di raccontarci il perché della scelta del titolo?
Ciao! Il titolo Occhi cinepresa nasce dall’idea di descrivere il processo che compio ogni volta che elaboro la realtà circostante convertendola poi in parole, melodie e canzoni. Ho voluto usare la parola “cinepresa” perché ha un gusto vintage e retro, caratteristiche estetiche e stilistiche presenti in tutto il disco.
Il tuo amore per il cinema si era già fatto intuire con Come un film di Wes, il tuo primo singolo pubblicato… quanto sei cambiato da allora? Immaginavi, allora, che sarebbe stato così, il tuo disco di debutto?
Sicuramente sono cambiato molto ma il mio amore per il cinema non tramonterà mai, anzi, sto lavorando a nuove chiavi di lettura per inserirlo sempre di più nel mio linguaggio musicale. Questo disco è stato registrato in tre tranche diverse, è stato un disco scritto tutto d’un fiato ed è la fotografia di quel periodo di tempo. In generale sono molto soddisfatto di questo primo lavoro d’insieme.
Tra i brani, spicca 1998, canzone che pare avere un afflato quasi generazionale… ci racconti com’è nata?
Sono molto contento di queste parole perché l’idea era proprio quella di scrivere un “inno” generazionale, motivo per il quale le ho dato come titolo il mio anno di nascita. 1998 nasce lo scorso inverno con l’intento di descrivere le sensazioni e i colori di una storia d’amore giovanile con citazioni alla cinematografia pop come dimostra il riferimento a Spider-Man e la citazione alla serie The Good Place.
Anche Grandine, il primo brano della tracklist, ci ha molto colpito. Qui la produzione fa davvero la sua bella figura: ci racconti con chi hai lavorato il brano e il disco?
Grazie! Il merito della produzione è di Altrove, produttore e ormai amico con il quale ho lavorato tutto il disco. Il mix invece è stato curato da Elle, produttore di Clinica Dischi, sede dove è stato registrato l’intero EP.
Hai stazionato per diverso tempo in playlist di riferimento della scena nazionale. Cosa ne pensi, oggi, dei cataloghi editoriali? Quanto pensi siano importanti, per un artista emergente?
Fortunatamente sì, Specchi e Come un film di Wes hanno ottenuto un grande supporto da Spotify e sono molto contento. Penso che i cataloghi editoriali siano una grande vetrina per noi artisti emergenti perché ci permettono di acquisire nuovi fan e di farci conoscere da tante persone in poco tempo, però penso anche che non siano fondamentali e che non determino la qualità di un’artista.
E ora, quando ti vedremo dal vivo?
Spero presto! Al momento non ho date in programma ma io e il mio team lavoreremo sodo per portare live il disco.
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